Concerto di Ray Mantilla al Bravo Caffè (BO) 8-9-10 Maggio 2007

di Tommy Salsero


Ecco una breve sintesi dei due concerti visti Martedì e Giovedì al Bravo Caffè di Bologna tenuti dal grande percussionista Ray Mantilla con la sua formazione “Space Station” formata dal batterista di New York Bill Elder, dal pianista colombiano Edy Martinez e dal bassista venezuelano Cucho Martinez.

Ospite e special guest delle serate il sassofonista bolognese Piero Odorici.

video di Piero Odorici

I musicisti:

Ray Mantilla:

Nato nel 1934 nel Sud del Bronx a New York, grande percussionista da sempre al lato dei più grandi jazzisti come Max Roach, Herbie Mann, Art Blakey and the Jazz Messengers , Dizzy Gillespie, Charles Mingus, Gato Barbieri, Sonny Stitt, Bobby Watson, Cedar Walton, Freddie Hubbard e tanti altri, ha registrato come side man in più di 200 dischi.
Ha suonato con Tito Puente e Ray Barretto nel mondo della salsa,anche se la sua vocazione principale è sempre stato il Jazz.

Edy Martinez:

Edy è la mente del gruppo di Mantilla, compositore e straordinario arrangiatore sin dagli anni 60, è uno dei pilastri dell’arrangiamento della Salsa a New York.
Pianista e arrangiatore colombiano è l’uomo chiave dei dischi “Sabor” e “En San Juan” di Angel Canales; è tra l’altro l’arrangiatore di Indestructible di Ray Barretto e di molti altri album del grande percussionista.
Musicisti come Mongo Santamaria, Gato Barbieri, David Sanborn, Herb Alpert hanno beneficiato dei suoi arrangiamenti.
Innumerevoli le collaborazioni nel campo della Salsa e del Latin Jazz,oltre 150 registrazioni e diversi premi Grammy nel suo passato musicale.

Edy Martinez mentre suona il piano a casa di Max e Tommy.

Cucho Martinez:

Questo bassista ha suonato nei principali gruppi di Salsa in Venezuela negli anni 60 e 70 tra cui quello di Ray Perez, di Federico y su Combo, il Grupo Mango e vari sexteti; ha suonato anche con il grande Ismael Rivera ed altre stelle portoricane, fino all’entrata nel mondo del Latin Jazz con Mongo Santamaria, Gato Barbieri e tantissimi altri.

Bill Elder:

Fedele batterista di Ray Mantilla da oltre 10 anni è un jazzista che ha collaborato con personaggi di prestigio come George Benson, Stanley Turrintine, Tom Browne, Sonny Stitt, Arturo Sandoval, George Cables, Bobby Watson, Jack Walrath, Willie Williams, Tim Reis, Steve Nelson,ecc.
In qualità di insegnante ha scritto metodi per batteria e tiene lezioni con Ray sui ritmi latini a New York, in particolar modo per i batteristi.

Piero Odorici:

foto cortesia del sito ufficiale di Piero Odorici

Conosciuto talento bolognese del sax è uno dei musicisti di punta del Jazz italiano.
Ha suonato con alcuni dei più grandi jazzisti internazionali come Ben Riley, George Cables, Jimmy Cobb, Cedar Walton, Billy Higgins, Sal Nistico, Steve Grossman, Slide Hampton, Eddy Henderson, Red Rodney, Lee Konitz, Joe Lovano, Steve Lacy.
Era l’ospite della serata,vista l’amicizia e la collaborazione di lunga data con Ray.

L’atmosfera:

Ho sempre amato i locali piccoli,in particolar modo le cantine del jazz della mia città, Bologna.
Il Bravo Caffè non sfugge a questa regola anche se, ad onor del vero,la presenza nella serata di giovedì di un gruppo numeroso di persone che eran lì solo per moda, ha rovinato l’interplay dei musicisti, continuamente costretti a riprendere al microfono questo gruppo di maleducati che schiamazzavano ad alta voce.
La serata del Martedì, nonostante la stanchezza fisica del gruppo, arrivato da poche ore e con il jet lag ancora addosso è stata sicuramente migliore, grazie ad un pubblico più competente.

L’interplay:

E’ fondamentale in tutti i concerti dove l’improvvisazione è parte integrante della musica come nel Jazz, nel Blues o nella Salsa.
La formazione (la sezione fiati era rimasta a New York) che era ridotta a poco più della sezione ritmica, ultracollaudata da anni di dischi e concerti, ha creato da subito il giusto feeling, regalandoci perle di assoluta bellezza, come i continui intrecci ritmici tra batteria e percussioni, che si scambiavano le parti di bongo bell, mambo bell, cascara,ecc. in continuazione; l’intreccio è letteralmente esploso a metà concerto in una indiavolata Conga de Comparsa dove Bill Elder si è lanciato in un’ubriacante poliritmia formata da hit hat, cassa, campana e piatti!!!

Su questa FERREA linea Ray Mantilla improvvisava ai timbales prima e al quinto dopo.
Spesso imbracciava i bongòs e li suonava alternado i colpi con le congas strappando applausi a scena aperta tra il pubblico.
Un pubblico che non aspettava altro che essere coinvolto, cosa che a Ray riesce sempre molto bene e che avevo sempre visto nei suoi concerti.
Con Mantilla il pubblico è infatti parte integrante dello show.

I Concerti:

In entrambi i concerti il gruppo ha alternato due set, il primo di Latin Jazz ed il secondo di standards e brani strettamente jazzistici con alcuni bis finali del grande Tito Puente e Chano Pozo.
Quello dei due set è una cosa che ho visto fare anche a Ray Barretto nel suo concerto al Blue Note.
Questo tour è prevalentemente incentrato sugli ultimi due dischi ed infatti a Vicenza (ultima data prima del rientro a NY) il titolo era Tribute to Tito Puente & Cal Tjader.

In entrambi i set però non è mancata quella verve ritmica che contraddistingue tutti i musicisti latini anche in brani che di latino hanno poco.
Soprattutto la perfetta conoscenza ed intesa musicale di Cucho e Edy è letteralmente esplosa nella prima parte del concerto con feroci “Guajeos” di piano, che vedevano lo stile classico della mano destra, aperta a ottava, e l’armonizzazione con la mano sinistra, tecnica sopraffina utilizzata anche per rendere più bilanciato il sound visto che in origine i brani erano suonati anche dai fiati.
Si inizia con “Apple Turnover” dove lo stacco a metà brano permette un bell’assolo di Mantilla, proseguendo con uno degli standard assoluti della musica latina, quella “Maria Cervantes” del gigante portoricano Noro Morales!

Qui i nostri piedi hanno cominciato a battere il tempo con tanto di grida ad incitare i musicisti nei vari assoli; inutile dire che la versione non ha minimamente risentito dell’assenza del vibrafono, visto che il grande pianista ha fatto i fuochi artificiali con una tecnica ad ottave parallele utilizzata per mimare la tecnica dei vibrafonisti….
Spettacolare!

Si continua con la bella “Flying Home” tratta dall’ultimo disco e con “Mother’s day” dove si mette in luce il Sax di Odorici.
Con “Mantilla Jam Too” ci trascinano al Palladium a ritmo di Cha Cha Cha, trasformatosi poi in un’esplosione di percussioni nella seconda parte, in cui Bill Elder ha dimostrato di avere un cuore eccezionale oltre alla mera tecnica, lanciandosi in un assolo strepitoso e vi assicuro che vederlo suonare ad un metro di distanza…è stato impressionante!(potevo toccarlo allungando il braccio).

Altro assolo strepitoso in “TBA” che dal vivo a metà si trasforma in Conga de Comparsa; questo è stato sicuramente uno dei momenti più belli dei due concerti, come ho riferito sopra. L’intreccio poliritmico tra Bill e Ray è stato stupefacente, in pratica un assolo percussionista con 4 braccia!
Altro momento toccante il brano, proposto entrambe le sere, del gigante del jazz cubano Emiliano Salvador, che tutti gli amanti del jazz rimpiangono per la sua prematura scomparsa. Questa era la prima volta che sentivo dal vivo e da un gruppo di New York questo meraviglioso brano di Salvador dedicato alla sua città natale, Puerto Padre. Tutto il pubblico a cantare nel montuno …a Puerto Padre me voy! Da antologia.
Arrivano anche i bolero che rallentano un po’ il ritmo con “Soñando con Puerto Rico” e “Ya No Me Quieres” dedicata a Tito Puente.
“Eight Ball” ci riporta ai Caraibi con una sofisticata melodia in stile Duke Ellington; seguono alcuni standard e si riparte con il finale incandescente grazie ad un paio di brani di Tito Puente e all’immortale “Manteca” di Chano Pozo e Dizzie Gillespie che vede tutti gli artistri lanciarsi in lunghi assoli.
Pensare che Ray ha qualcosa come 73 anni lascia increduli, sopratutto dopo l’assolo su Manteca!!
Se vi capita non vi perdete questo grande musicista che, senza essere un virtuoso, sa toccare le corde del cuore con un gruppo di musicisti che hanno segnato la storia della Salsa e del Latin Jazz.

E’ morto Tommy Olivencia

San Juan – Portorico. – 22 Settembre 2006 Il prolifico musicista Tommy Olivencia è morto ieri (venerdì 22 Settembre) per un calo di zuccheri, mentre era atteso al Centro “Más Salud “Doctor Arnaldo García” del residencial “Luis Lloréns Torres”.

Il decesso del trombettista di 68 anni è avvenuto all’incirca alle 19:30 mentre il personale medico della clinica cercava di assisterlo con un respiratore artificiale.

Tommy Olivencia
Tommy Olivencia

Secondo il medico di turno della sala d’emergenza, Luz Peña, il musicista è arrivato in clinica “senza segni vitali”.

Senza entrare nei dettagli, il medico ha detto che Olivencia era incosciente, senza pulsazioni e non respirava.

In questo momento, ha spiegato, si è proceduto con il protocollo clinico stabilito in casi di pazienti in stato critico,ma i tentativi di rianimazione non hanno dato i risultati sperati.

“Certifichiamo la sua morte nei minuti in cui è giunto in clinica” si è limitato a rispondere, mentre la causa ufficiale della sua morte potrebbe essere dovuta “ad una malattia cronica della quale soffriva e della quale non eravamo a conoscenza”.

Tommy Olivencia che soffriva di diabete, era in attesa del trapianto di reni programmato per il prossimo Novembre.

Paquita Olivencia, vedova del trombettista, ha detto fra i singhiozzi a PRIMERA HORA che nella mattina del venerdì il suo sposo era stato visitato insieme a sua figlia Tammy, che doveva donargli il rene, per controllare gli ultimi risultati degli studi prima dell’intervento. Tutto era in ordine per l’operazione che si doveva realizzare negli Stati Uniti.

Al rientro nella sua casa di Isla Verde, il leader dell’orchestra La Primerísima ha mangiato un sandwich, poi dopo essersi riposato alcune ore si è svegliato per preparare la cena per sua moglie, che è ancora in convalescenza dopo essere stata investita da un camioncino circa un mese fa.

Tommy Olivencia si era appena seduto nella sala quando è sopraggiunto il calo di zuccheri, all’incirca verso le 18:00.

Una preoccupata Paquita Olivencia chiamò il figlio “Tomito” ed una loro vicina. Quando misurarono il livello degli zuccheri al salsero, questo era a 18. Rapidamente, ha raccontato la vedova, gli hanno dato qualcosa da mangiare e il livello è salito a 32. Si pensi che un livello sotto i 72 è basso.

Dopo aver chiamato il pronto soccorso (9-1-1) e aver seguito per telefono le indicazioni di una infermiera, avevano deciso di portarlo con la loro macchina all’ospedale. Nello stesso momento era sopraggiunta l’ambulanza che aveva trasportato il musicista alla clinica.

Paquita Olivencia con suo figlio “Tomito”, avevano speravano che potesse farcela ma era ormai troppo tardi.

Sommersa nel pianto, Paquita Olivencia ricordò che questa domenica avrebbero dovuto viaggiare a Filadelfia (U.S.A.), per un importante presentazione con i cantanti originali della Primerísima, Lalo Rodríguez, Héctor Tricoche y Viti Ruiz.

Ancora non si conoscono con esatezza i dettagli sulla sepoltura e sul funerale.

Riposa in pace Maestro Tommy Olivencia…
Notizia tratta da:

Primera hora

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