Ruben Blades

Impressioni dei musicisti (Ruben Blades, Willie Colon) sul film “El Cantante”

Le recensioni de LaSalsaVive

Impressioni dei musicisti (Ruben Blades, Willie Colon) sul film “El Cantante”

Traduzione a cura di “Cafè Caribe” e “Max Chevere”

Tratto dal blog di Ruben Blades

Ruben Blades parla del film “El Cantante”

Queste sono domande molto difficili io credo che sia molto difficile accontentare le persone che hanno già un’idea di come era o di come doveva essere conosciuta la persona che aveva ispirato in tante persone l’affetto per la sua musica; io non credo che il film potesse avere la minima possibilità di accontentare tutti. Probabilmente alcune persone speravano di poter vedere un film che parlasse dello sviluppo della musica di Hector Lavoe e Willie Colon e della musica salsa a NY e forse si aspettavano di sapere quali furono le motivazioni che portarono Lavoe all’utilizzo di sostanze stupefacenti.

Io penso che il film dipinga la realtà di un momento e dal punto di vista musicale ritengo che sia uno dei film che ha saputo meglio riportare il clima che si respirava nei concerti, la vitalità, la musica è ben registrata; per quanto riguarda l’aspetto personale di Hector avrebbero potuto andare anche in altre direzioni, però io ho sempre saputo che non sarebbe stato facile e che comunque non avrebbe potuto accontentare tutti perchè ognuno avrebbe voluto vedere uno dei diversi aspetti di Hector.

Da un altro lato Marc Anthony ha fatto un buon lavoro come attore e Jennifer come attrice; ci sono persone che hanno criticato la sovraesposizione di Jennifer rispetto a Marc, è un po’ come quando mi chiedono qual è per me la canzone più bella o il miglior cantante ed io rispondo sempre: “quello che a voi piace di più”. E’ possibile e questo lo dico con una volontà costruttiva e dopo l’uscita del film, sarebbe stato bello se si fosse parlato del processo dello sviluppo dell’idea, perchè molti di quelli che mi hanno scritto hanno giustamente detto che gli sarebbe piaciuto sapere come Hector arrivò alla fama, chi fu che lo portò a quei livelli. E non è una questione di colpevolizzare chi ha realizzato questo film, perchè qualsiasi persona che cercasse di scrivere la vita di una persona, specialmente di una personalità così complessa come Hector, non potrà mai riuscire a condensare tutto questo, o quanto meno sarebbe molto difficile condensare questa complessità in un film di meno di due ore. Così che io credo che la critica in alcuni casi sia stata troppo forte e negativa; io non credo che nè Marc nè Jennifer abbiamo voluto in nessun momento mancare di rispetto a Hector.
Questa è un’ assurdità.

A mio parere loro hanno semplicemente voluto realizzare qualcosa per ricordare che Hector visse e che ebbe questa carriera. Io dico sempre alle persone che artisti come Hector Lavoe, come Celia Cruz, Ray Barretto, Ismael Rivera, Tite Curet, Pete el Conde, Tito Puente, Santo Colon o La Lupe, non muoiono mai, continuano sempre a vivere con la loro musica.
Per questo motivo io penso che una delle intenzioni di Marc e Jennifer era quella di fare in modo che Hector non fosse dimenticato, ed un modo per farlo era quello di realizzare un film, un’opera destinata ad un largo numero di persone.
Ed è comprensibile che il film non abbia potuto raccontare tutti gli aspetti della vita di Hector, questo ci può stare, però questo non vuol dire che lo hanno fatto in malafede, perchè questo non è certo, ed io credo che sia Marc che Jennifer hanno sempre avuto rispetto e ammirazione per Hector e che questo film lo hanno fatto con il solo fine di ricordare e far conoscere meglio la vita di Hector.

Molte persone mi hanno chiesto come nacque la canzone “El cantante” per Hector, ed io francamente non me lo ricordo.
Mi ricordo che mi chiesero di fare una canzone per Hector, perchè stava avendo dei problemi in quanto le sue vendite stavano cominciando a decadere. Questo è quel che mi ricordo.
La canzone l’avevo già fatta, era già stata scritta e dovevo registrarla con Willie Colon con cui anche Hector stava collaborando in quel periodo e mi resi conto che realmente la canzone era più adatta a Hector che non a me, perchè la sua vita dava un’autenticità alla canzone, una cosa che io non avrei potuto dare a quella canzone.
La mia vita all’epoca, come oggi del resto, non era una vita di scandali, non avevo problemi di droga o altri problemi simili, invece c’era un elemento tragico che dava autenticità all’interpretazione di Hector.

Così pensai che quella canzone avrebbe potuto aiutarlo e gliela diedi, alcune persone pensano che io gliela feci interpretare perchè a me non piaceva.
Questo è falso.
Se non mi fosse piaciuta non gliela avrei mai data, piuttosto avrei negato di averla fatta.

Se qualcuno mi chiede una canzone ed io penso che non sia adatta al suo stile, gli rispondo che non ho nulla da dare.
Per questo motivo le persone che hanno scritto queste cose lo hanno fatto solo perchè non sapevano cosa scrivere, o perchè hanno del veleno in corpo.
Se io non avessi voluto dare la canzone a Hector non gliela avrei data, punto.
Però io sapevo che lui l’avrebbe cantata meglio di me, sapevo che quella canzone era nata per lui e dissi a Willie Colon, questa è la canzone, dalla a Hector.
Poi i dettagli non me li ricordo, sono passati trent’anni, ma quel che importa è che gli diedi la canzone e che lui la cantò e interpretò meglio di quanto io avessi potuto fare.
Lo feci solo per aiutarlo e la canzone lo aiutò, anche se alla fine i demoni ebbero la meglio sui buoni consigli.
Però sarà ricordato per sempre con affetto e con rispetto.
El Cantante interpretata da Ruben Blades e Willie Colon

El Cantante interpretata da Hector Lavoe

WILLIE COLON parla del film
Traduzione a cura di Jimi

I creatori di El Cantante hanno sprecato una buona opportunità di fare qualcosa di veramente importante per la nostra comunità. La vera storia doveva essere quella di Hector Lavoe in lotta contro gli ostacoli frapposti da un’industria discografica ostile, che sfruttava gli artisti con il suo carisma e il suo talento. Invece hanno fatto un altro film su due tossici portoricani.

L’impatto della droga nell’industria dell’intrattenimento non è nulla di nuovo, basta guardare Britney Spears, Lindsay Lohan e Whitney Houston ai giorni nostri. Io penso che Lavoe meritasse il riconoscimento che il film pretendeva falsamente di dargli.

Comunque, in quanto sono uno che ha dato consigli ai produttori, è dolorosamente ovvio che essi non hanno capito che cosa lo ha reso così importante: è stata la musica, è stato il suo talento. Non hanno compreso o rispettato quanto è stata veramente importante questa musica per la gente di tutto il mondo.

E’ difficile capire come due individui nel business musicale come Marc e Jennifer non si rendano conto del danno e delle conseguenze di promuovere solo il lato negativo della nostra cultura musicale latina.

Sono stato molto deluso dal vedere come non ci sia stato il minimo sforzo di correggere quelli che io considero gravi errori cronologici e fattuali. Allo stesso modo una storia sbagliata era stata narrata in The Capeman, con risultati economici disastrosi.

Dopo la prima di El Cantante a Puerto Rico ci sono state parecchie dichiarazioni di protesta da parte di persone che avevano supportato e partecipato al progetto finchè non hanno visto il film. Le lagnanze non sono state del tipo della favola della volpe e dell’uva, o per dare addosso a Marc e J.Lopez, ma per un senso di tradimento e di delusione.
Tutti noi siamo coinvolti nel mondo che questo film rappresenta.

Per molti di noi la speranza che la nostra vera storia venisse finalmente raccontata è tramontata con la versione finale di questo film.

Willie Colón

Español

EL CANTANTE por Willie Colón

Fuente: Agencias Internacionales

Los Creadores de El Cantante perdieron una oportunidad de hacer algo de aplicabilidad para nuestra comunidad. La historia verdadera estuvo acerca de Héctor luchando con su carisma y el talento los obstáculos de una industria no-sostenedor que se aprovecha del artista. En lugar ellos hicieron otra película sobre dos drogadictos boricuas.

El impacto de drogas en la industria de entretenimiento no es nada nuevo; miren a Britney Spears, Lindsay Lohan y Whitney Houston hoy.

Pienso que Héctor merece el reconocimiento que la película fingió darle. Sin embargo, como alguien que aconsejó a los productores, es dolorosamente obvio que ellos no entendieron lo que lo hizo tan importante. Fue la música. Fue su talento. Ellos no entendieron ni respetaron la importancia verdadera de nuestra música a personas alrededor del mundo.

Es difícil de comprender cómo dos individuos que están en el negocio de la música como Marc y Jennifer no están enterados del daño y las consecuencias de promover sólo el lado negativo de nuestra cultura.

Fui desilusionado que no se hizo un esfuerzo mínimo corregir lo que sentía fueron los errores graves, cronológicos y basados en hechos. Esto me dice que ellos hicieron con toda prontitud el libreto más sencillo y cliché para hacer una película rápidamente.

Después del lanzamiento de El Cantante en Puerto Rico hubieron varias declaraciones de protesta por personas que habían apoyado y tomado parte en el proyecto hasta ellos lo vieran.

Las quejas no se tratan de envidia ni de atacar a J-Lo y Marc pero de un sentido de traición y desilusión, todos estamos invertidos en el mundo que esta película representa. Para muchos la esperanza de que nuestra historia fuera finalmente contada se hundió en el horizonte con la versión final de esta película.

Perdónalos Héctor

Willie Colón

English

The Creators of El Cantante missed an opportunity to do something of relevance for our community. The real story was about Hector fighting the obstacles of a non-supportive industry that took advantage of entertainers with his charisma and talent. Instead they did another movie about two Puerto Rican junkies.

The impact of drugs in the entertainment industry is nothing new; look at Britney Spears, Lindsay Lohan and Whitney Houston today. I think Hector deserves the recognition the movie pretended to give him.

However, as someone who advised the producers, it’s painfully obvious that they didn’t understand what made him so important. It was the music. It was his talent. They didn’t understand or respect the true importance of this music to people around the world.

It’s difficult to comprehend how two individuals who are in the music business like Marc and Jennifer are not aware of the damage and the consequences of promoting only the negative side of our Latin music culture.

I was disappointed that there wasn’t a minimal effort to correct what I felt were serious chronological and factual errors. Similarly, the wrong story was told in The Capeman with disastrous economic consequences.

After the premier of El Cantante in Puerto Rico there was several statements of protest by people who had supported and participated in the project until they saw it. Their complaints were not about sour grapes or J-lo and Marc bashing but from a sense of betrayal and disappoinment. We are all invested in the world that this movie represents.

For many of us the hope of our story finally being told sank into the horizon with the final version of this film.

Willie Colón
La mia opinione, a cura di Daikil
Stanotte non riuscivo a dormire e me lo sono visto tutto attentamente, in inglese con sottotitoli in spagnolo… : secondo me è un film meraviglioso, ben girato, con una bellissima sceneggiatura, con due bravissimi attori principali e tanti altrettanto bravi di secondo piano, con una colonna sonora semplicemente splendida.

Spero veramente che arrivi in Italia al più presto perché volerò a vederlo anche più di una volta (in questi casi il cinema è davvero insostituibile!). In particolare non trovo nessun riscontro alle critiche mosse, il film in quanto tale è sceneggiato, e muove da un’intervista fatta a “Puchi” Lavoe e quindi dal suo punto di vista, quello di una persona vicina a Hector almeno quanto i suoi amici-artisti, se non di più. Trovo perfettamente logica la centralità del problema droga, come lo è e lo sarà per film riguardanti tantissimi artisti (da Charlie Parker, nello stupendo “Bird” di Eastwood, a Jim Morrison), perché è il filo conduttore che conduce Lavoe, provato da diverse disgrazie una dietro l’altra, alla morte a 46 anni.

E lasciatemi dire che Marc Anthony è davvero eccezionale in questa sua interpretazione in cui è inquadrato quasi ininterrottamente dall’inizio alla fine del film, un’ora e 40 minuti di film, una rivelazione! E non passa inosservato il cameo di Ismael Miranda nei panni di papà Perez. A mio avviso, comunque, la figura di Hector Lavoe, così come quella di tutti gli altri artisti e come quella di tutti i protagonisti di quel periodo d’oro, esce tutt’altro che guastata da questo film che mi sembra essere più che esplicativo di quello che ha dovuto rappresentare l’esplosione del fenomeno Salsa negli anni ’70.

Dal punto di vista artistico poi tengo a sottolineare come alla già splendida colonna sonora interpretata da Marc Anthony, nel film, si aggiungano, oltre ad alcuni pezzi non latini, molte chicche veramente apprezzabili per definire ancora di più la situazione musicale dell’East Harlem di allora. Il reggaeton iniziale poi non mi pare per niente fuori luogo visto che accompagna “Puchi” poco prima di morire, mentre va a fare l’intervista da cui muove il film, con relative panoramiche dello Spanish Harlem recente.
Queste invece le chicche classiche latine inserite nel film:

“Bang Bang”
Written by Joe Cuba and Jimmy Sabater
Performed by Joe Cuba

“Que Te Pedi”
Written by Gabriel Luna De La Fuente
and Fernando Lopez Mulens
Performed by La Lupe

“Fiel”
Written by C. Curet Alonso
Performed by Santos Colon

“Soy Boricua”
Written by Robert Anglero
Performed by Bobby Valentin

“Catalina La O”
Written by Johnny Ortiz
Performed by Pete ‘Conde’ Rodriguez

“Boogaloo Blues”
Written and Performed by Johnny Colon

“Periodico De Ayer” (la sigla finale)
Written by C. Curet Alonso
Performed by Héctor Lavoe

E per finire per chi avesse ancora dubbi sulla qualità artistica del film, di seguito c’è un estratto di tutti i musicisti e ballerini che hanno partecipato a questo film che io reputo a dir poco irripetibile, fate voi… :

MUSICISTI

WILLIE COLON and HÉCTOR LAVOE’S BANDS & THE FANIA ALL STARS HECTOR ‘LA LLAVE’ LEGUILLOW, ALFREDO MARQUEZ, HUGO DURAN, VICTOR BARO, JULIO ORTIZ, PAPO PEPIN, JOEY LALA, WILLIE VILLEGAS, EDDIE ROSADO, CHIKO MENDEZ, NOAH BLES, JAIME SABATER, CARLOS ACEVEDO, CARLITO SOTO, PETE NATER, SUSAN MITCHELL, CLAUDIA CHOPEK, EDDIE VENEGAS, VICTOR GARCIA, GADWIN VARGAS, CESAR AYALA, HUMBERTO RAMIREZ, ANIBAL DEGRACIA, YSMAEL HARLOW, DOEL BURGOS, VICTOR DEFILLO SANTIAGO, RAUL A. BARRETTO, LEILA MARTINEZ, JULITO ALVARDO, CELSO CLEMENTE, ANIBAL HERNANDEZ, RYAN MALDONADO, LOU TORRES, MICHAEL MONTES, LUIS ARONA, VICTOR SANTOS, TITO ALLEN, ERBIN PEREZ, OSWALDO CARDONA, MANNY MIELES, RAY SEPULVEDA, JORGE PUPO, PUCHO MATOS, RICHIE VIRUET, EDDIE MONTALVO, YOMO TORO, GILBERT ‘EL PULPO’ COLON, SEAN GRISSOM, AMALIA DSKALAKIS, PEDRO RINCON, LUIS MARKOVICH, CHARLIE SANTIAGO, ANTONIO HERNANDEZ, WILLIAM CEPEDA, GEORGE PADILLA, RICARDO RIVERA, DUAMED COLON, NOELIA CRUZ, YAMIL OTERO, SAM HOYT, EDWIN BADEA, DAVID OQUENDO, JUNIOR RIVERA

Additional Musicians

Trombone REYNALDO JORGE, OZZIE MELENDEZ; Trumpet RAUL AGRAZ; Timbales LUIS QUINTERO, MARC QUINONEZ; Piano SERGIO GEORGE; Cuatro YOMO TORO; Congas BOBBY ALLENDE; Bongo RAY COLON, Bass JOSEB TABARES, Coro MILTON JOSE TITO

The Tosca Strings

Violin LEIGH MOHONEY, Violin TRACY SEEGER, Viola AMES ASBELL, Cello SARA NELSON, Bass JESSICA GILLIAM-VALLS, Piano, Rhodes EDSEL GOMEZ, Baby Bass ANDY GONZALES, Violin ALFREDO DE LA FE, Vocals TITO ALLEN, Trumpet BRIAN LYNCH, Trombone JIMMY BOSCH, Saxophone RON BLAKE, Batas, Percussion PEDRO MARTINEZ, Percussion LUIS QUINTERO, Drums GENE LAKE, Rhodes RAYMOND ANGRY, Tres NELSON GONZALES

Bata Group

ROLANDO RAMOS, CARLOS SANCHEZ, STEVE BERRIOS, TEDDY HOLLIDAY II, MILTON CARDONA

Boogaloo Line Dancers / Salsa Dancers

HINTON BATTLE, MICHAEL FIELDER, AISHA KOSWARA, DAVID MARQUEZ, CANDY MENA, TITO ORTOS, LIZ RAMOS, GISELA RIVERA, CARLOS SIERRA LOPEZ, EDWIN RIVERA, GRIZELLE DELVALLE, BILLY FAJARDO, LORI ANN GREENHOUSE, FLAVIA TAMARA LIVOLSI, JONATHAN MEDERO, JERRY PEREZ, GILDRED RIBOT, KELVIN ROCHE, TAMARA ORTOS, DELILLE THOMAS

New York by Claude parte 1

Le recensioni de LaSalsaVive

New York by Claude

Eccomi qua!

Debbo dire che sto viaggio è stato proprio sofferto, a partire dal fatto che dovevo farlo un anno fa, poi a Natale, e infine se non lo facevo entro il 10 Giugno avrei perso il biglietto, che era gratis e quindi era un peccato.

Tutto ha tramato contro la mia partenza, come 12 ore prima di partire, che non mi ricordavo piu il codice del bancomat: son stato tutta la Domenica ad elaborare Matrici di 2° livello e Logaritmi per giocarmi con sicurezza il secondo tentativo di codice da non sbagliare… e ce l’ho fatta… ma che paura!

DAY ONE: LA LLEGADA A NUEVA YOLL!!!

Domenica sera passo la notte su una panchina di Linate (non mi fido a prendere un taxi alle 5 del mattino: e se poi non arriva? Mica viaggio per lavoro che se perdo il posto in business posso prender quello dopo!) e alle 5.30 chiedo al check in:

“Vero che per vedere Manhattan devo mettermi a sinistra?”

E la tipa: “Non… non saprei…”

Alle 6 per togliermi la curiosità chiedo al Finanziere: “Ma quant’è il massimo di cd che posso portarmi dall’estero?” Il tipo gentilmente prima sfoglia un libro poi per non farmi perder tempo mi porta altrettanto gentilmente dal Dirigente il quale sentenzia: “Massimo 170 €, oltre a quella cifra paghi almeno l’IVA, non sull’eccedenza ma su tutto” Chiedo: “E la Siae?” E lui: “Non ci interessa la Siae, noi solo dazio e IVA”.

Ridendo sotto i baffi (avevo stanziato 500 €, in seguito sforati a 770 $), mi imbarco alle 6.55 su un aereo pieno di persone in grigio che evidentemente alle 9 hanno il primo appuntamento di business a Parigi; io là in bermuda e sandali mi faccio invece un sabroso croissant da 2,30 € 😱 e mi sottopongo all’interrogatorio della addetta della Continental (al telefono mi avevano avvertito che quella compagnia faceva i “controlli interni”)

“Bonjour, lo zainetto ce l’ho qua, la valigia è già là” E lei (rifiutando il mio francese): “Quanti colli in totale?” Penso: “1+1=2” ma rispondo: “…. due!” Lei: “La borsa sull’aereo è chiusa?” Penso: “Ma c’ho la faccia di un cretino?” ma rispondo: “… sì!” Lei: “E’ stata chiusa da chi?” Penso: “Non ho piu la mamma che mi lava e stira” ma rispondo: “… da me!”

La tipa è un po’ adirata dello stupore dipinto sul mio volto al sentire simili domande, allora converto il mio atteggiamento in ludico e trasformo il terzo grado in un utile, fantastico esercizio grammaticale:

She: “Sir, Did anybody touch your luggage after your closure?

And me: “No Madame, nobody touched my luggage after my closure!

She: “Do you carry any weapons or anything that might be used as a weapon?

And me: “No, I don’t carry any weapons, nor anything that might be used as a weapon!

L’ultima è bellissima, sentite qua:

“Do you have any cellphone with you?”

E io (serisssssimo, e molto British): “Yes, ce l’ho appeso al collo!”

Infine: “That’s all, Sir, you may now proceed to check in: have a nice trip with Continental!”

Dico: “Thank you so much!” ma penso: “Fanculo te, la Continental e tutto l’11 Settembre!”

Chiedo al check in: “Vero che per vedere Manhattan devo mettermi a sinistra?”

E la tipa: “Non… non saprei…”

E io: “Vabbè va, mi fido della mia memoria, son quasi sicuro di averlo letto sulla guide Routard”

Cavolo, sull’ala m’ha messo quella scema!!! Ue, non si vedeva una mazza da quanto grande era quell’ala, sarà stato un 747 o similare!!!

Vibrate proteste verso lo steward e cambio di posto… vicino al gabinetto e tutto il suo vaiven di persone 👿

Tutto continuava a tramare contro il mio sofferto viaggio, e a sto punto mi domandavo cosa ancora doveva succedermi…

Dopo 8 ore di lettura del libro di Rondón per cercare di capire cosa prendere tra le cose che non conoscevo, compilo un simpatico questionario verdino dell’Immigration:

Rispondere SI’ oppure in alternativa rispondere NO:

A: Avete forse voi una malattia contagiosa, problemi mentali, fisici, soffrite di tossicodipendenza o forse fate uso di stupefacenti?

Penso: “Questi vogliono che io risponda NO”

B: Entrate forse voi negli Stati Uniti con l’intenzione di lasciarvi andare ad attività criminali o immorali?

Penso: “Questi vogliono che io risponda NO”

C: Avete forse voi perpetrato, tra il 1933 e il 1945, dei genocidi in nome e per conto della Germania Nazista o di qualche suo Alleato?

D: …. (e via con amenità similari)

La bottomline è semplicemente fantastica:

“Se per caso avete risposto NO ad una o piu di queste simpatiche domande, prego contattate il piu vicino ufficio dell’Immigrazione, perché POTRESTE avere qualche problemuccio nell’ottenere il visto d’entrata. 😆😆😆😆😆😆
Dopo aver visto – giustamente – Manhattan alla mia sinistra, atterro a Newark a mezzogiorno e alle 13 circa sono già nella mitica West 110th street a cercare l’hotel del Black Harlem da mezza stella dove 3 anni fa un noto ballerino savonese alloggiò per 30 $ durante i suoi studi da Eddie Torres…

E’ lì, appena uscito dal metrò, il Park View Hotel, e ora ne capisco il nome: è proprio davanti al limite nord del Central Park; mi ci addentro notando, invero, un po’ di tipi strani, ma non ci faccio caso, cosa pretendo io da un posto da 30 $?

Arrivo bello fresco con il mio trolley da turista davanti al portiere il quale mi sentenzia: “This is a shelter” E io: “What?” E lui “A shelter, a HOMELESS shelter”.

Cavolo, non era piu un albergo, ora c’avevano messo dentro i barboni!

Gli chiedo: “Ma in questa area, conosce mica un alberghino senza pretese, tipo quello che poteva essere questo, ai tempi dei suoi massimi splendori?”

E lui: “No man…. NOT IN THIS AREA” 😱😱😱
Quel “not in this area” non era mica bello da sentire! Voglio dire, con tutto quel parlare secondo cui la borghesia bianca starebbe conquistando sempre piu Harlem a suon di nuovi condomini a prezzi piu bassi di Manhattan, che fine aveva fatto?

Persino Clinton ha messo qui i suoi uffici, l’ho letto sulla Guide Routard!

Tutto trama contro il mio viaggio, ma mi faccio coraggio e lungo la Lenox Avenue, facendomi spazio tra negre enormi e ragazzi atletici dai pantaloni enormi percorro 15 strade north per arrivare alla frequentatissima West 125th street piena di banche, Mac Donald’s e chiese dalle confessioni piu disparate, per cercare l’altro hotel dello Spanish Harlem suggeritomi dal noto ballerino savonese.

La strada è proprio bella, c’è un casino incredibile, vendono di tutto, è proprio uno dei centri commerciali di Harlem, riesco persino a vedere qualche viso pallido come il mio, quando a un certo punto mi imbatto in un uomo che vende cose buttate sul marciapiede.

“Quanto vengono sti vinili? Conjunto Quisqueya, Luis Perico Ortiz, Ruben Blades…”

E lui: “Two Dàlars each”

Penso: “Minkia!!!” ma rispondo molto freddo “Mo vado a posare la borsa EN CASA ‘E MI HERMANO e poi torno da te, sai com’è, ARRIVO ORA DA PONCE”

Mi fa: “Bueno, ‘ta luego”

Salgo le scale del Washington Hotel e un barbone da dietro mi fa: “It’s a shelter” e io: “Bè… grazie per avermi risparmiato le scale!”

Tutto continua a tramare contro di me e a sto punto mi rimane solo di tornar south nella West 122nd per dormire a 20 $… ma in compagnia di altri dato che trattasi di ostello.

Che pero, mi dicono, è chiuso temporaneamente causa incidente occorso al proprietario.

LO SCENARIO DEL QUARTIERE DEL CLAUDE: LA LENOX AVENUE

Mi gioco l’ultima carta, invero un po’ costosa (per un single): telefono a Gisele, la trovo (è bianca! Siamo in due!), mi mostra la house in 134 West 119th che affitta a camere e prendo una doppia (son tutte doppie) a 55 $ a notte.

Mi rode perdere due CD a notte, ma per fortuna c’è la cucina, e con 11 $ faccio una spesa che mi eviterà di spender soldi in cene (e tasse, e mance), minimizzando cosi i costi e massimizzando il numero di CD da comprare.

La tipa mi fa una pezza enorme: dice in continuazione che New York è una fantastica città e infine racconta che ha rischiato di morire in un incidente, e capisco così che è lei stessa la proprietaria dell’ostello!

LA MIA CASETTA DA TELEFILM AMERICANO

La pago, mi faccio una doccia, mi preparo cena e poi vado a riposarmi un attimo pensando: “Cavolo, ma come fanno gli Americani ad andare a ballare alle 5PM???”

Mi sveglio e dico: “Ma è l’alba o il tramonto?” Per fortuna è il tramonto, e arrivo per tempo al Taj (si pronuncia Tash ma con la sh dolce, come l’inizio di Jean Claude) dove trovo all’entrata il buon Henry Knowles che si fuma una sigaretta (non è vero che gli Americani non fumano!).

“You are gonna have fun, welcome to Taj!”

Con 8 $ entro in un bar molto carino (se arrivavo tra le 5 e le 7 PM entravo gratis [e mi pagavo mezzo CD]), dove su un parquet bellissimo la gente – vestita da “lavoro” – balla sulla selezione di un dj che non è Knowles ma che si destreggia benissimo.

Tutta salsa classica alternata a romantica, con una scelta dei brani di tipo (mi spiegheranno in seguito) “lounge”, ossia non aggressivo; il tipo non mixa e unisce la fine di una canzone tronca con l’inizio di un’altra splendidamente, la pista peraltro riconosce i finali, svuota e si riempie di nuovo a fisarmonica proprio come succede in tutti i locali di Milano dove non si mixa (come quello in cui lavoro io).

Alla faccia di chi ritiene necessari i mix, tiè!!!

Ballan tutti New York Style (non ne dubitavo!), son tutti belli rotondi e voltuosi, ma lo fanno sia sull’uno che sul due (e questo un po’ mi sorprende, ma non mi turba certo).

La Timba qui non esiste (per quella ci son serate apposite indicate in Justsalsa.com) e la bachata è limitatissima, cosi come lo è il merengue; il reggaeton non viene messo, perlomeno non fino a mezzanotte quando decido di andarmene senza neanche aver fatto un ballo da quanto stanco ero: in fondo, ero uscito solo per rendermi conto del tipo di serata.

LA SERATA DI DJ HENRY KNOWLES AL TAJ LOUNGE, DI LUNEDI

Il metrò è una figata: dalla West 23rd street alla West 116th con la linea rossa 2 o 3 in meno di mezzora arrivo, e da lì in due minuti sono a baita.

http://www.mta.nyc.ny.us/nyct/maps/submap.htm

Figo sto metro, neh? Altro che Sesto Marelli!

La mia è una location troppo strategica, anche perché il giorno dopo con 5 minuti di bus o – in caso di sole – 10 minuti a piedi east, arrivo nello Spanish (=East) Harlem per visitare i due piu soddisfacenti negozi di musica latina…

By Claude

Intervista a Israel “Cachao” Lopez

Intervista a

Israel “Cachao” Lopez

Intervista a cura di Claude dj e Olivier Bosia (R.T.S.I), domande di Tommy Salsero, foto di Daikil


Israel Cachao Lopez

Clicca sul tasto “play” per ascoltare l’intervista

Milano 12 Agosto 2007

Grazie Maestro da parte de Lasalsavive.org , il sito italiano che si occupa delle orchestre di musica afro-caraibica del passato; la prima domanda è: quando nacque il primo Danzon-Mambo?

Nel 1937. In seguito si suonò il Mambo da solo, senza Danzon, così rapido che la gente faceva fatica a ballare, quindi si passò al Son-Mambo. Poi, nel 1957, iniziai con la Descarga; ma il mio esordio musicale fu nel 1926 all’età di 8 anni, insieme a mio fratello Orestes.

Possiamo considerare il Mambo di Pérez Prado come un genere musicale a sé stante rispetto al Danzon-Mambo?

No. Ma di lui bisogna riconoscere che lo divulgò nel mondo; io e lui eravamo in ottimi rapporti tanto che quando si ritrovò in tournée a Madrid col contrabbasista malato chiese: “Quali musicisti cubani ci sono in città?” risposero “Cachao!” e lui: “Chiamiamolo subito!” ed io “Dámaso, ottimo!” e lavorammo per circa due settimane a Radio Madrid.

Maestro quanti tipi di Mambo conosce e quali sono le differenze?

Sarebbe molto lungo da spiegare a cominciare dal fatto che la parola stessa significa “Storia” perché gli Africani addormentavano i propri bambini con dei canti chiamati appunto “Mambo”. E inizialmente non c’era nemmeno relazione col ballo, il quale fu creato in seguito nel 1940 quando iniziarono “Las Mamboletas” che erano balli di coreografia, perchè il “Mambo” in realtà a livello sociale non si può ballare nei saloni, è una cosa speciale, e ai tempi la gente semplicemente lo ballava come il Danzon.

Israel Cachao Lopez durante il concerto al festival Latinoamericando

Cosa pensa di Arsenio Rodríguez e del suo Ritmo Diablo?

Mi piace molto perché quando di una tromba si dice che è “Diabla” vuol dire che ha delle sonorità roboanti e quindi simili al Mambo! Come vedete, il Mambo fu un’epidemia che contagiò tutto e tutti…

Da chi e quando fu introdotta la tumbadora nella musica popolare cubana?

Arsenio Rodríguez, 1940, suonata da suo fratello.
A questo punto l’intervistatore della Radio Televisione Svizzera (che alternava le sue domande alle mie) affronta un tema che avevamo intenzione di lasciare alla Chica, pertanto la riportiamo:

Olivier Bosia aka “El Flaco” (R.T.S.I.):Veniamo ai giorni nostri e magari al futuro, si dice che l’America Latina stia perdendo le proprie radici musicali a favore di uno stile più “nordamericano”.

La gioventù odierna va rispettata, così con il suo Reggaeton… che è una cosa – a ben vedere – creata nel 1926 dal Sexteto Habanero, in cui Agustín Gutierrez pregava nel brano Criolla Carabalí, questa era una preghiera Yoruba e veniva fatta in lingua lucumí, in pratica parlava sulla musica. Questo fu il primo Reggaeton che si sentì! Tutto il resto venne dopo!
Ritorniamo alle domande realizzate da Dudu…

L’ultima domanda, quali sono le orchestre del passato che preferisce, sia in Cuba che a New York?

Uh, sono tantissime, a cominciare dalle mie, e solo io suonai in 240 formazioni! Dopo Cuba lavorai in Spagna con la Sabor Cubano di Ernesto Duarte e poi a New York con Tito Puente, Tito Rodríguez, Machito, Rosario, Joe Quijano… con tantissime orchestre. Ma la prima con cui lavorai a New York fu quella di Charlie Palmieri, poi Pacheco, poi tutti gli altri: il mio periodo americano iniziò nel 1964 (ndr: quando abbandonò Cuba).

Bene, Maestro le chiediamo un saluto a Lasalsavive.

Saluto Lasalsavive e aggiungo che io amo sempre mettermi a disposizione della stampa… pensate che se non vedo giornalisti io non voglio iniziare il concerto!

Grazie Maestro per la sua disponibilità
Un ringraziamento speciale al cordiale addetto dell’Ufficio Stampa di Latinoamericando e al collega svizzero “El Flaco” per il suo prezioso aiuto.

Clicca qui per vedere uno spezzone del concerto di Israel “Cachao” Lopez

Benvenuti nel nuovo portale LaSalsaVive

Nasce oggi il nuovo portale LaSalsaVive anche se in realtà era già pronto da un anno ma per vari motivi abbiamo sempre rinviato l’inaugurazione.
La nuova versione di questo portale ha diverse novità rispetto a quello precedente.
Sarà possibile commentare gli articoli pubblicati,  i possessori di smartphone potranno navigare
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La biografia di Roberto Roena

A cura della Redazione LaSalsaVive


24 Giugno 2009

Roberto Roena, foto tratta da www.myspace.com/robertoroenaysuapollosound

Roberto Roena nasce il 16 Gennaio del 1940 nel barrio Dulces a Mayagüez (Portorico).
Inizia il suo avvicinamento alla Salsa come ballerino insieme al fratello Francisco “Cuqui” Roena nella Sultana del Oeste, ispirati dalla madre Raquel Maria Vazquez e dallo zio Anibal Vazquez (leggendario ballerino di mambo).
Insieme al fratello crea un duo di ballo i “Mambo Flashes“.
A nove anni si trasferisce a Santurce con la famiglia, dove con i fratelli continua a presentare spettacoli di mambo e cha cha cha, deliziando il pubblico presente ai concorsi per giovani talenti.
Roena ricorda: “lo zio Anibal veniva spesso a trovarci per insegnarci nuovi passi. Fu così che iniziammo a ballare nelle strade, fino a quando, nel 1954, nostra madre ci portò a partecipare allo show Coca Cola busca estrellas, dove vincemmo il primo premio”. Grazie a quel premio, vengono messi sotto contratto da una televisione locale, Canal Dos, partecipando alla trasmissione settimanale “La Taberna India“.
Durante una delle registrazioni, il percussionista Rafael Cortijo, vede Roena in azione.
È il 1956 e Roena è un adolescente di appena 16 anni, Cortijo è alla ricerca di un bongocero per il Conjunto che sta formando.
È proprio Cortijo a pensare alla figura di un bongocero in grado di ballare e suonare la campana; chiama Roena e gli insegna a suonare questi strumenti.

Con il Combo di Cortijo, viaggia a New York, dove nel 1956 si esibiranno al mitico locale notturno: “Palladium“.

Programma televisivo del 1966 con la reunion storica del Combo di Cortijo. Nel video possiamo vedere: Rafael Cortijo (timbales), Roberto Roena (al bongò e campana), Ismael Rivera (alla voce) che intepretano Quitate de la Via Perico

Inizia così la carriera musicale di Roberto Roena con Cortijo y su Combo e con Ismael Rivera alla voce.
Con questa formazione suoneranno nei principali palcoscenici degli Stati Uniti, Europa e Sud America.
È interessante segnalare che il Combo di Cortijo, composto principalmente da musicisti di colore, è il primo ad ottenere l’accesso a palcoscenici dove si presentavano esclusivamente artisti bianchi, sia dentro che fuori Portorico.

Dopo sette anni si conclude l’avventura di Roena con il Combo, che finisce a causa dei problemi di droga che aveva il leader e stella del gruppo, Ismael Rivera.
I musicisti di Cortijo iniziano a discutere sulla possibilità di separarsi dal proprio leader per continuare insieme una nuova avventura che porterà alla nascita del Gran Combo de Puertorico capitanato da Rafael Ithier.
Roena decide di non entrare subito in questa formazione per la gratitudine che aveva nei confronti di Rafael Cortijo, che era stato il suo mentore.

Cortijo intanto parte per New York alla ricerca di nuovi musicisti e dopo nove mesi Roena entra a far parte del Gran Combo de Puertorico.
Nel frattempo, essendo desideroso di formare una sua band, nel 1967, Roena forma i Megatones, gruppo di latin jazz che si esibisce i mercoledì in un club locale, il Tropicana de Carolina.
Con I Megatones e con Camilo Azuquita alla prima voce, Andy Montañez e Pellín Rodríguez (che erano i vocalisti del Gran Combo in quel momento) registra un album: “Se Pone Bueno”, prodotto da Pancho Cristal con l’etichetta Alegre Records, che li aveva notati proprio in quel locale.

Il Gran Combo diventa rapidamente una delle band più apprezzate di musica latina e Roberto Roena ne fa parte fino al 1969, quando, a seguito di alcune divergenze con Andy Montañez (vocalista del Gran Combo), decide di uscire dall’orchestra definitivamente.
Nello stesso anno lancia gli Apollo Sound, nome che deriva dal coincidente lancio nello stesso giorno delle prove dell’orchestra, del razzo spaziale sulla luna.
Il gruppo poteva contare su due trombe, un trombone, un sax tenore, la sezione ritmica con bongò, conga e timbales), basso e piano. Direttore d’orchestra è Catalino Curet Alonso, il quale scriverà il successo “Tu Loco Loco, y Yo Tranquilo”.

Non sapendo nè leggere nè scrivere musica, Roena, si circonda di grandi musicisti e arrangiatori. Nell’Apollo Sound figurano musicisti dell’orchestra di Tito Puente, El Gran Combo e i Los Sunsets, fra gli altri. Fra gli arrangiatori e compositori di fama che arrichiscono il repertorio ricordiamo: Mario Ortiz, Jorge Millet, Ruben Blades, Bobby Valentín, Elias Lopés, Luis “Perico” Ortiz, Papo Lucca, Julio ‘Gunda’ Merced, Tito Rivera, Louis García e Humberto Ramírez.

Con l’Apollo Sound, Roena rinnova il genere con un nuovo suono più sofisticato e innovatore, grazie alle due trombe, al trombone e al sax baritono, combinazione che apprende grazie all’influenza della sezione fiati del gruppo rock sajón Blood e degli Sweat and Tears.
Roena ha sempre considerato la varietà come una chiave per il successo, portando all’interno del suo repertorio altri generi come la musica soul, funk, i ritmi brasiliani, la musica romantica, sia in inglese che in spagnolo.
Il primo disco di Roberto Roena y su Apollo Sound produce grandi successi come “Tu Loco Loco, y Yo Tranquilo”, “El escapulario” e “El sordo”. Inoltre portano al successo il classico di Bobby Capó “Soñando con Puerto Rico”.
L’Apollo Sound resta sotto contratto per la casa discografica International Records (sussidiaria della Fania) per un decennio, con la quale vengono pubblicati successi come “Traición”, “Chotorro”, “Mi desengaño”, “Fea”, “Marejada feliz”, “Cui cui” e “El progreso”, fra gli altri. La ripercussione sulle principali radio si accompagna alle tourneè negli Stati Uniti e America Latina. Degna di nota è l’inclusione nelle registrazioni e tourneè della Fania All-Stars nei primi anni settanta.

Con la Fania Roena appare nel film “Our Latin Thing” (1972) e “Salsa” (1976). Inoltre prende parte come percussionista e ballerino della banda nel video “Salsa Madness” che esce in Inghilterra nel 1991 (le registrazioni sono fatte in Zaire nel 1974 – questo video viene pubblicato precedentemente come Fania in Africa).

In questo video Roena si esibisce oltre che come bongocero, in uno splendido assolo di ballo dove mostra tutti i principali passi da lui inventati

Roberto Roena. Foto tratta dal libro Cronaca della Musica del Caribe Urbano di César Miguel Rondón e cortesia di Herencia Latina

Roena con gli Apollo Sound registra diversi album, fra questi i più importanti per le innovazioni musicali sono: “Roberto Roena y su Apollo Sound 2” del 1970, “Roberto Roena y su Apollo Sound 4” del 1972, “Roberto Roena y su Apollo Sound 5” del 1973, “Roberto Roena y su Apollo Sound 6” del 1974, “Lucky 7” del 1976, “La Octava maravilla” del 1977, “Roberto Roena y su Apollo Sound 9” del 1977, “El Progreso” nel 1978, che è uno dei suoi dischi più importanti e che vede al suo interno canzoni come “Lamento de Concepción”, composta da Catalino Curet Alonso e con gli arrangiamenti di Papo Lucca. Alla voce Tito Cruz insieme a Carlos Santos, che viene dall’esperienza con Kako e Vilató nei “Los Kimbos”.

Nel 1978, Roena produce la banda di uno dei membri fondatori dell’Apollo Sound, Mario ‘Mickey’ Alvarez (tromba e voce), l’Orquesta Cabala. L’album si chiama “La Práctica Hace la Perfección”.

Mickey Cora * Pipo Peñalver * Roberto Torres * Orquesta Cábala

Fra il 1980 e il 1982, Roena realizza quattro album con la Fania Records. Looking Out For Número Uno (1981) include l’agrodolce e oscura “Se Esconde Porque Me Debe”, con straordinari arrangiamenti di Louis García, e tre interpretazioni di canzoni scritte dal compositore cubano Adalberto Alvarez. L’anno dopo, Roberto si unisce al cantante Adalberto Santiago per realizzare il suo ultimo con la Fania, Super Apollo 47:50.

Nel 1982, Roena prende parte ad una riunione di alcuni ex-membri del Gran Combo ne El Combo del Ayer, e nel 1983 esce un LP chiamato Aquel Gran Encuentro. Roena ritorna con l’Apollo Sound nel 1985 e registra Afuera y Contento, con la casa discografica Pa’Lante Records. Piro Mantilla e Sammy González, co-fondatori dell’Apollo Sound, insieme a Junior Reynoso, sono i tre cantanti dell’album. Nello stesso è presente una fantastica versione della canzone “A Ver” di Adalberto Alvarez.

Insieme alla musicalità della formazione degli Apollo Sound, Roena si caratterizza per la sua caratteristica di uomo spettacolo. Dipingersi i capelli con vari colori, suonare le percussioni in mutande e legarsi ad una corda per volare sul palco del Madison Square Garden, sono solo alcuni dei trucchi che utilizza per attirare l’attenzione dei media. Di fatto, la sua orchestra viene segnalata da una nota giornalistica come “la prima formazione di Portorico con un sistema di luci psicadeliche e ballerine a go-gó”. Entrando negli anni ottanta, Roena y su Apollo Sound iniziano una fase di calo nella loro popolarità, riflesso della crisi che attraversa il movimento salsero in generale. Nonostante questo, Roena continua a collaborare e registrare in forma indipendente con orchestre locali.

Roberto Roena in una posa irriverente.Foto tratta dal libro Cronaca della Musica del Caribe Urbano di César Miguel Rondón e cortesia di Herencia Latina

Già nel 1990, Roena cerca di rilanciare il concetto degli Apollo Sound: all’apertura del concerto del cantante di rock británico, Sting, al Colosseo Roberto Clemente, presenta la sua versione salsera del successo “Every Breath You Take”, del suddetto interprete.
Gli ultimi lavori di Roena sono “El Pueblo Pide Que Toque” del 1994, “Poderoso” sempre del 1994, “En Vivo desde Bellas Artes” del 1995, “Mi Música” del 1997.
Roena ha contribuito alla registrazione di diversi artisti e orchestre di salsa fra i quali: Charlie Palmieri, Roberto Lugo, Ismael Quintana, Cheo Feliciano, Julio ‘Gunda’ Merced y su Salsa Fever, Pedro Arroyo, Harold y Andy Montañez, e Willie González.

Fonti:

Music of Puertorico
Historia de la Salsa di Hiram Guadalupe Perez
www.myspace.com/robertoroenaysuapollosound

Anniversario della nascita di Miguel Angá Díaz 15-06-61

AGENDA SALSERA a cura di Carlos Zabaleta Fajardo:

15-06-61: Nasce a Cuba il percusionista Miguel Angá Díaz, ex percussionista del leggendario gruppo Irakere, degli Afro Cuban All Stars, e del Buenavista Social Club; venne considerato uno dei congueri più grandi al mondo e muore, inaspettatamente, a 45 anni, il 9 agosto del 2006, vittima di un attacco cardiaco a Barcellona, Spagna.

http://www.youtube.com/watch?v=5aBuFXnICHY

La biografia di Miguel Aurelio “Angá” Díaz

Barcellona (Spagna) 9 Agosto 2006: muore Miguel Aurelio “Angá” Díaz

Miguel Aurelio “Angá” Díaz
Miguel Aurelio “Angá” Díaz

Barcellona. – Il percussionista, compositore e arrangiatore cubano Miguel Aurelio “Angá” Díaz è morto mercoledì 9 Agosto 2006 nella località di Sant Sadurní d’Anoia (Barcellona, Spagna), secondo quanto riferito dalla Mas i Mas, che non ha riferito la causa della morte.
Miguel Aurelio “Angá” Díaz” nacque nel 1961 a San Juan Martínez, un paesino situato nella provincia di Pinar del Río (Cuba).Figlio di un saxofonista e clarinettista, studia presso la scuola provinciale di Pinar del Río. A 10 anni ottiene una borsa di studio (Beca) per trasferirsi presso la Escuela Nacional de Instructores de Arte a La Habana (Cuba),dove si diploma a livello medio.
In quegli anni, alterna gli studi in questa scuola con i corsi che segue presso la Escuela Nacional de Arte, e comincia a lavorare nelle bandas sonaras de películas y documentales con José María Vitier.
La prima esperienza professionale arriva con il suo ingresso nel gruppo Opus 13, diretto da Joaquín Betancourt. Angá Díaz rimane per dieci anni con questo gruppo sorto dal famoso terzetto della ENA, e avrà l’occasione di realizzare i primi viaggi all’estero.
Nel 1987, Chucho Valdés lo invita a unirsi agli Irakere, gruppo con il quale lavorerà per 9 anni insieme a grandi nomi del latin jazz come lo stesso Valdés, Enrique Pla o Carlos del Puerto.
La sua permanenza negli Irakere gli apre le porte dei festival e dei club di jazz più importanti del mondo, e lo porterà a lavorare con stelle internazionali come Al Di Meola, Chick Corea e Billy Cobham al Festival del Jazz di Cerdeña.
Nel 1995, Angá Díaz decide di trasferirsi a Parigi, dove inizia la sua carriera di solista come musicista e come docente, realizza seminari e classi magistrali e collabora con musicisti di estrazione stilistica così diverse come Roy Hargrove, Gonzalo Rubalcaba, Danilo Pérez, Paquito D’Rivera, John Patitucci o Herbie Hancock, fra gli altri.
Durante i suoi anni a Parigi, Miguel Angá Díaz lavora anche con Ry Cooder di Buenavista Social Club, Joshua Redman e produce alcuni progetti di terzi, come l’ultimo disco di Cachaíto López, oltre a convertirsi nell’artista esclusivo della casa discografica World Circuit.
Nel 2003, Angá Díaz decide di andare a vivere a Barcellona, dove, oltre a seguire a lavorare a progetti antichi come il nuovo trío de Omar Sosa, ha creato il suo gruppo, del quale fanno parte anche suo fratello, Juan Miguel ‘el Indio’ Díaz, il chitarrista Joan Boldú ed il bassista Childo Childo Thomas.
Artista che affonda le sue radici in una solida formazione nella musica tradizionale cubana e di un virtuosismo che gli ha fatto guadagnare l’elogio unanime della stampa specializzata e degli altri musicisti, Angá Díaz ha cercato in tutti questi anni di mischiare gli stili, avvicinando la musica cubana a altre musiche, per esplorare le relazioni delle poliritmie afrocubane con la tecnologia.
Fra i molti premi che ha ricevuto durante la sua importante carriera, occorre rimarcare il premio come miglior strumentista che ricevette dall’Asociación Nacional de Escritores y Artistas Cubanos, il premio Revelación del Año” del Festival Internacional Jazz Plaza de La Habana en 1986, il premio EGREM che ricevette con il primo disco che realizzò a suo nome e che vide la partecipazione, fra gli altri, di Tata Güines, il Grammy come miglior disco dell’Habana, disco del gruppo Crisol (dove suonò anche Roy Hargrove) o il Grammy come miglior percussionista che ottenne nella penultima edizione del famoso premio.
Biografia tratta da:

CARRIBEAN MUSIC

Anniversario della nascita di Gonzalo Palacios 15-06-1962

AGENDA SALSERA a cura di Carlos Zabaleta Fajardo:

15-06-62:
Nasce a San José de Río Chico, Stato Miranda, Venezuela, il trombonista, arrangiatore e compositore, Gonzalo Palacios, che debutta professionalmente con La Salsa Mayor di Oscar D´ León nel 1986; ha anche prestato i suoi servizi al Grupo Niche, Orquesta Guayacán, Celia Cruz, Tito Puente e Junior González, fra gli altri.

http://www.youtube.com/watch?v=dRlvMpZHec0

Anniversario della morte di Miguel Ezequiel Frías 16-06-83

AGENDA SALSERA a cura di Carlos Zabaleta Fajardo:


Foto tratta da taniaquintero.blogspot.com

16-06-83:

Muore a New York il pianista, compositore e arrangiatore cubano, Miguel Ezequiel Frías, “Lino Frías”, pianista della Sonora Matancera per circa 30 anni e che compose canzoni come Vive la vida hoy, Cañonazo, Baila Yemayá, Suena mi bajo, Has vuelto a mí ed il classico cubano “Mata siguaraya”, canzone che compose nel 1951.

http://www.youtube.com/watch?v=Py2XDuAWPwI