Imagínese usted en una fiesta. El “bonche” encendido y los trombones a millón. De pronto, escucha al
maestro de ceremonias… ¡Y ahora les presentamos al maestro Ramón Epifanio Pérez Rivas y su orquesta!
En verdad, no creo que sus pies se muevan ni sienta deseos de bailar.
Alguien con ese “demasiado” nombre no encaja en el ambiente salsero,pero si le cambian
el tono y le dicen: ¡Con ustedes, “el loco”Ray Pérez y Los Dementes…!,
la cosa cambia, definitivamente cambia…
http://www.rayperez.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/Ray-PDF.pdf
Immaginatevi in una festa. La pista incendiata e i tromboni a mille.
Ad un certo punto ascoltate il maestro delle cerimonie … “ E adesso
vi presentiamo il Maestro Ramon Epifanio Perez Rivas con la sua orchestra”!
Francamente non credo che i vostri piedi inizieranno a scalpitare ne che sentiranno
il desiderio di ballare.
Nessuno con questo nome tanto lungo potrebbe incantare l’ambiente salsero, però
se cambiate il tono della voce e dite: “Ecco a voi el loco Ray Perez y Los Dementes”…! la
cosa cambia, cambia completamente, perchè quello che sta per arrivare è una tormenta
musicale; di quella buona, con il ricordo di questo passato incomparabile e con la voce di “Perucho”
Torcat che rivive nei nostri ricordi.
“Perucho” ed il “loco” Ray. Che coppia tremenda!
“Siamo stati una coppia eccellente. Pensate, la maggior parte delle mie composizioni e arrangiamenti
furono portati al successo dalla voce di “Perucho”, che era un mio paesano.
Restammo in ottimi rapporti di amicizia fino a quando lui non decise di andarsene a New York.
Lui venne con Justo Betancourt e mi disse che se ne andava al Nord, perchè
era sicuro che lì avrebbe trionfato.
Gli augurai molta fortuna, però mi ricordo che gli dissi che il suo trionfo e la sua fama avrebbe
potuto averle qui, senza andarsene.
Io andai a New York due volte in quel periodo e non mi andò male, trovai da suonare, però
lui non mi considerò e se ne andò.
Sfortunatamente mi toccò andarlo a prendere quando era morto”.
“Questa fama di “loco” (matto) in realtà è la mia attitudine nei confronti della vita.
Non sono mai rimasto calmo in nessun posto; amo l’avventura”.
Ramón Epifanio è nato a Barcelona, nello Stato Anzoategui.
Assicura di essere stato un regalo del “bambin Gesù”, perchè vide la luce il 25 dicembre
del 1938.
“Eravamo 15 fratelli, però due morirono. La passione per la musica mi viene dal sangue, perchè
mio padre era il direttore della banda giovanile di Anzoategui, che suonava nel collegio San Juan
Bosco. Io stavo fra i leggii e suonavo gli strumenti. Il primo che mi toccò in realtà fu la tuba, perchè
mio padre diceva che era difficile trovare i bassi, anche se il mio strumento era la tromba, però non
fu possibile suonarla.
Prima della creazione dei “Los Dementes”, Ray girò per alcune regioni del Paese. Formò alcuni
trii musicali con suo fratello e successivamente il Trio Ambay con Enrique Atencio e Gonzalo Peña.
Successivamente arriva l’esperienza dei “The Singer”, “Cristal”, e “Los Miquer”, e la partecipazione con Edith Salcedo e i “Los Colorámicos”.
A Maracaibo studiai musica con Elias Muñoz. Fu lui che mi fece venire voglia di arrangiare i brani.
Mi piaceva molto creare la musica.
Los Dementes?
Arrivarono nel 1959. Io avevo formato il gruppo a Maracaibo, però Muñoz si oppose al nome in
quanto diceva che i musicisti potevano essere boemi ma non matti, per questo il primo nome
dell’orchestra fu “Ray Perez y su Charanga”.
Con il nome “Los Dementes” iniziammo a suonare nel Barnum’s Club e al Mon Petit.
Trasferitici definitivamente a Caracas, alcuni musicisti decisero di tornare nella loro terra e fu così
che conoscemmo alcuni fra i migliori musicisti del momento.
“Nené” Quintero, che suonava le congas, mi porta a San Agustín dove prendemmo Alfredo Padilla; dopo arrivarono gli altri, i tromboni con Rufo García, Enrique Vásquez al basso e lo stesso “Perucho”, che avevo conosciuto in Oriente, perchè lui stesso era di quelle parti.
Con questi musicisti registrammo “Aquí están Los Dementes”, che fu un grande successo, grazie al grande aiuto di Phidias Danilo Escalona, che si era innamorato del gruppo.
Il resto è storia. Ray Perez viaggiò due volte a New York dove ebbe modo
di suonare con tutti i grandi. Cominciando da Kako y Sus Estrellas dove si
fece un buon nome, al punto che si poteva permettere di vivere a Caracas
e suonare il fine settimana a New York con il famoso Kako Bastard.
“Al pari di altri musicisti ebbi modo di esibirmi con varie orchestre, in particolar
modo con la Orquesta Broadway, di Eddie Zervigon con il quale diventai molto amico”.
Fra queste collaborazioni arrivarono i “Los Kenyas”, un gruppo con metalli (gli strumenti a fiato) dove
i musicisti erano Dimas, Carlín ed il Negrito Calavén, che avevano deciso di lasciare Federico y su Combo perchè erano sicuri che il “rock”, “la nuova onda”, era arrivato e che avrebbe sepolto la musica caraibica.
Fortunatamente in seguito sarebbe arrivato il “boom” prodotto dal fenomeno “Dimension
Latina”, “La Banda” e altre orchestre, che avrebbero dato nuovo impulso al genere.
Che cosa fa attualmente, torneranno i Los Dementes?
“Continuo a scrivere musica, non ho mai smesso di farlo. Quel che succede è che non sto formando
nessuna nuova formazione per andare a suonare in qualche festicciola o chiedendo agli impresari che mi procurino qualche contratto. Io ho un nome e fortunatamente mi conoscono all’estero, dove lavoro continuamente. Faccio tre o quattro tour all’anno fra Messico e New York, perchè è li che la salsa arde.”
E in Europa?
“C’è un movimento forte da quelle parti. Io suono in tre o quattro club
in Italia. Ti confesso che guadagno bene e con questo mi mantengo. Prendo
il mio cachet e rientro in Venezuela. Già questa cosa del “loco” (matto) è rimasto
solo come semplice motto, perchè, ti ripeto, non vado a lavorare per quattro matti
ne metto a rischio lo strumento che mi fa mangiare”.
Novità in vista?
Sto aspettando la conferma di un tour in Colombia. Il punto è che da quelle parti
suonano ancora le mie canzoni.
Perucho Torcat
Cantante stella di Ray Perez.
Come lo stesso Perez sottolinea nell’intervista, la sua unione
fu la combinazione perfetta, tanto che Ray ebbe non pochi problemi
a sostituirlo con un altro cantante.
“Perucho”, abbagliato dalle vetrine di New York, decise di tentare la fortuna
e andò due volte nella Grande Mela.
Nel suo primo viaggio, nel 1969, registrò un LP che si convertì in classico,
con la canzone “Voy a reír un poco”, composta da Ricardo Quintero e cantata
successivamente anche da Hector Lavoe.
Nel 1971 registra un’altra produzione, un 45 giri, dove inserisce due canzoni da
lui composte: “La Paz” e “El Todopoderoso”.