Direttamente dal sito ufficiale Facebook di Bobby Cruz, lo stesso artista racconta una storia avvenuta quarant’anni fa quando Bobby Cruz e Richie Ray in uno dei tanti viaggi che avevano fatto in Venezuela per suonare, conobbero un giovane tassista che li aveva accompagnati dall’aeroporto a Caracas e che gli aveva chiesto se avessero potuto portargli un basso quando fossero tornati in Venezuela per suonare di nuovo.
Richie e Bobby gli dissero che lo avrebbero fatto e si fecero dare il suo numero di telefono ed i suoi dati.
Al rientro in patria dissero al loro bassista di procurarsi un basso per un ragazzo che glielo aveva chiesto.
Non sapevano neanche loro perchè lo stavano facendo ma sentivano che era una cosa positiva e che dovevano portare il basso a quel ragazzo.
E così fecero. Nel successivo viaggio in Venezuela portarono il basso a quel giovane taxista, che li ringraziò, e che non videro mai più.
Tutto questo fino a quando Bobby e Richie non festeggiarono l’anniversario dei quarant’anni di carriera artistica, dove avrebbe dovuto suonare anche Oscar De Leon, il quale però non potè partecipare e inviò un video ai due musicisti nel quale li ringraziava per avergli fatto dono quarant’anni prima di quel basso, quel tassista infatti era lui e grazie a quel dono sarebbe potuto diventare l’Oscar della salsa che tutti conosciamo.
Ultimamente con il ritorno sulle scene della salsa classica molti si sono accorti di un genere chiamato semplicemente “Guaguanco” che ritorna spesso nei testi di moltissimi pezzi, soprattutto degli anni ’60.
Per spiegare la sua storia e vedere come negli anni questo genere si sia evoluto in molteplici direzioni, in paesi come Puerto Rico o in città come New York, faremo un passo indietro nei primi anni ’40 a Cuba.
Esistono due Guaguanco nella isla grande, il primo appartenente al complesso generico della Rumba e il secondo appartenente al complesso generico del Son. Quest’ultimo nasce nei primi anni ’40 ad opera del più importante rinnovatore della musica cubana: Arsenio Rodriguez.
Arsenio introdusse proprio in quel periodo (1940) le congas all’interno della formazione classica di Son: il Conjunto.
Tra i ritmi che videro la luce inizialmente ci furono il Son Montuno, l’Afro Son e il Son Guaguanco.
La Rumba Guaguanco, con la classica clave 3/2 con il terzo colpo spostato sul levare del quattro non fu diffusa e popolare fino alla fine degli anni ’50, al contrario il Guaguanco piu’ popolare fu proprio quello di Arsenio Rodriguez.
Ma vediamo le differenze tra i due.
Il Son Guaguanco è basicamente un Son, con la classica clave 3/2 o 2/3, che utilizza i bongos negli anni ’30 e successivamente, a partire dagli anni ’40, le congas (in comune con la Rumba Guaguanco); si caratterizza per l’introduzione chiamata “Diana” che è tipica della Rumba e la possiamo riconoscere per il canto melodico derivato dalla musica Andalusa, con il tipico intro “la le lo lay, le lo lay”!
Si tratta questo di un riferimento ovviamente cantato all’inizio del pezzo, ma poi il brano scorre come un normale Son, si utilizzano il Tres, i Bongos, Maracas e Guiro e gli strumenti a fiato, di solito 4 trombe.
Il piano accompagna l’inizio del canto “Diana” con un arpeggio caratteristico a ottave parallele e che tutti hanno sentito almeno una volta nei brani di Salsa.
Il tempo di esecuzione è quello tradizionale del Son, mentre le congas richiamano a volte alcune forme utilizzate nella Rumba, soprattutto nella prima parte.
Si tratta come vedete di un omaggio al folklore “nero” di Cuba che Arsenio ha voluto mettere nel “bianco” Son.
Il Son Guaguanco ottenne un buon successo in breve tempo, anche se non al livello del Son Montuno, che invece invase tutto il Caribe e gli Stati Uniti.
Arsenio, cieco per un incidente quando era ancora bambino, decise alla fine degli anni ’40 di trasferirsi a New York, dove sperava di curare la sua malattia.
Arrivato negli Stati Uniti intorno al 1950, scoprì suo malgrado che nessuno avrebbe potuto ridargli la vista, ma sicuramente il suo arrivo portò tutta la sua genialità nel comporre musica e creare nuovi ritmi.
La sua Hay fuego en el 23 divenne in breve tempo un grandissimo successo, ancora oggi uno degli standard universali della Salsa!
Il successo pero’ non gli fu decretato subito, Arsenio arriva in pieno boom di Latin Jazz, Mambo e Cha Cha Cha, suonate da enormi Big Band come quelle di Beny Morè, Machito, Tito Puente e Tito Rodriguez.
Il suono del suo Conjunto tradizionale era fuori tempo per quel periodo…oppure, (e il tempo gli darà ragione) troppo avanti!
Il Son Guaguanco a Cuba rimase ancora attuale per qualche anno, grazie al conjunto Chapottin, grande trombettista che eredita tutta la band di Arsenio, che era partito da solo per la sua avventura americana,(suonava infatti a New York con un gruppo portoricano), ma la sua storia a Cuba finisce alla fine degli anni ’50, quando la “Revolucion” fa sparire ogni riferimento alle Big Band americane e le forme folkloriche tradizionali cubane come la Rumba, rifanno la loro comparsa imponendo l’autentico Guaguanco folklorico.
Come spesso accade, alcune forme artistiche nate in un posto si trasformano continuando a vivere di nuova linfa altrove.
E’ il caso del Danzon in Messico o del Bolero in America Latina o del Mambo a New York! Proprio qui nella Grande Mela, passato il boom del Mambo, del Cha Cha Cha e dopo la fugace apparizione della Pachanga che ebbe i suoi momenti di gloria dal 1960 al 1963, il Son Guaguanco divenne un punto di riferimento per tutti quelli che non vollero piegarsi al successo del Latin Soul, nelle sue varie forme di Boogaloo e Shing A Ling.
Ovviamente non poteva rimanere nella sua forma originaria, troppo lenta e priva di arrangiamenti sofisticati.
A trasformarla e a renderla appetibile ci pensarono Tito Puente e soprattutto Tito Rodriguez. Si cambiò la base sostituendo il Son con la Guaracha, ritmicamente molto più veloce, mantenendo però la “Diana” e gli altri riferimenti “Afro” della versione originale ed arrangiandola in chiave Jazz!
Con Tito Rodriguez si fa anche piu’ marcato l’uso della figura ritmica della cascara, che sostituisce quella classica del Son, con la campana Bongò.
La cascara (figura ritmica che troviamo nella Rumba) sarà una delle caratteristiche del nuovo Guaguanco.
Il successo arrivò subito e travolse Puerto Rico, dove la splendida voce di Tito Rodriguez ebbe la meglio sulle percussioni del grande Tito Puente.
Tutti i gruppi dell’epoca nella Grande Mela ne furono influenzati tanto da far nascere l’etichetta di NEW YORK GUAGUANCO.
A Puerto Rico però si ebbe la più importante variazione del nuovo genere: alcuni gruppi, intorno al 1965-66 tra cui Mon Rivera, Richie Ray e Bobby Cruz, aggiunsero al nuovo Guaguanco alcuni ritmi del folklore portoricano, come il ritmo Jala Jala o il Sicà fondendolo assieme ai nuovi arrangiamenti provenienti dalla Grande Mela, come il Soul e il Rhythm and Blues.
Di fatto questa “mezcla” qualche anno più tardi avrebbe preso il nome di Salsa, ecco perchè molti chiamavano a Puerto Rico Guaguanco, quello che a New York chiamavano Salsa! La fine del genere viene decretato proprio dalla Salsa, che con nuovi suoni e ritmi (tra cui la Rumba Guaguanco) amplia quella fusione musicale che aveva reso celebre il N.Y. Guaguanco. A Puerto Rico comunque viene registrata l’ultima perla del genere ad opera del grande Roberto Roena in un bellissimo disco del 1977 : La Octava Maravilla (Fania INT 914)
In questo splendido disco troviamo l’ultima fusione, il Guaguanco con la musica brasiliana, come nel meraviglioso brano Rico Guaguanco dove si fondono la Samba con i suoi strumenti tipici come la “Cuica”o il “Berimbau”, con il Guaguanco.
a cura della Redazione LaSalsaVive
realizzata durante il Festival Latinoamericando di Milano il 25 giugno 2011
Richie Ray y Bobby Cruz
Quali sono stati i musicisti che vi hanno influenzati maggiormente?
Bobby Cruz: Richie iniziò a suonare nel mio gruppo e all’epoca suonavamo come orchestra di supporto alternandoci a quelle più famose e fummo influenzati da musicisti come Johnny Pacheco, Tito Puente, Charlie Palmieri, il pianista che sicuramente ha influenzato anche Richie.
Loro erano i grandi e noi solo dei ragazzini che avevano appena iniziato.
Il mio mentore come cantante invece è stato Chivirico Davila.
Lui è stato un grande amico oltre che il mio maestro ed anche la persona che mi ha insegnato l’uso della clave.
Richie Ray: Io iniziai a studiare musica classica per fare il concertista, ma l’ambiente non mi piaceva.
Noi ci conoscevamo tramite le nostre famiglie e Bobby aveva già un suo gruppo nel quale suonavo anche io. Dopo gli studi classici iniziai ad avvicinarmi al jazz e fui influenzato da artisti come George Shearing, Bud Powell, Dave Brubeck, Miles jazz quartet, Art Blakey, Jazz Messengers, Miles Davis, Charlie Parker.
Inoltre quando noi iniziammo a suonare era il periodo dei Beatles e dei Rolling Stones e la nostra idea fu quella di differenziarci dai tanti gruppi ottimi che già c’erano, come Tito Puente, Tito Rodriguez, Eddie Palmieri, Joe Cuba, anche perchè noi eravamo solo dei ragazzini agli inizi e fu così che pensammo di mischiare vari generi per fare qualcosa di diverso.
Iniziammo con il boogaloo che era un ritmo di Chubby Checker che veniva dal mondo del twist, così iniziammo a mischiare guajira con blues e allo stesso tempo tutti iniziarono a suonare boogaloo.
Il migliore di tutti era Pete Rodriguez che fece canzoni come “I like it like that”, lui era molto avanti. Continuammo a sperimentare con il ritmo “Jala Jala” (ndr. inventato da Roberto Roena) e continuammo a farlo fino a che non arrivammo a realizzare “Sonido Bestial” dove inserimmo una parte del piano dello “Studio Rivoluzionario” di Chopin, e fu a quel punto che la gente iniziò a meravigliarsi ed iniziò il grande successo.
Per noi la salsa è un insieme di differenti culture musicali basato sulla clave, sul ritmo afrocubano, però sopra di questo ci puoi mettere qualsiasi cosa: jazz, rock’n’roll, musica araba, qualsiasi cosa! La salsa è una fusione di differenti cose!
Tu non puoi suonare una guaracha e dire che è una salsa, perchè una guaracha è una guaracha. Molti cubani dicono che la salsa è una musica di Cuba.
Certo, la salsa è basata sulla musica cubana, però anche la musica cubana non è solo cubana in quanto basata su ritmi afrocubani: è africana e cubana.
Tutta la musica è una mescolanza di altri generi. Ascoltavamo Stravinsky e rubavamo qualcosa da lui, la stessa cosa con John Lennon.
Questo è il metodo con cui abbiamo creato la nostra musica salsa.
C’è una radio in Italia che fa un programma di Soul e Funk la cui sigla è un brano tratto dal tuo disco “Nitty Gritty”
Richie Ray: Nitty Gritty si!!! L’epoca del Rock’n’Roll!
E la gente non sa che è vostro, di un gruppo di salsa, ma pensa che sia stato fatto da qualche band di funkie o Soul.
Richie Ray: Si, perchè a noi piace fare cose diverse. Questa fu un’idea della casa discografica che era la Alegre, la quale faceva parte della Bullet Records che registrava musicisti di Rock’n’Roll, e visto che detenevano tutti i diritti di queste canzoni pensarono di farci sperimentare questa musica con strumenti della salsa come la campana, le congas…
Per noi fu molto interessante ma in quel momento venne fuori Jose Feliciano che è un’artista latino, che ottenne maggior successo e ci mise in secondo piano.
Abbiamo appena terminato di parlare dell’epoca d’oro degli anni sessanta e settanta della salsa. Ora che la salsa ha subito un calo, quando voi andate a suonare in giro per il mondo dove trovate il maggior sostegno da parte degli appassionati della salsa di quell’epoca?
Richie Ray e Bobby Cruz: In Colombia.
Richie Ray: I colombiani sono quelli che hanno mantenuto le radici salsere.
Bobby Cruz: La Colombia è salsa!
Lì non c’è reggaeton, non c’è merengue.
Richie Ray: Se vai a Portorico si ascolta reggaeton e musica americana, esattamente come a New York, ma se vai in Colombia loro ascoltano la musica salsa.
E se gli chiedi del reggaeton ti insultano! Non gli piace.
Ma voi a Portorico nel 2008 avete fatto due concerti con molta gente…
Richie Ray: Si è un pubblico diverso, più adulto.
La cosa interessante è che in Colombia anche i giovani seguono la salsa mentre negli altri paesi latini sono principalmente persone di quella generazione…
Richie Ray: In Colombia i genitori insegnano ai figli ad ascoltare salsa fin da piccoli, ed i ragazzi conoscono tutte le parole delle nostre canzoni.
Bobby Cruz: E devo cantarle esattamente come nel disco perchè se provo a cantarle in modo diverso mi riprendono e mi dicono che è un’altra cosa!
Quali sono le nazioni nel mondo dove suonate maggiormente?
Bobby Cruz: Stiamo girando per tutto il mondo. In questo momento abbiamo viaggiato in Colombia e a Portorico.
Adesso rientriamo da qui e torniamo in Colombia.
Poi andremo a New Jersey e da lì a Panama, poi in Equador…
Non andate in Perù?
Bobby Cruz: Si, andremo anche in Perù. Richie Ray: Ci sono molti bravi musicisti peruviani che suonano salsa, come il pianista dei Mercado Negro.
Di recente abbiamo suonato anche in Messico, insomma c’è tanta gente a cui piace questa musica in diversi paesi nel mondo.
Però come hai detto tu, l’epoca d’oro di questa musica è passata e adesso è in calo.
Non so perchè, però alla gente piace solo la salsa vieja (classica).
Bobby Cruz: Le emittenti radio non suonano più salsa moderna, nè nostra nè di nessun’altra orchestra. Noi abbiamo più di 114 registrazioni. Dal 1992 ad oggi ne abbiamo fatte 12 che nessuno conosce, perchè le radio continuano a trasmettere i nostri vecchi successi: Aguzate, Sonido Bestial, Jala Jala, Pancho Cristal.
Richie Ray: Come saprete nel 1974 io e Bobby ci siamo convertiti al Cristianesimo e abbiamo messo un po’ da parte la musica. Da lì in poi è nata la “salsa sofisticata”, la “salsa romantica”, la “salsa erotica”, ma questo genere ha avuto successo per un tempo limitato perchè non era musica autentica, era qualcosa di costruito per cercare di conquistare una ragazza magari vestiti con abiti eleganti, niente a che vedere con la salsa di prima dove la gente apprezzava la musica.
Bobby Cruz: E grazie a Dio che era così! Provate a immaginare i musicisti di allora: Roberto Roena, Cheo Feliciano, Celia Cruz, Bobby Cruz…non ce n’era uno che fosse bello!!!
La gente veniva per la musica.
Richie Ray: Poi è venuta la moda dei videoclip, la rivoluzione di MTV.
Inizialmente alla gente piaceva quel tipo di salsa, poi si accorsero che tutto suonava uguale, che i cantanti sembravano tutti uguali, e la verità era che gli stessi musicisti negli studi di registrazione registravano per tutti quanti.
Tutto era uguale, al punto che oggi le persone dicono: quella era la salsa monga (la salsa sgonfia). Per questo le persone oggi non vogliono più ascoltare nuovi brani di salsa a tal punto che anche se noi registriamo un disco nuovo non lo vogliono sentire!
Quindi tutto il vecchio dove finisce?
In un museo!
Capite?Così che la salsa è destinata a morire.
Bobby Cruz: Non si rinnova.
Richie Ray: La gente del reggaeton sono ragazzi talentuosi, molti di essi sono latini, con origini nella salsa, però le opportunità sono poche, così finiscono a suonare rap, reggaeton e altre cose simili.
E finisce che se oggi volete registrare un disco di Richie Ray e Bobby Cruz ci vogliono almeno 500.000 dollari e nessuna compagnia investe questi soldi perchè prima che il disco esca tutti quanti lo hanno già nei loro computer!
La pirateria.
Come sapete la tecnologia ha ucciso il mondo del disco.
Adesso la cosa che serve è venire qui, suonare, e vedere la gente che dice:” Uaoo!”.
Il nostro spettacolo lo possiamo vendere perchè è dal vivo ma il disco non ti permette di guadagnarci.
Questo è successo per tutti i generi.
Richie Ray: Si, questo è successo con tutti i generi.
Bobby Cruz: Come con i film. Appena esce un film nuovo lo trovi già sul web.
I vostri testi avevano molti riferimenti alla santeria…
Bobby Cruz: (interrompe la domanda) Non eravamo santeri.
Richie Ray: A quell’epoca c’erano molti appassionati della musica tropicale che seguivano la religione Lucumi della Santeria e noi notammo questo.
A noi piaceva molto il sound che era diverso, perchè proviene dalla religione.
E’ più africano.
Fu così che acquistai un disco di un gruppo che si chiamava Celina y Reutilio. Celia Cruz registrò alcuni dischi con loro, inclusa la canzone “Cabo E“. Io la rubai e ne feci una mia versione, più popolare, in salsa.
Facevamo molte canzoni simili a questa (santeria) ma per questioni economiche, perchè sapevamo che piacevano a tanti.
Però le avete arrangiate molto bene, il sound è spettacolare.
Richie Ray: Si, i santeri venivano ai nostri concerti e iniziavano a ballare fino a entrare in uno stato di trance perchè la musica gli arrivava.
Però noi non eravamo santeri, non lo siamo mai stati.
Bobby Cruz: Noi non eravamo di nessuna religione.
Ancora oggi non siamo di nessuna religione, apparteniamo a Cristo.
A proposito di canzoni reinterpetate con testi religiosi, questa sera come le canterete?
Bobby Cruz: Le canteremo con i testi originali.
Richie Ray: Suoneremo molte canzoni di successo, incluse due che sono cristiane e che hanno avuto successo: “Juan en la ciudad” e “Los fariseos“.
Le due/trecento persone in gran parte latine che ieri sera erano davanti al palco del festival Latinoamericando hanno assistito ad uno dei concerti più belli per importanza storica e impatto sonoro di tutta la lunga storia del festival.
L’unione tra i due campioni della salsa con l’oramai collaudatissima orchestra dei Mercado Negro ha lasciato senza parole, per precisione tecnica e interplay degno delle migliori jam session del jazz e vista l’incredibile difficoltà tecnica del repertorio del celebre duo, la cosa non può che essere ben evidenziata.
In particolare il trio Bongò (Walter “Chato” Rebatta), Timbales(Rodrigo Rodríguez) e Tumbadoras (Edwin Sanz)
provenienti rispettivamente da Perù, Colombia e Venezuela, ha creato il giusto tappeto ritmico
interpretando liberamente le varie figure ritmiche dei celebri brani.
Una cosa che dovrebbe far capire che la salsa senza interplay tra i musicisti semplicemente NON è salsa!
In particolare il Chato alla campana supportava benissimo con la figura ritmica del Danzon i vari assoli del timbalero.
Nel video di Sonido Bestial si capisce bene quanto scritto sopra.
L’altra sorpresa è stata la sezione fiati, 3 trombe (Giancarlo Ciminelli, Massimo Guerra e Sergio Vitale) e due tromboni (Leonardo Govin e Carlos Miñoso), che hanno riprodotto in modo incredibile la mitica e storica
sezione fiati del gruppo originale che è uno dei marchi di fabbrica del gruppo.
Un plauso a chi rifaceva la parte più difficile dei sovracuti della prima tromba, il romano Giancarlo Ciminelli, un vero precursore della salsa in Italia che suonava già nel 1988 nell’orchestra Yemayà.
Ma tutti hanno avuto il loro momento di gloria come nel finale di Sonido Bestial con il celebre “turn around” di derivazione jazzistica.
Ottimo anche il bassista con il suo Baby Bass, preciso negli stacchi e con un bel suono rotondo e senza sbavature
anche nei passaggi più difficili all’unisono con il piano.
Era presente anche una bella sezione cori, con la moglie di Richie Ray e i due cantanti cubani tra cui il fondatore
dell’orchestra Armando Miranda.
Poi veniamo a loro, il duo delle meraviglie: Bobby Cruz ha lasciato di stucco per la sua bellissima voce, ancora viva e presente, sia nel timing che nella potenza,
un vero miracolo di Dio, come lui stesso ha ripetuto più volte nel concerto, riferendosi a come il Signore li ha mantenuti e protetti negli anni.
Poi lui … il pianista bestial … Ricardo Ray, la leggenda dei pianisti di salsa.
Fu proprio lui infatti il modello di riferimento del primo Papo Lucca e a seguire per centinaia di pianisti di tutto il mondo.
La sua fusione di jazz bebop, soul e musica classica è un marchio indelebile nella storia della salsa.
Quello stile lo ha inventato lui negli anni ’60 e tutti lo hanno imitato negli anni successivi.
Non solo nella mano destra, ma anche nei contrappunti della mano sinistra sempre in levare e usata
come percussione nei momenti di break per rilanciare la sezione fiati.
La destra invece è sempre un fiorire di melodie neo classiche con arpeggi discendenti, cromatismi alla Chopin
alternati a blues notes, liks di Bebop alla McCoy Tyner (pianista di Coltrane) e mille altre influenze.
Una sorta di enciclopedia del pianismo in punta di salsa!
Per finire vi rimandiamo alla loro webradio che trasmette i loro successi 24 ore al giorno:
Aguzate
Amparo Arrebato
Pancho crystal
Los fariseos
El gallo y la vaca
Ahora vengo Yo
Los fariseos
Mi Mayoral
A mi manera
Richie’s Jala Jala
Juan en la ciutad
La Zafra
bomba camarà
Sonido bestial