Daria: ”Che strano essere l’uno di fronte all’altra in questa veste, specialmente se penso che sei ore fa mentre facevamo le prove eri il mio ballerino, due ore fa davanti al commercialista il mio socio in affari, a pranzo lo zio delle mie figlie, ieri sera dopo i corsi,mentre ci confidavamo i fatti nostri, il mio miglior amico e ….forse sempre, in ogni momento… il bambino paffutello a cui dovevo dar la mano per attraversare la strada!
Caspita, se con questo non ottengo la lacrimuccia dei lettori non saprei come altro fare!!
Ok, ok, torniamo alla formalità necessaria.
Dando per scontata la conoscenza sulla tua formazione artistica e professionale passo alle domande che ritengo più interessante farti.
Come definisci lo stile di Salsa che balli?
Pietro: “Mambococolo”
Daria e Pietro Mingarelli, Torino 8 dicembre 2006
Daria: “Ti prego, non sprecare troppe parole !!!!”
Pietro: “Ok.”
Daria: “Daiiiii!!! Devi rispondere come se io non fossi io, come se parlassi con una persona che non ti conosce affatto. Quindi : cosa intendi per “Mambococolo”???”
Pietro: “Lo sai benissimo .”
Daria: “PIETROOO!!”
Pietro: “Si tratta del connubio, intersezione, sovrapposizione, chiamala come vuoi, tra il mambo tradizionale e lo stile della “calle”di Puerto Rico.
In breve, la parola mambo riguarda la tecnica e cioè il come muoversi, come mettere i piedi, come tenere la posizione, le direzioni, le linee ….eccetera la parola cocolo è l’essenza, l’imprescindibile, il succo del passo ….il debito verso il folclore …..si pensi ai “pasitos” ballati dai coristi e a volte da altri componenti delle orchestre ……per essere più chiari si pensi all’anno 1953 e al Combo di Cortijo, a Ismael Rivera cantando il Negro Bembon!!!
Potrei allora dire che mambo rappresenta la tecnica, cocolo la naturalezza, ma attenzione, la divisione è apparente e così pensata sarebbe fuorviante.
Non si comprende veramente ciò che dico se non si focalizza l’attenzione sul fatto che, per come la vedo io, Tecnica = Coordinazione e Coordinazione = Naturalezza …perciò se vogliamo credere alla validità della proprietà transitiva…la conclusione è ovvia …..
Daria: “…forse no….altrimenti non si sentirebbero tante discussioni e commenti inutili.
Non importa, non dilunghiamoci. Passo a un’altra domanda :
Quanto è importante la conoscenza musicale e quella storico musicale per un ballerino?”
Pietro: “Entrambe fondamentali. Mi rendo conto di diventare …come dici tu???….scomodo, impopolare . beh, ti devo dar ragione sul fatto che i più non amano essere messi davanti ai propri limiti, alle proprie mancanze, specialmente se non riescono a superarle …….. ma, diciamo la verità, se mi fosse interessato risultare simpatico avrei adottato un’altra politica tanti anni fa.
Non c’è compromesso in questo, non per me …per te! Se penso che c’è gente che pretende di fare questo mestiere e ha nozioni poverissime sugli argomenti in questione ….beh, la trovo una bella presa in giro ….nei confronti degli altri, ma soprattutto di se stessi”
Daria: “Condivido. Ma dimmi due parole sul perché queste conoscenze sono importanti.”
Pietro: “Si dovrebbe partire da una constatazione evidente: se prendi dischi degli anni ’60, trovi un nome preciso per identificare ogni canzone …..le stesse canzoni che oggi vengono chiamate allo stesso modo: salsa !!!!
Nei dischi in questione si legge : guaracha, son montuno, mambo jazz, guaguancò eccetera.
Certo, se prendi un cd di Jimmy Bosch la precisione della suddivisione rimane ……., ok, però è un cane che si morde la coda perché l’eredità avuta da Many Oquendo è tangibile.
Premesso che fondamentalmente la penso come te sull’arbitrarietà del nome, resto dell’ idea che sia (a dir poco) un grosso AIUTO per l’interpretazione non confondere, ad esempio, il guaguancò metropolitano di Ray Barretto (quando di guaguancò metropolitano si tratta) con il mambo. Ma non è solo questo……..…….mi spiace dirlo, ma escludendo rare eccezioni, l’unico aggettivo che mi sembra adeguato per la salsa moderna è “monotematica…monotimbrica”…scrivila un po’ come ti sembra meno urtante se ti fa piacere! Lo sai bene: per quel che riguarda la salsa classica riesco a riconoscere di che orchestra si tratta dal solo arrangiamento; ….certo uno come Hector Rivera quando indossa le vesti dell’arrangiatore è inconfondibile; e come non distinguere gli arrangiamenti di Larry Harlow da quelli di Willie Colon, o di Israel “Cachao” Lopez, o di Jorge Millet, o di Luis “Perico” Ortiz, o di …. ….
Daria: “Perfetto, va bene, credo che il concetto sia chiaro…”
Pietro: “Aspetta, non puoi non nominare Bobby Valentin, o un paroliere come Catalino “Tite” Curet Alonso e poi …”
Daria: “TI PREGOOOO!!!
Pietro: “Come vuoi ….comunque l’intervista è la mia …..precisa almeno che la lista è incompleta!!”
Daria: “Per carità ….diciamolo assolutamente!!!! …………………alcuni minuti di silenzio…………………….
Pietro: “Hai scritto che è incompleta??”
Daria: “Certo!!!! L’ho scritto in rosso e l’ho sottolineato. Stai tranquillo. Concentrati sulla prossima domanda : Cosa pensi di chi balla uno stile totalmente diverso dal tuo?”
Pietro: “Può piacermi tantissimo, come può dispiacermi !!! Dipende molto da chi lo balla!! In ogni caso, anche quando ho assistito a spettacoli bellissimi di stili diversi, non ho mai avuto cedimenti!! …nel senso che sono contento per gli artisti che ben si esprimono con gli stili più disparati ….e sono tanto contento per me che mi esprimo con il mio …che con gli anni si è evoluto, ha avuto diverse sfaccettature, che spero si evolverà ancora, ma che nelle “strutture portanti” si mantiene fedele a se stesso.
Comunque, per tornare a ciò che chiedevi, mi è capitato di vedere performance di Eddie Torres che mi hanno entusiasmato e vedere persone, presumo allievi degli allievi degli allievi che, pur dicendo di ballare lo stesso stile, non mi sono piaciuti affatto. Ma che vuol dire ?… ho allievi, alcuni anche molto conosciuti, che non mi piacciono neppure un po’ e altri che apprezzo. Ma ti senti bene? Che domande mi fai?!?”
Daria Mingarelli
Daria: “Mi sento benissimo ….è solo che ….meglio di no… rischio di diventare polemica”
Pietro: “In che senso?”
Daria: “Nel senso che provo una certa tenerezza ….no, bando alla diplomazia, provo una certa compassione verso chi ha spesso decontestualizzato le tue parole, o verso chi ha fatto, fa lezione con te ed è convinto di conoscerti, di capirti e ….UTILIZZA la tua vicinanza, la tua personalità, per fare di te e del tuo pensiero una falsa imitazione ….portando avanti un certo disprezzo per i non eletti, per chi non balla il loro stile …perché scusa, lo stile è il loro, non di certo il nostro!!! Estendo la compassione a chi usa le medesime cose per dare addosso senza ragione, senza sapere, senza averti mai visto, senza …un bel cavolo di niente. Se sapessero che un sacco di volte per giocare con la falsa apparenza ti ho definito “talebano”, quando a livello di chiusura mentale sugli argomenti lavorativi, tra noi due, il vero talebano sono io!!! Ma qui hai ragione tu : CHI SE NE FREGA!!??!! …..quando c’è la salute!!!
Pietro: “…..quando c’è la salute !!!!”
Daria: “Procediamo. Cosa pensi di chi balla sull’ uno? E non ridere, so che è una domanda ridicola”
Pietro: “La stessa cosa che penso di chi balla sul due, sul break, sul sei..
Credo che tanti ballino sull’uno perché è il primo numero!
Credo che tanti ballino sul due perché è quello che viene subito dopo il primo numero!
Credo insomma che ballino con un “sistema”; il succo è che per me non ballano ritmicamente. Discorso lungo che sicuramente viene spesso frainteso, anche se tanti fanno finta di aver capito….e dico far finta perché se non hai mai sperimentato “l’alternativa” al conteggio è impossibile comprendere…. Speriamo almeno sia chiaro che non sto dicendo che è sbagliato ballare su questo o quel tempo.
Cavolo, pensa che crisi esistenziale se potessero parlare quei matematici, alcuni dei quali illustrissimi, che dicono che i numeri non esistono!!!!!!
Daria e Pietro Mingarelli – Willie Rosario, Afro Cha – Joe Cuba, El Hueso
Daria: “Discorso lungo, bisognerebbe spiegare ……ora però non abbiamo tempo!!! Facciamo così: uno dei prossimi articoli della rubrica, magari uno di quelli di febbraio, lo scriveremo insieme, a quattro mani, proprio su questo argomento.”
Pietro: “A disposizione!”
Daria: “Ok!….. Conosco allievi che sono a dir poco intimoriti da te. Cosa ne pensi?”
Pietro: “…emmmm…..io da me stesso non lo sarei….”
Daria: “Cosa non sopporti in un ballerino? E in una ballerina?”
Pietro: “In una dama non sopporto l’ “inguidabilità”!!! Non amo le donne poco femminili, non amo le donne volgari, quelle che sono talmente impegnate nelle varie imitazioni da non lasciarsi portare in alcun modo. Nell’ uomo odio il “virtuosismo solista”, l’abuso di passi su momenti musicali totalmente inopportuni. Non sopporto l’uomo che non sa guidare e mette a disagio la dama. Odiosa la mancanza totale di contatto tra i due e non parlo di “SGUARDO”!!! Come dici tu,si tratta di aver quanto meno presente che ho una persona davanti e i miei movimenti, passi, figure non devono essere eseguiti come se fossi solo/a !!! Di entrambi trovo antipatico quando un atteggiamento, un modo di ballare diventa “ostentare”, “eccedere” ……e poi ci sono luoghi appropriati per fare gli spettacoli, il salone è un’altra cosa…per carità, ben venga il coinvolgimento, l’entusiasmo, la grinta…quando sono orientati alla propria coppia, a se stessi…..ma che tristezza quando gli occhi di chi sta ballando sono impegnati a controllare se li guardi oppure no…..tranquilli, se non sono troppo stanco guardo, guardo!! .
Daria e Pietro Mingarelli
Daria: “I tuoi cantanti o musicisti preferiti.”
Pietro: “Questa è la domanda più difficile . Se parliamo di Mambo, di timbalero : Tito Puente. Tra le orchestre …..durissima ….sicuramente una delle preferite è l’orchestra di Willie Rosario : che eclettismo, coprono un periodo che va dal ’70 al 2000. Come cantante, tra i soneros : Chamaco Ramirez. Per la varietà ritmica : Ray Barretto. Ancora tra i cantanti : Cheo Feliciano. Per i virtuosismi vocali : Andy Montañez.
Daria: “ A chi ti ispiri nel ballo e nell’insegnamento?”
Pietro: “A te.”
Daria: “Allora lo scrivo!!!!”
Pietro: “Devi ….l’intervista è la mia.”
Daria: “Se insisti ….comunque…. tra una serata in “salsoteca” 15 anni fa e una serata di oggi?”
Pietro: “Nessun dubbio : 15 anni fa….e per te?”
Daria: “Nessun dubbio : 15 anni fa… E a livello di forma professionale, fisica e artistica tra 15 anni fa ed oggi?”
Pietro: “Nessun dubbio : oggi….per te?
Daria: “Nessun dubbio : oggi…… Bene, ti ringrazio; sei stato carino…..”
Pietro: “A te . ……..ah, magari scrivi che io sono sempre carino!!”
Daria: “Certamente…..in rosso e sottolineato !”
Ringraziamo Daria e Pietro Mingarelli per averci concesso l’autorizzazione a pubblicare l’intervista.
Con questo titolo inauguriamo una nuova serie di articoli dedicati ad alcuni strumenti elettrici che hanno rivestito un importante ruolo all’interno della musica Salsa e di altri generi latini.
Questo organo elettrofonico a motore è un simbolo per generi musicali come Jazz, Blues, Gospel, Soul, Rock, ecc.
Anche nella musica latina l’organo ha avuto un suo momento d’oro e chi non poteva permettersi un vero Hammond, ingombrante e costoso, lo sostituiva con versioni portatili e più economiche, come quelle prodotte dalla casa marchigiana Farfisa.
Nel campo del Latin Jazz si è usato e si usa tutt’ora l’Hammond, mentre nella Salsa si sono utilizzati, tranne per rari casi che vedremo in seguito, organi portatili ed economici come appunto il Farfisa Compact , il Vox continental , l’Ace Tone e tanti altri che potete trovare a questo indirizzo web:
Il suono Hammond però è davvero unico, un suono caldo ed avvolgente, grazie anche al suo amplificatore rotante Leslie
(che vedete nella foto) che ha reso questo strumento un vero e proprio oggetto di culto, la Rolls Royce degli organi elettrici.
Purtroppo il costo dell’Hammond era proibitivo per i gruppi di salsa o di altri generi caraibici; del resto, la nostra amata Salsa era musica del barrio e per questo i gruppi si affidavano principalmente alla Farfisa.
La Farfisa invece era leader per la costruzione di organi che erano diffusissimi anche in gruppi noti come i Pink Floyd ed i Doors, per quanto riguarda il Rock, o i Tangerine Dream, Jean Michel Jarre, ecc. nel campo dell’elettronica.
La Farfisa aveva un suono acido dovuto alla distorsione dei transistor in fase di uscita del segnale dai VCA e proprio per questo suono “elettronico” si prestava facilmente ad essere trattato con effetti esterni come Phaser, distorsori o Chorus.
E’ in parte merito di questo che ebbe il suo successo anche in gruppi come appunto i Pink Floyd, i quali non avevano certo problemi economici (ma che per le parti di organo usavano un bel C3 Hammond!).
Chi suonava l’Organo elettrico e perchè?
L’organo elettrico, usato nelle chiese americane per suonare Gospel, Blues e Jazz, divenne rapidamente un’icona degli anni 50.
Ma è negli anni 60 che conobbe la sua massima diffusione attraverso il Soul, il Rock ed il Beat.
Anche la musica latina soprattutto a New York si impossessò di quei suoni come racconta Eddie Palmieri in questa intervista.
Anche se ci furono alcuni esperimenti commerciali come quelli del Mambo Rock di Perez Prado, colui che diventò un’icona dell’organo latino fu Charlie Palmieri. Quest’ultimo fu la massima espressione nell’uso dell’organo nella musica salsa, nonostante anche lui utilizzasse un Farfisa Compact! Lo stesso che si vede in questo video:
Eddie Palmieri – Solo Piano Live 1970s
Sulla scia di Charlie l’organo venne utilizzato anche da tante altre orchestre come l’orchestra Zodiac a Portorico, e da tanti altri gruppi degli anni 60/70 in America Latina (di cui parleremo nella seconda parte); ma si tratta purtroppo quasi sempre di organi elettrici portatili ed economici.
Il più delle volte questi grandi musicisti sopperivano alla mancanza di strumenti adeguati, a causa delle loro ristrettezze economiche, con il proprio talento.
Per sentire un vero Hammond invece dovete ascoltare i gruppi di Latin Jazz come il celebre quintetto di Cal Tjader, un genio che coniugava una ritmica eccelsa insieme a Mongo Santamaria e ad altri straordinari jazzisti.
Fra questi non possiamo non citare Clare Fisher o Dick Hayman.
Pensate che Dave Pike si permise il lusso di avere Herbie Hancock all’organo!
Johnny “Hammond” Smith insieme a Ray Barretto ed in tempi più recenti il grande Poncho Sanchez registrano sempre con un Hammond.
Un altro capitolo riguarda il Latin Soul vista l’attinenza con i grandi della musica Afroamericana con artisti come Pucho & The Latin Soul Brothers, Willie Bobo, Mongo Santamaria, Ralfi Pagán, Candido Camero, ecc. che hanno registrato spesso con organo Hammond e piano elettrico Fender Rhodes.
Sicuramente l’esempio più importante per chiunque suoni l’organo Hammond viene dal gruppo di Carlos Santana di cui parleremo in dettaglio nella seconda parte dell’articolo.
In seguito con il boom della Fania si cominciarono ad ascoltare dischi con Fender Rhodes, Minimoog, Yamaha CP 70 ovvero i migliori strumenti elettrici dell’epoca.
Un esempio è il grandissimo disco della Fania All star “Latin Soul Rock” dove uno straordinario Jan Hammer duetta con il celebre organo Hammond!
Nella seconda parte vedremo più in dettaglio gli album più importanti per l’uso dell’organo nei vari generi Latin Soul/Rock, Salsa e Latin Jazz.
Ella va triste y vacia
llorando una traicion con amargura
por aquel que le decia
que era su amor y su locura
ya la vida le ha enseñado demasiado
cometer el mismo error no le interesa
los amores que ha tenido le fallaron
y dejaron en el aire las promesas
y dejaron en el aire las promesas
Ella va triste y vacia
llorando una traicion con amargura
por aquel che le decia
que era su amor y su locura
va tratando de lograr lo que ha soñado
aprobecha la experiencia de la vida
va olvidando sufrimientos del pasado
la calumnia y la mentira la castigan
la calumnia y la mentira la castigan
Ella va triste y vacia
llorando una traicion con amargura
por aquel che le decia
que era su amor y su locura
pero en todo este pasaje de la vida
ha sabido mantenerse con decencia
aunque muchos habladores la confundan
aunque muchos traten de inventar con ella
aunque muchos traten de inventar con ella
Ella va triste y vacia
llorando una traicion con amargura
por aquel che le decia
que era su amor y su locura
que era su amor y su locura
(ella va triste y vacia)
en su rostro se comprenden
los fracasos de la vida
la calumnia y la mentira y el desamor la castigan
fue que todo el mundo le fallo
ella no lo merecia
por fracasos de la vida
asi es que muere un amor
hay que nadie comprendia
la promesa le fallaron
los errores de Sofia
a donde ira la pobre
niña triste y desolada
pero que cosa le harian
caminaba tan orgullosa
y de su dolor nadie sabia
mirala que linda viene
mirala que linda va
a donde se esconderia
yo la vi llorando yo la vi
Lei cammina triste e vuota
piangendo amaramente per un tradimento
per quello che le diceva
che era il suo amore e la sua follia
La sua vita le ha già insegnato tanto
ripetere lo stesso errore non le interessa
gli amori che ha avuto sono falliti
ed hanno lasciato al vento le promesse
ed hanno lasciato al vento le promesse
Lei cammina triste e vuota
piangendo amaramente per un tradimento
per quello che le diceva
che era il suo amore e la sua follia
Sta cercando di raggiungere quel che ha sognato
Aprofitta dell’esperienza della vita
per dimenticare le sofferenze del passato
La calunnia e la menzogna la colpiscono
La calunnia e la menzogna la colpiscono
Lei cammina triste e vuota
piangendo amaramente per un tradimento
per quello che le diceva
che era il suo amore e la sua follia
ma in questo passaggio della vita
ha saputo mantenersi con decenza
anche se molti chiacchieroni la confondono
anche se molti cercando di inventare cose con lei
anche se molti cercando di inventare cose con lei
Lei cammina triste e vuota
piangendo amaramente per un tradimento
per quello che le diceva
che era il suo amore e la sua follia
che era il suo amore e la sua follia
(Lei cammina triste e vuota)
Nel suo viso si comprendono
i fallimenti della vita
la calunnia e la menzogna e il disamore la colpiscono
ma tutto il mondo le è crollato addosso
lei non lo meritava
per i fallimenti della vita
così muore un amore
che nessuno comprendeva
la promessa l’ha ferita
gli errori di Sofia
dove andrà la povera
ragazza triste e desolata
però che cosa le hanno fatto
camminava così orgogliosa
e del suo dolore nessuno sapeva
guarda com’è dolce quando viene
guarda com’è dolce quando va
dove si nasconderà
Per festeggiare i 50 anni di carriera del Gran Combo de Puerto Rico verrà prodotto un documentario che includerà concerti dal vivo, interviste e materiale di archivio.
Il titolo di questo lavoro è Beyond Salsa.
Al fine di creare un film con la giusta qualità che questo leggendario gruppo merita, gli autori hanno seguito l’orchestra per diversi anni e compilato migliaia di ore di filmati storici degli ultimi 50 anni della band.
Il leggendario chitarrista portoricano Yomo Toro, maestro del cuatro, è stato ricoverato in ospedale per una crisi renale causata dalla pressione alta ed è grave.
Purtroppo le condizioni di fragilità in cui si trova impediscono ai medici di intervenire con un trapianto.
Gli auguriamo una pronta guarigione, forza Yomo Toro!
Nato a Ensenada, Portorico, figlio di un chitarrista amatoriale, Yomo Toro ha alle spalle una carriera che dura da cinquant’anni come uno dei più rispettati musicisti latini di New York.
Lo strumento che lo ha reso famoso è il cuatro, una chitarra portoricana a 4 corde che discende dalla Vilhuela spagnola.
Dopo il primo atterraggio a New York nel 1953 con la sua band, Los 4 Aces, Yomo si imbarca in una serie di tour per i Caraibi, per poi stabilirsi nel 1956 nel Bronx. Ha suonato con il Trio Los Panchos nei primi anni sessanta e registrato quattro dischi con loro, incluso uno con il cantante Eydie Gormé.
Subito dopo inizia a registrare con la leggendaria etichetta Fania, entrando a far parte della famosissima orchestra Fania All-Stars. Fra la fine degli anni sessanta e i primi anni settanta è protagonista dello show televisivo Yomo Toro Show trasmesso a New York sul canale 41.Lo show, nel quale vengono intervistati molti artisti latini, dura sette anni.
Il 1969 è un anno particolarmente fecondo per Yomo Toro. Registra Tribute to Arsenio con la Larry Harlow Orchestra – un album di salsa che ne influenzerà molti altri.Toro entra in contatto con altre leggende della salsa nel 1970 quando registra l’album natalizio Asalto Navideño con Willie Colon e Hector Lavoe, combinando i nuovi suoni della salsa di New York con la musica tradizionale natalizia di Portorico. L’album è, e continua ad essere, uno dei dischi Fania più venduti di tutti i tempi.
La sua carriera continua per tutti gli anni settanta, ottanta e novanta con oltre 150 partecipazioni in altrettanti dischi, di cui 20 come solista con la Fania, Island, Rounder e Green Linnet Records.
Ritorna a lavorare in televisione e al cinema, suona in diversi spot pubblicitari di importanti società internazionali e lavora alle colonne sonore di numerosi film, fra i quali Crossover Dreams con Ruben Blades e il film di Woody Allen il dittatore del libero Stato di Bananas. Spazia in molti generi diversi, registrando con Harry Belafonte, Paul Simon, Linda Rondstadt e David Byrne.
Nel 1994, Yomo inizia a suonare e registrare con i Latin Legends con Larry Harlow e Aldaberto Santiago. Fra gli ultimi lavori ricordiamo Cortijo’s Tribe CD con i Zon del Barrio’s ed il singolo “Homenaje al Sonero Mayor” dove Yomo vola su assoli che gli consentono di allungare ed espandere il suo virtuosismo sulle stringhe.
Born in Ensenada, Puerto Rico as the son of an amateur guitarist,Yomo Toro grew to have a five-decade career as one of New York City’s best respected Latin musicians. Toro’s instrument of choice was the cuatro, a Puerto Rican 4-string guitar-like instrument descended from the Spanish Vilhuela.
After first landing in New York in 1953 with his band, Los 4 Aces, Yomo embarked on a series of tours of the Caribbean, finally settling for good in the Tremont section of the Bronx in 1956. He played with Trio Los Panchos in the early ’60s and recorded four albums with them, including one featuring Eydie Gormé.Soon after that he began recording with the legendary Fania label, eventually joining their world-famous house band, the Fania All-Stars. During the late ’60s and early ’70s he hosted a tv show called the Yomo Toro Show on New York’s Channel 41.The show, which featured interviews and entertainment from a host of Latin personalities, was on for seven years. 1969 was an especially fruitful year for Toro. He recorded Tribute to Arsenio with the Larry Harlow Orchestra — an incredibly influential salsa album.Toro also got to hook up with some legends in 1970 when he recorded the classic Asalto Navideño with Willie
Colon and Hector Lavoe, combining the new sounds of NewYork salsa with traditional Puerto Rican Christmas music.The album was, and continues to be, one of Fania’s best-selling products of all time.
In the ’70s, ’80s and ’90s Toro’s career continued non-stop. He appeared on over 150 albums, recording over 20 solo albums for Fania, Island, Rounder and Green Linnet Records. He broke back into television and film, playing on commercials for several major international companies and working on the soundtracks for several films, including Crossover Dreams with Ruben Blades and Woody Allen’s Bananas. He broke out into many different genres, recording with Harry Belafonte, Paul Simon, Linda Rondstadt and David Byrne. In 1994, Yomo began playing and recording in the Latin Legends with Larry Harlow and Aldaberto Santiago. Today, his rapid fire guitar strains are heard over Zon del Barrio’s Cortijo’s Tribe CD and the single “Homenaje al Sonero Mayor” where Yomo soars on solos that let him stretch and expand his virtuosity on strings.
Le interviste che ho realizzato, per me, sono state tutte molto soddisfacenti, alcune per il carisma degli artisti e altre per l’importanza del personaggio. Però intervistare quei musicisti e cantanti che attraverso il tempo si sono persi senza dare segnali, mi da ancora maggiori motivazioni. Ogni volta che ci troviamo a casa di collezionisti o in qualche bar e ascoltiamo le nostre canzoni preferite, ci domandiamo che ne sarà stato della vita di quell’artista; a volte non abbiamo una risposta chiara, il più delle volte si dice che probabilmente sarà già morto.
Per questo motivo ho iniziato a fare delle ricerche sui luoghi di ognuno dei nostri idoli salseri, alcuni già ritirati e altri ancora con la voglia di continuare a suonare. In questa occasione abbiamo invitato alla rivista “El Sonero del Barrio” Frankie Figueroa, meglio conosciuto come “Mr. Estilo”, originario della città di Guayama, che si trova nella costa sud di Portorico. Questa zona è conosciuta come il paese degli stregoni, a causa di un leggendario lanciatore di una squadra di baseball di Guayama soprannominato “Moncho el brujo”, terra dove era nato il compositore più prolifico della salsa: Tite Curet Alonso. Frankie Figueroa è un altro figlio del paese stregato, uno straordinario sonero che è riesce facilmente a interpretare tanto un bolero quanto un guaguanco o un son montuno. Ha fatto parte di orchestre di grande successo come quella di César Concepción, Jorge Ortega, Willie Rosario, Chucho Rodríguez, Memo Salamanca e Tito Puente fra le altre, lasciando il suo segno di grande qualità in ognuna di esse, così come nella sua orchestra. Vi invito pertanto a gustare la seguente intervista che ho realizzato con questo gran cantante.
D. Juan Carlos: Quali sono i nomi dei suoi genitori e cosa facevano nella vita?
R. Frankie: Mia madre si chiamava Vicenta López Villa ed era una casalinga, mio padre Félix Frank Figueroa lavorava come verniciatore e meccanico d’auto, oltre a impegnarsi in politica per molti anni a Portorico.
D. Può dirci il suo nome di battesimo, la data ed il luogo di nascita? E come furono i primi anni della sua infanzia?
R. Mi chiamo Félix Frank Figueroa: sono nato a Guayama, Portorico, il 27 gennaio del 1941; ho iniziato la scuola all’età di 7 anni; da bambino lavoravo vendendo giornali e frutta, ho anche pulito le scarpe; l’ho fatto solo per due anni, poi ho smesso perchè mi vergognavo quando mi vedevano le ragazze della scuola (ride). Ho cominciato con la musica suonando i barattoli di latta perchè non avevo soldi per comprarmi delle percussioni, mi ricordo che andavo nella cucina di mia madre a fare pratica con le percussioni e utilizzavo come tamburo la latta dove lei conservava il combustibile per accendere la stufa. Successivamente mi chiamarono a far parte della Banda Municipale di Guayama; il canto a quell’epoca non mi interessava più di tanto, cantavo solo nella scuola musica di Natale.
Entrai nella Banda suonando la batteria, quando iniziarono a dirmi come fare non fu necessario perchè io ero già capace di suonarla. Nessuno mi insegnò a suonare le percussioni perchè imparai a farlo ad orecchio ascoltando la radio. La prima orchestra che ascoltai fu quella di César Concepción, era la mia orchestra preferita e mai avrei pensato un giorno di entrarne a far parte; alla radio ascoltavo anche la musica di trii come Johnny Albino, il trio Los Panchos, Felipe Rodríguez, e grandi orchestre come quelle di Pérez Prado e Tito Puente.
L’orchestra di Cesar Concepcion
Terminati gli studi nel 1959 andai negli Stati Uniti e iniziai a suonare come percussionista con vari gruppi minori amatoriali e per un breve periodo nell’orchestra di Moncho Leña. Successivamente fui raccomandato da un mio grande amico pianista che era soprannominato “Macucho”, per suonare nell’orchestra di Paquito López Vidal, il compositore di Espérame en el cielo.
Ho lavorato per tre anni suonando le tumbadoras, il cantante di questa orchestra mi dava l’opportunità di cantare una canzone per ogni concerto.
A seguire ho lavorato per quasi due anni al Broadway Casino con l’orchestra di Carlos Pizarro; poi andammo al Caravana Club, che per quell’epoca era il miglior club di salsa e pachanga, e fu lì dove mi videro Willie Rosario e Bobby Valentín che era il trombettista della sua orchestra.
Loro mi sentirono cantare una delle canzoni che mi lasciavano cantare durante l’esibizione, un bolero chiamato Negrura che registrò Rolando Laserie; fu così che mi invitarono a far parte della loro nuova orchestra, la quale era stata modificata a seguito di un problema con il cantante Yayo el Indio, che l’orchestra di Willie accompagnava nel club Caborrojeño. Yayo ed il pianista Héctor Rivera rimasero con tutti i musicisti ad eccezione di Bobby Valentín.
Registrai il primo LP di Willie Rosario, come vocalista però non ero ancora il cantante della nuova orchestra; lui aveva l’intenzione di integrare Alfredo Vargas che era il cantante dell’orchestra più antica di Portorico, l’orchestra Happy Hills de San Germán, però a Willie non piaceva questo cantante e decise di scegliere me.
Con l’orchestra di Willie lavorai per due stagioni, dopo di che entrai a far parte dell’orchestra di César Concepción e viaggiammo a Portorico. Andai avanti per due anni con questa orchestra. Dopo andai in Messico dove firmai per la famosa etichetta discografica Musart, io sono stato il primo cantante portoricano a registrare per questa gloriosa compagnia messicana, ebbi il grande onore di registrare con grandi maestri come Memo Salamanca, Nacho Rosales e Bobby Ortega.
Bene, dopo queste esperienze in Messico mi chiamò da Panama il figlio di Miguelito Valdés “Mr. Babalú” detto “Chengue”, per lavorare in un programma televisivo che lui dirigeva per il canale TV2 nello show di Blanquita Amaro, che era una ballerina, cantante e attrice cubana.
Inizialmente il mio contratto con il canale era per dieci giorni ma rimasi per tre mesi.
D. Quali sono stati i cantanti che l’hanno influenzata maggiormente?
R. Indubbiamente Benny More, lui è stato il più grande, però ammiravo anche cantanti come Gilberto Monroy, Vitín Avilés, Ismael Rivera e Joseíto Mateo.
D. In quali altri programmi televisivi ha lavorato?
R. Ho lavorato a New York nello show di Gaspar Pumarejo. Poi con Myrta Silva (che diventerà la manager di Frankie) nel programma “Una hora contigo”, che lei presentava. Inoltre con Polito Vega in un programma che si chiamava “El show de la juventud”.
D. Con quali altre orchestre ha avuto esperienze come cantante e percussionista?
R. Dopo aver lavorato con l’orchestra di Willie Rosario e prima di entrare in quella di César Concepción ho lavorato con Kako, Rey Terrace, Héctor Rivera, Joe Cotto il cui cantante in quel periodo era Mon Rivera; ho lavorato anche con Johnny Pacheco, in sostituzione di Chivirico Dávila che cantava con Monguito el único; questi erano i cantanti di Johnny in quel periodo, io cantavo un po’ con tutti quelli che mi chiamavano anche se con nessuna di queste orchestre registrai dischi come cantante.
D. Con quali altre orchestre ha registrato?
Con Ray Terrace ho registrato suonando le congas e con Kako facendo i cori e come conguero. Nell’LP che contiene le canzoni “Las nenas del barrio”, “El jaleo”, “El bebé”, il cantante era Julián Llano, tremendo vocalista scomparso.
D. Cosa ci può raccontare del lavoro che registrò con Dave Montagne?
R. Guarda, io non mi ricordavo di quella registrazione, lui era un pianista e vibrafonista che mi vide cantare con Ray Terrace e mi invitò a registrare, però io non pensavo che l’avrebbe pubblicata, credevo fosse solo per un suo uso personale, non ho mai avuto l’opportunità di ascoltare quel disco.
Ti racconto un aneddoto: stavo registrando con l’orchestra di Pérez Prado che era in tour a Portorico, però non riuscii ad accompagnarli perchè avevo alcuni impegni con il mio lavoro come paramedico.
D Come arrivò all’orchestra di Tito Puente?
R. Dopo l’uscita di Santos Colón e Meñique, mi chiamò Charlie Palmieri ed io pensai che era per lavorare con lui, invece lui mi disse che era per l’orchestra di Tito Puente perchè i suoi due cantanti erano andati via. In quel periodo io lavoravo all’emergenza medica come paramedico, questa professione la iniziai studiando per conto mio e leggendo libri sul tema, poi per prendere il diploma presi delle lezioni in un ospedale di New York e al tempo stesso lavoravo con l’orchestra di Tito.
D. Quanti anni lavorò con l’orchestra di Tito Puente e quale fu il motivo della sua uscita?
R. Ho lavorato con Tito Puente per 23 anni, me ne andai nel 1990 quando il manager Ralph Mercado iniziò a lavorare con Tito. Ralph voleva darmi ordini e io non li accettavo nè da lui, nè da Tito, lui voleva farmi fare il corista nei concerti con Celia Cruz ed io gli dissi che non ero un corista, che Tito Puente mi aveva messo sotto contratto come cantante della sua orchestra, non come corista; gli dissi anche che facevo cori solo nelle registrazioni dei dischi, non nei concerti. Per questo motivo me ne andai definitivamente dalla sua orchestra e fu così che iniziai a lavorare con il mio gruppo.
D. Chi le diede il soprannome di Míster Estilo?
R. Fu Ulises Frenes, un attore di novelas e presentatore di un programma televisivo chiamato “El show del medio día” a Portorico, nel quale io mi esibivo tutti i giorni con l’orchestra di César Concepción; il nomignolo di “Míster Estilo” nacque per il fatto che quando io cantavo mi buttavo per terra e tiravo dei pugni quando le trombe iniziavano a suonare. Anche “Chori” Castro, che era un attore e cantante, mi diede il soprannome di “il pugile che canta”, però io non feci mai pugilato, lo praticavo solo per difesa personale, niente di più, però nel mondo musicale mi conoscono di più come “Míster Estilo”.
D. Quali altri strumenti suonava oltre le percussioni?
R. Bè, a quei tempi si ascoltava molto l’orchestra di Pérez Prado e mi piaceva molto come suonavano le trombe di questa eccellente band, e iniziai a fare pratica con la tromba, imparai a suonarla ad orecchio, come il flauto, però era solo per divertimento, non a livello professionale.
D. Secondo lei perchè la maggior parte delle orchestre e cantanti non registrano più il bolero? E cosa si potrebbe fare per far rinascere questo genere musicale?
R. Secondo me ormai nessuno registra più bolero perchè sanno che le radio non li trasmettono, dando la priorità ad altri generi come il reggaeton o la salsa romantica.
Per non far morire il bolero tutte le emittenti radiofoniche dovrebbero inserire nella loro programmazione uno spazio dedicato al bolero di almeno un’ora, questa potrebbe essere una soluzione per non far morire questo genere che io continuo ad interpretare con molta passione.
D. Fra tutte le orchestre di cui ha fatto parte, con quale si è sentito più a suo agio a interpretare bolero?
R. E’ stato con l’orchestra di César Concepción, perchè lui arrangiava i bolero con molta maestria, lui era un vero maestro ed un eccellente trombettista.
D. Fra i nuovi cantanti di salsa qual è quello che preferisce?
R. Io continuo a preferire i cantanti di un tempo che vanno avanti con la loro attività, fra i nuovi non c’è nessuno che mi interessi.
D. Che cosa ricorda dei suoi viaggi in Colombia?
R. Mi piace molto la Colombia, le sue donne, la cucina ed il tremendo pubblico salsero. Fra le città dove ho sentito maggiormente il calore e l’ammirazione del pubblico, mi ricordo in particolare di un concerto nel 1987 a Cali, con Ismael Rivera Jr., Orlando Watussi e Jr. González, questo concerto è stato uno dei più belli della mia carriera artistica.
D. Ci parli un po’ della sua famiglia.
R. Ho tredici figli, otto maschi e cinque femmine e tutti i maschi hanno il mio nome e quello di mio padre, tutti si chiamano Félix Frank Figueroa, ho quindici nipoti e vivo felice con la mia attuale moglie, lei si chiama Victoria José. Sono già in pensione e continuo a cantare perchè è la mia passione.
D. Come si chiama la sua attuale orchestra e che progetti ha per il futuro?
R. Ho due formati, la più grande si chiama Orquesta La Madre mentre il gruppo piccolo si chiama Son de Nariz, gli ho dato questo nome perchè alcuni musicisti della mia banda, capisci…(ride). Attualmente sto terminando di registrare un nuovo cd dove ho incluso alcune canzoni nuove come Pruebo e Vivito y coleando.
Español
ENTREVISTA CON FRANKIE FIGUEROA
Por JUAN CARLOS ÁNGEL PUBLICADA JUNIO 22. 2010
MÍSTER ESTILO
Las entrevistas que he realizado, para mí, todas han sido muy satisfactorias, unas por el carisma de algunos artistas y otras por la importancia de cada personaje. Pero entrevistar a aquellos músicos y cantantes que a través del tiempo se han perdido sin dejar señal, es aún más motivador. Siempre en algunas reuniones en casas de coleccionistas y en los bares cuando suena alguna canción de nuestra preferencia, nos preguntamos, qué hay de la vida del cantante que la interpreta; algunas veces no tenemos una respuesta clara de dicho personaje, lo más común que escuchamos decir de algún amigo es que posiblemente ya murió.
Pues me he dado a la tarea de investigar el paradero de cada uno de nuestros ídolos salseros, algunos ya retirados y otros aún con ganas de seguir trabajando. En esta oportunidad tenemos como invitado en El Sonero de Barrio a Frankie Figueroa, más conocido con el apelativo de “Míster Estilo”, oriundo de la ciudad de Guayama, localizada en la costa sur de Puerto Rico. Se le conoce como el Pueblo de los brujos, por un legendario lanzador del equipo de béisbol de Guayama apodado “Moncho el brujo”, tierra donde nació el compositor más prolífico de la salsa Tite Curet Alonso. Frankie Figueroa es otro hijo del pueblo embrujado, no es para nada la excepción, un extraordinario sonero al que le es fácil interpretar tanto un bolero como un guaguancó o un son montuno; integró exitosas orquestas como la de César Concepción, Jorge Ortega, Willie Rosario, Chucho Rodríguez, Memo Salamanca y Tito Puente entre otras, dejando un nivel de calidad muy alto en cada una de ellas, tanto como en su propia orquesta. Los invito para que disfruten la siguiente entrevista que sostuve con este gran cantante
P. Juan Carlos. ¿Cuáles son los nombres de sus padres y en qué se desempeñaban?
R. Frankie. El nombre mis padres son Vicenta López Villa, fue ama de casa, mi padre se llamaba Félix Frank Figueroa y trabajaba de hojalatero de pintura y mecánico de autos, también se desempeñó muchos años en la política en Puerto Rico
Foto: cortesia de Joe Quijano, Tito Puente, ROAST DVD
P. ¿Cuál es su nombre, lugar de nacimiento y fecha? Y, ¿como fueron sus primeros años de infancia?
R. El nombre mío es Félix Frank Figueroa: yo nací en Guayama, Puerto Rico, el 27 de enero de 1941; entré a la escuela de la edad de 7 años; de niño trabajaba vendiendo periódicos y frutas, también trabajé lustrando botas; sólo realicé este trabajo por dos años, me salí de eso porque me daba vergüenza de las muchachas de la escuela, ja.ja.ja. Yo empecé tocando tarros de lata porque no tenía para comprar unos tambores, me acuerdo que me metía a la cocina de mi madre a practicar percusión y utilizaba como tambor el galón donde ella guardaba el combustible para prender la estufa. Luego me llamaron a integrar la Banda Municipal de Guayama; el canto por esa época no me llamaba la atención, sólo cantaba en la escuela música de Navidad, entré a la Banda tocando la batería, cuando me estaban dando las indicaciones no fue necesario, porque yo ya sabía tocar, nadie me enseñó a tocar percusión pues aprendí de oído, escuchando la radio. La primera orquesta que escuché fue la de César Concepción, fue mi orquesta preferida y nunca creí que integraría esa gran banda, también escuchaba en la radio música de tríos como Johnny Albino, el trío Los Panchos, Felipe Rodríguez, y orquestas grandes como la de Pérez Prado y Tito Puente.
Terminados mis estudios viajo en 1959 a Estados Unidos y comienzo a tocar como percusionista con varios grupitos que no eran profesionales, luego tengo un paso fugaz por el grupo de Moncho Leña. Y después por recomendación de un gran amigo mío que era pianista apodado “Macucho” integré la orquesta de Paquito López Vidal el compositor de Espérame en el cielo. Trabajé por tres años tocando las tumbadoras, el cantante de esa orquesta me daba la oportunidad de cantar una canción en cada presentación, luego integro la orquesta de Carlos Pizarro, en la cual trabajé casi por dos años en el Broadway Casino; luego nos fuimos a trabajar en el Caravana Club, que por esa época era el mejor club de salsa y pachanga, ahí fue donde me vieron Willie Rosario y Bobby Valentín que era el trompetista de su orquesta. .
Ellos me oyeron interpretar un número que me dejaban cantar en la noche un bolero llamado Negrura el cual grabó Rolando Laserie; ellos me vieron cantar y me invitaron a integrar su nueva orquesta, la cual Willie reformó por un inconveniente con el cantante Yayo el Indio, al que la orquesta de Willie lo acompañaba en el club Caborrojeño. Yayo y el pianista Héctor Rivera se quedaron con todos los músicos, con excepción de Bobby Valentín.
Grabo el primer LP de Willie Rosario, como vocalista pero yo no iba a ser el cantante de la nueva orquesta; él tenía planeado integrar a Alfredo Vargas que era cantante de la orquesta más vieja de Puerto Rico. Laorquesta Happy Hills de San Germán, pero a Willie no le gustaba ese cantante y se decidió por mí
Con la orquesta de Willie trabajé durante dos temporadas, después me vinculo a la orquesta de César Concepción y viajamos a Puerto Rico. Duré dos años con esa orquesta. Después viajo a México y firmo con ese gran sello Musart, yo fui el primer cantante puertorriqueño que grabó con esa gloriosa compañía mexicana, tuve el gran honor de grabar con grandes maestros como Memo Salamanca, Nacho Rosales y Bobby Ortega.
Bueno, luego de mi estadía en México me llamaron de Panamá el hijo de Miguelito Valdés “Mr. Babalú” que le decían “Chengue”, para trabajar en un programa de televisión que él dirigía en el canal TV2 el show de Blanquita Amaro, ella era una bailarina, cantante y actriz cubana. Inicialmente mi contrato en el canal fue por diez días y me quedé trabajando por tres meses.
P. ¿Cuales son los cantantes que más lo influenciaron?
R.El que más me influenció fue Benny More, él fue el más grande, pero también admiraba a cantantes como Gilberto Monroy, Vitín Avilés, Ismael Rivera y Joseíto Mateo.
P. ¿En cuáles otros programas de televisión trabajó?
R. Trabajé en Nueva York en el show de Gaspar Pumarejo. Luego con Myrta Silva en el programa Una hora contigo, que ella presentaba. Y con Polito Vega en un programa que se llamaba El show de la juventud.
A raíz de mi trabajo con Myrta Silva firmo con ella un contrato para que sea mi manager, la cual trabajó conmigo hasta el día de su muerte.
P. ¿Por cuáles orquestas pasó fugazmente como percusionista y cantante?
R. Después de trabajar con Willie Rosario y antes de integrarme con César Concepción yo trabajé con Kako, Rey Terrace, Héctor Rivera, Joe Cotto que su cantante por esa época era Mon Rivera; también estuve con Johnny Pacheco, reemplacé a Chivirico Dávila que cantaba con Monguito el único; esos dos eran los cantantes de Johnny por esa época, yo cantaba con el que me llamara y con estas orquestas no grabé como cantante.
FOTO: CORTIJO, FRANKIE FIGUEROA, ISMAEL RIVERA
P. ¿Con cuáles otras orquestas grabó?
Con Ray Terrace grabé tocando congas y con Kako grabó haciendo coros y como conguero. En el LP donde están los temas Las nenas del barrio, El jaleo, El bebé, el cantante era Julián Llano, tremendo vocalista fallecido.
P. ¿Qué nos puede contar del trabajo que grabó con DAVE MONTAGNE?
R. Mira, yo no me acordaba de esa grabación, él era un pianista y vibrafonista que me vio cantando con Ray Terrace y me invitó a grabar, pero yo nunca pensé que él iba a sacar esa grabación, yo pensé que eso era solo para uso personal de él, yo nunca he tenido la oportunidad de escuchar ese LP.
Te cuento una anécdota, estuve ensayando con la orquesta de Pérez Prado; él tenía una gira para Puerto Rico, pero al final no puede acompañarlo porque tenía unos compromisos en mi trabajo como paramédico.
P ¿Cómo fue la vinculación suya con Tito Puente?
R. Después de la salida de Santos Colón y Meñique, me llamó Charlie Palmieri y yo pensé que era para trabajar con él, pero no, él me dijo que integrara la orquesta de Tito Puente porque sus dos cantantes se retiraron de su banda. Por esa época yo ya trabajaba en emergencias médicas como paramédico, esta profesión la empecé estudiando por mi propia cuenta leyendo libros relacionados con el tema, luego para tener la licencia tomé clases en un hospital de Nueva York y a la par trabajaba con la orquesta de Tito.
P. ¿Cuántos años trabajó con la orquesta de Tito Puente y cuál fue el motivo de su salida?
R. Trabajé con Tito Puente 23 años, el motivo de mi retiro fue en 1990 cuando el manager Ralph Mercado empezó trabajar con Tito. Ralph quería darme órdenes y ni el propio Tito me las daba, él me quería imponer que en los conciertos le hiciera coros a Celia Cruz y le dije que yo no era corista, que Tito Puente me contrató como cantante de su orquesta, no como corista; le dije que solo hacía coros en las grabaciones, no en los conciertos. Eso motivó mi retiro definitivamente de la orquesta. Continué con mi propio grupo trabajando.
P. ¿Quién le puso el apodo de Míster Estilo?
R. Eso fue Ulises Frenes un actor de novelas y presentador de un programa de televisión llamado El show del medio día, de Puerto Rico, en el cual yo estaba presentándome todos los días con la orquesta de César Concepción; el apodo de “Míster Estilo” fue porque cuando yo cantaba me tiraba al piso y tiraba puños cuando empezaban las trompetas a sonar. También “Chori” Castro, que era un actor y cantante, me puso el apodo de El boxeador que canta, pero yo nunca fui boxeador, sólo lo practicaba para defensa personal, nada más, pero en el mundo musical me conocen más como “Míster Estilo”.
Foto:cortesia de Joe Quijano, Tito Puente, ROAST DVD
P. ¿Qué otros instrumentos fuera de la percusión ejecutaba?
R. Bueno, por aquellos tiempos se escuchaba mucho la orquesta de Pérez Prado y me gustaba mucho como sonaban las trompetas de esa excelente banda, y empecé a practicar trompeta, la aprendí a tocar de oído, igual que la flauta, pero solo era por hobby, no fue nada profesional.
P. ¿Por qué crees que la mayoría de orquestas y cantantes ya no graban bolero? y que solución tienes para que este genero musical reviva.
R. En mi opinión las orquestas y los intérpretes ya no graban bolero, porque saben que las emisoras no los van a pasar, porque le dan prioridad a otros ritmos como el reggaetón y la salsa monga.
Para que el bolero no muera todas las emisoras musicales deben de tener en su programación un espacio de bolero mínimo de una hora, creo que eso puede ser una solución para que no muera este lindo género, que yo siempre interpreto con mucho filin.
P. De las orquestas que integraste, ¿con cuál de ellas te sentiste más cómodo interpretando bolero?
R. Fue con la orquesta de César Concepción, porque él me marcaba los boleros con mucha maestría, él era un verdadero maestro y excelente trompetista.
P. De los nuevos cantantes de la salsa, ¿cuál le llama la atención?
R. Yo aún creo en los cantantes de antes que se mantienen, de los nuevos ninguno me llama la atención.
P. ¿Qué recuerda de sus viajes a Colombia?
R .Bueno, me gusta mucho Colombia, sus mujeres y su comida y el tremendo público salsero. De los países donde más he sentido el cariño y la admiración de su gente, me acuerdo en especial de un concierto en 1987 en Cali, con Ismael Rivera Jr., Orlando Watussi y Jr. González, esta presentación fue una de las más gratas de mi carrera artística.
P. Háblenos un poco sobre su familia
R. Tengo trece hijos, ocho hombres y cinco mujeres y todos los hombres tienen el mismo nombre mío y el de mi padre, todos se llaman Félix Frank Figueroa, tengo quince nietos y vivo feliz con mi esposa actual, ella se llama Victoria José. Ya estoy jubilado Y sigo cantando porque es mi pasión.
P. ¿Como se llama su orquesta actualmente y qué nuevos proyectos tiene a futuro?
R. Tengo dos formatos, la más grande se llama Orquesta La Madre y el grupo pequeño Son de Nariz, este nombre se lo puse porque algunos músicos de mi banda, tú sabes, ja.ja.ja, actualmente estoy terminando de grabar un nuevo CD donde incluí canciones nuevas como Pruebo, y Vivito y coleando
La sua voce è ancora presente in ogni angolo del paese. Il suo grido musicale, quel “Ecuajey”, continua provocando, affascinando. Ismael Rivera, “El Sonero Mayor” riuscì con quel modo di cantare così particolare a raccontare un popolo con le sue allegrie e pene.
Diede voce alla gente povera, alle persone di colore, alla gente più bella, riuscendo a superare generazioni e frontiere. Tutto questo con una potenza interpretativa unica, capace di far sentire ogni parola, Ismael Rivera è ancora vivo nella memoria di un popolo che oggi, a venticinque anni dalla sua scomparsa, non lo dimentica e continua a cantare e ballare le sue canzoni.
Biografía
Ismael Rivera nasce il 5 di ottobre del 1931 a San Mateo de Cangrejo a Santurce, dal matrimonio di Margarita Rivera (doña Margó) e Luis Rivera Esquilín, che successivamente si separeranno. Cresce nella calle calma a Villa Palmeras e inizia a fare piccoli lavori cone lustrascarpe e muratore. Fin da piccolo dimostra la sua passione per la musica, la quale si alimenta quando adolescente conosce il suo amico e compagno musicale Rafael Cortijo. Nel 1954 si mette in luce come cantante dell’Orquesta Panamericana, diretta dal maestro Lito Peña, portando al successo canzoni come Chacha in blue e Charlatán. Nel 1955 entra a far parte come cantante del Combo de Rafael Cortijo, rendendo popolari canzoni come El bombón de Elena, El negro bembón e Con la punta del pie, fra le tante altre canzoni.
Nel 1962, Maelo viene arrestato con l’accusa di possesso di droghe e passa 4 anni in carcere. Quando esce ricomincia a cantare e forma a New York una nuova orchestra, Los Cachimbos. Il successo che ottiene lo porta a viaggiare per il mondo con la sua musica, dal Venezuela, alla Colombia, fino a Panama dove diventa devoto del Cristo Nero di Portobelo.
Il 13 maggio del 1987 la morte sorprende Maelo, a 56 anni, nella casa di sua madre nella Calle Calma del suo quartiere di Santurce che lo vide nascere. Il mondo intero pianse la sua morte.
Fonte: Primera Hora
Su voz todavía retumba en cada esquina del país. Su grito musical, ese “Ecuajey”, sigue provocando, hechizando. Ismael Rivera, “el Sonero Mayor” logró con ese cantar tan suyo dibujar a un pueblo con sus alegrías y penas. Le dio voz a la gente pobre, a la gente negra, a la gente linda, logrando traspasar generaciones y fronteras. Con una potencia interpretativa única, capaz de hacer sentir cada palabra, Ismael Rivera se mantiene vivo en la memoria de un pueblo que hoy, a 25 años de su muerte, no lo olvida y que sigue cantando y bailando con sus canciones.
Biografía
Ismael Rivera nació el 5 de octubre de 1931 en San Mateo de Cangrejo en Santurce, fruto del matrimonio de Margarita Rivera (doña Margó) y Luis Rivera Esquilín, quienes luego se divorciaron. Se crió en la calle calma en Villa Palmeras y se desempeñó como limpiabotas y albañil. Desde niño demostró su pasión por la música, la cual se avivó cuando conoció en la adolescencia a su amigo y cómplice musical Rafael Cortijo. En 1954 se estrenó como cantante de la Orquesta Panamericana, dirigida por el maestro Lito Peña, convirtiendo en éxitos temas como Chacha in blue y Charlatán. En 1955 se unió como cantante de El Combo de Rafael Cortijo, popularizando canciones como El bombón de Elena, El negro bembón y Con la punta del pie, entre tantas otras canciones. En 1962, Maelo fue arrestado y acusado por posesión de drogas y cumplió cuatro años de cárcel. A su salida, se reintegró a la música, creando en Nueva York su banda Los Cachimbos. El éxito que obtuvo lo llevó a recorrer el mundo con su música, destacándose en países como Venezuela, Colombia y Panamá, donde se hizo devoto del Cristo Negro de Portobelo.
El 13 de mayo de 1987 la muerte sorprendió a Maelo, a los 56 años de edad, en la casa de su madre en la calle Calma de su barrio santurcino que lo vio nacer. El mundo entero lloró su muerte.
Visita el especial Ecuajey: Maelo vive
Entierro
El entierro de Ismael Rivera fue uno de los más concurridos en la historia de Puerto Rico.
“Dicen que el más grande fue el de (el gobernador) Luis Muñoz Marín y que el de Maelo lo sobrepasó”, contó Ivelisse Rivera, hermana de Maelo.
Cuando murió “el Sonero Mayor”, el 13 de mayo de 1987, el entonces gobernador de Puerto Rico, Rafael Hernández Colón, declaró tres días de duelo. El cuerpo del cantante estuvo un día expuesto en el Instituto de Cultura Puertorriqueña (ICP) y luego pasó al centro comunal del residencial Luis Llorens Torres. Artistas como el compositor Tite Curet Alonso, los cantantes Celia Cruz, Rubén Blades, Andy Montañez, entre tantos otros, estuvieron presentes. Fue un entierro de pueblo al que asistieron miles de personas. La música no faltó: se tocó bomba y plena durante los tres días. Aunque hubo coche fúnebre, nunca se utilizó porque el pueblo insistió en cargar el féretro, que era abrazado por una bandera de Puerto Rico.
Ivelisse Rivera recordó que el entierro se le fue de las manos a la familia y que pasó lo que les había dicho Ismael Rivera.
“Él lo había dicho: `No me van a enterrar ustedes, a mí me entierra el pueblo’. Y así fue”, rememoró.
Ismaelito Rivera, hijo del Sonero Mayor, por su parte, comunicó que países como Panamá y Venezuela también se vistieron de luto. Indicó que hace 25 años el barrio La Bombilla en Venezuela conmemora la fecha de la muerte de su padre. Destacó que lleva 16 años participando esa actividad y que este año no será la excepción.
“Creo que la mejor manera de recordar a mi padre es haciendo música y oyendo la de él”, concluyó.
E’ scomparso questa mattina all’età di 63 anni, lo storico cantante dell’Orquesta Larry Harlow, Junior Gonzalez.
Fra le sue interpretazioni di maggior successo ricordiamo canzoni come: Soy Sensacional, la cartera, No hay amigo, El Paso de Encarnación, Cari caridad.
Junior Gonzalez nella sua carriera ha ricevuto 7 dischi d’oro e 3 di platino.
Ho rivisto tanti amici e amiche, mi ricordo che l’ultimo evento LaSalsaVive al Par Hasard fu nel 2007, in Agosto! E’ stato un bellissimo ritorno in quel locale che è rimasto bello come me lo ricordavo, e con un ottima pizza! Ringrazio Fabrizio,Rossano e Fabio, per averci voluto di nuovo in quel mitico locale. Abbiamo portato con noi scipione l’africano (Marco francesconi) che come promesso vi ha portato il caldo!!! Poi ottima divisione della consolle tra i due Fabio, quando uno suonava l’altro ballava! Fabio&Fabio ^___^ Il latin jazz di Bertipaglia e la old school in vinile del Barrio hanno dato il bianco. Ringrazio tutti gli amici che si sono fatti tantissimi km. da Assisi,Perugia,Milano,Brescia,Bologna,Modena,Rimini, e sicuramente dimentico qualche città e tutto il triveneto. E vi aspetto il Martedì 26 Giugno per il prossimo incontro con “Musicando con Tommy Salsero” a Villa Barbieri per lo stage in preserata sulla storia del son Guaguancò + selezione in serata di Bertipaglia del genere proposto nello stage con una mia selezione storica. E adesso le fotooooooooo!!! Tommy Salsero
Dopo una lunga assenza LaSalsaVive ritorna in Veneto!!!
Venerdì 15 giugno 2012, Parhasard Abano Terme (PD)
Dj Fabio Bertipaglia
Possibilità di cenare con pizza all’interno del locale con 16€ incluso ingresso, consumazione e caffè.
Ecco gli hotel convenzionati:
1. HOTEL LANTERNA
Via Alessandro Volta 10 – 35031 ABANO TERME (PD)
Tel. 049.8669018
Fax 049.8638170
info@albergolanterna.it www.albergolanterna.it/
Prezzi pernottamento e prima colazione : Singola 48€, Doppia 58€, Tripla 69€, Quadrupla 80€.
2. S.DANIELE Bed & Breakfast
Via S. Daniele n° 138 – 35038 Torreglia (PD)
tel: 049 9930099 – fax: 049 9930099
E’ una gestione famigliare .Si trova proprio all’inizio della stradina a 500 mt. dal Par Hasard, ( Ci si può arrivare anche a piedi ) Il prezzo patuito è di 30 € a persona SOLO PERNOTTAMENTO. L’unico problema è che ha solo 2/3 stanze disponibili per quella data e sono da liberare entro le 10,00 del mattino perchè il sabato gli arriva una grossa comitiva. Il numero di telefono: 049.9930099 oppure chiamare direttamente il titolare GIANCARLO 336.498616. Da prenotare prima possibile almeno la settimana prima. Per maggiori informazioni visita il sito: www.s-daniele.it.
3. l’ HOTEL MASTER
Via Mameli – Strada Statale 16 60-Località Mezzavia – 35020 Albignasego (PD) | mappa
tel: 049 8629111, 049 8629145 fax: 049 8629145
Si trova fuori Abano , ma vicino alle uscite Autostradali di TERME EUGANEE e PADOVA SUD e tangenziali per la Milano – Trieste .I prezzi sono i seguenti: Singola 45€, Doppia 75€, Tripla 85€, e comprendono Pernottamento e Prima Colazione
Info su www.hotelmaster.it/
Per prenotare basta chiamare e ricordare la convenzione “PAR HASARD – LA SALSA VIVE“.