foto tratta dal sito ufficiale di Willie Rosario www.willierosario.com
Il direttore d’orchestra, percussionista, compositore e DJ, Fernando Luis Rosario-Marin, Willie Rosario, detto “Mr. Afinque”, nasce il 6 maggio 1924, a Coamo, Portorico.
Comincia a suonare chitarra e saxofono dall’età di sei anni nel suo paese natale, incoraggiato dalla madre. Qui a sedici anni forma il Conjunto Coamex. Un anno più tardi W. si trasferisce con la sua famiglia nello Spanish Harlem di Nueva York, dove si distingue come conguero nelle orchestre di Noro Morales, Aldemaro Romero e Johnny Seguí, ma anche in quelle di Joe Quijano e Wilfredo Figueroa. Nel frattempo studia anche giornalismo e relazioni pubbliche.
Inizia ad interessarsi ai timbales dopo aver visto Tito Puente suonarli al famoso Palladium di NY. Gli interessa anche lo stile di Ubaldo Nieto, che suona con Machito e che l’aiuta a creare un suo stile. Le sue prime lezioni di timbales le prende col percussionista Henry Adler a 22 anni di età. Durante questi anni ascolta il Sexteto Puerto Rico, l’Orquesta de Rafael Muñoz con il suo cantante José Luis Moneró, Mingo y sus Whoopee Kids con la cantante Ruth Fernández, e César Concepción.
Dopo aver suonato nelle orchestre più importanti , nel 1958 Willie crea la sua propria orchestra, che si accinge a diventare una delle più acclamate nel mercato latinoamericano, in particolare nei più prestigiosi locali notturni della Grande Mela. Una sera visita il Little Neck, sede a Long Island del cantante e bandleader Tito Rodriguez, il quale gli insegna ad amministrare e dirigere un’organizzazione disciplinata di musicisti. Impara a sviluppare il suo proprio stile di rilassato ma ardente swing da Rodriguez. Nello spirito di “aiutare uno di loro”, i Portoricani Tito Rodriguez e Tito Puente aiutano la band di Rosario ad attingere dai pezzi dei loro repertori, in attesa di crearsene uno suo.
foto tratta dal sito ufficiale di Willie Rosario www.willierosario.com
Al Santiago, il proprietario della Alegre Recordings, scrittura Charlie Palmieri per organizzare un serie di sessioni jazz “Descargas” per registrarle. W. Rosario viene selezionato come percussionista.
Nel 1962, Rosario viene nuovamente richiamato per un nuovo lavoro con la Alegre Records. In questo periodo viene scritturato anche dal Tropicana insieme al compatriota e grande amico Bobby Valentin, ed alla sua band si aggiungono la voce di Carlos Pizzaro e Frankie Figueroa alle congas, il quale di lì a poco diventerà cantante della band di Tito Puente.
Durante la mania della “Charanga” di questi primi anni ’60 , Al Santiago si aggiudica la band di Rosario per tutte le date del suo club. Dopo la chiusura della Alegre e dopo che il suo mecenate Santiago diviene debole, Rosario apprende la realtà del mondo della musica latina di NY. Impara presto che l’ingaggio di orchestre da ballo per le date dei clubs è come un circo; lo stesso show viaggia da un club all’altro, e chi non ha agente non riesce a guadagnare abbastanza. Il popolare DJ latino Dick “Ricardo” Sugar procura a Rosario una registrazione per la Atco Atlantic Record, dal titolo “Boogaloo Y Guaguanco”;, con Adalberto Santiago alla voce. Nel testo sul retro di questo LP Sugar scrive: “il successo si misura sfortunatamente in termini monetari, se avvenisse in termini di abilità, uno dei musicisti latini di maggior successo sarebbe Rosario”. Scrive ancora “lui è una di quelle personalità rare, colte e raffinate che ti costringe a cercarlo fuori, piuttosto che imporsi alla tua attenzione.”
Per sostenere la sua famiglia, Willie fa diversi lavori, uno come insegnante di percussioni. In più fa il magazziniere per un distributore di cibo durante il giorno e di notte era un supervisore per la posta. Nel 1967 è DJ in un programma di latin jazz chiamato WADO: un programma in lingua spagnola sulla storia della musica latina, sulle origini dei ritmi e gli aneddoti. La programmazione include invitati come Tito Rodriguez, il pianista e bandleader Pete Rodriguez, Larry Harlow, Joe Quijano, eccetera. Rosario può così essere ascoltato da tutta la NY latina.
Rosario non può stare lontano dalla musica. Organizza una band e cerca ingaggi. E lo fa senza un’incisione recente, cosa quasi impossibile da ottenere. Pete Bonet, al tempo cantante di Louie Ramirez, che scrittura band per il Corso Ballroom, procura 12 date a Rosario. Nel 1970 una nuova gestione del Corso pone fine al contratto di Rosario.
L’anno seguente la sua fama cresce dopo l’incisione per l’etichetta Inca di “El Barrio Obrero A La Quince”, in collaborazione con Gilberto Santarosa, Tony Vega ed altri numeri uno a Portorico. “El Barrio Obrero è il mio più grande successo” afferma Rosario. Ritorna a Portorico ed un nuovo mondo gli si spalanca davanti. Dopo sei mesi la sua band lavora stabilmente.
foto tratta dal sito ufficiale di Willie Rosario www.willierosario.com
L’orchestra di Rosario è una scuola di musica. Non pochi esponenti attuali di salsa e latin jazz si “laurea” all’università di Rosario ed afferma che non c’è un gruppo in nessuno palco del mondo che superi l’Orchestra di Rosario. W. Rosario fonda la sua propria compagnia di produzione musicale a Portorico e la chiama “WilRo Productions”. Sin dall’inizio l’orchestra di W. è stata considerata una delle orchestre più d’avanguardia nella scena latina.
Nei 40 anni alla direzione della sua orchestra Willie è stato in tour in moltissimi paesi quali Venezuela, Panama, Colombia, Messico, Curazao, Islole Vergini e tutti gli Stati Uniti. Come direttore d’orchestra W. è considerato come innovatore per aver introdotto, al fianco di quattro trombe, il sax baritono nella formazione tipica di salsa a partire dal 1965, sostituendo il tradizionale trombone.
Ad oggi Rosario ha registrato 40 album, tanto da essere nominato ai Grammy’s nel 1987 per la sua produzione “Nueva Cosecha”, ma ha ricevuto anche altri numerosi riconoscimenti come diversi dischi d’oro e di platino e premi quali il Premio Agüeybaná de Oro, il Premio ACE e quello Diplo y Paoli. Uno dei sui ultimi albums è “Back to the future”, inciso in occasione dei suoi 40 anni di carriera ed al quale hanno preso parte artisti come Gilberto Santa Rosa, Tony Vega, Papo Lucca e Bobby Valentín. Sempre in occasione dei 40 anni di carriera, nel marzo del 2000, ha ricevuto un’onorificenza dal Senato di Portorico, mentre dal 2002 è entrato a far parte della The International Latin Music Hall of Fame.
Discografia completa
•El Bravo Soy Yo 1963 Alegre 8250
•Fabuloso y Fantastico 1966 Neliz 1564
•Latin Jazz A Go Go Go 1967 Neliz 1574
•Two Too Much 1968 WS Latino 4259
•Haida Huo 1968 WS Latino 4448
•Boogaloo and Guaguanco 1968 ATCO SD 33-236
•El Bravo de Siempre 1969 Inca SLP 1012
•De Donde Nace el Ritmo 1970 Inca SLP 1021
•Mas Ritmo 1972 Inca SLPI 1025
•Infinito 1973 Inca SLP 1032
•Otra Vez 1975 Inca SLPI 1044
•Gracias Mundo 1977 Inca JMIS 1056
•Campanero Rumbero 1978 Inca JMIS 1059
•From the Depth of my Brain 1978 Top Hits 2041
• El Rey Del Ritmo 1979 Top Hits 2070
• El de a 20 de Wille 1980 Top Hits 2103
• The Portrait of a Salsa Man 1981 Top Hits 2155
•Atizame El Fogon 1983 Top Hits 2182
•The Salsa Machine 1983 Top Hits 2223
•Nuevos Horizontes 1984 Bronco 128
•Afincando 1985 Bronco 134
•Nueva Cosecha 1986 Bronco 142
•A Man of Music 1987 Bronco 145
•Desde Cali Para El Mundo 1987 Roosevelt Records
•A Salsa legend 1988 Bronco 150
•The Roaring Fifties 1991 Bronco 2511
•Unique 1989 Bronco 154
•Viva Rosario 1990 Bronco 2507
•Tradicion Clasica, 35 Aniversario 1993 NRT 1005
•Oro Salsero 1994 Universal Latino
•Sorpresas 1995 Tiffany 0070
•Back to the Future 1999 J&N 83435
•Salsa Machine 2004 Rodven Records 273502
• Pura Salsa 2006 National Own 7233268
Clicca sul video per vedere i saluti di Willie Rosario a Lasalsavive
Per celebrare i cinquant’anni di carriera il Gran Combo di Puerto Rico il 19 maggio inizierà un tour che li vedrà esibirsi in varie nazioni e udite udite, anche in Italia!
Il concerto del Gran Combo al Festival Latino Americando di Milano del 2009
Ancora non sappiamo con esattezza dove e quando ma presto vi faremo sapere.
Intanto ecco le date previste:
• Orlando
•Perú
•Colombia
•Venezuela
•Stati Uniti (varie città)
•Hong Kong
•Corea
•Giappone (Osaka, Nagoya, Tokio e Fukuoka)
•Australia
•Francia
•Inghilterra
•Italia
•Spagna
•Svezia
•Puerto Rico
Español
Por Damaris Hernández Mercado / El Nuevo Dia
En este caso, la redundancia está justificada: El Gran Combo de Puerto Rico es Puerto Rico.
Así ha sido desde su fundación en 1962, cuando un intrépido, entusiasta y visionario Rafael Ithier se armó de su mejor aliado, su disciplina, y junto a Rogelio “Quito” Vélez, Martín Quiñones, Miguel Cruz, Eddie Pérez, Héctor Santos y Roberto Roena creó lo que hoy proclamamos como nuestra “Bandera musical”.
Medio siglo después, Ithier celebra aquella reunión en la que se confabuló una sonoridad, cadencia y estilo distinto al de Rafael Cortijo y su Combo, agrupación que el director de la incipiente agrupación abandonó por problemas de indisciplina entre los integrantes.
Son 50 años de trayectoria que la agrupación celebrará con una gira internacional que incluye las Américas, Europa, Asia y Australia, y que arrancará el 19 de mayo con un concierto en Orlando, Florida. El cierre será en casa, en el Coliseo de Puerto Rico en una fecha aún por precisar.
Su mentor, sin duda alguna, fue Cortijo. De él aprendió a emular el ingenio creativo para crear una base rítmica única. Sólo que Ithier lo aventajó en organización, una de las calves del éxito de “Los Mulatos del Sabor” que a Cortijo se le escapó de las manos.
“En el momento que me fui del Combo de Cortijo fue porque no quería estar ahí por la indisciplina. Estaba en contra de mi voluntad. El Combo de Cortijo tuvo una fuerza de cuatro años, después empezaron a indisciplinarse y pese a la fuerza que tenían en los años 50, yo no podía con a la indisciplina de ellos. Entonces deduje que no tendrían futuro, porque las cosas que no tienen disciplina y organización no tienen futuro”, recordó Ithier sobre la decisión que aunque en el momento fue frustrante, destacó como la acción más sabia de su vida.
“Al irme del Combo entonces empecé a estudiar un poco de comercio. Tengo un diploma de ‘Book Keeper’ que no sé dónde está metido. Quería estudiar CPA y ese era mi meta. Fui a la universidad y cogí un examen y lo pasé, pero ahí se me acercaron los muchachos que posteriormente abandonaron el Combo de Cortijo, porque vieron en mí que tenía la iniciativa y liderazgo para organizar. Estuve varias semanas peleando porque estaba frustrado, pero pudo más en mí la pasión que la razón” añadió.
Tomada la decisión, el pianista y el resto de los músicos originales comenzaron a ensayar por tres meses, antes de su primer baile el 26 de mayo de 1962. A ellos se les unieron Milton Correa, Daniel Vázquez, Micky Duchesne, Chiqui Rivera, Pellín Rodríguez y Andy Montañez y, así, quedó constituido El Gran Combo de Puerto Rico.
firme y Paternal
Quien estrecha la mano de Ithier reconoce que tiene de frente a una de las personas más disciplinadas y organizadas de la industria musical. Tanto así, que en la actualidad la agrupación sigue operando como una cooperativa en la parte administrativa y económica.
Basta con escuchar al director musical narrar cualquier anécdota de los “Mulatos del Sabor”, tal cual cuento cronológico y es que su memoria de elefante no lo defrauda. Si no pregunte a cualquiera de los trece integrantes que componen la llamada “Institución de la Salsa”.
Y es que junto a su personalidad, jovial, carismática y simpática, la mejor cualidad de Ithier es su disciplina firme al tomar cualquier decisión. Esa rigurosidad la aprendió en el Ejército de Estados Unidos, pues antes de pertencer al Combo de Cortijo, Ithier tuvo que prestar el servicio militar obligatorio -contra su voluntad- a los 26 años.
“Del ejército asimilé esa disciplina. Como dicen por ahí soy ‘por el libro’. Las cosas me gustan organizadas. No tolero la indisciplina en ningún momento”, afirmó, no sin antes aclarar que en los 50 años de la agrupación solo se ha visto obligado a botar a tres integrantes, los demás “se fueron porque quisieron”.
Sobre la postura paternal que muchos adjudican que asume al frente de la agrupación, el director no tiene reparos en aceptarlo, ya que los integrantes son como sus hijos. Son su fam ilia. A Ithier no le tiembla la mano a la hora de reprender a cualquiera de los integrantes que no “siga el patrón de disciplina que a El Gran Combo no le conviene”.
“A veces ellos me miran un poco rudo, pero ese patrón no se puede desviar. Hay que pararlo ahí en el momento, si se lo permito a uno se lo tengo que permitir al otro”, aseguró el pianista nacido en San Juan.
Esa visión patriarcal la comparten las actuales voces de El Gran Combo, Charlie Aponte, Jerry Rivas y Papo Rosario, quienes, aunque consideran que es una imprudencia hablar sobre la partida física de Ithier, ya que “está como coco”, reconocieron que tanto ellos como el público lo ve como un padre.
“La gente en la calle ven a Ithier como su padre, amigo, tío. Llenar ese espacio es muy difícil. Es como ponerse los zapatos de mi viejo, ¿cómo se llenan? Sin Ithier es cuesta arriba”, afirmó Charlie.
Sonoridad irrepetible
Con la sinceridad que lo caracteriza, Ithier admite que ese sonido peculiar y único creado por sus manos fue la construcción de sus “disparates”.
Cuando la agrupación inició, Rogelio “Quito” Vélez era el responsable de los arreglos de la orquesta en su función de director musical. Sin embargo, Vélez se convirtió en el “primer tornillo” que Ithier apretó por indisciplina. Con su salida al año y medio de su creación, Ithier asumió la dirección.
“Él era el que producía todo aquí y como no había nadie y alguien tenía que cogerlo (el puesto de director musical), pues lo cogí yo. Pero no sabía y los disparates que hacía los seguía poniendo encima. Escribía lo que se me ocurría, porque no tenía preparación musical, ni tengo ninguna. Desde el punto de vista musical era un disparate, pero a la gente le gustaba. Así es que nace el sonido de El Gran Combo”, confesó.
En su intento por repasar los 50 años de la agrupación, Ithier revive satisfacciones que van más allá de la longeva carrera. Una de éstas es mantener intacta la esencia y pureza de la agrupación. Esa identidad es otro de los aciertos de la agrupación, que a través de los años cautiva a nuevas generaciones a nivel local y en el extranjero.
Esa pureza musical dirigida al bailador, acompañada de letras jocosas y simpáticas es la que ha defendido Ithier a capa y espada.
Identidad sin estrellas
Para Rafael Ithier, la identidad de la agrupación no puede ser contaminada. Es por eso que El Gran Combo de Puerto Rico nunca ha realizado una colaboración discográfica con otro exponente salsero.
“Sencillamente, El Gran Combo se quiere mantener puro”, enfatizó el pianista, que aseguró que aunque se ponderó en algún momento grabar con Celia Cruz, la idea no prosperó.
“Sería un honor estar con Gilberto Santa Rosa, él es una maravilla y es un orgullo increíble. Pero dejaría de sería ‘Gilberto Santa Rosa y El Gran Combo’ o ‘El Gran Combo y Gilberto Santa Rosa’. Así pasó con Celia Cruz, mi amiga, una gloria que en 200 años no se va a repetir. Pero si hubiésemos grabado hubiera sido Celia con El Gran Combo o viceversa. Siempre he procurado que El Gran Combo no se contamine. Al que le gusta El Gran Combo le gusta con las cantantes que son y los músicos que somos”, precisó.
A sus 85 años, Ithier se siente muy bien de salud. Hace unos años, cuando se vio obligado a “bajar revoluciones” y contactar a Willie Sotelo para que lo sustituyera en el piano, muchos pensaron que Ithier se retiraba. Seis años después, esos que pronosticaron su “jubilación” se quedaron esperando y el director musical aspira con optimismo a vivir al frente de la “Universidad de la Salsa” cinco años más a plenitud.
“Pienso que quedan cinco años buenos… me conformo con cinco años buenos. La agrupación tiene que continuar. Me siento con deseo de continuar. Me siento bien contento con el personal actual, sin quitarle mérito a todos los que pasaron por aquí”, revela con su acostumbrada sonrisa.
Cooperativa musical
El Gran Combo de Puerto Rico opera como una cooperativa en términos administrativos y económicos.
En la parte económica todos los integrantes devengan el mismo salario. Mientras que le director musical, en este caso Ithier, cobra el doble de ese salario. Este formato cooperativista permite que la agrupación no dependa para sus ingresos de la venta de discos y sí de las presentaciones.
“La idea mía era que aquí todo el mundo participara además de tocar. El acuerdo se estableció según la Federación de Músicos, que tenía una ley que decía que el director lo menos que debe ganar es el doble de los músicos. Eso es lo justo”, precisó Rafael Ithier.
Datos:
•La pasión musical de Ithier fue inculcada por la afición de su padre Nicolás y su tío Salvador, quien fue guitarrista del Trío Borinquen de Rafael Hernández Marín. Con ellos fue educando su oído musical.
•El pentagrama nacional cuenta con más de 70 disco de “Los Mulatos del Sabor”, incluyendo compilaciones. Además lanzaron discos dedicados al bolero y la música jíbara.
•La primera emisión radial de El Gran Combo fue el 21 de mayo de 1962.
•El primer álbum de El Gran Combo fue “Menéame los mangos”.
• Pellín Rodríguez entró en junio de 1962. Meses más tarde se integró Andy Montañez.
La gira de 50 años
Para celebrar su cincuentenario, El Gran Combo iniciará el 19 de mayo una gira que los llevará a:
Ubicato nel cuore dell’Habana come uno dei suoi più illustri angoli boemi, la Bodeguita del Medio, il più famoso bar di mojito cubano, ha festeggiato ieri settant’anni di vita diventando un’autentica icona dell’identità popolare cubana.
La vivace musica dal vivo, i piatti criolli, la iconografia di colori e le tavole rustiche sono alcune delle caratteristiche tipiche del locale visitato da migliaia di turisti ogni mese, però sono soprattutto due gli ingredienti che hanno reso famoso questo posto che era nato come semplice bottega per la vendita di alimentari sette decadi fa nel quartiere dell’Habana vecchia: la bevanda alcolica chiamata mojito e i graffiti.
Come si prepara il mojito alla Bodeguita
Somalia Pérez, amministratrice della Bodeguita, racconta che il locale deve principalmente il suo successo al mojito, che è la bevanda caratteristica della casa, nonostante il cocktail di rum, menta e zucchero non fosse nato lì, ma fu dove divenne famoso internazionalmente anche grazie al contributo di Ernest Hemingway, il celebre scrittore Statunitense che fece dell’isola la sua seconda patria.
Lo scrittore premiato con il Nobel per la letteratura, che era un conosciuto amante dei cocktail cubani, scrisse in una parete del locale:” il mio mojito nella Bodeguita e il mio daiquirí nella Floridita”, anche per rendere pubbliche le sue abituali visite a due dei bar più emblematici dell’Habana.
Il primo a lasciare dei graffiti fu il poeta cubano Nicolás Guillén. Da allora, migliaia di visitatori di tutto il mondo hanno lasciato le loro firme o dediche nelle pareti della Bodeguita.
Artisti come l’attore statunitense Errol Flynn o il messicano Mario Moreno “Cantinflas” sono fra i più celebri ospiti della famosa locanda dell’Habana. “La Bodeguita deve il suo nome agli artisti, a tutte quelle persone anticonformiste che venivano qui”, racconta Somalia Pérez sugli inizi dorati del bar negli anni precedenti alla rivoluzione cubana del 1959.
La Bodeguita del Medio fu fondata nel 1942 da Angel Martínez, un imprenditore arrivato all’Habana dalla città di Villa Clara, situata nel centro dell’isola. Anche se agli inizi era solo un negozio di alimentari, presto divenne famosa per i buoni piatti casalinghi fino alla definitiva trasformazione in ristorante nel 1950.
Il locale si trovava nel mezzo della strada, contrariamente a quanto avveniva di solito per i bar che erano abitualmente ubicati negli angoli, per quel motivo il proprietario decise di chiamarlo “la piccola cantina del mezzo”.
Da allora La Bodeguita si è convertita in un autentico centro di richiamo turistico per l’isola che vive in gran parte grazie agli introiti derivanti da visitatori stranieri.
“Dicono che facciano il miglior mojito cubano”, racconta convinto Jorge, un turista argentino di 32 anni davanti all’ingresso del bar. “E’ stato un pezzettino di Cuba che abbiamo offerto a ognuno dei visitatori che sono venuti a trovarci in questi settant’anni”, commenta Somalia Pérez.
Il famoso bar della calle Empedrado 207 a La Habana Vecchia è stato nazionalizzato nel 1968 ed è amministrato dal 2008 dal Ministero del Turismo, che a volte pubblicizza il marchio anche all’estero. Sono almeno sei i paesi che hanno locali patrocinati dalle autorità cubane con il nome della Bodeguita del Medio, fra questi il Messico, la Repubblica Ceca e l’Ucraina.
Español
El más famoso bar del mojito cubano está de aniversario. Ubicada en el corazón de La Habana como uno de sus más ilustres rincones bohemios, la Bodeguita del Medio cumplió ayer 70 años convertida en un auténtico icono de la identidad popular cubana.
La bulliciosa música en vivo, los platos criollos, la iconografía de colores y las mesas rústicas son algunas de las marcas típicas de la casa visitada por miles de turistas mes a mes. Pero son sobre todo dos ingredientes los que hicieron famoso al local nacido como una simple bodega de víveres hace siete décadas en el barrio de La Habana Vieja: el trago llamado mojito, y sus grafitis.
La Bodeguita “se hizo famosa sobre todo por el mojito, que es la bebida emblemática de la casa”, cuenta la administradora, Somalia Pérez. El cóctel de ron, hierba buena y azúcar no nació en la Bodeguita, pero fue ahí donde se internacionalizó, asegura. A ello contribuyó Ernest Hemingway, el célebre novelista estadounidense que hizo de la isla su segunda patria.
El escritor, un conocido amante de los cócteles cubanos, se inmortalizó en una pared del local: “Mi mojito en la Bodeguita y mi daiquirí en el Floridita”, escribió en inglés el Nobel de literatura sobre sus habituales visitas a los dos bares más emblemáticos de La Habana.
El primero en dejar un grafiti fue el poeta cubano Nicolás Guillén. Desde entonces, miles de visitantes de todo el mundo han estampado sus firmas o pergeñado dedicatorias en las paredes de la Bodeguita.
Artistas como el actor estadounidense Errol Flynn o el mexicano Mario Moreno “Cantinflas” están entre los más célebres huéspedes de la conocida fonda habanera. “La Bodeguita debe su nombre a los artistas, a todas esas personas de vida bohemia que venían acá”, dice Somalia Pérez sobre los inicios dorados del bar en los años previos al triunfo de la Revolución Cubana en 1959.
La Bodeguita del Medio fue fundada en 1942 por Angel Martínez, un emprendedor llegado a La Habana desde la ciudad de Villa Clara, en el centro de la isla. Aunque en sus inicios era sólo una tienda de víveres, pronto se hizo conocida por sus buenos platos caseros y Martínez decidió refundarla oficialmente como restaurante en 1950.
Le puso entonces el nombre con el que conocían los parroquianos coloquialmente a la tienda ubicada de manera inusual en el medio de la calle, a diferencia de las típicas bodegas de la Habana prerrevolucionaria situadas siempre en las esquinas.
La Bodeguita se ha convertido desde entonces en un auténtico imán turístico para la isla, que vive en gran parte de los ingresos que generan los visitantes extranjeros.
“Dicen que hacen el mejor mojito cubano”, cuenta convencido Jorge, un turista argentino de 32 años a la entrada del bar. “Ha sido un pedacito de Cuba que se le ha ofrecido a cada uno de los visitantes que ha tenido la Bodeguita en estos 70 años”, comenta Somalia Pérez.
El famoso bar de la calle Empedrado 207 en La Habana Vieja fue nacionalizado en 1968 y es administrado desde 2008 por el Ministerio de Turismo, que promociona en tanto también la marca en el extranjero. Hasta seis países cuentan ya con locales patrocinados por las autoridades cubanas bajo el nombre Bodeguita del Medio, entre ellos México, la República Checa y Ucrania. l (DPA)
Era già da un po’ di tempo che se ne parlava ed il cantante peruviano Renzo Padilla ci aveva anticipato che stava collaborando alla realizzazione di un nuovo lavoro insieme a Dewell Narváez e Frankie Vásquez.
Bene, finalmente sembra che i lavori siano giunti alla fase finale e che a fine Luglio il nuovo disco dell’Orquesta Narvaez sarà disponibile nei negozi di New York.
L’album dovrebbe contenere 8 brani inediti e con la tipica impronta musicale degli anni settanta, in puro stile Narvaez.
Di sicuro ci aspettiamo di sentire molti tromboni belli carichi e con l’inconfondibile suono graffiante e oscuro come nella bellissima Obra del Tiempo.
Finalmente è uscito “Lo bueno ya viene” il primo singolo di Ruben Blades e Cheo Feliciano che farà parte del nuovo album in uscita prossimamente.
La canzone è la rivisitazione del successo lanciato da Joe Cuba e dallo stesso Feliciano nel 1965 e tratto dall’album “Estamos haciendo algo bien”.
Il prossimo 29 maggio 2012 uscirà finalmente anche il nuovo disco delle leggende viventi della salsa Cheo Feliciano e Rubén Blades, intitolato “Eba say ajá”. La produzione del disco è a cura dell’etichetta Ariel Rivas Music.
Per maggiori informazioni potete andare sul sito di Ruben Blades.
Direttore, cantante, compositore e arrangiatore della Orquesta Zodiac di Puerto Rico.
In primo luogo è motivo di orgoglio per noi qui a Cali e per l’intera Colombia ricevere visita per la prima volta della Orquesta Zodiac di Portorico, orchestra che ci ha fatto muovere corpo, anima e illusioni negli anni ’70, con brani come “Tremendo Problema”, “Sinceridad”, “Panteón de Amor”, “El Adiós” e “El Negrito Zambú” tra gli altri. Benvenuti nella Capitale Mondiale della Salsa… Cali.
OSCAR JAIME CARDOZO ESTRADA (OJCE) Paquito, iniziamo dal principio. Come, quando e dove nasce l’Orquesta Zodiac?
FRANCISCO PEREZ PEREZ (PP) Allora, bene, in primo luogo ti ringrazio per averci portati in Colombia nella Capitale Mondiale della Salsa, Santiago de Cali. Grazie.
La Orquesta Zodiac nasce nel 1971 quando io avevo un’orchestra che si chiamava Loiza Power e ce n’era un’altra che si chiamava Loiza Sound. Abbiamo deciso di unirle e scegliere i migliori musicisti di ognuna delle due e formammo quella che oggi conosciamo come La Orquesta Zodiac di Puerto Rico. Iniziammo con Jorge Luis Vizcarrondo e Tony Escobar il famoso oratore del “Poema de Despedida” di Jorge Ángel Bueza che fa da introduzione a “El Adiós”, composizione di Carlos José Cirino. Fu questo brano che davvero ci ha lanciati nella nostra vita musicale, inoltre ebbe successo per molto tempo nelle radio latinoamericane.
(OJCE) Però dove nasce l’orchestra?
(PP) L’orchestra nasce a Loiza, Puerto Rico, città sulla costa dove è nata la maggior parte dei musicisti de La Zodiac.
(OJCE) Domanda obbligatoria. Quanto ne ha risentito la Salsa in America Latina, casomai sia successo, con l’arrivo del Reggaeton?
(PP) Tutti diciamo che i diversi ritmi devono avere la propria opportunità sul mercato. Quel che succede è che la Salsa ha radici ben profonde, è allegra ma allo stesso tempo è romantica, è cadenzata ma si accende con il suono del timbal, del piano o dei fiati. La salsa ti porta da una guaracha ad un cha cha cha passando per una pachanga o un guaguancò. Il reggaeton è uno e continuerà ad esserlo.
(OJCE) Però con alcune fusioni fra Salsa e Reggaeton, chi prende dall’altro per non scomparire?
(PP) La salsa non scomparirà mai. È come dire che scomparirà il bolero o che il tango non continuerà ad esistere. Penso che ci siano ritmi eterni e ci sono ritmi di moda e il reggaeton è un ritmo di moda che deve mischiarsi alla salsa per respirare vita, la vita della salsa stessa.
(OJCE) Paquito, qual è il brano “bandiera” de La Zodiac di Puerto Rico.
(PP) Il brano “bandiera” de La Zodiac è indiscutibilmente “El Adiós”. Penso che sia il brano “bandiera” perché fu il primo che andò alla grande e che ci catapultò verso il successo, mettendoci all’altezza di grandi orchestre del periodo, in pieno furore, come quella di Héctor Lavoe, La Fania, La Selecta, El Sabor de Nacho, La Sonora Ponceña, Bobby Valentín, Lebrón Brothers e La Corporación Latina. Ricordo che mettemmo “El Adiós” in un 45 giri e sull’altro lato c’era il brano “Costumbres” e fu inciso il 15 ottobre del 1971.
Foto cortesia di David Cantrell (OJCE) Cali corrisponde a ciò che vi aspettavate a Puerto Rico?
(PP) Cali ha decisamente sorpassato i limiti di ciò che ci eravamo immaginati. A Cali si vive la salsa, si respira salsa e si gusta salsa. Ci siamo sentiti estremamente soddisfatti ed è stata un’esperienza fortificante vedere come il pubblico canta le nostre canzoni, chiede i titoli, desidera autografi, ci hanno decisamente dimostrato in prima persona che La Zodiac ha posto una pietra miliare nella storia musicale di Cali negli anni ’70.
(OJCE) Da dove viene il nome Zodiac?
(PP) Tony Escobar aveva un cugino che lavorava come venditore. Correva di paese in paese portando e offrendo la propria mercanzia. Una qualche volta ci ascoltò suonare in quella fusione di Loiza Power e Loiza Sound e ci suggerì di battezzare quella unione come La Zodiac visto che in quel momento Walter Mercato con i suoi astri e pronostici andava di moda in tutta l’isola. Così fu che decidemmo di accogliere il nome e da quel momento cominciammo a chiamarci la Orquesta Zodiac.
Foto cortesia di Americasalsa (OJCE) Cosa è successo a Tony Escobar, perché non è venuto a Cali?
(PP) Tony Escobar ha avuto problemi di salute e in accordo con le indicazioni mediche abbiamo deciso di comune accordo che era meglio non venisse in Colombia. Però speriamo che per la Feria de Cali di dicembre, quando torneremo, Tony venga con noi.
(OJCE) La Zodiac, Orquesta di salsa “gorda”, come dicono i portoricani del centro dell’isola, ha pensato di affrontare altri ritmi?
(PP) In verità no. Il massimo che abbiamo fatto sono canzoni romantiche come “Llámame” che ho composto nell’anno 1973 o “Mi Guitarra” composta da Ángel Luis Laureano che furono successi assoluti in tutta America.
(OJCE) E ora cosa farà La Zodiac.
(PP) Grazie a persone come voi che credono e appoggiano le orchestre che hanno dato tanto splendore alla salsa, prepareremo un nuovo lavoro nel quale dovremmo includere un brano di ammirazione per Cali.
(OJCE) Bene Paquito, Cali è casa tua. Tutti siamo tuoi amici. Su www.americasalsa.com La Zodiac avrà una finestra sul mondo nella quale noi salseri potremo conoscere i tuoi progetti e il movimento salsero della Zodiac. Attraverso questo importantissimo portale di salsa nel mondo, vogliamo esprimere la nostra particolare ammirazione per La Zodiac, ora che come banda matura suona meglio; se prima lo facevano bene, immaginatevi oggi, dopo 35 anni dalla fondazione…
(PP) Oscar, molte grazie per averci tenuto in considerazione per queste belle parole che ricevo e condivido con i 13 membri de La Zodiac che ci hanno accompagnato a Cali.
Oscar Jaime Cardozo Estrada è Direttore del 15° Encuentro Nacional e 2º Internacional de Melómanos y Coleccionistas 49ª Feria de Cali 2006. È anche Direttore Generale di EKC Producciones, una compagnia dedicata all’organizzazione di eventi, rappresentazione artistica e nella consulenza generale.
Mestizo Medley: Rock Me All Night Long/I See Your Hiney/ Rap-O Dance-O 11:58
Always And Forever 5:49
Joe Bataan, Joe Bataan II (Salsoul 20-1025) Anno di uscita 1981
Brani inclusi:
Forever 7:35
Mestizo II 6:24
He Don’t Really Love You 4:22
Super Girl 4:19
Ling Ching Tong 4:50
Break Down-Dead Ahead 5:33
When We Get Married 4:41
You, My Love 4:59
Ling Ching Tong (Instrumental) 5:08
Joe Bataan, Mr. New York (Fania 72) (compilation di Dave Hucker). Anno di uscita 1989
Brani inclusi:
Puerto Rico Me Llama 5:07
Uptown 5:09
Special Girl 2:51
Auganta La Lengua 5:38
Muneca 5:04
Mambo De Bataan 4:44
What Good Is A Castle? 6:57
My Opera 5:54
Joe Bataan: The Best (FANIA FA805) (compilation)
Brani inclusi:
Mujer Mia
My Cloud
Ordinary Guy
Gipsy Woman
Crystal Blue Persuasion
Uptown
My Opera
Daddy’s Coming Here
Special Girl
Mambo de bataan
Subway Joe
Young,Gifted And Brown UPTOWN
Shaft
What Good Is A Castle
Joe Bataan: The Song Of (FAnia FA411) (compilation)
Brani Inclusi:
Gipsy Woman
Ordinary Guy
My Opera
Special Girl
Uptown
Poor Boy
It’s A Good Feeling
Sad Girl
Daddy’s Coming Home
Subway Joe
Joe Bataan: Young,gifted & brown (vampi Soul)(2 cd digipack compilation )
Da notare la presenza del grande Marty Sheller che ha arrangiato i fiati e la sezione di corde(strings). Le tracce extra includono anche versioni alternative a quella originale.
Brani inclusi:
Ordinary Guy (nella sua vera prima versione tratta dal disco “Gypsy Woman”)
Jose Alberto El Canario festeggerà i 35 anni di carriera con un concerto che si terrà a San Juan di Portorico il prossimo 20 aprile 2012.
Lo accompagneranno tanti altri amici musicisti che hanno accettato il suo invito, alcuni dei quali come Domingo Quiñones, Cheo Feliciano, Tommy Villarini con il suo Villarini Salsa Project e Luisito Carrión erano presenti alla presentazione del concerto celebrativo.
Ismael Miranda, Tito Nieves, Alfredo La Fe e Camilo Azuquita sono altri artisti invitati che prenderanno parte al concerto.
“L’obiettivo di questa celebrazione è divertirsi e ballare. Sarà un percorso a cominciare dal periodo dell’Orquesta Típica 73 fino ai giorni nostri”.
Il Canario ha iniziato la celebrazione dei 35 anni di carriera a New York e adesso è la volta di Portorico, paese che considera la sua casa. La direzione musicale sarà a carico di Sammy Vélez con un repertorio previsto di almeno 25 canzoni.
Fonte Melba Brugueras / Primera Hora
Español
Así lo hizo saber ayer, martes, el artista durante una conferencia de prensa en la que anunció el evento musical que conmemorará su aniversario.
El concierto, que lleva por nombre José Alberto “el Canario” y sus amigos: 35 años de ritmo y salsa, se llevará a cabo este próximo viernes, 20 de abril, a las 8:00 de la noche en el Anfiteatro Tito Puente, en San Juan. Curiosamente, ese día se celebra el natalicio de ese fenecido timbalero.
Arroyo Primero
Antes de que el Canario abundara en los detalles de su concierto, la relacionista Lidda García solicitó un minuto de silencio en memoria del creador del Día Nacional de la Zalsa y programador de Z-93, Pedro Arroyo, quien falleció el pasado sábado en la noche.
Acto seguido, Joey Hernández, quien fungió como maestro de ceremonias de la conferencia, destacó el legado de Arroyo al expresar que éste “se dedicó a llevar la bandera de la salsa por todo el mundo”.
Luego del solemne acto y en tono más avivado, el Canario anunció que para esta celebración no estará solo.
El cantante les extendió una invitación a varios de sus colegas en la música para que lo acompañasen y, para su fortuna, la gran mayoría de ellos le confirmaron su participación.
De hecho, algunos de ellos, como Domingo Quiñones, Cheo Feliciano, Tommy Villarini junto con su Villarini Salsa Project y Luisito Carrión estuvieron presentes ayer durante el anuncio del concierto.
Ismael Miranda, Tito Nieves, Alfredo La Fe y Camilo Azuquita también integrarán el espectáculo, aunque estos intérpretes no estuvieron presentes en la conferencia de ayer. El Canario también mencionó que había invitado a Gilberto Santa Rosa a esta celebración, pero el salsero boricua no podrá estar por compromisos previos.
“El objetivo de esta celebración es gozar y bailar. Estaré haciendo un recorrido desde que estaba en la Orquesta Típica 73 hasta convertirme en solista”, explicó el salsero, ganador de varios discos de oro y platino.
El Canario comenzó la celebración de sus 35 años en Nueva York y ahora le toca el turno a Puerto Rico, país que considera su casa. La dirección musical del espectáculo estará a cargo de Sammy Vélez y se espera que el reportorio se componga de, al menos, 25 números.
Los colegas que acompañarán al Canario no tuvieron sino palabras de elogio para el “homenajeado”.
“Este señor es un cantante, es puro sentimiento y un compañerazo”, dijo Cheo Feliciano.
“Para mí es un honor participar de la celebración de los 35 años del Canario. Yo fui corista de José Alberto luego de ser corista de Rafael de Jesús y le estaré eternamente agradecido por esa oportunidad”, manifestó por otro lado Domingo Quiñones.
Luisito Carrión tomó luego el micrófono para comentar que “para mí es un privilegio que me hayan dado la oportunidad. Admiro profundamente a mi colega, no sólo en el plano personal, sino en el profesional”.
Por otro lado, el maestro Tommy Villarini agradeció al Canario la oportunidad que éste le brindó al Villarini Salsa Project de estar en este espectáculo. Don Tommy destacó el apoyo que el salsero dominicano les ha brindado a las nuevas generaciones de la salsa.
Abbiamo appena ricevuto la notizia della scomparsa di Pedro Arroyo, direttore della programmazione di Radio Z93 di Portorico, nonchè organizzatore del “Dia Nacional de la Zalsa” che ha celebrato quest’anno la sua ventinovesima edizione presso lo stadio Hiram Bithorn di Hato Rev.
Da parte della redazione LaSalsaVive inviamo ai suoi cari le nostre più sentite condoglianze.
Español
Pedro Arroyo, uno de los grandes promotores de la salsa en Puerto Rico, falleció este sabdao, según confirmó a El Nuevo Día la relacionista Helga García, de la firma Perfect Partners.
Arroyo era el programador de Z-93 y fue creador del “Día Nacional de la Zalsa”, que celebró su vigésimo novena edición el pasado 25 de marzo en el Estadio Hiram Bithorn Hato Rey.
En los pasados meses, su condición de salud estaba tan delicada que llegó tarde y fatigado a la pasada conferencia de prensa del “Día Nacional de la Zalsa” porque estaba recibiendo tratamiento de oxígeno, según supo este diario.
Por el momento, no hay más detalles sobre su muerte, ni alguna reacción oficial de la familia del famoso programador. Sin embargo, varios de sus colegas han reaccionado a través de las redes sociales.
“Pedro, gracias por todos los consejos, caballo… Eres el responsable de que hoy día exista un día nacional de la salsa… Te quiero gordo”, expresó, por ejemplo, el locutor Jorge Pabón “El Molusco”.
di Mario “Speedy” Gonzales Traduzione a cura di “Dudu” I LEBRÓN BROTHERS Salsa Y Control, una questione familiare
“… control, control, salsa y control… tú me das la llave, y yo pongo el sabor…”
“… control, control, salsa y control… tu mi dai il “la”, io ci metto il sabor”
SULLE ORME DEL SOUL E DEL RHYTHM & BLUES
Correva l’anno 1954 e Don Francisco Lebrón Feliciano decise insieme alla moglie di cercar fortuna negli Usa, e nonostante fosse cugino del futuro famoso cantante José Feliciano (il cieco), non era la musica ciò che lo spinse ad emigrare.
Il suo primogenito Pablo, nato ad Aguadilla, Puerto Rico, il 30 giugno 1937, già mostrava di avere la musica nelle vene, era fratellastro di Maria, José e Ángel, e fratello di Carlos e dell’ultimogenito Frankie (nato nel 1958 già nella terra dello Zio Sam).
Pablo mostrava le proprie doti artistiche di cantante nelle radio locali di Puerto Rico all’interno di un trio, e quando si stabilì negli Stati Uniti la prima cosa che fece fu di formare un gruppo denominato “Las Tres Monedas”, che rimase attivo fino al 1965 quando formò la Orquesta Arecibeña.
Ángel e José esibivano il loro talento anche nel gruppo “Los Eltones” formato nel 1962, dove il batterista era il cugino José Manuel; ciò avveniva agli inizi della decadenza delle Big Bands e della nascita di un nuovo ritmo che mischiava inglese e spagnolo col suono caratteristico dell’R&B afro-americano e specificatamente del Soul, molto dominante all’epoca del grande James Brown & The Famous Flames, i quali stavano riscuotendo successo nelle hit parades nordamericane col disco “Please, Please, Please” (1956-Polydor-610): questo ritmo era denominato Boogaloo e dettò legge a partire dal 1966.
James Brown Please, Please, Please, il successo del Soul
La famiglia Lebrón andò ad abitare nel quartiere nero di Brooklyn, New York, in una zona molto vicina a quella dei Latini, e così vennero influenzati dalla cultura afro-americana.
Da buon Portoricano, Pablo mai abbandonò la tradizione della musica tipica del proprio Paese, dando luogo così ad un genere ibrido che di lì a poco avrebbe fatto storia.
I LEBRÓN BROTHERS – UNA QUESTIONE FAMILIARE
A volte i gruppi di Ángel e Pablo venivano scritturati su iniziativa di quest’ultimo nel club “Las Vegas” di Brooklyn, con l’intervento del cugino Héctor alle congas, e si guadagnavano da vivere suonando dal Lunedì al Venerdì; in seguito il gruppo fu denominato “Ángel Lebrón Y Su Combo” con Pablo alla voce, Ángel al piano e al basso, José alla chitarra e José Manuel alla batteria, mentre Carlos e Frankie sarebbero giunti in seguito (il primo nel 1970 a suonare il bongó e portando una nuova sonorità alla campana, e il secondo nel 1971 in sostituzione di Héctor alle congas).
Suonavano musica in inglese ma di taglio più afro-americano ed ebbero molto successo sfruttando il vasto repertorio che offriva questo genere. Nel 1966 Ángel Lebrón viene invitato a lavorare come assistente durante una presentazione di Tito Puente e Ricardo Ray nel “Grand Paradise Ball Room”; a quell’epoca Johnny Colón già era noto per il suo LP “Boogaloo Blues”, ma fu il “Re del Timbal” colui che determinò la sua scelta della musica latina.
Johnny Colón, Ricardo Ray y Tito Puente, gli ispiratori dei Fratelli Lebrón
Da quel momento il gruppo “Angel Y Su Combo” iniziò a inserire nel proprio repertorio brani di boogaloo, e José che sempre si distinse come grande arrangiatore si concentrò nel dare al nuovo ritmo dei toni più leggeri.
Intuendo che tale linea musicale avrebbe avuto successo, si proposero al produttore Pancho Cristal della Tico Records che però diede loro risposta negativa (in seguito essi lo avrebbero omaggiato del brano “Pancho El Loco” nell’album “Brother”).
Ottennero un’audizione da George Goldner (lo stesso produttore di Johnny Colón della Cotique Records) che quando li vide eseguire due boogaloo li reputò pronti a registrare, concordando con loro il cambio del nome in “Los Hermanos Lebrón”.
George Goldner, il vero promotore dei Lebrón
La notte del 7 Luglio 1967 venne registrato il primo album dei Lebrón Brothers intitolato “Psycodelic Goes Latin” con la hit “Descarga Lebrón” e quattro boogaloo cantati in inglese.
Il successo, supportato dalla comunità nera del Brooklyn, fu immediato; i Lebrón vendettero migliaia di copie di questo disco.
L’IDENTITA’ AFRO DEI LEBRÓN
Nonostante le origini portoricane, i Lebrón crebbero nel qurtiere nero di Brooklyn e le influenze musicali di quest’area fece sì che assimilassero più facilmente lo stile R&B.
Anche le radio suonavano senza problemi la loro musica, principalmente su Harlem e Brooklyn, col risultato che i loro sostenitori divennero principalmente gli afro-americani, e questo nonostante già nel primo disco ci fossero arrangiamenti in chiave salsera. Mediamente, su dieci concerti, otto erano per un pubblico afro.
Da un punto di vista non musicale, quella era l’epoca del “Look Africa” e i Lebrón ne furono influenzati adottando vestiti molto colorati ed aderenti, oltre alla classica pettinatura stile “casco di moto”.
Un’immagine della Musica Soul
Questo look di fatto influenzò anche l’ambiente salsero, ma ciò che differenziava i Lebrón dagli altri era il loro radicamento nel boogaloo e nel soul.
Il disco “I Believe” (1969-Cotique-1022) lanciato dopo il secondo LP (“The Brooklyn Bums” 1968-Cotique-1015) mise bene in evidenza questo dettaglio; la copertina ritrae José e Ángel a loro agio nei propri vestiti “soul” di moda a quell’epoca: in questa produzione partecipa per la prima volta Carlos Lebrón ai bongó, e la banda viene rafforzata dalla tromba di Eddie Dicupé.
La tendenza musicale rimaneva immutata, mentre a breve il boogaloo si sarebbe incamminato verso il suo declino.
I Believe – il vestiario tipico dell’epoca soul
I Lebrón registran ancora “Brother” (1970-Cotique-1039) sulla stessa onda afro americana e un primo disco cantato interamente in spagnolo (e quindi premonitore di quella che sarebbe stata la successiva linea), intitolato “Llegamos” (1970-Cotique-1042) e in cui spicca la hit “Mi Fracaso”.
SALSA Y CONTROL
Quando iniziò il declino del boogaloo, le orchestre di New York si erano già impossessate dei propri spazi nell’ambiente latino; con l’appoggio della discografica Fania gente come Willie Colón, Orchestra Harlow e tante altre bande all’epoca minoritarie cominciavano a dettare la nuova linea musicale.
Harlow e Colón, leaders del movimento salsero
Era giunto il momento di cambiare, e allora i Lebrón sperimentano un ibrido che accompagnava col suono degli ottoni la narrazione delle vicende quotidiane del quartiere nero di Brooklyn, similmente a quelle narrate dai salseri sul barrio latino.
E così esce sul mercato l’album “Salsa Y Control” (1970-Cotique-1049), un vero classico della salsa, che mostrava l’orientamento della banda per gli anni futuri.
In questa produzione vediamo Frankie Lebrón alle congas e Ray Maldonado alla tromba.
Il brano “Salsa Y Control” dà l’idea dell’approccio dei Lebrón alla salsa, mettendo da parte gli arrangiamenti soul e R&B ma conservando la matrice doo-wop dei cori – sempre a sei voci – in maniera tale da “cambiare, ma nella continuità”.
Questa produzione raggiunse alti indici di vendita grazie all’inimitabile stile dei loro cori, caratteristica che metteva questa orchestra in evidenza rispetto alle altre, e guadagnandosi l’attenzione della comunità salsera.
Alcuni studiosi affermano che dopo questa produzione il termine “salsa” venne adottato definitivamente dal movimento, sebbene la copertina stessa contraddica ciò, giacché la menzione della nota parola è accompagnata dall’immagine di una latta di salsa di pomodoro posta sulla testa di una modella (particolare che in seguito diede luogo all’interpretazione che in realtà non si volesse rappresentare il movimento).
Qualcosa di simile sarebbe successo in seguito quando qualcun altro azzardò l’ipotesi che Ignacio Piñeiro fosse il precursore del movimento quando intonava:
“… Échale salsita, Échale salsita,
Ah, ah, ah, ah, ah…
Congo miró embullecido
Su butifarra olorosa,
Son las más ricas, sabrosas,
Las que en mi Cuba he comido
Échale salsita, échale salsita
Ah, ah, ah, ah…”
“… Mettici della salsa, mettici della salsa,
Ah, ah, ah, ah, ah…
Congo guardò compiaciuto
Le sue profumate salsiccie,
Son le più gustose, saporite,
Quelle che nella mia Cuba ho mangiato
Mettici della salsa, mettici della salsa
Ah, ah, ah, ah… “
Ovviamente Piñeiro si riferiva ad una situazione gastronomica e non aveva la benché minima pretesa di rappresentare il movimento salsero.
Salsa Y Control, polemica sull’uso della parola per identificare il movimento salsero
Salsa y Control
L’UNIONE FA LA FORZA
Era l’inizio degli anni ’70 quando due episodi segnano il cammino dei Lebrón; il primo, nel ’71, quando scompare George Goldner, il Presidente della Cotique Records nonché principale promotore della loro carriera, e il secondo quando la Fania Records acquisisce praticamente tutte le Discografiche latine – inclusa la Cotique – che finora avevano coesistito per vari anni.
L’acquisizione della Cotique da parte della Fania permise a quest’ultima non solo di impossessarsi dell’opera completa dei Lebrón bensì anche di perpetuare la clausola di continuità che essi avevano contratto con la etichetta originaria; in pratica finiva la direzione della Cotique per la scomparsa di Goldner e cominciava quella di Jerry Masucci, che secondo le dichiarazioni di Ángel Lebrón sarebbe stato un razzista.
Le argomentazioni di Ángel al proposito si basano sul fatto che i Lebrón nonostante le buone vendite dei propri dischi non sarebbero mai stati trattati alla pari degli altri artisti della Fania giacché mai furono invitati a partecipare ai film (in particolare “Our Latin Thing” e “Salsa”) né agli shows e concerti della Discografica (ossia la Fania All Stars); piuttosto, a suo dire, la partecipazione veniva offerta a gruppi di minor valore commerciale come l’Orquesta La Conspiración (il cui leader era bianco) e inoltre la partecipazione di artisti di colore era limitata a gruppi di altre Discografiche, come il Gran Combo e Manu Dibango, che parteciparono a degli shows poi inseriti nel film Salsa.
Il Gran Combo e Manu Dibango, gli invitati di colore della Fania
Nel culmine delle proprie accuse, Ángel Lebrón rivelò tempo fa ad un giornalista colombiano l’indegna proposta razzista che Masucci gli avrebbe fatto, ossia di sostituire il cantante Pablo Lebrón (di colore e un po’ sovrappeso, n.d.t.) con gente del calibro di Héctor Lavoe o Ruben Blades, che secondo il potente Manager avrebbero giovato all’orchestra con la loro pelle bianca e fisico snello.
Secondo Ángel, le idee razziste di Masucci andavano ben oltre il colore della pelle e coinvolgevano l’ambiente socio-culturale dei componenti della banda. Masucci a suo dire sarebbe stato contro al “contatto” dei Lebrón con la comunità afro-americana; ciononostante l’orchestra non fu ostacolata dalle radio proprio per l’ampio seguito da essa garantito.
Jerry Masucci e Johnny Pacheco, la cupola della Fania
La convivenza con gli altri membri della Fania non sembrava essere delle migliori, e secondo le parole del leader del gruppo, ogni volta che si incontravano in studio per registrare gli veniva offerta droga nel tentativo di farli entrare nel giro, cosa che non fecero.
Per l’impero Fania i Lebrón fecero ben 11 dischi (vedi discografia indicata), il primo dei quali fu “Picadillo A La Criolla” (1971-Cotique-1055) e l’ultimo “Criollo” (1982-Cotique-1106) e di cui due furono raccolte di successi (“The Best Of Lebrón Brothers” 1975-Cotique-1080 y “10Th Anniversary” 1977-Cotique-1093).
Nel 1984, anno in cui scadette il contratto con la Fania, i Lebrón vissero un’angosciante fase di stallo delle proprie attività a causa del ritiro forzato di uno dei suoi leader, il vocalista Pablo Lebrón.
PER OGNI SORRISO, CI SON DIECI LACRIME
Nel Gennaio 1981, i Lebrón vissero momenti drammatici quando il vocalista e leader Pablo Lebrón ebbe un attacco cardiaco i cui postumi lo costrinsero alla sedia a rotelle.
Pablo impiegò quattro anni per tornare a cantare col gruppo e comunque non recuperò del tutto; al momento in cui scriviamo (Luglio 2006) è vivente, per la gioia dei suoi fans e della famiglia.
Con l’obiettivo di soddisfare le richieste dei fans, Pablo interpreta due brani del suo repertorio compatibili con le sue mutate condizioni fisiche, e comunque solo in alcuni shows.
I Lebrón rimasero inoltre quattro anni senza entrare negli studi di registrazione, e ormai liberi del giogo della Fania firmarono per la Caiman Records e nel 1985 incisero “Salsa Lebrón”, in cui partecipò l’allora giovane Frankie Morales come voce principale.
L’orchestra inoltre introdusse nuovi membri della famiglia Lebrón; i fratelli Nadine (alle tastiere) e Ángel Junior (alle percussioni) entrambi figli del nuovo leader Ángel Lebrón, oltre ad Adrian (al trombone) figlio di José Lebrón parteciparono a questo disco.. Nel 1995 poi fu la volta di Corrine(un’altra figlia di Ángel) nella registrazione di “Ahora Te Toca A Ti” (Boso-0100).
Corrine Lebrón e Frankie Morales, nuova linfa negli anni 80 e 90
L’88 è l’anno dell’ultima partecipazione di Pablo Lebrón coi suoi fratelli, nel disco “El Boso” (EAR-100) per la Discografica El Abuelo Records, dove interpreta “Tu Perteneces A Mi”, mentre gli altri brani son cantati da Ángel.
Le ultime notizie danno Pablo come possibile partecipante alla registrazione del CD del quarantesimo anniversario della banda.
Altri cantanti collaborarono con l’orchestra, e quello che più si distinse fu Luisito Ayala che collaborò – tra gli altri – con Roberto Roena, Bobby Valentin e il Gran Combo.
Luisito Ayala lasciò il segno nei Lebrón Brothers
Luisito lasciò il segno specialmente nel CD “35Th Anniversary” (2002-Exclusivo-0602) dove appare in buona sintonia col gruppo. Altra hit notevole fu “Olvidarla” (“Lo Místico” 1998-Cotique-1109) ispirata ad una canzone hip hop americana.
Luisito Ayala fu sostituito dal Colombiano Kike Harvey per la registrazione del CD “Made in Colombia” (2004-Exclusivo-0204) dove si divide con Carlos Lebrón e Corrine.
Recentemente i Lebrón hanno inserito nel loro organico lo straordinario vocalista Frankie Vasquez (lo stesso dei Soneros del Barrio) che aveva già partecipato come corista nel succitato CD “Lo Mistico”
Kike Harvey a sinistra Frankie Vasquez l’attuale vocalista
Lebron Brothers Festival Latinoamericando Milano 30/06/07
Il cantante di Cali (Colombia) Enrique Estupiñan fu invitato speciale nel CD “Loco Por Ti” (1988-Exclusivo-0302).
Nel 1989 i Lebrón Brothers ottennero una cosa mai vista, quella di far convergere 60.000 persone nella Plaza de Toros di Cali, circostanza mai più ripetuta e che consacrò definitivamente la loro popolarità in terra di Colombia, la loro nuova patria di adozione.
Nonostante il razzismo e le liste nere tanto note nella New York anni ’70, i Lebrón continuarono a lavorare grazie unicamente ed esclusivamente al loro talento, soprattutto in ambito salsero, laddove questo suono caratteristico della campana mai avrebbe cessato di deliziare i veri salseri, ancor piu sapendo che “… senza il Negro, non c’è guaguancó …”.
THE LEBRON BROTHERS Salsa y Control, un asunto de família
“… control, control, salsa y control… tú me das la llave, y yo pongo el sabor…”
A CAMINO DEL SOUL Y DEL RHYTHM & BLUES
Corria el año de 1954 y don Francisco Lebrón Feliciano decidió junto con su esposa intentar la suerte en el pais del norte, a pesar de ser primo del futuro famoso cantante Jose Feliciano (el ciego), no era propiamente la musica lo que lo empujaba a inmigrar.
Su hijo mayor Pablo, nacido en Aguadilla – Puerto Rico un 30 de junio de 1937, ya daba señales de que la musica corria en sus venas, el era medio hermano de Maria, Jose y Angel y hermano de Carlos y despues del menor Frankie (nacido en 1958 ya en tierras del Tio Sam).
Pablo demonstraba sus dotes artísticos de cantante presentandose en las rádios locales de Puerto Rico donde participaba de un trio, cuando se mudó para EEUU su primera actitud fue la de crear un grupo denominado “Las Tres Monedas” el cual se mantuvo hasta 1965 cuando forma la Orquesta Arecibeña. Por otro lado Angel y José también mostraban su talento en el grupo “Los Eltones” creado en 1962, y donde tocaba la bateria su primo Jose Manuel, eran los inícios de la decadencia de las Big Bands y del surgimiento de un nuevo ritmo que mezclaba letras en ingles y español y el sonido característico del R & B afro americano y en especial del Soul, tan dominante en la epoca con el performático James Brown & The Famous Flames quienes ya habian alcanzado suceso en las paradas norte americanas con su disco “Please, Please, Please” (1956-Polydor-610), este nuevo ritmo de quien nos referimos era el Boogaloo que marcaria su pauta a partir de 1966. James Brown Please, Please, Please, el suceso del Soul
La família Lebrón se estableció en el barrio negro del Brooklyn, en la ciudad de New York, en un sector no muy próximo de los latinos, asi acabaron por ser muy influenciados por lo afro americano.
Como buen boricua, Pablo nunca dejó de lado la influencia de la musica típica puertorriqueña engendrando asi un estilo hibrido que haria historia en un futuro proximo.
LOS LEBRON BROTHERS – UN ASUNTO DE FAMILIA
Cierta vez las agrupaciones de Angel y Pablo se juntaron para atender a un contrato de este ultimo en el club “Las Vegas” en el Brooklyn, llamaron también a su otro primo Hector para tocar las congas y consiguieron mantenerse en el local de lunes a viernes ganando algun dinerito, la agrupación resultante de ese junte pasó a llamarse de “Angel Lebrón Y Su Combo”, con Pablo en los vocales, Angel en el piano y bass, Jose en la guitarra y Jose Manuel en la bateria, Carlos y Frankie vendrian después (el primero en 1970 asumiendo el bongó y trayendo una nueva sonoridad a la campana, y el segundo en 1971 en substitución a Hector en las congas).
Tocaban musica en ingles mas de corte afro americano e hicieron mucho suceso aprovechando el extenso cancionero de este genero.
En 1966, Angel Lebrón es convidado a trabajar como asistente en una presentación de Tito Puente y de Ricardo Ray en el “Grand Paradise Ball Room” por esa epoca Johnny Colón ya habia despertado su atención con su disco “Boogaloo Blues”, mas fue el “Rey del Timbal” quien agudizó su sentido en dirección a lo latino. Johnny Colón, Ricardo Ray y Tito Puente, inspiradores de Los Lebrón
A partir de ese momento la banda “Angel Y Su Combo” comenzó a incluir en su repertorio temas de boogaloo, Jose quien siempre se destacó como un tremendo arreglista se encargó de darle un tono mas ligero al nuevo ritmo.
Acreditaron que harian suceso grabando esta modalidad, acudieron entonces hasta el productor Pancho Cristal de la Tico Records mas recibieron una respuesta negativa de el (después lo homenajearian con el tema “Pancho El Loco” en una de sus posteriores producciones).
Insistieron con George Goldner el mismo productor de Johnny Colón en la Cotique Records y consiguieron una audición con este, cuando Goldner los escuchó tocar dos boogaloos le pareció que ya estaban listos para grabar excepto por el nombre de la banda, la cual por sugestión suya cambió la denominación para “Los Hermanos Lebrón” con la cual todos concordaron. George Goldner, verdadero impulsionador de Los Lebrón
La noche del 7 de julio de 1967 vió a los Lebrón Brothers grabar su primer disco titulado: “Psychodelic Goes Latin” el cual traia el hit “Descarga Lebrón” y mas cuatro boogaloos con letras en ingles.
El suceso fue inmediato y respaldados por la comunidad negra del Brooklyn, los Lebrón vendieron miles de copias de este disco.
LA IDENTIDAD AFRO DOS LEBRON
A pesar de sus origenes boricuas, los Lebrón se criaron en el barrio negro del Brooklyn y las influencias sonoras de esta región hicieron con que asimilem mas facilmente el estilo R & B.
Las rádios también tocaban sin problemas su musica, principalmente en los reductos del Harlem y del Brooklyn, esto determinó que la mayoria de sus seguidores sean afro americanos a pesar de que cortes salsosos ya habian hecho parte de su primera grabación. Asi de cada diez presentaciones, ocho eran para este público afro.
Por otro lado era la epoca del visual “África Look”, los Lebrón recibieron esa influencia y sus vestimentas utilizaban una indumentária colorida y llena de aderezos bien como el impagable peinado estilo “casco de moto”. El Visual de la Soul Music
En el ambiente salsero eso también se hizo presente, sobre todo en el campo visual, lo que los diferenciaba radicalmente era el estilo musical y ai los Lebrón estaban bien arraigados en el boogaloo y en el soul.
El disco “I Believe” (1969-Cotique-1022) lanzado después del segundo LP (“The Brooklyn Bums” 1968-Cotique-1015) caracterizó bien este detalle, en la capa aparecen Jose y Angel bien comodos con su indumentária soul de moda en esa época, en esta producción participa en los bongós por la primera vez, Carlos Lebrón y la banda se refuerza también con la trompeta de Eddie Dicupé.
La tendencia musical de los Lebrón continuaria la misma, y el boogaloo en poco tiempo ya entraria en franco declínio. I Believe – la indumentária típica del soul
Los Lebrón aún grabarian “Brother” (1970-Cotique-1039) en la misma tonica de lo afro americano, y mas un primer disco totalmente en español ya dando señales de lo que vendria mas tarde, titulado “Llegamos” (1970-Cotique-1042) y donde se destaca el hit “Mi Fracaso”.
SALSA Y CONTROL
Cuando el boogaloo comenzó a entrar en su curva descendiente, las bandas nuevayorkinas ya habian tomado el espacio del ambiente latino, con el apoyo de la disquera Fania gente como Willie Colón, Orchestra Harlow, y varias otras bandas de sonido marginal comenzaban a dictar las nuevas reglas. Harlow y Colón liderando el movimiento salsero
Era la hora de cambiar, los Lebrón resuelven entonces experimentar esa nueva expresión hibrida salida del sonido de los metales y cuya temática no dejaba de lado al cotidiano del barrio latino, similar en vicisitudes al bairro negro del Brooklyn.
De esta forma sale al mercado el disco “Salsa Y Control” (1970-Cotique-1049) verdadera obra clásica de la salsa y que definiria los rumbos de la banda para los años siguientes.
Es en esta producción donde se incorpora a Frankie Lebrón en las congas y aún cuentan con la participación del trompetista Ray Maldonado.
El tema “Salsa Y Control” caracteriza el aporte de los Lebrón para la salsa, si bien que dieron un parentesis a los arreglos instrumentales en sintonia con el soul y el R & B, trajeron para la salsa la influencia del doo-wop en la construcción vocal de sus coros siempre para seis voces, de esta forma conseguieron mantener la armonia necesária para la evolución de sus temas.
Esta produción alcanzó altos indices de ventas, gracias a ese estilo inigualable en los coros y permitiendo que la orquesta se escuche de una manera singular y diferente conquistando de vez los oidos de la comunidad salsosa.
Algunos entendidos afirmam que después de esta producción es que el termino salsa quedó definitivamente acuñado al movimiento, a pesar de que la capa del disco lo contradiga ya que la mención a la palabra salsa está caracterizada por una lata de salsa de tomate colocada en la cabeza de la modelo del disco (lo que acabaria por demonstrar de que la verdadera intención no seria precisamente la de identificar al ya consolidado movimiento).
Algo parecido sucederia despues cuando alguien propuso que era Ignácio Piñeiro el precursor de la nomenclatura cuando este entonaba:
“… Échale salsita, Échale salsita,
Ah, ah, ah, ah, ah…
Congo miró embullecido
Su butifarra olorosa,
Son las más ricas, sabrosas,
Las que en mi Cuba he comido
Échale salsita, échale salsita
Ah, ah, ah, ah…”
Obviamente Piñeiro hacia referencia a una situación gastronómica y no habia la mas mínima pretensión de identificar a todo el movimiento. Salsa y Control, polémica en el uso de la palabra para identificar al movimiento salsero
EN LA UNION ESTA LA FUERZA
Eran los inicios de los 70’s, y dos acontecimientos marcarian de vez la carrera de los Lebrón, el primero, en 1971, cuando ocurre el fallecimiento de George Goldner ejecutivo de la Cotique y principal impulsionador de la carreira de ellos, y el otro acontecimiento fue el suceso de expansión de la Fania y que culminó con la adquisición, por parte de esta, de practicamente todos los sellos de musica latina que habian co-existido por vários años, inclusive la Cotique.
La adquisición de la Cotique por la Fania, permitia a esta ultima tener los derechos de la obra completa de los Lebrón y de dar continuidad al contrato de exclusividad de estes con el sello, en otras palabras salia la dirección de la Cotique (con Goldner ya fallecido) y tomaba el frente de todo el poderoso Jerry Masucci, quien segun declaraciones de Angel Lebrón era racista.
Las razones de Angel se basan en el hecho de que los Lebrón, a pesar de ir muy bien en las ventas de sus discos, nunca fueron tratados a la altura por la compañia, ya que jamás participaron de peliculas (“Our Latin Thing” y “Salsa” especificamente) o entonces de shows y conciertos con la agrupación representativa del sello (la Fania All Stars), ni siquiera convidada era a pesar de otros grupos de menos expresión comercial si, como “La Conspiración” por ejemplo (un detalle, Ernie Agosto, el líder de esta banda era blanco) en otras veces cuando habia la participación de artistas de color era preterida para dar lugar a grupos que no hacian parte del staff Fania, como es el caso de “El Gran Combo” y del africano Manu Dibango, quienes participaron de los shows que sirvieron de base para la pelicula “Salsa”. El Gran Combo y Manu Dibango,los convidados negros de la Fania
En la cumbre de sus acusaciones, Angel Lebrón relataria hace algun tiempo atrás para un periodista colombiano la indecorosa y racista propuesta que Masucci les habria hecho a ellos y en la cual sugeria cambiar al vocalista Pablo Lebrón por gente del perfil de Hector Lavoe o Ruben Blades, segun el poderoso ejecutivo, por el hecho de la orquesta necesitar al frente de ella un vocalista de piel blanca, y con buena apariencia física.
Segun Angel, las actitudes racistas de Masucci, iban mas allá del color de la piel y también afectaban la formación sócio-cultural de los componentes de la banda. Masucci seria contra también de la aproximación de los Lebrón con la comunidad afro-americana, mas apesar de esto la orquesta no fue perjudicada en las rádios precisamente por su legión de admiradores que los mantuvo en la mídia y que provenian de esa comunidad. Jerry Masucci y Johnny Pacheco, la cúpula de la Fania
La convivencia con los demas miembros de la Fania parecia no ser de las mejores, toda vez que se encontraban en el estúdio para grabar, segun palabras del líder de la agrupación, les era ofrecido drogas en una tentativa de atraerlos para el circulo mas los Lebrón nunca entraron en esa onda.
En el império Fania, los Lebrón grabarian mas 11 discos (ver discografia anexa) siendo el primero “Picadillo A La Criolla” (1971-Cotique-1055) y el ultimo “Criollo” (1982-Cotique-1106), de eses 11 dos son recopilaciones de sucesos (“The Best Of Lebrón Brothers” 1975-Cotique-1080 y “10Th Anniversary” 1977-Cotique-1093).
En 1984, año en que acabó el contrato con la Fania, los Lebrón vivian una angustiante fase de paralización de sus actividades en función de la retirada forzada de uno de sus lideres y principal vocalista Pablo Lebrón.
POR CADA RISA VIENEN DIEZ LAGRIMAS
En enero de 1981, los Lebrón vivirian momentos de dramaticidad cuando su vocalista y líder Pablo Lebrón sufrió un ataque cardíaco cuya secuela fue la de dejarlo postrado a una silla de ruedas.
Pablo tardaria cuatro años para volver a presentarse con la agrupación y asimismo no se recuperó por completo, hasta el cierre de este escrito aún se mantiene vivo para felicidad de sus fans y de su familia.
Con la finalidad de atender a los pedidos de sus seguidores, Pablo interpretaba dos temas de su repertorio que era lo que sus fuerzas conseguian hacer e cada show en que le era posible actuar.
Los Lebrón se quedaron también cuatro años sin entrar en los estúdios de grabación, ya liberados del yugo fanistico firmaron con la Caiman Records y en 1985 grabaron “Salsa Lebrón” que incluía al nuevo, y en ese entonces joven, vocalista Frankie Morales como voz principal.
La orquesta también adoptaria nuevos miembros de la dinastia Lebrón, los hermanos Nadine (en los teclados) y Angel Junior (en la percusión) los dos, hijos del nuevo líder Angel Lebrón y mas Adrian (en el trombón) hijo de Jose Lebrón participarian de este disco. En 1995 seria la vez de Corrine (otra de las hijas de Angel) participar de las grabaciones de “Ahora Te Toca A Ti” (Boso-0100) Corrine Lebrón y Frankie Morales, sangre nuevo en los 80’s y 90’s
En 1988 ocurre la ultima grabación de Pablo Lebrón con sus hermanos, se trata del disco “El Boso” (EAR-100) para el sello El Abuelo Records, aqui Pablo interpreta “Tu Perteneces A Mi”, los demas temas se quedan a cargo de Angel.
Informaciones recientes afirmam sobre la posibilidad de Pablo participar de las grabaciones del CD del 40Th Aniversario de la banda.
Otros vocalistas participaron del conjunto, el que mas se destacó fue Luisito Ayala el mismo que colaboró con Roberto Roena, Bobby Valentin y El Gran Combo entre otros grupos. Luisito Ayala dejó su marca em Los Lebrón Brothers
Luisito dejó su marca especialmente en las grabaciones del CD “35Th Anniversary” (2002-Exclusivo-0602) en donde aparece bien sintonizado con el grupo. Otro hit de destaque es “Olvidarla” (“Lo Místico” 1998-Cotique-1109) inspirado en una versión original oriunda del hip hop americano.
Luisito Ayala fue substituído por el colombiano Kike Harvey y este grabó el CD “Made In Colombia” (2004-Exclusivo-0204) donde comparte los vocales con Carlos Lebrón y Corrine.
Recientemente los Lebrón incluyeron en sus filas al extraordinário vocalista Frankie Vasquez (el mismo de Los Soneros Del Barrio) quien inclusive ya habia participado, en los coros, en la mencionada grabación del CD “Lo Místico”. Kike Harvey a la izquierda Frankie Vasquez el actual vocalista
El cantante caleño Enrique Estupiñan tuvo una participación en el CD “Loco Por Ti” (1988-Exclusivo-0302) como convidado especial.
En 1989 los Lebrón Brothers consiguieron un hecho inédito, el de colocar mas de 60 mil personas en la Plaza de Toros de Cali, esto jamas se repitió en ninguna actividad de ese recinto, era la consagración definitiva de su popularidad en terras colombianas pais que los adoptó de vez.
Apesar del racismo y de las listas negras tan famosas en la New York de los 70’s, los Lebrón consiguieron mantenerse gracias única y exclusivamente a su talento, sobre todo dentro del ambiente salsoso, ese sonido característico del toque de su campana jamas saldrá de los oidos de los salseros de la mata mas aún cuando sabemos que: …sin negro no hay guaguancó…”.