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Salsa retro, il nuovo disco dei Son de Tikizia

di Ana María Parra A.

26 Maggio 2010

Candela! Candela! Questa Salsa retro dei Son de Tikizia sembra essere nata per tutti coloro che amano muovere il tallone, la tibia, il perone, le ginocchia ed il resto del proprio corpo in una pista di ballo.

I Son de Tikizia sono nati circa cinque anni fa con l’idea di riproporre salsa classica. Hanno iniziato “giocando” con cover e attualmente contano già un album con proprie canzoni Salsa dura pa’ los pies e un altro, Salsa retro, con nuove e personali rivisitazioni di brani famosi. Il gruppo si muove con successo tanto nel Costa Rica quanto all’estero.

Con quel primo disco, l’obiettivo è stato di stabilire l’identità dell’orchestra, i cui leaders sono il trombonista Alfredo Poveda ed il pianista, flautista e ora anche percussionista (bongo), Walter Flores. Si, proprio quella persona che per il suo lavoro come produttore musicale di Ruben Blades nei dischi Mundo, Tiempos e Cantares del Subdesarrollo, ha ottenuto due Grammy anglo e un Grammy Latino.

Adesso era necessario fare un altro passo: Salsa retro, l’album lanciato recentemente alla fine di marzo.

La sfida del retro? Per qualsiasi orchestra di salsa che si vanti di suonare bene, è una sfida affrontare classici del genere di New York, Portorico o del Costa Rica degli anni 60, 70 e 80.

Al tempo. Il tempo per la Salsa retro era arrivato. Sia per i buoni risultati ottenuti in patria che durante il tour del 2008 con Ruben Blades in più di 12 paesi europei: Italia, Olanda e Spagna fra gli altri.

“Quello che abbiamo fatto nell’album Salsa retro è stato tornare alle radici del motivo per cui i Son de Tikizia sono nati. Volevamo rifare la salsa come si faceva una volta, perchè questo si era perso con la commercializzazione. Adesso molti salseri suonano in maniera simile, però un tempo la gente quando accendeva la radio e ascoltava una canzone, sapeva riconoscere subito di chi era.”, afferma Walter Flores.

Per questo motivo questa Salsa è retro. Il titolo dell’album e anche la sua copertina, sono un chiaro riferimento alla salsa del passato, a quella che si ascoltava nell’epoca in cui la musica circolava su LP e musicassette.

Questo nuovo disco ha dato risultati subito: il primo singolo, Perico Mamaguela, è rimasto per più di 4 mesi numero uno in alcune radio del Costa Rica.

Scendendo nei dettagli. Il disco inizia subito forte con “A lo que vinimos”. Il brano strumentale “Fantasia cubana” evoca i saloni della musica latina di New York. Mettono voglia di mettersi un cappello da cowboy “El Hombre” e un vestito molto provocante “Las Mujeres”.

È un omaggio alle orchestre di salsa della fine degli anni cinquanta e inizio dei sessanta, perchè Fantasia cubana è un tributo all’orchestra cubana di Machito e a Charlie Palmieri, il “Gigante de los teclados”.

Fantasia Cubana, Machito

Fantasia Cubana, Charlie Palmieri

A seguire c’è Perico Mamaguela, canzone composta sulla base di classici come “Chumalacatela” di Ismael Rivera, che era un gran sonero; “Quitate de la via, Perico” e Mamaguela di Tito Rodriguez.

E il primo tributo alla salsa di qualità realizzata in Costa Rica compare nel terzo tema: Juan Soledad della scomparsa orchestra Karibú.

Juan Soledad, Son de Tikizia

“Karibú fu una di quelle orchestre che suonavano salsa vera, come la facevano le orchestre di Portorico”, racconta Walter Flores.

E dopo “Juan Soledad” inizia “Pasión”, un nuovo rifacimento della versione ballabile del tema folclorico del Tren Latino.

Pasión, Son de Tikizia

“Mi ricordo di aver visto dal vivo El Tren Latino quando io avevo all’incirca 15 anni, in un concerto della “Semana Universitaria” (dell’Università del Costa Rica). Rimasi meravigliato”, ricorda Flores che oggi ha 39 anni.

E non c’era niente di meglio di Pangui Mora, ex-Tren Latino, ex-Karibú oltre che ex-Los Brillanticos, come riferimento a questa famosa canzone.

“Ho cantato Pasión con El Tren Latino. Quella di oggi è una versione moderna, che però non ha perso la sua essenza”, ha spiegato Pangui Mora, che dopo aver passato 16 anni con i Los Brillanticos e 4 con El Tren Latino, adesso canta e suona il timbal e il bongó con i Son de Tikizia.

Appare in Salsa retro, Navarreteando, un tributo allo scomparso musicista costaricano Paco Navarrete. La canzone è la quinta del disco.

I Son de Tikizia avevano già preparato questa canzone ancor prima che Navarrete scomparisse nel luglio del 2006.

Navarreteando era stata suonata dai Son de Tikizia durante un concerto al Parque Nacional di San José, in un tributo alla salsa.

“Da piccolo ho sempre sentito parlare di Don Paco, si ascoltava la sua musica e non sono mai riuscito a suonare con lui”, racconta Flores.

Il gran classico. Tema chiave del disco è Pa’ Curubandé yo voy”, definito dal cantante e trombonista Alfredo Poveda come: “il classico più grande della salsa fatta in Costa Rica”.
Suonato da molti esponenti internazionali della salsa in mezzo mondo, è del costaricano Vinicio Meza, ed era stato registrato originariamente dalla famosa orchestra Los Brillanticos.

E ci troviamo con un altro esempio di salsa tica con la canzone EnDC – “D” in musica è la nota Re e “C” è la nota Do, pertanto il tema si legge “Enredo”
Di Alfredo Poveda, la canzone è stata la prima che il gruppo ha registrato, quando ancora non si chiamavano Son de Tikizia. Il loro nome all’epoca era Trombones en Salsa.

Il disco si chiude con “Mosaico Indestructible” (El Negro Bembón, El Nazareno, Anacaona e Indestructible) per fare un tributo a Ray Barretto, e con “Sonero Mayor” di Willie Colon, però con un riarrangiamento per quattro tromboni di Wálter Espinoza Chavarría, pianista dei Los Brillanticos.

Nei suoi nove temi, Salsa retro riesce a dimostrare la fusione tra accademia e strada.
“Il 50% del gruppo è formato da musicisti che provengono dal conservatorio e l’altra parte sono musicisti che hanno imparato sul campo, come nel caso di Pangui (Mora). Questo insieme è decisamente interessante”, spiega Alfredo Poveda.

Salsa retro ci ricorda al presente che nel suo passato in Costa Rica c’era della salsa, di qualità e sabrosa. Candela! Candela!

Fonte: nacion.com

Español

¡Candela!, ¡Candela! Esta Salsa retro de Son de Tikizia está pegadita al grito de guerra de los que gozan de mover el talón, la tibia, el peroné, los hombros y el resto del esqueleto en una pista de baile.

Son de Tikizia se formó hace unos cinco años con la idea de abordar salsa clásica. Empezó “jugando” con covers y a la fecha tiene un álbum de material propio (Salsa dura pa’ los pies) y otro, Salsa retro, con nuevos y muy personales abordajes. El grupo se mueve con éxito tanto en Costa Rica como en el extranjero. Pablo Cambronero para LN. + MULTIMEDIA

Ya había hecho lo propio Son de Tikizia, hace tres años, cuando debutó con Salsa dura pa’ los pies. Aquel fue un disco con temas de su propia cosecha, un álbum alabado por la Revista LatinBeat, de Los Ángeles, y por medios puertorriqueños como El Nuevo Día.

Con aquel primer disco, el objetivo fue establecer la identidad de la orquesta liderada por el trombonista Alfredo Poveda y el pianista, flautista y hasta hombre que ahora toca los bongoes, Walter Flores. Sí, el tico que por su trabajo como productor musical del panameño Rubén Blades en los discos Mundo, Tiempos y Cantares del subdesarrollo obtuvo dos Grammy anglo y un Grammy Latino.

Tocaba ahora dar un segundo paso: Salsa retro, el álbum lanzado recién a finales de marzo.

¿Reto este retro? Para cualquier orquesta de salsa que se precie de ser buena, es un reto abordar clásicos del género en el Nueva York, el Puerto Rico o la Costa Rica de los años 60, 70 y 80.

A tiempo. El tiempo para Salsa retro era ahora. Una vez que Son de Tikizia ha sacado buen colmillo, por su agenda en suelo tico y porque se fue de gira en el 2008 con Rubén Blades para tocar por más de 12 países de Europa: Italia, Holanda y España… entre otros.

“Lo que hicimos en Salsa retro fue volver a las raíces de por qué hicimos Son de Tikizia. Queríamos retomar la salsa como se hacía antes porque eso se había perdido con la comercialización”, dijo en entrevista con Viva Walter Flores.

“Ahora muchos salseros suenan iguales, pero antes la gente ponía la radio y sabía, al oír una canción, de quién era. Había identidad”, dijo Walter Flores.

Por eso esta Salsa es retro. El título del álbum y su carátula también hacen clara referencia a la salsa del pasado, a la que se escuchaba en las épocas donde la música circulaba en LP y casetes.

Temprano este nuevo álbum dio resultados: el primer sencillo, Perico Mamaguela, estuvo más de cuatro numero uno en algunas listas de radio en Costa Rica.

Desmenuzando.El disco empieza con actitud de “a lo que vinimos”. El instrumental Fantasía cubana evoca a los salones de música latina en Nueva York. Dan ganas de ponerse un sombrero de ala ancha –el hombre– y un vestido casi impúdico –las mujeres–.

Es un homenaje a las orquestas de salsa de finales de los años 50 y principios de los 60, porque Fantasía cubana era obligatorio de la cubana Orquesta de Machito y del latino-estadounidense Charlie Palmieri, el Gigante de los teclados.

De seguido, el Salsa retro cae en Perico Mamaguela compuesto por los clásicos Chumalacatela; de Ismael Rivera, un gran sonero; Quítate de la vía, Perico y Mamaguela, de Tito Rodríguez.

Y el primer tributo a la salsa buena hecha en Costa Rica aparece en el tercer tema: Juan Soledad de la desaparecida agrupación Karibú.

“Karibú fue de esas orquestas que tocaban salsa de verdad, como la hacían las orquestas de Puerto Rico”, contó Walter Flores.

Y es después de Juan Soledad sigue Pasión, un nuevo abordaje de la versión bailable del tema folclórico que hizo El Tren Latino.

“Me acuerdo haber visto en vivo a El Tren Latino cuando yo tenía como 15 años en un concierto de la Semana Universitaria (de la Universidad de Costa Rica). Quedé maravillado”, recordó Flores quien hoy tiene 39 años de edad.

Y nadie mejor que Pangui Mora, un ex-Tren Latino, un ex-Karibú y un ex-Los Brillanticos, para referirse a esta famosa canción.

“Canté Pasión con El Tren Latino. La de ahora es una versión moderna, pero que no ha perdido su esencia”, explicó Pangui Mora que, tras haber estado 16 años con Los Brillanticos y cuatro con El Tren Latino, ahora canta y toca el timbal y el bongó en Son de Tikizia.

Aparece en Salsa retro, Navarreteando, un tributo al desaparecido músico costarricense Paco Navarrete. Es el tema cinco.

Son de Tikizia había montado este mosaico antes de que Navarrete falleciera en julio del 2006.

Navarreteando había sido tocada por Son de Tikizia durante un concierto en el Parque Nacional, de San José, un tributo a la salsa.

“De pequeño siempre oí hablar de don Paco, se escuchaba la música de él y además llegué a tocar con él también”, contó Flores.

El gran clásico.Tema clave es Pa’ Curubandé yo voy, calificado por el cantante y trombonista Alfredo Poveda como: “el clásico más grande de la salsa hecha en Costa Rica”.

Tocado por muchos exponentes internacionales de la salsa y que ha dado vueltas por medio planeta, es del costarricense Vinicio Meza y fue grabado, originalmente, por la famosa orquesta Los Brillanticos.

Y más salsa tica aparece con EnDC –“D” en música es la nota Re y “C” es la nota Do, por tanto el tema se lee Enredo.

De Alfredo Poveda, el tema fue el primero que el grupo montó, en materia de originales, cuando ni siquiera se llamaba Son de Tikizia. Era Trombones en Salsa.

El disco va cerrando con Mosaico indestructible (El Negro Bembón, El Nazareno, Anacaona e Indestructible) para hacer un tributo a Ray Barreto y con Sonero Mayor, de Willie Colón, pero con una adaptación para cuatro trombones de Wálter Espinoza Chavarría, pianista de Los Brillanticos.

En sus nueve temas, Salsa retro logra mostrar la fusión de la academia y la calle.

“Un 50% del grupo es de músicos que venimos de conservatorios y la otra parte son músicos cuya escuela fue la calle, como el caso de Pangui (Mora). Eso hace una mezcla realmente interesante”, explicó Alfredo Poveda.

Salsa retro le recuerda al presente que en su pasado en Costa Rica había salsa, buena y sabrosa. ¡Candela, candela!