Il tradizionale speciale di Natale del Banco Popular sarà dedicato al Gran Combo di Portorico.Lo speciale, le cui riprese sono già iniziate da alcune settimane, è intitolato: “Salsa: un tributo a El Gran Combo” e vede fra i principali protagonisti la popolare orchestra ed un gruppo di artisti di strada che sono stati influenzati dalla loro musica, durante la loro carriera che dura da 48 anni.”È un onore dedicare una produzione musicale ad una formazione così importante per Portorico e per il mondo intero come il Gran Combo. Il loro talento ha influenzato molte persone, il loro carisma e ritmo hanno fatto di questo gruppo uno dei preferiti dal pubblico salsero sia a Portorico che fuori dall’Isola” ha affermato, Richard L. Carrión, presidente del Banco Popolare di Portorico, in un comunicato alla stampa.
Alcuni dei partecipanti sono: Domingo Quiñones, Michael Stuart, Willie Colón, La India, Ismael Miranda, Isaac Delgado, José Alberto “El Canario”, Tito Rojas, El Gran Combo, Cultura Profética, Sabor de Puerto Rico, Almas Gemelas, NG-2, Melina León, Edgar Daniel, Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Musica di Portorico ed il coro del Conservatorio di Musica di Portorico.
Esattamente come negli anni precedenti, i fondi ricavati dalla vendita del CD e DVD saranno destinati alle Fondazioni del Banco Popolare che a loro volta li utilizzeranno per l’educazione musicale dei bambini e dei giovani.
La produzione è diretta da David Impelluso, affermatosi in passato per alcuni lavori di video musicali.
La casa produttrice che sta lavorando al progetto è la Behind The Scenes e la produzione è a carico di Frances Ryan e Andrés Castro. La parte musicale invece è diretta da Isidro Infante.
I video sono stati girati a New York e Miami, e la prossima settimana lo scenario sarà a Portorico.
El tradicional especial de Navidad del Banco Popular anunció hoy que su nueva producción será en torno a la agrupación salsera El Gran Combo.
El especial, que comenzó a filmarse hace varias semanas, tiene como nombre “Salsa: un tributo a El Gran Combo” y sus principales protagonistas los son la afamada agrupación y un grupo de artistas del patio que han sido influenciado por ellos a lo largo de los 48 años de trayectoria que tienen, se informó.
“Nos honra dedicarle una producción musical a una agrupación tan importante para Puerto Rico y el mundo entero como lo es El Gran Combo. Su talento ha influenciado a muchos, y su carisma y ritmo han hecho de este grupo uno de los más queridos por el público salsero tanto en Puerto Rico como fuera de la Isla” indicó, Richard L. Carrión, presidente y principal oficial ejecutivo de Popular, Inc en un comunicado de prensa.
Algunos de los participantes son: Domingo Quiñones, Michael Stuart, Willie Colón, La India, Ismael Miranda, Isaac Delgado, José Alberto “El Canario”, Tito Rojas, El Gran Combo, Cultura Profética, Sabor de Puerto Rico, Almas Gemelas, NG-2, Melina León, Edgar Daniel, Orquesta Sinfónica del Conservatorio de Música de Puerto Rico y el coro del Conservatorio de Música de Puerto Rico.
Al igual que en años anteriores, los fondos recaudados de la venta del CD y DVD serán destinados a Fundación Banco Popular quien a su vez los destina a la educación musical de niños y jóvenes. La producción está dirigida por David Impelluso, reconocido anteriormente por sus trabajos en vídeos musicales. La casa productora que está trabajando el proyecto es Behind The Scenes y la producción está a cargo de Frances Ryan y Andrés Castro. En la parte musical la nueva producción está siendo dirigida por Isidro Infante y el guión de la producción estuvo a cargo de Jorge González.
La producción ha sido filmada en Nueva York, Miami, y esta próxima semana el escenario será Puerto Rico.
Probabilmente il suo nome non dirà molto alla maggior parte dei salseri italiani, ma Max Enrique Borges, scomparso domenica scorsa nella sua casa di Falls Church in Virginia a 90 anni, era famoso per aver ridisegnato il Tropicana dell’Havana nel 1951, a soli 33 anni.
Con la sua morte scompare non solo l’uomo che ridisegnò l’icona dello splendore e della vita notturna cubana del ventesimo secolo, ma anche uno dei principali esponenti dell’architettura moderna a Cuba e nell’America Latina.
Oltre al famoso Cabaret Tropicana – la cui facciata e ambienti interni furono rifatti nel 1951 partendo da un’insieme di immagini, archi e formule matematiche invertite – Borges brillò anche per il disegno del Club Nautico, il restyling del Collegio La Salle e la costruzione, nel 1948, del Centro di Medicina e Chirurgia, nel Vedado, che gli fece vincere il Premio Nazionale di Architettura.
Nel 1959 andò in esilio negli Stati Uniti insieme alla sua famiglia. Visse in Florida e Pennilvania fino a quando si stabilì definitivamente a Washington D.C., dove realizzò numerosi edifici residenziali e commerciali in collaborazione con suo fratello Enrique e suo figlio Max, anch’essi famosi architetti.
Nel 2006 ricevette il Premio della Fondazione Cintas in omaggio alla sua carriera professionale.
L’architetto Nicolás Quintana, professore all’Università Internazionale della Florida, riconosce la forza creativa di Borges per la sua capacità di assorbire nei suoi progetti l’anima tropicale.
“Le sue opere aprirono nuovi orizzonti nell’architettura cubana, il suo lavoro è stato di una modernità totale e assoluta, il tutto senza perdere l’identità e l’essenza dell’Isola”, secondo quanto afferma lo stesso Quintana, il quale ha anche ricordato che Borges era un uomo disponibile e di buon carattere, sempre al servizio di tutti.
Guerra canta bachata, rock e mambo nel nuovo disco “A son de Guerra”
3 giugno 2010
NEW YORK – Juan Luis Guerra e i 4.40 ritornano con “A son de Guerra”, un disco che include collaborazioni con Juanes e con il trombettista Chris Botti, con il quale l’astro dominicano ha voluto fare un mix musicale fra il ballabile, il sociale ed il romantico.L’album di 11 brani, il cui primo singolo “Bachata en Fukuoka” è già in testa alla lista delle canzoni latine della rivista Billboard, sarà disponibile a partire da martedì prossimo con l’etichetta Capitol Latin.
Con canzoni come “No aparecen”, “Arregla los papeles” o “La calle”, in duetto con il rocker colombiano Juanes, “questo disco è più sociale del precedente (“La llave de mi corazón”, del 2007), però tutte le canzoni sono ballabili”, ha detto Guerra a la AP in un’intervista recente. “Ho voluto fare un mix fra ballabile, sociale e romantico … ci sono canzoni per tutti gli stati d’animo”.
“La calle”, che ha scritto Guerra, è un rock con influenze reggae “che si adatta molto al tipo di canzoni che fa Juanes e per questo ho pensato che si trattasse della collaborazione perfetta”, afferma il cantante dominicano. “Abbiamo fatto la canzone e ci siamo divertiti moltissimo”.
Guerra ha inoltre realizzato una canzone “Lola’s Mambo” con il trombettista statunitense Chris Botti, “una big band stile mambo con un assolo di tromba” che hanno registrato a Los Angeles.
“Bachata en Fukuoka”, che ha cominciato a sentirsi nelle radio a marzo, è stata composta a seguito del concerto realizzato l’anno scorso da Guerra e dai 4.40 ad un festival di musica latina in questa città giapponese: “Quando abbiamo visto la reazione della gente alla nostra musica, siamo rimasti talmente colpiti che abbiamo deciso di comporre questa canzone”, ha spiegato il cantautore.
Con più di 20 milioni di dischi venduti e con il primo singolo che sta avendo un grande successo, il musicista confida che anche “A son de Guerra” si sommerà alla sua ampia collezione di successi: “Sono molto contento, pieno di aspettative. So che al pubblico piacerà”
Fonte: AP
Español
Guerra canta bachata, rock y mambo en “A son de Guerra”
NUEVA YORK (AP) – Juan Luis Guerra y 4.40 regresan con “A son de Guerra”, un disco que incluye colaboraciones con Juanes y el trompetista Chris Botti y con el cual el astro dominicano quiso “hacer un balance entre lo bailable, lo social y lo romántico”.
El álbum de 11 cortes, cuyo primer sencillo “Bachata en Fukuoka” encabeza la lista de canciones latinas de la revista Billboard, sale al mercado el próximo martes bajo el sello Capitol Latin.
Con temas como “No aparecen”, “Arregla los papeles” o “La calle”, a dúo con el rockero colombiano Juanes, “este disco es más social que el anterior (“La llave de mi corazón”, del 2007), pero por supuesto todas estas canciones son bailables”, dijo Guerra a la AP en una entrevista reciente. “Quise hacer un balance entre lo bailable, lo social y lo romántico … Hay canciones para todos los estados de ánimo”.
“La calle”, que Guerra escribió, es un rock con influencias de reggae “que se adapta mucho al tipo de canciones que hace Juanes y me parecía que era la colaboración perfecta”, dijo el dominicano. “Hicimos la canción y la disfrutamos muchísimo”.
Guerra también contó con la participación del trompetista estadounidense Chris Botti en el tema “Lola’s Mambo”, “un big band estilo mambo con un solo de trompeta” que grabaron en Los Angeles.
“Bachata en Fukuoka”, que comenzó a sonar en la radio en marzo, responde al concierto que Guerra y 4.40 ofrecieron el año pasado en un festival de música latina en esa ciudad japonesa: “Cuando vimos reaccionar a la gente con nuestra bachata y merengue fue tan agradable para nosotros que compuse esta canción”, explicó el cantautor.
Con más de 20 millones de discos vendidos y el primer corte promocional sonando con fuerza, el músico confía en que “A son de Guerra” se sumará a su amplia racha de éxitos.
“Estoy muy contento, lleno de expectativas. Sé que al público le va a encantar”.
Candela! Candela! Questa Salsa retro dei Son de Tikizia sembra essere nata per tutti coloro che amano muovere il tallone, la tibia, il perone, le ginocchia ed il resto del proprio corpo in una pista di ballo.
I Son de Tikizia sono nati circa cinque anni fa con l’idea di riproporre salsa classica. Hanno iniziato “giocando” con cover e attualmente contano già un album con proprie canzoni Salsa dura pa’ los pies e un altro, Salsa retro, con nuove e personali rivisitazioni di brani famosi. Il gruppo si muove con successo tanto nel Costa Rica quanto all’estero.
Con quel primo disco, l’obiettivo è stato di stabilire l’identità dell’orchestra, i cui leaders sono il trombonista Alfredo Poveda ed il pianista, flautista e ora anche percussionista (bongo), Walter Flores. Si, proprio quella persona che per il suo lavoro come produttore musicale di Ruben Blades nei dischi Mundo, Tiempos e Cantares del Subdesarrollo, ha ottenuto due Grammy anglo e un Grammy Latino.
Adesso era necessario fare un altro passo: Salsa retro, l’album lanciato recentemente alla fine di marzo.
La sfida del retro? Per qualsiasi orchestra di salsa che si vanti di suonare bene, è una sfida affrontare classici del genere di New York, Portorico o del Costa Rica degli anni 60, 70 e 80.
Al tempo. Il tempo per la Salsa retro era arrivato. Sia per i buoni risultati ottenuti in patria che durante il tour del 2008 con Ruben Blades in più di 12 paesi europei: Italia, Olanda e Spagna fra gli altri.
“Quello che abbiamo fatto nell’album Salsa retro è stato tornare alle radici del motivo per cui i Son de Tikizia sono nati. Volevamo rifare la salsa come si faceva una volta, perchè questo si era perso con la commercializzazione. Adesso molti salseri suonano in maniera simile, però un tempo la gente quando accendeva la radio e ascoltava una canzone, sapeva riconoscere subito di chi era.”, afferma Walter Flores.
Per questo motivo questa Salsa è retro. Il titolo dell’album e anche la sua copertina, sono un chiaro riferimento alla salsa del passato, a quella che si ascoltava nell’epoca in cui la musica circolava su LP e musicassette.
Questo nuovo disco ha dato risultati subito: il primo singolo, Perico Mamaguela, è rimasto per più di 4 mesi numero uno in alcune radio del Costa Rica.
Scendendo nei dettagli. Il disco inizia subito forte con “A lo que vinimos”. Il brano strumentale “Fantasia cubana” evoca i saloni della musica latina di New York. Mettono voglia di mettersi un cappello da cowboy “El Hombre” e un vestito molto provocante “Las Mujeres”.
È un omaggio alle orchestre di salsa della fine degli anni cinquanta e inizio dei sessanta, perchè Fantasia cubana è un tributo all’orchestra cubana di Machito e a Charlie Palmieri, il “Gigante de los teclados”.
E il primo tributo alla salsa di qualità realizzata in Costa Rica compare nel terzo tema: Juan Soledad della scomparsa orchestra Karibú.
Juan Soledad, Son de Tikizia
“Karibú fu una di quelle orchestre che suonavano salsa vera, come la facevano le orchestre di Portorico”, racconta Walter Flores.
E dopo “Juan Soledad” inizia “Pasión”, un nuovo rifacimento della versione ballabile del tema folclorico del Tren Latino.
Pasión, Son de Tikizia
“Mi ricordo di aver visto dal vivo El Tren Latino quando io avevo all’incirca 15 anni, in un concerto della “Semana Universitaria” (dell’Università del Costa Rica). Rimasi meravigliato”, ricorda Flores che oggi ha 39 anni.
E non c’era niente di meglio di Pangui Mora, ex-Tren Latino, ex-Karibú oltre che ex-Los Brillanticos, come riferimento a questa famosa canzone.
“Ho cantato Pasión con El Tren Latino. Quella di oggi è una versione moderna, che però non ha perso la sua essenza”, ha spiegato Pangui Mora, che dopo aver passato 16 anni con i Los Brillanticos e 4 con El Tren Latino, adesso canta e suona il timbal e il bongó con i Son de Tikizia.
Appare in Salsa retro, Navarreteando, un tributo allo scomparso musicista costaricano Paco Navarrete. La canzone è la quinta del disco.
I Son de Tikizia avevano già preparato questa canzone ancor prima che Navarrete scomparisse nel luglio del 2006.
Navarreteando era stata suonata dai Son de Tikizia durante un concerto al Parque Nacional di San José, in un tributo alla salsa.
“Da piccolo ho sempre sentito parlare di Don Paco, si ascoltava la sua musica e non sono mai riuscito a suonare con lui”, racconta Flores.
Il gran classico. Tema chiave del disco è Pa’ Curubandé yo voy”, definito dal cantante e trombonista Alfredo Poveda come: “il classico più grande della salsa fatta in Costa Rica”.
Suonato da molti esponenti internazionali della salsa in mezzo mondo, è del costaricano Vinicio Meza, ed era stato registrato originariamente dalla famosa orchestra Los Brillanticos.
E ci troviamo con un altro esempio di salsa tica con la canzone EnDC – “D” in musica è la nota Re e “C” è la nota Do, pertanto il tema si legge “Enredo”
Di Alfredo Poveda, la canzone è stata la prima che il gruppo ha registrato, quando ancora non si chiamavano Son de Tikizia. Il loro nome all’epoca era Trombones en Salsa.
Il disco si chiude con “Mosaico Indestructible” (El Negro Bembón, El Nazareno, Anacaona e Indestructible) per fare un tributo a Ray Barretto, e con “Sonero Mayor” di Willie Colon, però con un riarrangiamento per quattro tromboni di Wálter Espinoza Chavarría, pianista dei Los Brillanticos.
Nei suoi nove temi, Salsa retro riesce a dimostrare la fusione tra accademia e strada.
“Il 50% del gruppo è formato da musicisti che provengono dal conservatorio e l’altra parte sono musicisti che hanno imparato sul campo, come nel caso di Pangui (Mora). Questo insieme è decisamente interessante”, spiega Alfredo Poveda.
Salsa retro ci ricorda al presente che nel suo passato in Costa Rica c’era della salsa, di qualità e sabrosa. Candela! Candela!
Fonte: nacion.com
Español
¡Candela!, ¡Candela! Esta Salsa retro de Son de Tikizia está pegadita al grito de guerra de los que gozan de mover el talón, la tibia, el peroné, los hombros y el resto del esqueleto en una pista de baile.
Son de Tikizia se formó hace unos cinco años con la idea de abordar salsa clásica. Empezó “jugando” con covers y a la fecha tiene un álbum de material propio (Salsa dura pa’ los pies) y otro, Salsa retro, con nuevos y muy personales abordajes. El grupo se mueve con éxito tanto en Costa Rica como en el extranjero. Pablo Cambronero para LN. + MULTIMEDIA
Ya había hecho lo propio Son de Tikizia, hace tres años, cuando debutó con Salsa dura pa’ los pies. Aquel fue un disco con temas de su propia cosecha, un álbum alabado por la Revista LatinBeat, de Los Ángeles, y por medios puertorriqueños como El Nuevo Día.
Con aquel primer disco, el objetivo fue establecer la identidad de la orquesta liderada por el trombonista Alfredo Poveda y el pianista, flautista y hasta hombre que ahora toca los bongoes, Walter Flores. Sí, el tico que por su trabajo como productor musical del panameño Rubén Blades en los discos Mundo, Tiempos y Cantares del subdesarrollo obtuvo dos Grammy anglo y un Grammy Latino.
Tocaba ahora dar un segundo paso: Salsa retro, el álbum lanzado recién a finales de marzo.
¿Reto este retro? Para cualquier orquesta de salsa que se precie de ser buena, es un reto abordar clásicos del género en el Nueva York, el Puerto Rico o la Costa Rica de los años 60, 70 y 80.
A tiempo. El tiempo para Salsa retro era ahora. Una vez que Son de Tikizia ha sacado buen colmillo, por su agenda en suelo tico y porque se fue de gira en el 2008 con Rubén Blades para tocar por más de 12 países de Europa: Italia, Holanda y España… entre otros.
“Lo que hicimos en Salsa retro fue volver a las raíces de por qué hicimos Son de Tikizia. Queríamos retomar la salsa como se hacía antes porque eso se había perdido con la comercialización”, dijo en entrevista con Viva Walter Flores.
“Ahora muchos salseros suenan iguales, pero antes la gente ponía la radio y sabía, al oír una canción, de quién era. Había identidad”, dijo Walter Flores.
Por eso esta Salsa es retro. El título del álbum y su carátula también hacen clara referencia a la salsa del pasado, a la que se escuchaba en las épocas donde la música circulaba en LP y casetes.
Temprano este nuevo álbum dio resultados: el primer sencillo, Perico Mamaguela, estuvo más de cuatro numero uno en algunas listas de radio en Costa Rica.
Desmenuzando.El disco empieza con actitud de “a lo que vinimos”. El instrumental Fantasía cubana evoca a los salones de música latina en Nueva York. Dan ganas de ponerse un sombrero de ala ancha –el hombre– y un vestido casi impúdico –las mujeres–.
Es un homenaje a las orquestas de salsa de finales de los años 50 y principios de los 60, porque Fantasía cubana era obligatorio de la cubana Orquesta de Machito y del latino-estadounidense Charlie Palmieri, el Gigante de los teclados.
De seguido, el Salsa retro cae en Perico Mamaguela compuesto por los clásicos Chumalacatela; de Ismael Rivera, un gran sonero; Quítate de la vía, Perico y Mamaguela, de Tito Rodríguez.
Y el primer tributo a la salsa buena hecha en Costa Rica aparece en el tercer tema: Juan Soledad de la desaparecida agrupación Karibú.
“Karibú fue de esas orquestas que tocaban salsa de verdad, como la hacían las orquestas de Puerto Rico”, contó Walter Flores.
Y es después de Juan Soledad sigue Pasión, un nuevo abordaje de la versión bailable del tema folclórico que hizo El Tren Latino.
“Me acuerdo haber visto en vivo a El Tren Latino cuando yo tenía como 15 años en un concierto de la Semana Universitaria (de la Universidad de Costa Rica). Quedé maravillado”, recordó Flores quien hoy tiene 39 años de edad.
Y nadie mejor que Pangui Mora, un ex-Tren Latino, un ex-Karibú y un ex-Los Brillanticos, para referirse a esta famosa canción.
“Canté Pasión con El Tren Latino. La de ahora es una versión moderna, pero que no ha perdido su esencia”, explicó Pangui Mora que, tras haber estado 16 años con Los Brillanticos y cuatro con El Tren Latino, ahora canta y toca el timbal y el bongó en Son de Tikizia.
Aparece en Salsa retro, Navarreteando, un tributo al desaparecido músico costarricense Paco Navarrete. Es el tema cinco.
Son de Tikizia había montado este mosaico antes de que Navarrete falleciera en julio del 2006.
Navarreteando había sido tocada por Son de Tikizia durante un concierto en el Parque Nacional, de San José, un tributo a la salsa.
“De pequeño siempre oí hablar de don Paco, se escuchaba la música de él y además llegué a tocar con él también”, contó Flores.
El gran clásico.Tema clave es Pa’ Curubandé yo voy, calificado por el cantante y trombonista Alfredo Poveda como: “el clásico más grande de la salsa hecha en Costa Rica”.
Tocado por muchos exponentes internacionales de la salsa y que ha dado vueltas por medio planeta, es del costarricense Vinicio Meza y fue grabado, originalmente, por la famosa orquesta Los Brillanticos.
Y más salsa tica aparece con EnDC –“D” en música es la nota Re y “C” es la nota Do, por tanto el tema se lee Enredo.
De Alfredo Poveda, el tema fue el primero que el grupo montó, en materia de originales, cuando ni siquiera se llamaba Son de Tikizia. Era Trombones en Salsa.
El disco va cerrando con Mosaico indestructible (El Negro Bembón, El Nazareno, Anacaona e Indestructible) para hacer un tributo a Ray Barreto y con Sonero Mayor, de Willie Colón, pero con una adaptación para cuatro trombones de Wálter Espinoza Chavarría, pianista de Los Brillanticos.
En sus nueve temas, Salsa retro logra mostrar la fusión de la academia y la calle.
“Un 50% del grupo es de músicos que venimos de conservatorios y la otra parte son músicos cuya escuela fue la calle, como el caso de Pangui (Mora). Eso hace una mezcla realmente interesante”, explicó Alfredo Poveda.
Salsa retro le recuerda al presente que en su pasado en Costa Rica había salsa, buena y sabrosa. ¡Candela, candela!
NEW YORK.- Il mondo della musica è in lutto. Graciela Pérez Grillo, la Regina del Jazz Afro-cubano, è morta nella mattinata di mercoledì scorso presso l’ospedale Cornell di Manhattan.
Aveva 94 anni.
Mappy Torres, sua amica e segretaria personale e che è rimasta al suo fianco fino all’ultimo secondo, ha rivelato che Graciela se n’è andata tranquilla, senza dolori, insieme allo strumento musicale che suonò per tutta la vita: la clave.
Fino alla fine ha voluto proteggere la sua gola, non ha lasciato che le collocassero tubi per aiutarla a respirare. Non ha permesso nemmeno che le facessero la dialisi, secondo quanto affermato dalla Torres.
Graciela ha chiesto di non versare lacrime, di essere cremata e di fare una grande festa in suo onore, festa che si svolgerà a fine mese nella chiesa del Jazz, che si trova fra la strada 53 e la Lexington. a Manhattan.
Machito y Graciela – “Dale Jamón”
Secondo la Torres, Graciela è stata la più versatile e completa cantante cubana interpretando tutti i generi, dal bolero alla guaracha, il jazz e il son.
Graciela non si è mai sposata, non ha avuto figli, però ha avuto tanti figliocci e ha aiutato tante persone.
Secondo Ivan Acosta, di Latin Jazz USA e produttore del documentario “Cándido Manos de Fuego“, dove l’artista appare insieme al percussionista Cándido Camero, con la scomparsa di Graciela il mondo della musica perde una delle pioniere del genere latino.
“Graciela è stata la prima donna latina ad essere riconosciuta negli Stati Uniti come cantante di un’orchestra di Jazz, distinguendosi per le sue brillanti attuazioni con le orchestre di suo cognato, Mario Bauza, il pioniere del jazz latino, e con quella di suo fratello, Machito. Nel 2006, presso il Club Birdland di Manhattan, la nostra organizzazione la premiò con il Latin Jazz USA Chico O’Farrill Lifetime Achievement Award, un riconoscimento che per 20 anni abbiamo dato solo a luminari del jazz latino, fra questi Tito Puente.”, segnala Acosta.
Acosta ricorda Graciela come una donna ricca d’umore, e racconta che l’ultima volta che la vide, alla tertulia de Lupe, la vedova di Chico O’Farrill le domandò che cosa stesse prendendo per i dolori e lei le rispose: “Whisky, molto whisky”.
Nonostante la sua salute fosse precaria, Graciela aveva continuato a cantare. Acosta dice che l’aveva vista cantare per l’ultima volta nell’ottobre del 2009, al Birdland, per l’anniversario di Chico O’Farrill. In quell’occasione aveva cantato alcuni boleros seduta sulla sua sedia a rotelle.
“La ricorderò come una donna con un buon senso dell’umorismo, un’attitudine molto positiva verso la vita, e un sorriso radioso”, continua Acosta.
Anche Candido Camero, il percussionista di 88 anni che aveva suonato con Graciela nell’orchestra di Mario Bauza e Machito negli anni 40, era molto addolorato.
Camero ricorda: “Lei fu molto benvoluta e ammirata in tutto il mondo.Questa è una grande perdita. Ci mancherà moltissimo. Io la conobbi al Cabaret La Conga, nel 1946, mentre cantava nell’orchestra di Machito e Mario Bauza. Da allora siamo diventati ottimi amici. Abbiamo partecipato insieme a concerti e registrazioni di dischi.”
È stato proprio con Candido Camero che Graciela ha fatto la sua ultima registrazione, il disco chiamato “Cándido & Graciela, Inolvidable” è stato nominato per il Grammy come miglior album nella categoria “Musica Tropicale” nel 2005.
Candido descrive Graciela come una donna allegra, sentimentale, gentile, che amava aiutare la gente: “tutti i venerdÌ ci riunivamo a casa sua a ascoltare musica e a parlare dei vecchi tempi. Il mondo ha perso la regina del jazz latino”.
Graciela Grillo, Anacaona 1930s, Machito 1940s
Bobby Sanabria, che fu batterista dell’orchestra di Mario Bauza e che registrò tre dischi con Graciela, rivela che con la morte dell’artista si perde una delle migliori interpreti della musica afro-cubana.
“Lei è stata la pioniera, prima di Celia Cruz e della Lupe.Grazie a lei si sono aperte le porte per molte cantanti che arrivarono dopo. La sua morte è una grande perdita.”
Graciela Pérez era la sorella minore di Machito (Frank Grillo), e arrivò a New York nel 1942 dopo essere stata per cinque anni con l’Orquesta Anacaona di Cuba. Graciela restò con l’orchestra di Machito per più di venti anni come una delle vocaliste principali, convertendosi nell’artista femminile più importante dell’era del mambo, cosa che la fece entrare nella Internatinal Latin Music Hall of Fame (ILMHF).
Successi come “Sí, sí, no, no” e “¡Ay José!”, fra gli altri, furono successi mondiali. La cosa che definiva l’arte di Graciela era la sua chiara dizione, il fraseggio eccellente, la confidenza con se stessa, il suo senso dell’umorismo, il sentimento naturale e la capacità di interpretare le parole come se stesse raccontando una storia. “Io non canto solo per cantare”, disse ai giornali per i festeggiamenti dei suoi 90 anni. “Bisogna lasciare un tempo alla canzone per comprendere e esprimere il significato dei suoi testi. Oggi questo non succede. Inoltre, non c’è nemmeno bisogno di avere una gran voce. Guardate Nat King Cole. Diventò un gran cantante perchè riuscì a esprimere le proprie canzoni senza gridare ma come se stesse tenendo una conversazione”.
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NUEVA YORK.— El mundo de la música está de luto. Graciela Pérez Grillo, la Reina del Jazz Afro-cubano, falleció la madrugada del miércoles en el hospital Cornell de Manhattan. Tenía 94 años de edad. Mappy Torres, su amiga y secretaria personal, quien estuvo con ella a la hora de su muerte, reveló que Graciela murió muy tranquila, sin dolores, con el instrumento musical que tocó toda su vida: las claves.
“Y protegió hasta el último minuto su garganta, no permitiendo que le colocaran tubos para ayudarla a respirar. Tampoco permitió que le hicieran diálisis”, informó Torres. Graciela también pidió que no la lloraran, que su cuerpo fuera cremado y que se hiciera en su honor una gran celebración, la cual se realizará a fin de mes en la Iglesia del Jazz, localizada en la calle 53 y la avenida Lexington, en Manhattan.
“Graciela fue la más versátil y la más completa de las cantantes cubanas. Recorrió todos los géneros, el bolero, la guaracha, el jazz, el son…”, dijo Torres. “Ella nunca se casó, no tuvo hijos pero tuvo muchos ahijados y ayudó a mucha gente”, agregó. Iván Acosta, de Latin Jazz USA, productor del documental “Cándido Manos de Fuego”, donde la artista aparece junto al percusionista Cándido Camero, dijo que con la muerte de Graciela Pérez el mundo de la música perdió a una de las pioneras del género.
“Graciela fue la primera mujer latina en ser reconocida en los Estados Unidos como cantante de una orquesta de jazz”, dijo Acosta. “Se distinguió por sus brillantes actuaciones con las orquestas de su cuñado, Mario Bauza, el pionero del jazz latino, y la de su hermano, Machito. En 2006, en el club de jazz Birdland de Manhattan, nuestra organización le concedió el Latin Jazz USA Chico O’Farrill Lifetime Achievement Award, un reconocimiento que por 20 años hemos estado concediendo a luminarias del jazz latino, entre ellos Tito Puente”, señaló.
Acosta recuerda a Graciela como una mujer con mucho humor, y contó que la última vez que la vio, en la tertulia de Lupe, la viuda de Chico O’Farrill, le preguntó qué estaba tomando para los dolores de artritis, y la cantante le contestó: “Whisky, mucho whisky”.
Pese a su mal estado de salud, Graciela nunca dejó de cantar. Acosta dijo que la última vez que la vio con el micrófono fue en el Birdland, en octubre de 2009, en el aniversario de Chico O’Farrill, y Graciela cantó algunos boleros en su silla de ruedas.
“La recordaré como una mujer con buen sentido del humor, una actitud muy positiva ante la vida, y una sonrisa de labio a labio”, dijo el productor de jazz latino.
Otro que estaba muy apenado ayer por la muerte de Graciela era el percusionista Cándido Camero, de 88 años, quien tocó con Graciela en la orquesta de Mario Bauza y Machito en los 40.
“Ella fue muy querida y admirada por todos en el mundo entero. Es una gran pérdida. La vamos a extrañar mucho”, dijo Camero, vía telefónica.
Fue precisamente junto a Cándido Camero que Graciela hizo su última grabación, “Cándido & Graciela, Inolvidable”, la cual fue nominada a un Premio Grammy, por mejor álbum de música tropical, en 2005. “Yo la conocí en el Cabaret La Conga, en 1946, cantando en la orquesta de Machito y Mario Bauza. Desde entonces fuimos muy buenos amigos. Participamos juntos en grabaciones y conciertos”, dijo Camero. El percusionista describió a Graciela como una mujer alegre, sentimental, bondadosa, que le gustaba ayudar a la gente.
“Todos los viernes nos reuníamos en su casa a escuchar música y a hablar de los viejos tiempos. El mundo perdió a la reina del jazz latino”, lamentó Camero.
Bobby Sanabria, quien fue baterista de la orquesta de Mario Bauza y grabó tres discos con Graciela, dijo que con la muerte de la artista se perdió a una de las mejores intérpretes de la música afro-cubana.
“Ella fue la pionera, antes de Celia Cruz, que La Lupe. Ella fue la que abrió las puertas a las cantantes que llegarían después. Lamentamos su muerte”, dijo Sanabria.
Graciela Pérez era la hermana menor de Machito (Frank Grillo), y llegó a Nueva York en 1942 después de haber estado durante cinco años en la Orquesta Anacaona de Cuba. Graciela participó en la banda por más de 20 años como una de las vocalistas principales, convirtiéndose en la artista femenina más importante de la era del mambo, por lo cual fue ingresada al New York’s International Latin Music Hall of Fame (ILMHF).
Éxitos como “Sí, sí, no, no” y “¡Ay José!”, entre otros, se escucharon con su voz en todo el mundo. Lo que definía el arte de Graciela era su clara dicción, fraseo excelente, confianza en sí misma, sentido del humor, sentimiento natural y la capacidad de entregar una letra como si estuviera contando una historia. “Yo no canto sólo para cantar”, dijo a los medios cuando cumplió 90 años. “Hay que dar un tiempo de la canción para entender y expresar su letra también. Hoy en día eso no sucede. Además, usted no necesita una gran voz tampoco. Mira a Nat King Cole. Se convirtió en un gran cantante porque expresó sus canciones, no con gritos, sino por cantar como si estuviera teniendo una conversación”, agregó.
Orquesta Zodiac: partecipa al Dia Nacional de la Salsa e lancia il nuovo disco
18 Marzo 2010
L’orchestra Zodiac si esibirà questa domenica durante l’evento “Dia Nacional de la Salsa” che si celebrerà presso lo stadio Hiram Bithorn di Portorico.
“Recordar es vivir” (Ricordare è vivere). Con queste parole Paquito Pérez, direttore dell’orchestra Zodiac ha riassunto quello che sarà il concerto di domenica prossima durante il Dia Nacional de la Salsa.
Durante l’evento la Zodiac suonerà alcuni fra i suoi principali successi come “Panteón de amor”, canzone che fu lanciata ben 37 anni fa.
Panteón de amor
Pérez ha inoltre aggiunto: “l’orchestra Zodiac continua a suonare nelle feste patronali per tutta l’isola e una delle canzoni più richieste è proprio “Panteón de amor. La cosa che ci sorprende maggiormente è che la cantano generazioni diverse ed in particolare i più giovani”.
La Zodiac, diventata popolare negli anni settanta, oggi è diventata un’orchestra di culto. In occasione del Dia Nacional de la Salsa includerà alcuni membri originali. “Sarà una grande sorpresa per tutti” ha ribadito Pérez.
Le canzoni che non potranno mancare saranno “Tremendo problema”, “El adiós”, “Mi guitarra” e “Pa’lante”.
A quanto pare non divideranno il palco con altri artisti, però nel Dia Nacional non si può mai dire mai e per questo motivo si può sperare in qualche sorpresa.
I salseri saranno anche felici di sapere che l’orchestra Zodiac sta lavorando al nuovo disco.
Continua Pérez intervistato da El Vocero: “Abbiamo già registrato tre canzoni. Essendomi ritirato da maestro, le sto facendo io. Sono boleros come quelli che si facevano una volta, tipo Tito Rodriguez e Vicentico Valdés. Ovvero boleros con big band. L’altra canzone è un bolero-son accompagnato (come sempre) dall’orchestra”.
I titoli al momento sono “Remember”, “Reconozco” e “Cuando tú no estás”.
Il disco includerà anche del jazz che sarà mischiato alla salsa. “Ha un arrangiamento inusuale, sarà qualcosa di nuovo ma manterrà lo stile della Zodiac. Gli stili non cambiano. La cosa diversa è che adesso c’è più armonia”, ha ribadito Pérez, (che è anche un compositore) che spera che il progetto possa essere pronto per il prossimo anno.
Il timbalero che aveva suonato in alcune fra le più famose orchestre di salsa è deceduto il 1 Marzo 2010 a 75 anni.
4 Marzo 2010
di Martin Cohen
Mike Collazo presso il Palisades Park, NJ. Verso il 1976 Foto di Martin Cohen
Non conosco un altro timbalero che abbia lavorato con tante orchestre importanti come Mike Collazo. Quando aveva 14 anni, Mike inizia a studiare con Ubaldo Nieto, il timbalero dell’orchestra di Machito. A seguire Mike studia alla “New York City High School” e successivamente alla scuola di Disegno Industriale, insieme ai musicisti Orlando Marín e Joe Quijano. È proprio in questo periodo che Mike introduce Orlando nella musica latina. Probabilmente l’alunno più famoso di questa scuola secondaria è il cantante Tony Bennett.Dopo essersi diplomato alla scuola secondaria, Mike entra nella scuola di musica del quartiere di Manhattan, il tempo necessario per imparare a leggere la musica. Questa abilità gli darà l’opportunità di registrare molti dischi e jingles.La sua prima e grande opportunità arriva quando si unisce alla banda del cantante cubano Marcelino Guerra. Già all’età di 18 anni entra a far parte dell’orchestra di un altro cantante cubano, Vicentico Valdés con la quale rimane fino a quando non viene reclutato nell’esercito all’età di 23 anni.
Orlando Marin, Nicky Marrero, Jimmy Delgado e Mike Collazo. Foto di Martin Cohen
Al ritorno dal periodo nell’esercito, Mike suona con l’orchestra La Perfecta di Eddie Palmieri (una delle mie orchestre preferite di ogni tempo). Uno dei primi luoghi dove iniziano a suonare è Che José, nella Calle 77 a New York. Ero solito andare in questo club per portare le mie nuove campane che avvolgevo in una borsa di carta marrone, affinchè i musicisti potessero provarle. Ho conosciuto Mike in questo periodo.
All’inizio della sua carriera dissero a Mike che Tito Rodríguez aveva bisogno di un timbalero per la sua orchestra, però lui rifiutò perchè non si sentiva ancora pronto in quanto inesperto per suonare in una banda così importante.
A quei tempi avere l’opportunità di suonare in una di queste grandi orchestre era un vero evento, in virtù del fatto che i loro musicisti potevano continuare a suonare in queste bande per uno spazio di tempo lungo da 10 a 15 anni. Capitava che qualcuno dovesse morire per essere sostituito. Nel caso di Tito Rodríguez, fu il suo timbalero, Papi Paganni – un gran musicista, secondo quanto affermato dallo stesso Collazo – che fu obbligato a lasciare l’orchestra per motivi personali e fu così che Mike prese il suo posto. Ed effettivamente restò con la sua orchestra per 5 anni.
Dopo aver suonato con Tito Rodríguez, Mike entrò nell’orchestra di un altro gigante, Ricardo Ray, gruppo che fu molto popolare negli anni settanta. Un assolo di timbal che Mike suonò nell’album “Aguzate” lo rese famoso come eccellente timbalero. Prima di essere chiamato per questo lavoro, Mike aveva il compito di marcare il tempo, però non aveva ancora avuto l’opportunità di mostrare le sue doti di solista. Ancora oggi Mike è famoso in paesi come la Colombia per le sue ingegnose esecuzioni e per la bellissima descarga di questo album. Quando domandai a Eddie Montalvo di parlare di Mike, il suo primo ricordo andò proprio a questo album, che secondo lui marcò un’era nella musica latina.
Negli ultimi 15 anni Mike è stato un membro della Orquesta Broadway, la mitica charanga di New York. Un’altro dei miei gruppi preferiti. Dal punto di vista personale, Mike era un gran padre e nonno, un vero cavaliere in ogni momento. Sempre attento e sensibile verso tutti.
Mike Collazo, in primo piano, seduto nell’auto. Cortesia di Reynaldo
Mike è deceduto il 1 Marzo del 2010. Fonte: Martin Cohen / Herencia Latina
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No conozco de otro timbalero que haya trabajado con tantas bandas importantes como Mike Collazo. A la edad de 14 años, Mike comenzó a estudiar con Ubaldo Nieto, el timbalero de la Orquesta de Machito. Luego Mike estudió en «New York City High School» y posteriormente en la Escuela de Diseño Industrial, junto a los músicos, Orlando Marín y Joe Quijano. Fue durante este período que él introdujo a Orlando a la música latina. Probablemente el alumno más famoso de esta escuela secundaria lo es el cantante Tony Bennett.
Después de graduarse de la escuela secundaria, Mike asistió a la Escuela de Música del Condado de Manhattan, el tiempo suficiente para aprender a leer música. Esta habilidad le dio la oportunidad de grabar muchos discos y jingles.
Su primera y gran oportunidad llegó cuando se integra a la banda del cantante cubano Marcelino Guerra. Ya a la edad de los 18 años se unió a la banda de otro gran cantante cubano Vicentico Valdés. Se quedó con esta banda hasta que fue reclutado en el ejército a la edad de 23 años.
A su regreso del ejército, Mike actúa con la Orquesta la Perfecta de Eddie Palmieri —una de mis bandas favoritas de todos los tiempos. De los primero lugares donde tocaron fue en un club ubicado en la calle 77 en Nueva York con el nombre de Che José. Yo solía llevar a este club, mis nuevos cencerros en unas bolsas de papel marrón para que los músicos los evaluaran. Mike me recuerda desde esta época.
A principios de su carrera, le comentaron a Mike que Tito Rodríguez necesitaba un timbalero para su banda, pero él declinó porque sentía que aún era demasiado inexperto. Para aquellos días era un evento muy especial cuando se presentaba un trabajo en alguna de estas grandes bandas, dado a que sus «Sidemen» estaban acostumbrados a mantenerse en estas bandas por un espacio de 10 a 15 años. Normalmente alguien tendría que morir antes de que su silla musical fuera reemplazada. En el caso de Tito Rodríguez, fue su timbalero, Papi Paganni —un gran músico, en palabras Collazo—, quien tuvo que abandonar su trabajo por motivos personales y fue entonces que Mike tomó su lugar. Y en efecto, se quedó con Tito Rodríguez por 5 años.
Después de la banda de Tito Rodríguez, Mike se unió a la banda de otro gigante, Ricardo Ray que fue muy popular en la década de 1970. Un solo de timbal aportado por Mike en el álbum Agúzate le dio el prestigió como un excelente timbalero. Antes de ser llamado para este trabajo, Mike se encargaba de marcar el tiempo, pero no había tenido la oportunidad de demostrar sus dotes de solista. Incluso, al día de hoy, a Mike se le reconoce sus ingeniosas ejecuciones y su bien lograda descarga de este álbum en países como Colombia. Cuando le pregunté a Eddie Montalvo que hablara de Mike, su primer pensamiento fue la de este álbum que le parecía que definió una era en la música latina.
En el aspecto personal, Mike es un gran padre y abuelo, un caballero en todo momento. Siempre está atento y sensible a los demás. Mi querido amigo, el bajista Eddie «Gua Gua» Rivera, me dijo que su hermana, le confirmó a la fecha, que Mike es un caballero.
Il percussionista e cantante di salsa e plena muore per un infarto.
3 Febbraio 2010
Il musicista e cantante Giovanni Lugo, uno dei percussionisti più esperti del paese, è scomparso questa mattina, a causa di un infarto, presso l’Ospedale Hima San Pablo di Bayamón (Portorico), secondo quanto è stato riferito all’agenzia Inter News Service dalla sua compagna Edith Bloncourt.
Due mesi fa, all’artista di 47 anni d’età, era stato diagnosticato un cancro al pancreas con metastasi al fegato.
Da quel momento, la sua saluta era rapidamente peggiorata, aveva perso l’appetito e iniziato a dimagrire al punto che non aveva ormai più le forze per suonare e cantare.
Martedì era giunto all’ospedale insieme alla sua compagna per ricevere il trattamento di chemioterapia, quando all’improvviso aveva iniziato a sentirsi male. Le sue condizioni sono quindi peggiorate fino al triste epilogo.
Fonte: Hiram Guadalupe Pérez / Inter News Service
Español
El músico y cantante Giovanni Lugo, uno de los percusionistas más versados del país, falleció a la 1:35 de esta madrugada, víctima de un infarto, en el hospital Hima San Pablo de Bayamón, según informó a Inter News Service su compañera Edith Bloncourt.
Hace dos meses, el artista de 47 años de edad, fue diagnosticado con cáncer en el páncreas con metástasis en el hígado.
Desde entonces, su salud comenzó a desmejorar rápidamente, perdió el apetito, bajo más de 50 libras de peso y minaron sus fuerzas para continuar tocando y cantando.
Ayer, martes, el destacado cantante de salsa y plena acudió en horas de la mañana junto a su compañera al hospital para recibir su primera quimioterapia con el doctor Chiesa, más antes de iniciar el tratamiento comenzó a vomitar.
“Tan pronto llegamos (al hospital) se puso mal, empezó a vomitar mucho, el médico lo envió rápido a emergencia y de allí lo recluyeron en intensivo. Tuvo muchos episodios corridos; le bajó la presión, le subió el azúcar y estuvo así todo el día hasta la madrugada. Yo le estuve hablando y acariciándolo todo el tiempo y en un momento, mientras le hablaba, vi que sus ojos se voltearon y murió en mis brazos”, narró con tristeza y en sollozos Bloncourt, compañera de Lugo por más de nueve años.
Los restos de Giovanni Lugo serán velados en la funeraria Guaynabo Memorial una vez concluya el protocolo del Instituto de Ciencias Forenses.
Bloncourt indicó que su cuerpo será cremado y sus cenizas se esparcirán en Orocovis, en una ceremonia musical en la que dominará la música típica y la plena, como fue su voluntad.
Fuente: Hiram Guadalupe Pérez / Inter News Service
Dopo quattro anni, l’autrice di “Dicen que soy” prepara il suo nuovo album discografico. Inoltre si prepara per un concerto il 13 Febbraio alla Videna di San LuisSono passati quattro lunghi anni dall’ultimo disco della India e finalmente dopo una lunga pausa ha deciso di tornare nuovamente in uno studio di registrazione. In questi anni comunque La India non è stata ferma, realizzando concerti e apparizioni in tutto il mondo. “Per questo motivo ho smesso di registrare nuovi brani, sentivo che dovevo cambiare”, afferma la cantante dall’Italia, dove si trova per realizzare collaborazioni con artisti locali.
Ci racconta che adesso le cose sono cambiate. È tornata a lavorare con Sergio George, lo stesso produttore di “Dicen que soy”, ancora oggi il suo più grande successo; e afferma che ha trovato l’ispirazione che stava cercando da tanto tempo. “Questi ultimi anni sono stati importanti perchè sentivo la vibrazione e la reazione del pubblico verso la mia musica. Senza dubbio loro volevano già un mio nuovo disco. C’era già un forte desiderio di ascoltare qualcosa di nuovo della India”.
Franca, sincera e diretta, la cantante portoricana cresciuta nel Bronx di New York rivela che per tornare a lavorare con George sono dovute accadere una serie di situazioni che stavano per finire in tragedia. “Poco dopo il lancio di “Dicen que soy”, mentre stavamo preparando il disco successivo, Sergio ed io abbiamo avuto da ridire. Lui voleva che io cantassi in un modo, mentre io preferivo farlo in un altro. Per questo si arrabbiò con me, mi disse che lui era il produttore e che io dovevo ascoltarlo e se ne andò dallo studio di registrazione per non tarnarci più”.
IL NUOVO INCONTRO CON IL PRODUTTORE MUSICALE
Anche se le sue successive produzioni l’hanno vista vincitrice di numerosi dischi d’oro e di un triplo disco di platino, nessuna di queste è rimasta impressa nella memoria della gente come quelle prodotte con Sergio George, fra le quali ricordiamo “Ese hombre” e “Vivir lo nuestro”, canzone cantata insieme a Marc Anthony. “Durante questi ultimi quattro anni, Sergio ha vissuto una serie di cose molto forti nella sua vita. Ha subito un’incidente automobilistico che stava per ucciderlo. Dopo essere guarito, la sua vita è cambiata. Mi ha chiamata di nuovo e mi sono subito resa conto che era diverso da prima. Adesso sono onorata di poter lavorare nuovamente con lui, perchè il rispetto che nutrivo nei suoi confronti non è mai cambiato”.
Con il nuovo disco in preparazione, la cantante conferma che riprenderà con decisione il cammino della salsa, senza però lasciare da parte il suo stile sonero che la caratterizza: “Voglio improvvisare molto, questo mi piace. La maggior parte delle canzoni le ho scritte io. La sorpresa è che canterò una canzone molto conosciuta di Juan Gabriel, che piacerà molto. Il resto è molto “sabroso”. Non vogliamo dimenticarci della salsa. Gli arrangiamenti e l’energia messe dentro questa registrazione sono incredibili”.
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Luego de cuatro años, la autora de “Dicen que soy” prepara su novena placa discográfica. Ella ofrecerá un concierto el 13 de febrero en la Videna de San Luis Jueves 28 de enero de 2010 – 10:08 amPor: Diego Pajares. Pasaron cuatro largos años para que La India hiciera una pausa y volviera a entrar al estudio de grabaciones. Cuatro años que llenó de conciertos y presentaciones alrededor del mundo. “Soy una artista a la que le gusta sentir inspiración. Por eso dejé de grabar un tiempo, porque sentí que terminé haciendo la misma música”, afirma la cantante desde Italia, donde se encuentra realizando colaboraciones con artistas de ese país.
Nos comenta que ahora las cosas son diferentes. Ha vuelto a trabajar con Sergio George, el mismo que produjo “Dicen que soy”, su más exitosa placa hasta el día de hoy; y afirma haber encontrado la inspiración que estuvo buscando todo este tiempo. “Estos últimos años han sido importantes porque sentí la vibración y la reacción del público a mi música. Sin embargo, ellos ya pedían un nuevo disco. Hay hambre y muchos deseos de escuchar algo nuevo de La India”, dice.
Franca, sincera y directa, la boricua crecida en el Bronx de Nueva York revela que para volver a trabajar con George tuvieron que suceder una serie de situaciones que llegaron a rozar la tragedia. “Un tiempo después de lanzar “Dicen que soy”, cuando preparábamos el siguiente disco, Sergio y yo discutimos. Él quería que cantara una canción de una manera, mientras que a mí me parecía que era mejor de otra forma. Se molestó, me dijo que él era el productor y que debía escucharlo, pero terminó saliendo del estudio para no regresar más”.
SE REENCONTRÓ CON SU PRODUCTOR MUSICAL
Aunque sus siguientes producciones la hicieron merecedora de discos de oro e incluso de un triple disco de platino, ninguna de ellas quedó tan marcada en la memoria de la gente como aquella que produjo con George, de la cual se desprenden éxitos como “Ese hombre” y “Vivir lo nuestro”, tema que cantó a dúo con Marc Anthony. “Durante estos últimos cuatro años, Sergio pasó por cosas muy fuertes en su vida. Sufrió un accidente automovilístico que casi lo mata. Cuando se mejoró, su vida cambió. Me volvió a llamar y al instante noté que era diferente. Ahora es un honor volver a trabajar con él, porque el respeto que le tengo nunca lo perdí”, confiesa, feliz, La India.
Con su nuevo disco en camino, la cantante señala que retomará con fuerza la salsa, pero sin dejar de lado ese estilo sonero que la caracteriza. “Voy a improvisar mucho, eso me gusta. La mayoría de canciones son de mi autoría. La sorpresa es que cantaré una canción no muy conocida de Juan Gabriel, la cual estará muy buena —adelanta—. Lo demás está muy sabroso. No queremos olvidarnos de la salsa. Los arreglos y la energía puesta en esta grabación es increíble”.
EL DATO
Los fanáticos de la salsa podrán celebrar, pues el sábado 13 de febrero La India participará en el Festival Salsa con Amor, que se realizará en la Videna de San Luis, al lado de artistas como Frankie Negrón y el experimentado Grupo Niche.