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Intervista a Frankie Figueroa

di JUAN CARLOS ÁNGEL per la rivista Sonero de Barrio

Le interviste che ho realizzato, per me, sono state tutte molto soddisfacenti, alcune per il carisma degli artisti e altre per l’importanza del personaggio. Però intervistare quei musicisti e cantanti che attraverso il tempo si sono persi senza dare segnali, mi da ancora maggiori motivazioni. Ogni volta che ci troviamo a casa di collezionisti o in qualche bar e ascoltiamo le nostre canzoni preferite, ci domandiamo che ne sarà stato della vita di quell’artista; a volte non abbiamo una risposta chiara, il più delle volte si dice che probabilmente sarà già morto.

Per questo motivo ho iniziato a fare delle ricerche sui luoghi di ognuno dei nostri idoli salseri, alcuni già ritirati e altri ancora con la voglia di continuare a suonare. In questa occasione abbiamo invitato alla rivista “El Sonero del Barrio” Frankie Figueroa, meglio conosciuto come “Mr. Estilo”, originario della città di Guayama, che si trova nella costa sud di Portorico. Questa zona è conosciuta come il paese degli stregoni, a causa di un leggendario lanciatore di una squadra di baseball di Guayama soprannominato “Moncho el brujo”, terra dove era nato il compositore più prolifico della salsa: Tite Curet Alonso. Frankie Figueroa è un altro figlio del paese stregato, uno straordinario sonero che è riesce facilmente a interpretare tanto un bolero quanto un guaguanco o un son montuno. Ha fatto parte di orchestre di grande successo come quella di César Concepción, Jorge Ortega, Willie Rosario, Chucho Rodríguez, Memo Salamanca e Tito Puente fra le altre, lasciando il suo segno di grande qualità in ognuna di esse, così come nella sua orchestra. Vi invito pertanto a gustare la seguente intervista che ho realizzato con questo gran cantante.

D. Juan Carlos: Quali sono i nomi dei suoi genitori e cosa facevano nella vita?

R. Frankie: Mia madre si chiamava Vicenta López Villa ed era una casalinga, mio padre Félix Frank Figueroa lavorava come verniciatore e meccanico d’auto, oltre a impegnarsi in politica per molti anni a Portorico.

Frankie Figueroa. Foto: cortesia de Joe Quijano, Tito Puente, ROAST DVD
Frankie Figueroa. Foto: cortesia di Joe Quijano, Tito Puente, ROAST DVD

D. Può dirci il suo nome di battesimo, la data ed il luogo di nascita? E come furono i primi anni della sua infanzia?

R. Mi chiamo Félix Frank Figueroa: sono nato a Guayama, Portorico, il 27 gennaio del 1941; ho iniziato la scuola all’età di 7 anni; da bambino lavoravo vendendo giornali e frutta, ho anche pulito le scarpe; l’ho fatto solo per due anni, poi ho smesso perchè mi vergognavo quando mi vedevano le ragazze della scuola (ride). Ho cominciato con la musica suonando i barattoli di latta perchè non avevo soldi per comprarmi delle percussioni, mi ricordo che andavo nella cucina di mia madre a fare pratica con le percussioni e utilizzavo come tamburo la latta dove lei conservava il combustibile per accendere la stufa. Successivamente mi chiamarono a far parte della Banda Municipale di Guayama; il canto a quell’epoca non mi interessava più di tanto, cantavo solo nella scuola musica di Natale.
Entrai nella Banda suonando la batteria, quando iniziarono a dirmi come fare non fu necessario perchè io ero già capace di suonarla. Nessuno mi insegnò a suonare le percussioni perchè imparai a farlo ad orecchio ascoltando la radio. La prima orchestra che ascoltai fu quella di César Concepción, era la mia orchestra preferita e mai avrei pensato un giorno di entrarne a far parte; alla radio ascoltavo anche la musica di trii come Johnny Albino, il trio Los Panchos, Felipe Rodríguez, e grandi orchestre come quelle di Pérez Prado e Tito Puente.

L’orchestra di Cesar Concepcion
 

Frankie Figueroa

Terminati gli studi nel 1959 andai negli Stati Uniti e iniziai a suonare come percussionista con vari gruppi minori amatoriali e per un breve periodo nell’orchestra di Moncho Leña. Successivamente fui raccomandato da un mio grande amico pianista che era soprannominato “Macucho”, per suonare nell’orchestra di Paquito López Vidal, il compositore di Espérame en el cielo.
Ho lavorato per tre anni suonando le tumbadoras, il cantante di questa orchestra mi dava l’opportunità di cantare una canzone per ogni concerto.
A seguire ho lavorato per quasi due anni al Broadway Casino con l’orchestra di Carlos Pizarro; poi andammo al Caravana Club, che per quell’epoca era il miglior club di salsa e pachanga, e fu lì dove mi videro Willie Rosario e Bobby Valentín che era il trombettista della sua orchestra.

Loro mi sentirono cantare una delle canzoni che mi lasciavano cantare durante l’esibizione, un bolero chiamato Negrura che registrò Rolando Laserie; fu così che mi invitarono a far parte della loro nuova orchestra, la quale era stata modificata a seguito di un problema con il cantante Yayo el Indio, che l’orchestra di Willie accompagnava nel club Caborrojeño. Yayo ed il pianista Héctor Rivera rimasero con tutti i musicisti ad eccezione di Bobby Valentín.

Registrai il primo LP di Willie Rosario, come vocalista però non ero ancora il cantante della nuova orchestra; lui aveva l’intenzione di integrare Alfredo Vargas che era il cantante dell’orchestra più antica di Portorico, l’orchestra Happy Hills de San Germán, però a Willie non piaceva questo cantante e decise di scegliere me.

Con l’orchestra di Willie lavorai per due stagioni, dopo di che entrai a far parte dell’orchestra di César Concepción e viaggiammo a Portorico. Andai avanti per due anni con questa orchestra. Dopo andai in Messico dove firmai per la famosa etichetta discografica Musart, io sono stato il primo cantante portoricano a registrare per questa gloriosa compagnia messicana, ebbi il grande onore di registrare con grandi maestri come Memo Salamanca, Nacho Rosales e Bobby Ortega.

Bene, dopo queste esperienze in Messico mi chiamò da Panama il figlio di Miguelito Valdés “Mr. Babalú” detto “Chengue”, per lavorare in un programma televisivo che lui dirigeva per il canale TV2 nello show di Blanquita Amaro, che era una ballerina, cantante e attrice cubana.
Inizialmente il mio contratto con il canale era per dieci giorni ma rimasi per tre mesi.

Willie Rosario - El bravo soy yo
Willie Rosario - El bravo soy yo

D. Quali sono stati i cantanti che l’hanno influenzata maggiormente?

R. Indubbiamente Benny More, lui è stato il più grande, però ammiravo anche cantanti come Gilberto Monroy, Vitín Avilés, Ismael Rivera e Joseíto Mateo.

D. In quali altri programmi televisivi ha lavorato?

R. Ho lavorato a New York nello show di Gaspar Pumarejo. Poi con Myrta Silva (che diventerà la manager di Frankie) nel programma “Una hora contigo”, che lei presentava. Inoltre con Polito Vega in un programma che si chiamava “El show de la juventud”.

D. Con quali altre orchestre ha avuto esperienze come cantante e percussionista?

R. Dopo aver lavorato con l’orchestra di Willie Rosario e prima di entrare in quella di César Concepción ho lavorato con Kako, Rey Terrace, Héctor Rivera, Joe Cotto il cui cantante in quel periodo era Mon Rivera; ho lavorato anche con Johnny Pacheco, in sostituzione di Chivirico Dávila che cantava con Monguito el único; questi erano i cantanti di Johnny in quel periodo, io cantavo un po’ con tutti quelli che mi chiamavano anche se con nessuna di queste orchestre registrai dischi come cantante.

Frankie Figueroa con Rafael Cortijo e Ismael Rivera
Frankie Figueroa con Rafael Cortijo e Ismael Rivera

D. Con quali altre orchestre ha registrato?

Con Ray Terrace ho registrato suonando le congas e con Kako facendo i cori e come conguero. Nell’LP che contiene le canzoni “Las nenas del barrio”, “El jaleo”, “El bebé”, il cantante era Julián Llano, tremendo vocalista scomparso.

D. Cosa ci può raccontare del lavoro che registrò con Dave Montagne?

R. Guarda, io non mi ricordavo di quella registrazione, lui era un pianista e vibrafonista che mi vide cantare con Ray Terrace e mi invitò a registrare, però io non pensavo che l’avrebbe pubblicata, credevo fosse solo per un suo uso personale, non ho mai avuto l’opportunità di ascoltare quel disco.

Ti racconto un aneddoto: stavo registrando con l’orchestra di Pérez Prado che era in tour a Portorico, però non riuscii ad accompagnarli perchè avevo alcuni impegni con il mio lavoro come paramedico.

Dave Montagne
Dave Montagne

D Come arrivò all’orchestra di Tito Puente?

R. Dopo l’uscita di Santos Colón e Meñique, mi chiamò Charlie Palmieri ed io pensai che era per lavorare con lui, invece lui mi disse che era per l’orchestra di Tito Puente perchè i suoi due cantanti erano andati via. In quel periodo io lavoravo all’emergenza medica come paramedico, questa professione la iniziai studiando per conto mio e leggendo libri sul tema, poi per prendere il diploma presi delle lezioni in un ospedale di New York e al tempo stesso lavoravo con l’orchestra di Tito.

Lp di Frankie Figueroa
Lp di Frankie Figueroa

 

Lp di Tito Puente
Lp di Tito Puente

 

Lp Tito Puente
Lp Tito Puente

D. Quanti anni lavorò con l’orchestra di Tito Puente e quale fu il motivo della sua uscita?

R. Ho lavorato con Tito Puente per 23 anni, me ne andai nel 1990 quando il manager Ralph Mercado iniziò a lavorare con Tito. Ralph voleva darmi ordini e io non li accettavo nè da lui, nè da Tito, lui voleva farmi fare il corista nei concerti con Celia Cruz ed io gli dissi che non ero un corista, che Tito Puente mi aveva messo sotto contratto come cantante della sua orchestra, non come corista; gli dissi anche che facevo cori solo nelle registrazioni dei dischi, non nei concerti. Per questo motivo me ne andai definitivamente dalla sua orchestra e fu così che iniziai a lavorare con il mio gruppo.

Lp Tito Puente
Lp Tito Puente

D. Chi le diede il soprannome di Míster Estilo?

R. Fu Ulises Frenes, un attore di novelas e presentatore di un programma televisivo chiamato “El show del medio día” a Portorico, nel quale io mi esibivo tutti i giorni con l’orchestra di César Concepción; il nomignolo di “Míster Estilo” nacque per il fatto che quando io cantavo mi buttavo per terra e tiravo dei pugni quando le trombe iniziavano a suonare. Anche “Chori” Castro, che era un attore e cantante, mi diede il soprannome di “il pugile che canta”, però io non feci mai pugilato, lo praticavo solo per difesa personale, niente di più, però nel mondo musicale mi conoscono di più come “Míster Estilo”.

Frankie Figueroa fa la mossa del pugile
Frankie Figueroa fa la mossa del pugile.Foto:cortesia di Joe Quijano, Tito Puente, ROAST DVD

D. Quali altri strumenti suonava oltre le percussioni?

R. Bè, a quei tempi si ascoltava molto l’orchestra di Pérez Prado e mi piaceva molto come suonavano le trombe di questa eccellente band, e iniziai a fare pratica con la tromba, imparai a suonarla ad orecchio, come il flauto, però era solo per divertimento, non a livello professionale.

D. Secondo lei perchè la maggior parte delle orchestre e cantanti non registrano più il bolero? E cosa si potrebbe fare per far rinascere questo genere musicale?

R. Secondo me ormai nessuno registra più bolero perchè sanno che le radio non li trasmettono, dando la priorità ad altri generi come il reggaeton o la salsa romantica.

Per non far morire il bolero tutte le emittenti radiofoniche dovrebbero inserire nella loro programmazione uno spazio dedicato al bolero di almeno un’ora, questa potrebbe essere una soluzione per non far morire questo genere che io continuo ad interpretare con molta passione.

Lp Frankie Figueroa Lp Frankie Figueroa

Lp Frankie Figueroa
D. Fra tutte le orchestre di cui ha fatto parte, con quale si è sentito più a suo agio a interpretare bolero?

R. E’ stato con l’orchestra di César Concepción, perchè lui arrangiava i bolero con molta maestria, lui era un vero maestro ed un eccellente trombettista.

D. Fra i nuovi cantanti di salsa qual è quello che preferisce?

R. Io continuo a preferire i cantanti di un tempo che vanno avanti con la loro attività, fra i nuovi non c’è nessuno che mi interessi.

D. Che cosa ricorda dei suoi viaggi in Colombia?

R. Mi piace molto la Colombia, le sue donne, la cucina ed il tremendo pubblico salsero. Fra le città dove ho sentito maggiormente il calore e l’ammirazione del pubblico, mi ricordo in particolare di un concerto nel 1987 a Cali, con Ismael Rivera Jr., Orlando Watussi e Jr. González, questo concerto è stato uno dei più belli della mia carriera artistica.

D. Ci parli un po’ della sua famiglia.

R. Ho tredici figli, otto maschi e cinque femmine e tutti i maschi hanno il mio nome e quello di mio padre, tutti si chiamano Félix Frank Figueroa, ho quindici nipoti e vivo felice con la mia attuale moglie, lei si chiama Victoria José. Sono già in pensione e continuo a cantare perchè è la mia passione.

D. Come si chiama la sua attuale orchestra e che progetti ha per il futuro?

R. Ho due formati, la più grande si chiama Orquesta La Madre mentre il gruppo piccolo si chiama Son de Nariz, gli ho dato questo nome perchè alcuni musicisti della mia banda, capisci…(ride). Attualmente sto terminando di registrare un nuovo cd dove ho incluso alcune canzoni nuove come Pruebo e Vivito y coleando.

Español

ENTREVISTA CON FRANKIE FIGUEROA

Por JUAN CARLOS ÁNGEL                                                          PUBLICADA JUNIO 22. 2010

MÍSTER ESTILO

Las entrevistas que he realizado, para mí, todas han sido muy satisfactorias, unas por el carisma de algunos artistas y otras por la importancia de cada personaje. Pero entrevistar a aquellos músicos y cantantes que a través del tiempo se han perdido sin dejar señal, es aún más motivador. Siempre en algunas reuniones en casas de coleccionistas y en los bares cuando suena alguna canción de nuestra preferencia, nos preguntamos, qué hay de la vida del cantante que la interpreta; algunas veces no tenemos una respuesta clara de dicho personaje, lo más común que escuchamos decir de algún amigo es que posiblemente ya murió.

Pues me he dado a la tarea de investigar el paradero de cada uno de nuestros ídolos salseros, algunos ya retirados y otros aún con ganas de seguir trabajando. En esta oportunidad tenemos como invitado en El Sonero de Barrio a Frankie Figueroa, más conocido con el apelativo de “Míster Estilo”, oriundo de la ciudad de Guayama, localizada en la costa sur de Puerto Rico.  Se le conoce como el Pueblo de los brujos, por un legendario lanzador del equipo de béisbol de Guayama apodado “Moncho el brujo”, tierra donde nació el compositor más prolífico de la salsa Tite Curet Alonso. Frankie Figueroa es otro hijo del pueblo embrujado, no es para nada la excepción, un extraordinario sonero al que le es fácil interpretar tanto un bolero como un guaguancó o un son montuno; integró exitosas orquestas como la de César Concepción, Jorge Ortega, Willie Rosario, Chucho Rodríguez, Memo Salamanca y Tito Puente entre otras, dejando un nivel de calidad muy alto en cada una de ellas, tanto como en su propia orquesta. Los invito para que disfruten la siguiente entrevista que sostuve con este gran cantante

P. Juan Carlos. ¿Cuáles son los nombres de sus padres y en qué se desempeñaban?

R. Frankie. El nombre mis padres son Vicenta López Villa, fue ama de casa, mi padre se llamaba Félix Frank Figueroa y trabajaba de hojalatero de pintura y mecánico de autos, también se desempeñó muchos años en la política en Puerto Rico

frankie_figueroa_web

Foto: cortesia de Joe Quijano, Tito Puente, ROAST DVD

P. ¿Cuál es su nombre, lugar de nacimiento y fecha? Y, ¿como fueron sus primeros años de infancia?

R. El nombre mío es Félix Frank Figueroa: yo nací en Guayama, Puerto Rico, el 27 de enero de 1941; entré a la escuela de la edad de 7 años; de niño trabajaba vendiendo periódicos y frutas, también trabajé lustrando botas; sólo realicé este trabajo por dos años, me salí de eso porque me daba vergüenza de las muchachas de la escuela, ja.ja.ja.  Yo empecé tocando tarros de lata porque no tenía para comprar unos tambores, me acuerdo que me metía a la cocina de mi madre a practicar percusión y utilizaba como tambor el galón donde ella guardaba el combustible para prender la estufa. Luego me llamaron a integrar la Banda Municipal de Guayama; el canto por esa época no me llamaba la atención, sólo cantaba en la escuela música de Navidad, entré a la Banda tocando la batería, cuando me estaban dando las indicaciones no fue necesario, porque yo ya sabía tocar, nadie me enseñó a tocar percusión pues aprendí de oído, escuchando la radio. La primera orquesta que escuché fue la de César Concepción, fue mi orquesta preferida y nunca creí que integraría esa gran banda, también escuchaba en la radio música de tríos como Johnny Albino, el trío Los Panchos, Felipe Rodríguez, y orquestas grandes como la de Pérez Prado y Tito Puente.

Frankie Figueroa

Terminados mis estudios viajo en 1959 a Estados Unidos y comienzo a tocar como percusionista con varios grupitos que no eran profesionales, luego tengo un paso fugaz por el grupo de Moncho Leña. Y después por recomendación de un gran amigo mío que era pianista apodado “Macucho” integré la orquesta de Paquito López Vidal el compositor de Espérame en el cielo. Trabajé por tres años tocando las tumbadoras, el cantante de esa orquesta me daba la oportunidad de cantar una canción en cada presentación, luego integro la orquesta de Carlos Pizarro, en la cual trabajé casi por dos años en el Broadway Casino; luego nos fuimos a trabajar en el Caravana Club, que por esa época era el mejor club de salsa y pachanga, ahí fue donde me vieron Willie Rosario y Bobby Valentín que era el trompetista de su orquesta. .

Ellos me oyeron interpretar un número que me dejaban cantar en la noche un bolero llamado Negrura el cual grabó Rolando Laserie; ellos me vieron cantar y me invitaron a integrar su nueva orquesta, la cual Willie reformó por un inconveniente con el cantante Yayo el Indio, al que la orquesta de Willie lo acompañaba en el club Caborrojeño. Yayo y el pianista Héctor Rivera se quedaron con todos los músicos, con  excepción de Bobby Valentín.

Grabo el primer LP de Willie Rosario, como vocalista pero yo no iba a ser el cantante de la nueva orquesta; él tenía planeado integrar a Alfredo Vargas que era cantante de la orquesta más vieja de Puerto Rico. La orquesta Happy Hills de San Germán, pero a Willie no le gustaba ese cantante y se decidió por mí

Con la orquesta de Willie trabajé durante dos temporadas, después me vinculo a la orquesta de César Concepción y viajamos a Puerto Rico.  Duré dos años con esa orquesta. Después viajo a México y firmo con ese gran sello Musart,  yo fui el primer cantante puertorriqueño que grabó con  esa gloriosa compañía mexicana, tuve el gran honor de grabar con grandes maestros como Memo Salamanca, Nacho Rosales y Bobby Ortega.

Bueno, luego de mi estadía en México me llamaron de Panamá el hijo de Miguelito Valdés “Mr. Babalú” que le decían “Chengue”, para trabajar en un programa de televisión que él dirigía en el canal TV2 el show de Blanquita Amaro, ella era una bailarina, cantante y actriz cubana. Inicialmente mi contrato en el canal fue por diez días y me quedé trabajando por tres meses.

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P. ¿Cuales son los cantantes que más lo influenciaron?

R.El que más me influenció fue Benny More, él fue el más grande, pero también admiraba a cantantes como Gilberto Monroy, Vitín Avilés, Ismael Rivera y Joseíto Mateo.

P. ¿En cuáles otros programas de televisión trabajó?

R. Trabajé en Nueva York en el show de Gaspar Pumarejo. Luego con Myrta Silva en el programa Una hora contigo, que ella presentaba. Y con Polito Vega en un programa que se llamaba El show de la juventud.

A raíz de mi trabajo con Myrta Silva firmo con ella un contrato para que sea mi manager, la cual trabajó conmigo hasta el día de su muerte.

P. ¿Por cuáles orquestas pasó fugazmente como percusionista y cantante?

R. Después de trabajar con Willie Rosario y antes de integrarme con César Concepción yo trabajé con Kako, Rey Terrace, Héctor Rivera, Joe Cotto que su cantante por esa época era Mon Rivera; también estuve con Johnny Pacheco, reemplacé a Chivirico Dávila que cantaba con Monguito el único; esos dos eran los cantantes de Johnny por esa época, yo cantaba con el que me llamara y con estas orquestas no grabé como cantante.

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FOTO: CORTIJO, FRANKIE FIGUEROA, ISMAEL RIVERA

 

P. ¿Con cuáles otras orquestas grabó?

Con Ray Terrace grabé tocando congas y con Kako grabó haciendo coros y como conguero. En el LP donde están los temas Las nenas del barrioEl jaleo, El bebé, el cantante era Julián Llano, tremendo vocalista fallecido.

P. ¿Qué nos puede contar del trabajo que grabó con DAVE MONTAGNE?

R. Mira, yo no me acordaba de esa grabación, él era un pianista y vibrafonista que me vio cantando con Ray Terrace y me invitó a grabar, pero yo nunca pensé que él iba a sacar esa grabación, yo pensé que eso era solo para uso personal de él, yo nunca he tenido la oportunidad de escuchar ese LP.

Te cuento una anécdota, estuve ensayando con la orquesta de Pérez Prado; él tenía una gira para Puerto Rico, pero al final no puede acompañarlo porque tenía unos compromisos en mi trabajo como paramédico.

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P ¿Cómo fue la vinculación suya con Tito Puente?

R. Después de la salida de Santos Colón y Meñique, me llamó Charlie Palmieri y yo pensé que era para trabajar con él, pero no, él me dijo que integrara la orquesta de Tito Puente porque sus dos cantantes se retiraron de su banda. Por esa época yo ya trabajaba en emergencias médicas como paramédico, esta profesión la empecé estudiando por mi propia cuenta leyendo libros relacionados con el tema, luego para tener la licencia tomé clases en un hospital de Nueva York y a la par trabajaba con la orquesta de Tito.

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P. ¿Cuántos años trabajó con la orquesta de Tito Puente y cuál fue el motivo de su salida?

R. Trabajé con Tito Puente 23 años, el motivo de mi retiro fue en 1990 cuando el manager Ralph Mercado empezó trabajar con Tito. Ralph quería darme órdenes y ni el propio Tito me las daba, él me quería imponer que en los conciertos le hiciera coros a Celia Cruz y le dije que yo no era corista, que Tito Puente me contrató como cantante de su orquesta, no como corista; le dije que solo hacía coros en las grabaciones, no en los conciertos. Eso motivó mi retiro definitivamente de la orquesta. Continué con mi propio grupo trabajando.

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P. ¿Quién le puso el apodo de Míster Estilo?

R. Eso fue Ulises Frenes un actor de novelas y presentador de un programa de televisión llamado El show del medio día, de Puerto Rico, en el cual yo estaba presentándome todos los días con la orquesta de César Concepción; el apodo de “Míster Estilo” fue porque cuando yo cantaba me tiraba al piso y tiraba puños cuando empezaban las trompetas a sonar. También “Chori” Castro, que era un actor y cantante, me puso el apodo de El boxeador que canta, pero yo nunca fui boxeador, sólo lo practicaba para defensa personal, nada más, pero en el mundo musical me conocen más como “Míster Estilo”.

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Foto:cortesia  de Joe Quijano, Tito Puente,  ROAST DVD

P. ¿Qué otros instrumentos fuera de la percusión ejecutaba?

R. Bueno, por aquellos tiempos se escuchaba mucho la orquesta de Pérez Prado y me gustaba mucho como sonaban las trompetas de esa excelente banda, y empecé a practicar trompeta, la aprendí a tocar de oído, igual que la flauta, pero solo era por hobby, no fue nada profesional.

P. ¿Por qué crees que la mayoría de orquestas y cantantes ya no graban bolero? y que solución tienes para que este genero musical reviva.

R. En mi opinión las orquestas y los intérpretes ya no graban bolero, porque saben que las emisoras no los van a pasar, porque le dan prioridad a otros ritmos como el reggaetón y la salsa monga.

Para que el bolero no muera todas las emisoras musicales deben de tener en su programación un espacio de bolero mínimo de una hora, creo que eso puede ser una solución para que no muera este lindo género, que yo siempre interpreto con mucho filin.

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P. De las orquestas que integraste, ¿con cuál de ellas te sentiste más cómodo interpretando bolero?

R. Fue con la orquesta de César Concepción, porque él me marcaba los boleros con mucha maestría, él era un verdadero maestro y excelente trompetista.

P. De los nuevos cantantes de la salsa, ¿cuál le llama la atención?

R. Yo aún creo en los cantantes de antes que se mantienen, de los nuevos ninguno me llama la atención.

P. ¿Qué recuerda de sus viajes a Colombia?

R .Bueno, me gusta mucho Colombia, sus mujeres y su comida y el tremendo público salsero. De los países donde más he sentido el cariño y la admiración de su gente, me acuerdo en especial de un concierto en 1987 en Cali, con Ismael Rivera Jr., Orlando Watussi y Jr. González, esta presentación fue una de las más gratas de mi carrera artística.

P. Háblenos un poco sobre su familia

R. Tengo trece hijos, ocho hombres y cinco mujeres y todos los hombres tienen el mismo nombre mío y el de mi padre, todos se llaman Félix Frank Figueroa, tengo quince nietos y vivo feliz con mi esposa actual, ella se llama Victoria José. Ya  estoy jubilado Y  sigo cantando porque es mi pasión.

P. ¿Como se llama su orquesta actualmente y qué nuevos proyectos tiene a futuro?

R. Tengo dos formatos, la más grande se llama Orquesta La Madre y el grupo pequeño Son de Nariz, este nombre se lo puse porque algunos músicos de mi banda, tú sabes, ja.ja.ja, actualmente estoy terminando de grabar un nuevo CD donde incluí canciones nuevas como Pruebo, y Vivito y coleando

Ismael Rivera

Ismael Rivera: 25 anni dalla sua scomparsa

Ismael Rivera
Ismael Rivera

La sua voce è ancora presente in ogni angolo del paese. Il suo grido musicale, quel “Ecuajey”, continua provocando, affascinando. Ismael Rivera, “El Sonero Mayor” riuscì con quel modo di cantare così particolare a raccontare un popolo con le sue allegrie e pene.
Diede voce alla gente povera, alle persone di colore, alla gente più bella, riuscendo a superare generazioni e frontiere. Tutto questo con una potenza interpretativa unica, capace di far sentire ogni parola, Ismael Rivera è ancora vivo nella memoria di un popolo che oggi, a venticinque anni dalla sua scomparsa, non lo dimentica e continua a cantare e ballare le sue canzoni.

Biografía

Ismael Rivera nasce il 5 di ottobre del 1931 a San Mateo de Cangrejo a Santurce, dal matrimonio di Margarita Rivera (doña Margó) e Luis Rivera Esquilín, che successivamente si separeranno. Cresce nella calle calma a Villa Palmeras e inizia a fare piccoli lavori cone lustrascarpe e muratore. Fin da piccolo dimostra la sua passione per la musica, la quale si alimenta quando adolescente conosce il suo amico e compagno musicale Rafael Cortijo. Nel 1954 si mette in luce come cantante dell’Orquesta Panamericana, diretta dal maestro Lito Peña, portando al successo canzoni come Chacha in blue e Charlatán. Nel 1955 entra a far parte come cantante del Combo de Rafael Cortijo, rendendo popolari canzoni come El bombón de Elena, El negro bembón e Con la punta del pie, fra le tante altre canzoni.

Nel 1962, Maelo viene arrestato con l’accusa di possesso di droghe e passa 4 anni in carcere. Quando esce ricomincia a cantare e forma a New York una nuova orchestra, Los Cachimbos. Il successo che ottiene lo porta a viaggiare per il mondo con la sua musica, dal Venezuela, alla Colombia, fino a Panama dove diventa devoto del Cristo Nero di Portobelo.

Il 13 maggio del 1987 la morte sorprende Maelo, a 56 anni, nella casa di sua madre nella Calle Calma del suo quartiere di Santurce che lo vide nascere. Il mondo intero pianse la sua morte.

Fonte: Primera Hora

Su voz todavía retumba en cada esquina del país. Su grito musical, ese “Ecuajey”, sigue provocando, hechizando. Ismael Rivera, “el Sonero Mayor” logró con ese cantar tan suyo dibujar a un pueblo con sus alegrías y penas. Le dio voz a la gente pobre, a la gente negra, a la gente linda, logrando traspasar generaciones y fronteras. Con una potencia interpretativa única, capaz de hacer sentir cada palabra, Ismael Rivera se mantiene vivo en la memoria de un pueblo que hoy, a 25 años de su muerte, no lo olvida y que sigue cantando y bailando con sus canciones.

Biografía

Ismael Rivera nació el 5 de octubre de 1931 en San Mateo de Cangrejo en Santurce, fruto del matrimonio de Margarita Rivera (doña Margó) y Luis Rivera Esquilín, quienes luego se divorciaron. Se crió en la calle calma en Villa Palmeras y se desempeñó como limpiabotas y albañil. Desde niño demostró su pasión por la música, la cual se avivó cuando conoció en la adolescencia a su amigo y cómplice musical Rafael Cortijo. En 1954 se estrenó como cantante de la Orquesta Panamericana, dirigida por el maestro Lito Peña, convirtiendo en éxitos temas como Chacha in blue y Charlatán. En 1955 se unió como cantante de El Combo de Rafael Cortijo, popularizando canciones como El bombón de Elena, El negro bembón y Con la punta del pie, entre tantas otras canciones. En 1962, Maelo fue arrestado y acusado por posesión de drogas y cumplió cuatro años de cárcel. A su salida, se reintegró a la música, creando en Nueva York su banda Los Cachimbos. El éxito que obtuvo lo llevó a recorrer el mundo con su música, destacándose en países como Venezuela, Colombia y Panamá, donde se hizo devoto del Cristo Negro de Portobelo.

El 13 de mayo de 1987 la muerte sorprendió a Maelo, a los 56 años de edad, en la casa de su madre en la calle Calma de su barrio santurcino que lo vio nacer. El mundo entero lloró su muerte.

Visita el especial Ecuajey: Maelo vive

Entierro

El entierro de Ismael Rivera fue uno de los más concurridos en la historia de Puerto Rico.

“Dicen que el más grande fue el de (el gobernador) Luis Muñoz Marín y que el de Maelo lo sobrepasó”, contó Ivelisse Rivera, hermana de Maelo.

Cuando murió “el Sonero Mayor”, el 13 de mayo de 1987, el entonces gobernador de Puerto Rico, Rafael Hernández Colón, declaró tres días de duelo. El cuerpo del cantante estuvo un día expuesto en el Instituto de Cultura Puertorriqueña (ICP) y luego pasó al centro comunal del residencial Luis Llorens Torres. Artistas como el compositor Tite Curet Alonso, los cantantes Celia Cruz, Rubén Blades, Andy Montañez, entre tantos otros, estuvieron presentes. Fue un entierro de pueblo al que asistieron miles de personas. La música no faltó: se tocó bomba y plena durante los tres días. Aunque hubo coche fúnebre, nunca se utilizó porque el pueblo insistió en cargar el féretro, que era abrazado por una bandera de Puerto Rico.

Ivelisse Rivera recordó que el entierro se le fue de las manos a la familia y que pasó lo que les había dicho Ismael Rivera.

“Él lo había dicho: `No me van a enterrar ustedes, a mí me entierra el pueblo’. Y así fue”, rememoró.

Ismaelito Rivera, hijo del Sonero Mayor, por su parte, comunicó que países como Panamá y Venezuela también se vistieron de luto. Indicó que hace 25 años el barrio La Bombilla en Venezuela conmemora la fecha de la muerte de su padre. Destacó que lleva 16 años participando esa actividad y que este año no será la excepción.

“Creo que la mejor manera de recordar a mi padre es haciendo música y oyendo la de él”, concluyó.

LaSalsaVive ritorna in Veneto! Parhasard venerdì 15 giugno 2012

Edit 16 giugno 2012:

Bellissima serata!!!

Ho rivisto tanti amici e amiche, mi ricordo che l’ultimo evento LaSalsaVive al Par Hasard fu nel 2007, in Agosto! E’ stato un bellissimo ritorno in quel locale che è rimasto bello come me lo ricordavo, e con un ottima pizza! Ringrazio Fabrizio,Rossano e Fabio, per averci voluto di nuovo in quel mitico locale. Abbiamo portato con noi scipione l’africano (Marco francesconi) che come promesso vi ha portato il caldo!!! Poi ottima divisione della consolle tra i due Fabio, quando uno suonava l’altro ballava! Fabio&Fabio ^___^ Il latin jazz di Bertipaglia e la old school in vinile del Barrio hanno dato il bianco. Ringrazio tutti gli amici che si sono fatti tantissimi km. da Assisi,Perugia,Milano,Brescia,Bologna,Modena,Rimini, e sicuramente dimentico qualche città e tutto il triveneto. E vi aspetto il Martedì 26 Giugno per il prossimo incontro con “Musicando con Tommy Salsero” a Villa Barbieri per lo stage in preserata sulla storia del son Guaguancò + selezione in serata di Bertipaglia del genere proposto nello stage con una mia selezione storica. E adesso le fotooooooooo!!!
Tommy Salsero

Ed ecco le foto!!! Clicca qui per vederle.

LaSalsaVive en Veneto, Par Hasard 15 giugno 2012

Dopo una lunga assenza LaSalsaVive ritorna in Veneto!!!

Venerdì 15 giugno 2012, Parhasard Abano Terme (PD)

    Dj Fabio Bertipaglia

LaSalsaVive al Parhasard, venerdì 15 giugno 2012

Possibilità di cenare con pizza all’interno del locale con 16€ incluso ingresso, consumazione e caffè.

Ecco gli hotel convenzionati:

1. HOTEL LANTERNA
Via Alessandro Volta 10 – 35031 ABANO TERME (PD)
Tel. 049.8669018
Fax 049.8638170
info@albergolanterna.it
www.albergolanterna.it/

Prezzi pernottamento e prima colazione : Singola 48€, Doppia 58€, Tripla 69€, Quadrupla 80€.

2. S.DANIELE Bed & Breakfast
Via S. Daniele n° 138 – 35038 Torreglia (PD)
tel: 049 9930099 – fax: 049 9930099
E’ una gestione famigliare .Si trova proprio all’inizio della stradina a 500 mt. dal Par Hasard, ( Ci si può arrivare anche a piedi ) Il prezzo patuito è di 30 € a persona SOLO PERNOTTAMENTO. L’unico problema è che ha solo 2/3 stanze disponibili per quella data e sono da liberare entro le 10,00 del mattino perchè il sabato gli arriva una grossa comitiva. Il numero di telefono: 049.9930099 oppure chiamare direttamente il titolare GIANCARLO 336.498616. Da prenotare prima possibile almeno la settimana prima. Per maggiori informazioni visita il sito: www.s-daniele.it.

3. l’ HOTEL MASTER
Via Mameli – Strada Statale 16 60-Località Mezzavia – 35020 Albignasego (PD) | mappa
tel: 049 8629111, 049 8629145 fax: 049 8629145
Si trova fuori Abano , ma vicino alle uscite Autostradali di TERME EUGANEE e PADOVA SUD e tangenziali per la Milano – Trieste .I prezzi sono i seguenti: Singola 45€, Doppia 75€, Tripla 85€, e comprendono Pernottamento e Prima Colazione
Info su www.hotelmaster.it/

Per prenotare basta chiamare e ricordare la convenzione “PAR HASARD – LA SALSA VIVE“.

Willie Rosario ha detto che nonostante i suoi 82 anni non ha alcuna intenzione di ritirarsi, anche se è più selettivo nello scegliere le date.

Willie Rosario: la biografia e la discografia

Willie Rosario: la biografia e la discografia

a cura di Daikil


foto tratta dal sito ufficiale di Willie Rosario www.willierosario.com

Il direttore d’orchestra, percussionista, compositore e DJ, Fernando Luis Rosario-Marin, Willie Rosario, detto “Mr. Afinque”, nasce il 6 maggio 1924, a Coamo, Portorico.
Comincia a suonare chitarra e saxofono dall’età di sei anni nel suo paese natale, incoraggiato dalla madre. Qui a sedici anni forma il Conjunto Coamex. Un anno più tardi W. si trasferisce con la sua famiglia nello Spanish Harlem di Nueva York, dove si distingue come conguero nelle orchestre di Noro Morales, Aldemaro Romero e Johnny Seguí, ma anche in quelle di Joe Quijano e Wilfredo Figueroa. Nel frattempo studia anche giornalismo e relazioni pubbliche.
Inizia ad interessarsi ai timbales dopo aver visto Tito Puente suonarli al famoso Palladium di NY. Gli interessa anche lo stile di Ubaldo Nieto, che suona con Machito e che l’aiuta a creare un suo stile. Le sue prime lezioni di timbales le prende col percussionista Henry Adler a 22 anni di età. Durante questi anni ascolta il Sexteto Puerto Rico, l’Orquesta de Rafael Muñoz con il suo cantante José Luis Moneró, Mingo y sus Whoopee Kids con la cantante Ruth Fernández, e César Concepción.

Dopo aver suonato nelle orchestre più importanti , nel 1958 Willie crea la sua propria orchestra, che si accinge a diventare una delle più acclamate nel mercato latinoamericano, in particolare nei più prestigiosi locali notturni della Grande Mela. Una sera visita il Little Neck, sede a Long Island del cantante e bandleader Tito Rodriguez, il quale gli insegna ad amministrare e dirigere un’organizzazione disciplinata di musicisti. Impara a sviluppare il suo proprio stile di rilassato ma ardente swing da Rodriguez. Nello spirito di “aiutare uno di loro”, i Portoricani Tito Rodriguez e Tito Puente aiutano la band di Rosario ad attingere dai pezzi dei loro repertori, in attesa di crearsene uno suo.

foto tratta dal sito ufficiale di Willie Rosario www.willierosario.com

Al Santiago, il proprietario della Alegre Recordings, scrittura Charlie Palmieri per organizzare un serie di sessioni jazz “Descargas” per registrarle. W. Rosario viene selezionato come percussionista.
Nel 1962, Rosario viene nuovamente richiamato per un nuovo lavoro con la Alegre Records. In questo periodo viene scritturato anche dal Tropicana insieme al compatriota e grande amico Bobby Valentin, ed alla sua band si aggiungono la voce di Carlos Pizzaro e Frankie Figueroa alle congas, il quale di lì a poco diventerà cantante della band di Tito Puente.

Durante la mania della “Charanga” di questi primi anni ’60 , Al Santiago si aggiudica la band di Rosario per tutte le date del suo club. Dopo la chiusura della Alegre e dopo che il suo mecenate Santiago diviene debole, Rosario apprende la realtà del mondo della musica latina di NY. Impara presto che l’ingaggio di orchestre da ballo per le date dei clubs è come un circo; lo stesso show viaggia da un club all’altro, e chi non ha agente non riesce a guadagnare abbastanza. Il popolare DJ latino Dick “Ricardo” Sugar procura a Rosario una registrazione per la Atco Atlantic Record, dal titolo “Boogaloo Y Guaguanco”;, con Adalberto Santiago alla voce. Nel testo sul retro di questo LP Sugar scrive: “il successo si misura sfortunatamente in termini monetari, se avvenisse in termini di abilità, uno dei musicisti latini di maggior successo sarebbe Rosario”. Scrive ancora “lui è una di quelle personalità rare, colte e raffinate che ti costringe a cercarlo fuori, piuttosto che imporsi alla tua attenzione.”

Per sostenere la sua famiglia, Willie fa diversi lavori, uno come insegnante di percussioni. In più fa il magazziniere per un distributore di cibo durante il giorno e di notte era un supervisore per la posta. Nel 1967 è DJ in un programma di latin jazz chiamato WADO: un programma in lingua spagnola sulla storia della musica latina, sulle origini dei ritmi e gli aneddoti. La programmazione include invitati come Tito Rodriguez, il pianista e bandleader Pete Rodriguez, Larry Harlow, Joe Quijano, eccetera. Rosario può così essere ascoltato da tutta la NY latina.

Rosario non può stare lontano dalla musica. Organizza una band e cerca ingaggi. E lo fa senza un’incisione recente, cosa quasi impossibile da ottenere. Pete Bonet, al tempo cantante di Louie Ramirez, che scrittura band per il Corso Ballroom, procura 12 date a Rosario. Nel 1970 una nuova gestione del Corso pone fine al contratto di Rosario.

L’anno seguente la sua fama cresce dopo l’incisione per l’etichetta Inca di “El Barrio Obrero A La Quince”, in collaborazione con Gilberto Santarosa, Tony Vega ed altri numeri uno a Portorico. “El Barrio Obrero è il mio più grande successo” afferma Rosario. Ritorna a Portorico ed un nuovo mondo gli si spalanca davanti. Dopo sei mesi la sua band lavora stabilmente.

foto tratta dal sito ufficiale di Willie Rosario www.willierosario.com

L’orchestra di Rosario è una scuola di musica. Non pochi esponenti attuali di salsa e latin jazz si “laurea” all’università di Rosario ed afferma che non c’è un gruppo in nessuno palco del mondo che superi l’Orchestra di Rosario. W. Rosario fonda la sua propria compagnia di produzione musicale a Portorico e la chiama “WilRo Productions”. Sin dall’inizio l’orchestra di W. è stata considerata una delle orchestre più d’avanguardia nella scena latina.

Nei 40 anni alla direzione della sua orchestra Willie è stato in tour in moltissimi paesi quali Venezuela, Panama, Colombia, Messico, Curazao, Islole Vergini e tutti gli Stati Uniti. Come direttore d’orchestra W. è considerato come innovatore per aver introdotto, al fianco di quattro trombe, il sax baritono nella formazione tipica di salsa a partire dal 1965, sostituendo il tradizionale trombone.

Ad oggi Rosario ha registrato 40 album, tanto da essere nominato ai Grammy’s nel 1987 per la sua produzione “Nueva Cosecha”, ma ha ricevuto anche altri numerosi riconoscimenti come diversi dischi d’oro e di platino e premi quali il Premio Agüeybaná de Oro, il Premio ACE e quello Diplo y Paoli. Uno dei sui ultimi albums è “Back to the future”, inciso in occasione dei suoi 40 anni di carriera ed al quale hanno preso parte artisti come Gilberto Santa Rosa, Tony Vega, Papo Lucca e Bobby Valentín. Sempre in occasione dei 40 anni di carriera, nel marzo del 2000, ha ricevuto un’onorificenza dal Senato di Portorico, mentre dal 2002 è entrato a far parte della The International Latin Music Hall of Fame.

Discografia completa

•El Bravo Soy Yo 1963 Alegre 8250

•Fabuloso y Fantastico 1966 Neliz 1564

•Latin Jazz A Go Go Go 1967 Neliz 1574

•Two Too Much 1968 WS Latino 4259

•Haida Huo 1968 WS Latino 4448

•Boogaloo and Guaguanco 1968 ATCO SD 33-236

•El Bravo de Siempre 1969 Inca SLP 1012

•De Donde Nace el Ritmo 1970 Inca SLP 1021

•Mas Ritmo 1972 Inca SLPI 1025

•Infinito 1973 Inca SLP 1032

•Otra Vez 1975 Inca SLPI 1044

•Gracias Mundo 1977 Inca JMIS 1056

•Campanero Rumbero 1978 Inca JMIS 1059

•From the Depth of my Brain 1978 Top Hits 2041

• El Rey Del Ritmo 1979 Top Hits 2070

• El de a 20 de Wille 1980 Top Hits 2103

• The Portrait of a Salsa Man 1981 Top Hits 2155

•Atizame El Fogon 1983 Top Hits 2182

•The Salsa Machine 1983 Top Hits 2223

•Nuevos Horizontes 1984 Bronco 128

•Afincando 1985 Bronco 134

•Nueva Cosecha 1986 Bronco 142

•A Man of Music 1987 Bronco 145

•Desde Cali Para El Mundo 1987 Roosevelt Records

•A Salsa legend 1988 Bronco 150

•The Roaring Fifties 1991 Bronco 2511

•Unique 1989 Bronco 154

•Viva Rosario 1990 Bronco 2507

•Tradicion Clasica, 35 Aniversario 1993 NRT 1005

•Oro Salsero 1994 Universal Latino

•Sorpresas 1995 Tiffany 0070

•Back to the Future 1999 J&N 83435

•Salsa Machine 2004 Rodven Records 273502

• Pura Salsa 2006 National Own 7233268

Clicca sul video per vedere i saluti di Willie Rosario a Lasalsavive

Fonti
Sito ufficiale di Willie Rosario

Tour mondiale del Gran Combo di Puerto Rico per i 50 anni di carriera

Il Gran Combo de Puerto Rico
Il Gran Combo de Puerto Rico

Per celebrare i cinquant’anni di carriera il Gran Combo di Puerto Rico il 19 maggio inizierà un tour che li vedrà esibirsi in varie nazioni e udite udite, anche in Italia!

Il concerto del Gran Combo al Festival Latino Americando di Milano del 2009

Ancora non sappiamo con esattezza dove e quando ma presto vi faremo sapere.

Intanto ecco le date previste:

• Orlando

•Perú

•Colombia

•Venezuela

•Stati Uniti (varie città)

•Hong Kong

•Corea

•Giappone (Osaka, Nagoya, Tokio e Fukuoka)

•Australia

•Francia

•Inghilterra

•Italia

•Spagna

•Svezia

•Puerto Rico

Español

Por Damaris Hernández Mercado / El Nuevo Dia

En este caso, la redundancia está justificada: El Gran Combo de Puerto Rico es Puerto Rico.

Así ha sido desde su fundación en 1962, cuando un intrépido, entusiasta y visionario Rafael Ithier se armó de su mejor aliado, su disciplina, y junto a Rogelio “Quito” Vélez, Martín Quiñones, Miguel Cruz, Eddie Pérez, Héctor Santos y Roberto Roena creó lo que hoy proclamamos como nuestra “Bandera musical”.

Medio siglo después, Ithier celebra aquella reunión en la que se confabuló una sonoridad, cadencia y estilo distinto al de Rafael Cortijo y su Combo, agrupación que el director de la incipiente agrupación abandonó por problemas de indisciplina entre los integrantes.

Son 50 años de trayectoria que la agrupación celebrará con una gira internacional que incluye las Américas, Europa, Asia y Australia, y que arrancará el 19 de mayo con un concierto en Orlando, Florida. El cierre será en casa, en el Coliseo de Puerto Rico en una fecha aún por precisar.

Su mentor, sin duda alguna, fue Cortijo. De él aprendió a emular el ingenio creativo para crear una base rítmica única. Sólo que Ithier lo aventajó en organización, una de las calves del éxito de “Los Mulatos del Sabor” que a Cortijo se le escapó de las manos.

“En el momento que me fui del Combo de Cortijo fue porque no quería estar ahí por la indisciplina. Estaba en contra de mi voluntad. El Combo de Cortijo tuvo una fuerza de cuatro años, después empezaron a indisciplinarse y pese a la fuerza que tenían en los años 50, yo no podía con a la indisciplina de ellos. Entonces deduje que no tendrían futuro, porque las cosas que no tienen disciplina y organización no tienen futuro”, recordó Ithier sobre la decisión que aunque en el momento fue frustrante, destacó como la acción más sabia de su vida.

“Al irme del Combo entonces empecé a estudiar un poco de comercio. Tengo un diploma de ‘Book Keeper’ que no sé dónde está metido. Quería estudiar CPA y ese era mi meta. Fui a la universidad y cogí un examen y lo pasé, pero ahí se me acercaron los muchachos que posteriormente abandonaron el Combo de Cortijo, porque vieron en mí que tenía la iniciativa y liderazgo para organizar. Estuve varias semanas peleando porque estaba frustrado, pero pudo más en mí la pasión que la razón” añadió.

Tomada la decisión, el pianista y el resto de los músicos originales comenzaron a ensayar por tres meses, antes de su primer baile el 26 de mayo de 1962. A ellos se les unieron Milton Correa, Daniel Vázquez, Micky Duchesne, Chiqui Rivera, Pellín Rodríguez y Andy Montañez y, así, quedó constituido El Gran Combo de Puerto Rico.

firme y Paternal

Quien estrecha la mano de Ithier reconoce que tiene de frente a una de las personas más disciplinadas y organizadas de la industria musical. Tanto así, que en la actualidad la agrupación sigue operando como una cooperativa en la parte administrativa y económica.

Basta con escuchar al director musical narrar cualquier anécdota de los “Mulatos del Sabor”, tal cual cuento cronológico y es que su memoria de elefante no lo defrauda. Si no pregunte a cualquiera de los trece integrantes que componen la llamada “Institución de la Salsa”.

Y es que junto a su personalidad, jovial, carismática y simpática, la mejor cualidad de Ithier es su disciplina firme al tomar cualquier decisión. Esa rigurosidad la aprendió en el Ejército de Estados Unidos, pues antes de pertencer al Combo de Cortijo, Ithier tuvo que prestar el servicio militar obligatorio -contra su voluntad- a los 26 años.

“Del ejército asimilé esa disciplina. Como dicen por ahí soy ‘por el libro’. Las cosas me gustan organizadas. No tolero la indisciplina en ningún momento”, afirmó, no sin antes aclarar que en los 50 años de la agrupación solo se ha visto obligado a botar a tres integrantes, los demás “se fueron porque quisieron”.

Sobre la postura paternal que muchos adjudican que asume al frente de la agrupación, el director no tiene reparos en aceptarlo, ya que los integrantes son como sus hijos. Son su fam ilia. A Ithier no le tiembla la mano a la hora de reprender a cualquiera de los integrantes que no “siga el patrón de disciplina que a El Gran Combo no le conviene”.

“A veces ellos me miran un poco rudo, pero ese patrón no se puede desviar. Hay que pararlo ahí en el momento, si se lo permito a uno se lo tengo que permitir al otro”, aseguró el pianista nacido en San Juan.

Esa visión patriarcal la comparten las actuales voces de El Gran Combo, Charlie Aponte, Jerry Rivas y Papo Rosario, quienes, aunque consideran que es una imprudencia hablar sobre la partida física de Ithier, ya que “está como coco”, reconocieron que tanto ellos como el público lo ve como un padre.

“La gente en la calle ven a Ithier como su padre, amigo, tío. Llenar ese espacio es muy difícil. Es como ponerse los zapatos de mi viejo, ¿cómo se llenan? Sin Ithier es cuesta arriba”, afirmó Charlie.

Sonoridad irrepetible

Con la sinceridad que lo caracteriza, Ithier admite que ese sonido peculiar y único creado por sus manos fue la construcción de sus “disparates”.

Cuando la agrupación inició, Rogelio “Quito” Vélez era el responsable de los arreglos de la orquesta en su función de director musical. Sin embargo, Vélez se convirtió en el “primer tornillo” que Ithier apretó por indisciplina. Con su salida al año y medio de su creación, Ithier asumió la dirección.

“Él era el que producía todo aquí y como no había nadie y alguien tenía que cogerlo (el puesto de director musical), pues lo cogí yo. Pero no sabía y los disparates que hacía los seguía poniendo encima. Escribía lo que se me ocurría, porque no tenía preparación musical, ni tengo ninguna. Desde el punto de vista musical era un disparate, pero a la gente le gustaba. Así es que nace el sonido de El Gran Combo”, confesó.

En su intento por repasar los 50 años de la agrupación, Ithier revive satisfacciones que van más allá de la longeva carrera. Una de éstas es mantener intacta la esencia y pureza de la agrupación. Esa identidad es otro de los aciertos de la agrupación, que a través de los años cautiva a nuevas generaciones a nivel local y en el extranjero.

Esa pureza musical dirigida al bailador, acompañada de letras jocosas y simpáticas es la que ha defendido Ithier a capa y espada.

Identidad sin estrellas

Para Rafael Ithier, la identidad de la agrupación no puede ser contaminada. Es por eso que El Gran Combo de Puerto Rico nunca ha realizado una colaboración discográfica con otro exponente salsero.

“Sencillamente, El Gran Combo se quiere mantener puro”, enfatizó el pianista, que aseguró que aunque se ponderó en algún momento grabar con Celia Cruz, la idea no prosperó.

“Sería un honor estar con Gilberto Santa Rosa, él es una maravilla y es un orgullo increíble. Pero dejaría de sería ‘Gilberto Santa Rosa y El Gran Combo’ o ‘El Gran Combo y Gilberto Santa Rosa’. Así pasó con Celia Cruz, mi amiga, una gloria que en 200 años no se va a repetir. Pero si hubiésemos grabado hubiera sido Celia con El Gran Combo o viceversa. Siempre he procurado que El Gran Combo no se contamine. Al que le gusta El Gran Combo le gusta con las cantantes que son y los músicos que somos”, precisó.

A sus 85 años, Ithier se siente muy bien de salud. Hace unos años, cuando se vio obligado a “bajar revoluciones” y contactar a Willie Sotelo para que lo sustituyera en el piano, muchos pensaron que Ithier se retiraba. Seis años después, esos que pronosticaron su “jubilación” se quedaron esperando y el director musical aspira con optimismo a vivir al frente de la “Universidad de la Salsa” cinco años más a plenitud.

“Pienso que quedan cinco años buenos… me conformo con cinco años buenos. La agrupación tiene que continuar. Me siento con deseo de continuar. Me siento bien contento con el personal actual, sin quitarle mérito a todos los que pasaron por aquí”, revela con su acostumbrada sonrisa.

Cooperativa musical

El Gran Combo de Puerto Rico opera como una cooperativa en términos administrativos y económicos.

En la parte económica todos los integrantes devengan el mismo salario. Mientras que le director musical, en este caso Ithier, cobra el doble de ese salario. Este formato cooperativista permite que la agrupación no dependa para sus ingresos de la venta de discos y sí de las presentaciones.

“La idea mía era que aquí todo el mundo participara además de tocar. El acuerdo se estableció según la Federación de Músicos, que tenía una ley que decía que el director lo menos que debe ganar es el doble de los músicos. Eso es lo justo”, precisó Rafael Ithier.

Datos:

•La pasión musical de Ithier fue inculcada por la afición de su padre Nicolás y su tío Salvador, quien fue guitarrista del Trío Borinquen de Rafael Hernández Marín. Con ellos fue educando su oído musical.

•El pentagrama nacional cuenta con más de 70 disco de “Los Mulatos del Sabor”, incluyendo compilaciones. Además lanzaron discos dedicados al bolero y la música jíbara.

•La primera emisión radial de El Gran Combo fue el 21 de mayo de 1962.

•El primer álbum de El Gran Combo fue “Menéame los mangos”.

• Pellín Rodríguez entró en junio de 1962. Meses más tarde se integró Andy Montañez.

La gira de 50 años

Para celebrar su cincuentenario, El Gran Combo iniciará el 19 de mayo una gira que los llevará a:

• Orlando

•Perú

Colombia

•Venezuela

•Estados Unidos (varias ciudades)

•China (Hong Kong)

•Corea

•Japón (Osaka, Nagoya, Tokio y Fukuoka)

•Australia

•Francia

•Inglaterra

•Italia

•España

•Suecia

•Puerto Rico

Por Damaris Hernández Mercado / dhernandez1@elnuevodia.com

La Bodeguita del Medio

La bodeguita del medio compie settant’anni!

La Bodeguita del Medio
La Bodeguita del Medio

Ubicato nel cuore dell’Habana come uno dei suoi più illustri angoli boemi, la Bodeguita del Medio, il più famoso bar di mojito cubano, ha festeggiato ieri settant’anni di vita diventando un’autentica icona dell’identità popolare cubana.

La vivace musica dal vivo, i piatti criolli, la iconografia di colori e le tavole rustiche sono alcune delle caratteristiche tipiche del locale visitato da migliaia di turisti ogni mese, però sono soprattutto due gli ingredienti che hanno reso famoso questo posto che era nato come semplice bottega per la vendita di alimentari sette decadi fa nel quartiere dell’Habana vecchia: la bevanda alcolica chiamata mojito e i graffiti.

Come si prepara il mojito alla Bodeguita

Somalia Pérez, amministratrice della Bodeguita, racconta che il locale deve principalmente il suo successo al mojito, che è la bevanda caratteristica della casa, nonostante il cocktail di rum, menta e zucchero non fosse nato lì, ma fu dove divenne famoso internazionalmente anche grazie al contributo di Ernest Hemingway, il celebre scrittore Statunitense che fece dell’isola la sua seconda patria.

Lo scrittore premiato con il Nobel per la letteratura, che era un conosciuto amante dei cocktail cubani, scrisse in una parete del locale:” il mio mojito nella Bodeguita e il mio daiquirí nella Floridita”, anche per rendere pubbliche le sue abituali visite a due dei bar più emblematici dell’Habana.

Il primo a lasciare dei graffiti fu il poeta cubano Nicolás Guillén. Da allora, migliaia di visitatori di tutto il mondo hanno lasciato le loro firme o dediche nelle pareti della Bodeguita.

Artisti come l’attore statunitense Errol Flynn o il messicano Mario Moreno “Cantinflas” sono fra i più celebri ospiti della famosa  locanda dell’Habana. “La Bodeguita deve il suo nome agli artisti, a tutte quelle persone anticonformiste che venivano qui”, racconta Somalia Pérez sugli inizi dorati del bar negli anni precedenti alla rivoluzione cubana del 1959.

La Bodeguita del Medio fu fondata nel 1942 da Angel Martínez, un imprenditore arrivato all’Habana dalla città di Villa Clara, situata nel centro dell’isola. Anche se agli inizi era solo un negozio di alimentari, presto divenne famosa per i buoni piatti casalinghi fino alla definitiva trasformazione in ristorante nel 1950.

Il locale si trovava nel mezzo della strada, contrariamente a quanto avveniva di solito per i bar che erano abitualmente ubicati negli angoli, per quel motivo il proprietario decise di chiamarlo “la piccola cantina del mezzo”.

Da allora La Bodeguita si è convertita in un autentico centro di richiamo turistico per l’isola che vive in gran parte grazie agli introiti derivanti da visitatori stranieri.

“Dicono che facciano il miglior mojito cubano”, racconta convinto Jorge, un turista argentino di 32 anni davanti all’ingresso del bar. “E’ stato un pezzettino di Cuba che abbiamo offerto a ognuno dei visitatori che sono venuti a trovarci in questi settant’anni”, commenta Somalia Pérez.

Il famoso bar della calle Empedrado 207 a La Habana Vecchia è stato nazionalizzato nel 1968 ed è amministrato dal 2008  dal Ministero del Turismo, che a volte pubblicizza il marchio anche all’estero. Sono almeno sei i paesi che hanno locali patrocinati dalle autorità cubane con il nome della Bodeguita del Medio, fra questi il Messico, la Repubblica Ceca e l’Ucraina.

Español

El más famoso bar del mojito cubano está de aniversario. Ubicada en el corazón de La Habana como uno de sus más ilustres rincones bohemios, la Bodeguita del Medio cumplió ayer 70 años convertida en un auténtico icono de la identidad popular cubana.

La bulliciosa música en vivo, los platos criollos, la iconografía de colores y las mesas rústicas son algunas de las marcas típicas de la casa visitada por miles de turistas mes a mes. Pero son sobre todo dos ingredientes los que hicieron famoso al local nacido como una simple bodega de víveres hace siete décadas en el barrio de La Habana Vieja: el trago llamado mojito, y sus grafitis.

La Bodeguita “se hizo famosa sobre todo por el mojito, que es la bebida emblemática de la casa”, cuenta la administradora, Somalia Pérez. El cóctel de ron, hierba buena y azúcar no nació en la Bodeguita, pero fue ahí donde se internacionalizó, asegura. A ello contribuyó Ernest Hemingway, el célebre novelista estadounidense que hizo de la isla su segunda patria.

El escritor, un conocido amante de los cócteles cubanos, se inmortalizó en una pared del local: “Mi mojito en la Bodeguita y mi daiquirí en el Floridita”, escribió en inglés el Nobel de literatura sobre sus habituales visitas a los dos bares más emblemáticos de La Habana.

El primero en dejar un grafiti fue el poeta cubano Nicolás Guillén. Desde entonces, miles de visitantes de todo el mundo han estampado sus firmas o pergeñado dedicatorias en las paredes de la Bodeguita.

Artistas como el actor estadounidense Errol Flynn o el mexicano Mario Moreno “Cantinflas” están entre los más célebres huéspedes de la conocida fonda habanera. “La Bodeguita debe su nombre a los artistas, a todas esas personas de vida bohemia que venían acá”, dice Somalia Pérez sobre los inicios dorados del bar en los años previos al triunfo de la Revolución Cubana en 1959.

La Bodeguita del Medio fue fundada en 1942 por Angel Martínez, un emprendedor llegado a La Habana desde la ciudad de Villa Clara, en el centro de la isla. Aunque en sus inicios era sólo una tienda de víveres, pronto se hizo conocida por sus buenos platos caseros y Martínez decidió refundarla oficialmente como restaurante en 1950.

Le puso entonces el nombre con el que conocían los parroquianos coloquialmente a la tienda ubicada de manera inusual en el medio de la calle, a diferencia de las típicas bodegas de la Habana prerrevolucionaria situadas siempre en las esquinas.

La Bodeguita se ha convertido desde entonces en un auténtico imán turístico para la isla, que vive en gran parte de los ingresos que generan los visitantes extranjeros.

“Dicen que hacen el mejor mojito cubano”, cuenta convencido Jorge, un turista argentino de 32 años a la entrada del bar. “Ha sido un pedacito de Cuba que se le ha ofrecido a cada uno de los visitantes que ha tenido la Bodeguita en estos 70 años”, comenta Somalia Pérez.

El famoso bar de la calle Empedrado 207 en La Habana Vieja fue nacionalizado en 1968 y es administrado desde 2008 por el Ministerio de Turismo, que promociona en tanto también la marca en el extranjero. Hasta seis países cuentan ya con locales patrocinados por las autoridades cubanas bajo el nombre Bodeguita del Medio, entre ellos México, la República Checa y Ucrania. l (DPA)

Il ritorno dell’Orquesta Narvaez

Orquesta Narvaez - Reincarnation

Era già da un po’ di tempo che se ne parlava ed il cantante peruviano Renzo Padilla ci aveva anticipato che stava collaborando alla realizzazione di un nuovo lavoro insieme a Dewell Narváez e Frankie Vásquez.

Bene, finalmente sembra che i lavori siano giunti alla fase finale e che a fine Luglio il nuovo disco dell’Orquesta Narvaez sarà disponibile nei negozi di New York.

L’album dovrebbe contenere 8 brani inediti e con la tipica impronta musicale degli anni settanta, in puro stile Narvaez.

Di sicuro ci aspettiamo di sentire molti tromboni belli carichi e con l’inconfondibile suono graffiante e oscuro come nella bellissima Obra del Tiempo.

Ruben Blades

Lo bueno ya viene, ascolta il nuovo singolo di Ruben Blades e Cheo Feliciano!

Ruben Blades
Ruben Blades

Finalmente è uscito “Lo bueno ya viene” il primo singolo di Ruben Blades e Cheo Feliciano che farà parte del nuovo album in uscita prossimamente.

La canzone è la rivisitazione del successo lanciato da Joe Cuba e dallo stesso Feliciano nel 1965 e tratto dall’album “Estamos haciendo algo bien”.

Il prossimo 29 maggio 2012 uscirà finalmente anche il nuovo disco delle leggende viventi della salsa Cheo Feliciano e Rubén Blades, intitolato “Eba say ajá”. La produzione del disco è a cura dell’etichetta Ariel Rivas Music.

Per maggiori informazioni potete andare sul sito di Ruben Blades.

Intervista a Paquito Perez – Orquesta Zodiac

di Oscar Jaime Cardozo Estrada – Ottobre 2006

Traduzione a cura di La Chica e Cafè Caribe


Direttore, cantante, compositore e arrangiatore della Orquesta Zodiac di Puerto Rico.
In primo luogo è motivo di orgoglio per noi qui a Cali e per l’intera Colombia ricevere visita per la prima volta della Orquesta Zodiac di Portorico, orchestra che ci ha fatto muovere corpo, anima e illusioni negli anni ’70, con brani come “Tremendo Problema”, “Sinceridad”, “Panteón de Amor”, “El Adiós” e “El Negrito Zambú” tra gli altri. Benvenuti nella Capitale Mondiale della Salsa… Cali.

OSCAR JAIME CARDOZO ESTRADA (OJCE) Paquito, iniziamo dal principio. Come, quando e dove nasce l’Orquesta Zodiac?

FRANCISCO PEREZ PEREZ (PP) Allora, bene, in primo luogo ti ringrazio per averci portati in Colombia nella Capitale Mondiale della Salsa, Santiago de Cali. Grazie.
La Orquesta Zodiac nasce nel 1971 quando io avevo un’orchestra che si chiamava Loiza Power e ce n’era un’altra che si chiamava Loiza Sound. Abbiamo deciso di unirle e scegliere i migliori musicisti di ognuna delle due e formammo quella che oggi conosciamo come La Orquesta Zodiac di Puerto Rico. Iniziammo con Jorge Luis Vizcarrondo e Tony Escobar il famoso oratore del “Poema de Despedida” di Jorge Ángel Bueza che fa da introduzione a “El Adiós”, composizione di Carlos José Cirino. Fu questo brano che davvero ci ha lanciati nella nostra vita musicale, inoltre ebbe successo per molto tempo nelle radio latinoamericane.

(OJCE) Però dove nasce l’orchestra?

(PP) L’orchestra nasce a Loiza, Puerto Rico, città sulla costa dove è nata la maggior parte dei musicisti de La Zodiac.

(OJCE) Domanda obbligatoria. Quanto ne ha risentito la Salsa in America Latina, casomai sia successo, con l’arrivo del Reggaeton?

(PP) Tutti diciamo che i diversi ritmi devono avere la propria opportunità sul mercato. Quel che succede è che la Salsa ha radici ben profonde, è allegra ma allo stesso tempo è romantica, è cadenzata ma si accende con il suono del timbal, del piano o dei fiati. La salsa ti porta da una guaracha ad un cha cha cha passando per una pachanga o un guaguancò. Il reggaeton è uno e continuerà ad esserlo.

(OJCE) Però con alcune fusioni fra Salsa e Reggaeton, chi prende dall’altro per non scomparire?

(PP) La salsa non scomparirà mai. È come dire che scomparirà il bolero o che il tango non continuerà ad esistere. Penso che ci siano ritmi eterni e ci sono ritmi di moda e il reggaeton è un ritmo di moda che deve mischiarsi alla salsa per respirare vita, la vita della salsa stessa.

(OJCE) Paquito, qual è il brano “bandiera” de La Zodiac di Puerto Rico.

(PP) Il brano “bandiera” de La Zodiac è indiscutibilmente “El Adiós”. Penso che sia il brano “bandiera” perché fu il primo che andò alla grande e che ci catapultò verso il successo, mettendoci all’altezza di grandi orchestre del periodo, in pieno furore, come quella di Héctor Lavoe, La Fania, La Selecta, El Sabor de Nacho, La Sonora Ponceña, Bobby Valentín, Lebrón Brothers e La Corporación Latina. Ricordo che mettemmo “El Adiós” in un 45 giri e sull’altro lato c’era il brano “Costumbres” e fu inciso il 15 ottobre del 1971.

Foto cortesia di David Cantrell
(OJCE) Cali corrisponde a ciò che vi aspettavate a Puerto Rico?

(PP) Cali ha decisamente sorpassato i limiti di ciò che ci eravamo immaginati. A Cali si vive la salsa, si respira salsa e si gusta salsa. Ci siamo sentiti estremamente soddisfatti ed è stata un’esperienza fortificante vedere come il pubblico canta le nostre canzoni, chiede i titoli, desidera autografi, ci hanno decisamente dimostrato in prima persona che La Zodiac ha posto una pietra miliare nella storia musicale di Cali negli anni ’70.

(OJCE) Da dove viene il nome Zodiac?

(PP) Tony Escobar aveva un cugino che lavorava come venditore. Correva di paese in paese portando e offrendo la propria mercanzia. Una qualche volta ci ascoltò suonare in quella fusione di Loiza Power e Loiza Sound e ci suggerì di battezzare quella unione come La Zodiac visto che in quel momento Walter Mercato con i suoi astri e pronostici andava di moda in tutta l’isola. Così fu che decidemmo di accogliere il nome e da quel momento cominciammo a chiamarci la Orquesta Zodiac.

Foto cortesia di Americasalsa
(OJCE) Cosa è successo a Tony Escobar, perché non è venuto a Cali?

(PP) Tony Escobar ha avuto problemi di salute e in accordo con le indicazioni mediche abbiamo deciso di comune accordo che era meglio non venisse in Colombia. Però speriamo che per la Feria de Cali di dicembre, quando torneremo, Tony venga con noi.

(OJCE) La Zodiac, Orquesta di salsa “gorda”, come dicono i portoricani del centro dell’isola, ha pensato di affrontare altri ritmi?

(PP) In verità no. Il massimo che abbiamo fatto sono canzoni romantiche come “Llámame” che ho composto nell’anno 1973 o “Mi Guitarra” composta da Ángel Luis Laureano che furono successi assoluti in tutta America.

(OJCE) E ora cosa farà La Zodiac.

(PP) Grazie a persone come voi che credono e appoggiano le orchestre che hanno dato tanto splendore alla salsa, prepareremo un nuovo lavoro nel quale dovremmo includere un brano di ammirazione per Cali.

(OJCE) Bene Paquito, Cali è casa tua. Tutti siamo tuoi amici. Su www.americasalsa.com La Zodiac avrà una finestra sul mondo nella quale noi salseri potremo conoscere i tuoi progetti e il movimento salsero della Zodiac. Attraverso questo importantissimo portale di salsa nel mondo, vogliamo esprimere la nostra particolare ammirazione per La Zodiac, ora che come banda matura suona meglio; se prima lo facevano bene, immaginatevi oggi, dopo 35 anni dalla fondazione…

(PP) Oscar, molte grazie per averci tenuto in considerazione per queste belle parole che ricevo e condivido con i 13 membri de La Zodiac che ci hanno accompagnato a Cali.

Oscar Jaime Cardozo Estrada è Direttore del 15° Encuentro Nacional e 2º Internacional de Melómanos y Coleccionistas 49ª Feria de Cali 2006. È anche Direttore Generale di EKC Producciones, una compagnia dedicata all’organizzazione di eventi, rappresentazione artistica e nella consulenza generale.

Articolo tratto da www.americasalsa.com