Tanti auguri a Ruben Blades il poeta della salsa che oggi compie 67 anni!
E per chi volesse approfondire la conoscenza del cantante famoso per aver scritto e interpretato brani diventati veri e propri inni della salsa (uno fra tutti el cantante, poi reso famoso da Hector Lavoe) ecco alcuni video tratti da un programma girato qualche anno fa sul web… El show de Ruben Blades
Ruben compie 64 anni e festeggia con un sacco di progetti che faranno la felicità di tutti i suoi fans.
Fra questi un tour mondiale, ben TRE film di cui due che usciranno a breve e l’idea di tornare a studiare, sì, avete capito bene, Ruben vorrebbe laurersi!
E dopo tutto questo, non esclude nemmeno la possibilità di tornare a impegnarsi in politica…
“Il compito non termina così come la fede va alla ricerca di un risultato migliore”.
“I codardi si inacidiscono, mentre la maggior parte di noi continua a cercare una risposta”.
Rubén Blades.
16 Luglio 2012
Un essere umano pratico e completamente semplice, estremamente organizzato e geloso del suo tempo, che dice di non cercare la sua felicità sulla base dell’infelicità altrui e suggerisce che per trasformare la società della quale ci lamentiamo, dobbiamo iniziare a modificare i nostri atteggiamenti, imparare dagli errori, essere meno materialisti e più spirituali. Gli sembra assurdo che la società con il migliore accesso alle informazioni di tutti i tempi, scelga di morire nell’ignoranza.
Festeggiando oggi il suo sessantaquattresimo compleanno Blades assicura che gli manca ancora tanto da fare, senza contare che questo instancabile imprenditore ha una fabbrica di progetti che ai più sembrerebbe impossibile realizzare. Fra la registrazione di 15 dischi, un tour mondiale con l’orchestra di Roberto Delgado di Panamá, il suo ritorno al cinema insieme a Denzel Washington in “Safe House”, Andy García in “For Greater Glory: The true Story of Cristiada,” e prossimamente in “The Counselor” diretto da Ridley Scott e con Brad Pitt, Michael Fassbender e Javier Bardem. Ancora trova il tempo per scrivere, pensare di ritornare all’Università per ottenere una laurea e non scarta l’idea di tornare a servire il suo paese con un incarico di governo.
Ruben potrebbe potrebbe essere catalogato come un imprenditore con più sfaccettature che ha sfruttato la preziosa risorsa di influenzare le persone, non solo tramite le riflessioni che provocano le sue lettere non deperibili, ma anche tramite la sua azione capace di materializzarsi con decisioni drastiche come quella di lasciare la carriera di attore e musicista per andare a lavorare come funzionario pubblico.
Sulla crisi finanziaria mondiale racconta che parte del problema è che la nostra eccessiva attitudine al consumismo crea questi mostri. “Mi risulta impossibile credere che la sua colpa non è collegata alla nostra irresponsabilità civile e dal desiderio immediato di consumo. Ricordate quando non esistevano le carte di credito e si comprava quel che si desiderava, certo che potevi farlo, però solo dopo aver trovato il denaro per poterlo fare? Io sì, lo ricordo. Il potere che tengono queste istituzioni glielo diamo noi con la nostra irresponsabilità. A cosa serve l’oro concretamente? Non lo puoi mangiare, non ti cura dalle malattie, perchè lo desideriamo allora? Cosa gli da tanto valore? La nostra vanità e stupidità. Questa è la chiave che ci spinge a mettere un pezzo di minerale giallo che non serve realmente a niente se non ad alimentare la nostra vanità”.
Sull’amministrazione pubblica sostiene che “il problema di un paese non è di un dirigente: è dell’intera nazione. Ogni persona deve essere un cittadino, non un semplice abitante. Per questo non accetto la premessa che la colpa dei mali di un paese è di un tipo e che una volta eliminato il tipo tutto si rimette a posto. Questo è il classico racconto di chi vuole rimpiazzare il tipo per mettersi al suo posto, chissà con quale fine. E’ troppo semplicistico questo argomento. La responsabilità per i dirigenti di qualsiasi paese è di ogni cittadino. Se ci sono ladri o presidenti e politici che non servono allora è solo un riflesso della cattiva cittadinanza, non un’aberrazione. Di conseguenza è dovere di ogni cittadino cercare altre risposte anzichè rieleggere chi sbaglia”.
Rubén dice di avere più passato che futuro ed è convinto che il processo di apprendimento non finisca mai. “Nessuno ha mai saputo di più”. Questo lo porta a continuare osservando e cercando costantemente argomenti e proposte che potranno essere utilizzate per migliorare non solo la forma di amministrare una nazione, quanto la qualità di vita dei cittadini che l’abitano, incluso uno dei suoi progetti, che è quello di scrivere un manuale di amministrazione e pianificazione pubblica a largo raggio che possa essere utilizzato come guida per i governi.
Per quel che riguarda la parte musicale, sta lavorando alla produzione di 15 dischi, fra i quali c’è anche il recente “Eba Say Ajá” insieme a Cheo Feliciano uscito lo scorso 29 Maggio 2012.
Chiunque potrebbe pensare che questo è “nuotare contro corrente” dove oggi giorno il solo pensiero di registrare o lanciare una sola produzione discografica è un processo di grande analisi e rischio a causa della grande mole di pirateria digitale e fisica.
“L’industria del disco non è più come prima, però continua ad operare secondo vecchi schemi. Il problema adesso, per gli indipendenti come il sottoscritto è che i fans scaricano illegalmente la musica che facciamo e questo rende difficile ottenere un’effettiva e sostenuta distribuzione internazionale. Per l’immediato, nelle radio mi ascoltano solo se il dj decide di inserirmi nella programmazione senza chiedere nulla in cambio. Non ho “hits”, non ho una casa discografica, non ho managers. Continuo a fare quel che faccio perchè ci credo. Se non lo facessi non sarei la persona che sono”, sottolinea Rubén, che è produttore esecutivo dei suoi progetti.
Senza dubbio a quanto pare questa “pirateria” digitale unita al lavoro e al suo percorso musicale ha permesso al genere della salsa di continuare a vivere e a farlo ascoltare in tutto il mondo, prova di questo è il successo del suo tour mondiale “Cantos y Cuentos Urbanos” che ha toccato città come Darmstadt, Lugano, Roskilde, Malmoe, Stoccolma, Oslo, Amsterdam, Marciac, diverse città della Spagna come Huelva, Avilés, Coruña, Barcelona, Madrid, inoltre arriva negli Stati Uniti e in vari paesi latino americani.
Al domandare a Rubén sul futuro del genere ci dice: “C’è salsa in Giappone, Lettonia, Israele e Francia, solo per ricordare quattro paesi. Possibilmente c’è un tipo proprio in questo momento in Himalaya che sta sistemando i suoi yaks mentre fischia “Pedro Navaja”. Il punto non è essere popolari: la questione è essere rilevanti e poter definire un argomento urbano con proprietà. Per questo la salsa non ha una data di scadenza. Ci sarà sempre. Avrà i suoi alti e bassi, come qualsiasi genere. Però fino a quando esisteranno le città non sparirà.”
Un altro dei suoi progetti più importanti di quest’anno è la presentazione il prossimo 22 luglio in Venezuela dell’opera di salsa “Maestra Vida” la quale era stata scritta dall’artista 32 anni fa e descrive come la sua opera musicale più completa. Gli chiediamo qualcosa su questa produzione e Rubén riassume, “Maestra Vida, combina musica classica, letteratura e musica popolare, con un argomento imbastito attaverso un diario ed elementi del teatro popolare, suddivisi in tre tempi distinti”. Questo concerto sarà diretto dal prestigioso Gustavo Dudamel e accompagnato dall’Orquesta Sinfónica Simón Bolívar. Si spera che più di 200 mila persone si riuniscano presso “La Carlota” a Caracas domenica prossima e possano essere parte di questo evento senza precedenti.
Possiamo argomentare che Rubén Blades, si è convertito in uno dei personaggi più influenti in America Latina, dove viene riconosciuto come “Il poeta o la Leggenda Vivente della Salsa”, senza dubbio questi appellativi sono molto lonanti dal pensiero di Blades, che preferisce essere ricordato come qualcuno che semplicemente “Trató” (ci provò).
Español
“La tarea no termina y la fe en un mejor desenlace tampoco”.
“Se amargan los cobardes, los demás seguimos en busca de una respuesta.”
Rubén Blades.
16 de Julio 2012
Un ser humano práctico y complejamente sencillo, extremadamente organizado y celoso de su tiempo, que dice no buscar su felicidad basado en la infelicidad de los demás y sugiere que para transformar la sociedad de la que nos quejamos debemos empezar por cambiar nuestras propias actitudes, aprender de los errores, ser menos materialistas y mas espirituales. Le parece absurdo que nos convirtamos en una sociedad que a pesar de tener el mejor acceso a la información que haya visto el mundo, escoge morir de ignorancia.
Cumpliendo hoy 64 años Blades asegura que todavía le hace falta mucho por hacer, y es que al parecer este incansable emprendedor tiene una fábrica de proyectos que para muchos parecería inconcebible poder realizar. Entre la grabación de 15 discos, una gira mundial con la orquesta de Roberto Delgado de Panamá, su retorno al cine con participaciones junto a Denzel Washington en “Safe House”, Andy García en “For Greater Glory: The true Story of Cristiada,” y próximamente en “The Counselor” dirigida por Ridley Scott y actuaciones de Brad Pitt, Michael Fassbender y Javier Bardem. Todavía busca el tiempo para escribir, pensar en regresar a la universidad para obtener un doctorado, y no descartar la idea de volver a servir a su país desde un cargo gubernamental.
Se podría catalogar a Rubén como un empresario multifacético que ha explotado el valioso recurso de poder influir, no solo por medio de la reflexión que provocan sus letras no perecederas si no por su acción materializando su argumento al tomar decisiones drásticas como dejar la comodidad que produce ser una estrella del cine y la música para irse a trabajar como un funcionario público.
Y es que ¿Qué mejor manera de complementar su argumento crítico, que haciendo y no solo diciendo. Blades en una reciente entrevista expresó: “Me convencí que desde el gobierno efectivamente se puede trabajar a favor del país y de la gente y aportar positivamente a su crecimiento espiritual y físico. Además, enfrenté la necesidad de sustentar con hechos y acciones lo que digo con palabras y música en mi faceta artística. Sin hacer eso estaría simplemente hablando y quejándome, de lejos y no desde la trinchera pública, asumiendo el riesgo de equivocarme haciendo. Trabajar exclusivamente por Panamá me hizo menos egoísta, mejor persona, mejor Panameño, mejor músico, mejor artista, mejor ser humano, mejor persona. Es una de las lo mejores cosas que he hecho”.
Sobre la crisis financiera mundial opina que parte del problema es que nuestra desmedida actitud frente al consumismo crea esos monstruos. “Me resulta imposible creer que su culpa no esta abonada por nuestra propia irresponsabilidad civil y deseo inmediatista de consumo. ¿Recuerdas los días cuando no existían las tarjetas de crédito y comprabas lo que deseabas, si es que podías, pero solo después de haber ahorrado para hacerlo? Yo si lo recuerdo. El poder que tienen esas instituciones se lo damos nosotros con nuestra irresponsabilidad. ¿De qué sirve el oro, concretamente? No te lo puedes comer, no te cura una enfermedad; ¿por qué lo deseamos entonces? ¿Qué le da tanto valor? nuestra vanidad y estupidez. Eso hace que hasta matemos por un pedazo de mineral amarillo que no sirve realmente para nada mas que para alimentar nuestra vanidad”.
Sobre la administración Pública opina que “El problema de un país no es de un dirigente: es de la nación entera. Cada persona debe ser un ciudadano, no un simple habitante. Por lo tanto no acepto la premisa de que la culpa de los males de un país la tiene un tipo y que eliminado a ese tipo todo se arregla. Ese es el eterno cuento de los que quieren reemplazar al tipo y quedarse ellos con la ventaja, quien sabe con cual fin. Es demasiado simplista ese argumento. La responsabilidad por la dirigencia de cada país la tiene cada ciudadano. Si tienen lideres o presidentes o políticos que no sirven entones estos son un reflejo de la mala ciudadanía, no una aberración. Es su deber entonces producir respuestas distintas en vez de reelegirlos”.
Rubén dice tener mas pasado que futuro y está convencido de que el proceso de aprendizaje nunca termina. “Nadie jamás ha sabido de más” Esto lo lleva a continuar observando y buscando constantemente argumentos y propuestas que podrían ser empleados para mejorar no solo la forma de administrar una nación si no la calidad de vida de los ciudadanos que la habitan, inclusive uno de sus planes es poder escribir un manual de administración y planeación pública a largo plazo que pueda ser utilizado como guía por los gobiernos.
En cuanto a su faceta musical, está trabajando en la producción de 15 discos, de los cuales acaba de lanzar “Eba Say Ajá” junto a Cheo Feliciano el pasado 29 de Mayo. Cualquiera pudiera pensar que esto es “Nadar en contra de la corriente” donde hoy en día el pensar grabar o lanzar una sola producción discográfica es un proceso de mucho análisis y riesgo debido al gran auge de la piratería digital y física.
“La industria del disco no existe como antes, pero continua operando bajo otros esquemas. El Problema ahora, para los independientes como yo es que los fans se roban la música que hacemos y esto dificulta lograr una efectiva y sostenida distribución internacional” Por lo pronto, en la radio solo me escuchan si la persona D.J. decide incluirme en la programación sin esperar nada a cambio. No tengo “hits”, no tengo disquera, ni tengo managers. Continuo haciendo lo que hago porque creo en eso. De no hacerlo así no podría ser la persona que soy”, recalca Rubén, quien es productor ejecutivo de sus proyectos.
Sin embargo al parecer esta “piratería” digital unida al trabajo y su trayectoria musical ha permitido que el genero de la salsa continúe vivo y se escuche en todo el mundo, prueba de ello es el éxito de su gira mundial “Cantos y Cuentos Urbanos” que incluye ciudades como Darmstadt, Lugano, Roskilde, Malmo, Stockolmo, Oslo, Amsterdan, Marciac, presentaciones en diferentes ciudades de España como Huelva, Avilés, Coruña, Barcelona, Madrid, además recorre Estados Unidos y varios países de Latinoamérica.
Al preguntarle a Rubén sobre la vigencia de genero dice “Hay salsa en Japón, en Latvia, Israel y Francia para mencionar cuatro países. Posiblemente hay un tipo ahora mismo en el Himalaya arreando sus yaks mientras silba “Pedro Navaja”.El asunto no es ser popular: el asunto es ser relevante y poder definir un argumento urbano con propiedad. Por eso, la salsa no tiene fecha de expiración. Siempre existirá. Tendrá sus alzas y bajas, como cualquier genero. Pero no desaparecerá mientras exista la ciudad, la urbe.”
Otro de sus proyectos mas transcendentales de este año es la presentación el próximo 22 de Julio en Venezuela de la opera de salsa “Maestra Vida” la cual el artista escribió hace 32 años y describe como su obra musical mas completa. Al preguntarle sobre esta producción Rubén resume, “Maestra Vida, combina música clásica, literatura y música popular, con un argumento hilvanado a través de un diario y elementos del teatro popular, abarcando tres etapas de vivencias en tres tiempos distintos”. Este concierto será dirigido por el prodigioso Gustavo Dudamel y acompañado de la Orquesta Sinfónica Simón Bolívar. Se espera que mas de 200 mil personas se congreguen en “La Carlota” en Caracas este próximo domingo y puedan ser parte de este evento sin precedentes.
Podemos argumentar que Rubén Blades, se ha convertido en uno de los personajes mas influyentes de Latinoamérica, donde se le reconoce como “El poeta o la Leyenda Viviente de la Salsa ”, sin embargo muy lejos están estos calificativos a los pensamientos de Blades que prefiere ser recordado como alguien que simplemente “Trató”.