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Recensione dei concerti di Eddie Palmieri e del Trio da Paz – Ancona Teatro delle Muse

a cura di Tommy Salsero

Teatro delle Muse, Ancona, 17 Luglio 2006

Arriviamo alle 21 davanti al Teatro delle Muse, stupendo, con quel suo incredibile mix di antico e moderno!

Con un’ ottima acustica (ero a centro sala) si apre il concerto del trio del chitarrista brasiliano Romero Lubambo, uno dei chitarristi jazz fondamentali dell’intero panorama latinoamericano. Per chi non lo conosce consiglio un bellissimo disco “Infinite Love” dove suona assieme all’altra stella del jazz brasiliano: Toninho Horta.

Il “Trio da Paz” è formato da Romero Lubambo,chitarra, Nilson Matta, contrabbasso e Duduka Da Fonseca alla batteria batteria.
Oltre a brani dell’ultimo cd del trio, vengono proposti alcuni standard del grande Tom Jobim, che il trio riesce a riproporre in una nuova veste con audaci sovrapposizioni, come nel caso della immortale Wave.
Incredibile l’interplay tra i musicisti che questo trio, considerato a ragione il migliore del Brasile, mette in mostra durante la serata.
Grande tecnica che non sovrasta l’espressività che esce dai loro cuori e dai loro strumenti…. facendo sembrare semplici cose in realtà molto difficili!

Dopo il set “brasiliano” arriva il momento di quello “latino” con uno dei pochi musicisti provenienti dalla Salsa a godere di un grandissimo rispetto anche nel mondo del Jazz: Eddie Palmieri.

Dopo un piccolo ritardo,inizia il concerto tanto atteso…alcune brevi note di introduzione da parte del presentatore e il concerto inizia.
Quando Eddie che appare piccolino sul palco enorme del teatro si siede al pianoforte a coda, si abbassano le luci nel silenzio più totale.
Chiudo gli occhi e sento quella musica che ci ha regalato 40 anni di emozioni in un lungo asssolo per solo pianoforte!
Questo è stato per me il momento più intenso e bello del concerto….la voce rauca di Eddie ricorda i versi gutturali di un altro grande immenso poeta del pianoforte: Keith Jarrett.

Ma la musica è diversa, molto diversa. Eddie in questo lungo intro rincorre tutte le sue inquetudini musicali, che da sempre lo contraddistinguono: echi di Monk e Tyner alternati a passaggi che riprendono i temi dei suoi successi; di colpo ritorniamo ai primi anni 70, ai tempi di Puerto Rico, Adoracion con gli intro pianistici lunghissimi.
Aumenta il ritmo ed entra il tumbao con la mano sinistra, mentre la destra inizia ad improvvisare come solo lui sa fare scale esatonali, quarte eccedenti, block cords, quello stile celebre che fu ripreso ad esempio da Marcolino Dimond, in “The Hustler” di Willie Colon.

Un lungo applauso chiude il solo di Eddie ed apre il concerto con il gruppo al completo, formato da alcuni dei migliori musicisti del panorama “latin” e “jazz”.
Sezione ritmica formata da John Benitez(basso elettrico),Horacio “el negro” Hernandez(batteria) Giovanni Hidalgo (congas),sezione fiati composta da Brian Lynch(tromba)Conrad Herwig (trombone) e Graig Handy (sax alto).

Il concerto si sviluppa sui brani del nuovo disco di questo super gruppo, vincitore del Grammy, l’ottavo nella carriera di Palmieri.
Eddie punta tutto sul gruppo,in particolare sulla sezione fiati che con la presenza di solisti del calibro di Linch e Herwig danno sicuramente una forte connotazione jazzistica all’intera serata,lasciando da parte questa volta la parte più tradizionale legata alla salsa.
Linch in particolare svetta su tutti, con un registro che tocca i sovracuti e le note più basse, passando da uno all’altro in modo stupefacente e strappando applausi a scena aperta.

Linch tra l’altro conosce perfettamente il linguaggio del jazz e della Salsa visto che il quarantottenne dell’Illinois prima dell’incontro con Palmieri aveva suonato per due leggende della Salsa come Angel Canales nel 1982-1983 e con Hector Lavoe nel periodo 1983-1987!
Importantissimo come tutti i fans di Palmieri sanno, il ruolo del Trombone, splendidi gli assoli di Conrad Herwig, con una dinamica impressionante capace di passare da un suono flautato alla più classica voce rauca e dirompente che lo strumento permette.
Come in Tin Tin Deo, una versione che passa dal Cha Cha Cha all’Afro in 4/4 o in Mira Flores un bellissimo Afro 6/8 dove la coppia Hidalgo e Hernandez con il loro intreccio ritmico, ci ricorda la connessione con il grande percussionista Mongo Santamaria che rese celebre questo ritmo legandolo a molti standard jazz.

Notevole anche il lavoro tra battere e levare delle due mani del maestro Palmieri, che rinforza ancor di più il lavoro dei percussionisti, anzi il suo piano “vigoroso” con i celebri ostinati della mano sinistra che tutti conosciamo, rendono ancora più “grande” il suono dell’orchestra. Seguono alcuni Cha Cha Cha come Listen Here, dove si mette in mostra il sax di Graig Handy, che tra l’altro è l’unico sul palco a ballare mentre suona!

Più in ombra il lavoro sempre preciso del basso elettrico di John Benitez, forse per un problema di amplificazione, ma il suono era a volte coperto da batteria e Congas. Inoltre abituati al baby bass della salsa, o del Contrabbasso, che hanno un suono dirompente, con il normale basso elettrico si nota meno il lavoro del bassista.
Arriva poi il momento di Palmieri nel Mambo jazzato” In In Walked Bud” dove ci ricorda che il leader è lui, uno dei soli in cui il “rumbero del piano” mette in mostra le sue doti di solista.

Chi si aspettava un concerto di Eddie Palmieri in primo piano, potrebbe essere rimasto deluso, ma questa è stata la sua scelta, voluta dall’artista che ha prima diretto la sua orchestra e poi da persona che non deve dimostrare più niente a nessuno, il suo lavoro al piano.
Ed anche questo spiega il perchè della scelta di suonare il piano elettronico(appoggiato sopra il piano), scelta obbligata per poter dirigere guardando tutti i musicisti.

Questo mi fa pensare che la bellissima apertura al pianoforte sia stata fatta anche per accontentare chi sperava di sentirlo all’opera con il re degli strumenti.
Una critica che si può muovere è che sia stato dato poco spazio ai due mostri delle percussioni, che se lasciati maggiormente liberi di suonare come sanno, avrebbero letteralmente incendiato la platea, cosa che è successa alla fine nell’ultimo brano: una descarga su un indiavolato ritmo di Mozambique, che proprio la Band di Palmieri grazie al timbalero Manny Oquendo trasformò dall’originale cubano creato nel 1963 da Pello el Afrokan, e lo popolarizzò nella Salsa a New York, con il celebre disco “Mozambique”.
La sfida tra congas e batteria termina con una rullata del “negro” Hernandez a cui risponde con la medesima velocità Hidalgo….ma con le sue sole mani!!
Hidalgo si gira e fa un sorriso beffardo al suo collega!

Si conclude così uno dei concerti più “jazzy” del nostro pianista,dall’altissimo tasso tecnico, ma che forse avrà lasciato un pò di amaro in bocca a chi si aspettava qualcosa di più dal punto di vista salsero.
Ma da come ha terminato l’intervista Vai all’intervista con Eddie Palmieri
, il nostro “rumbero del piano” ha voglia di tornare prossimamente con un nuovo disco inedito di salsa…e con relativa tournee! E che Salsa sia!

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Si ringrazia l’organizzazione dell’Ancona Jazz Festival nella persona del Sig.Massimo Tarabelli per la cortesia dimostrata nei nostri confronti e per aver realizzato un evento di grande spessore

Eddie Palmieri intervistato da Max e Tommy

Intervista a Eddie Palmieri, Teatro delle Muse, Ancona 17/7/06

Ancona, 17 Luglio 2006

Intervista di Tommy Salsero, traduzione di Max Chevere, foto di Cafè Caribe

Eddie Palmieri intervistato da Max e Tommy
Eddie Palmieri intervistato da Max e Tommy

Quali sono stati i musicisti ed i pianisti che l’hanno influenzata maggiormente all’inizio della sua carriera musicale?

Mio fratello Charlie Palmieri e’ stato colui che mi ha influenzato maggiormente, inoltre alcuni pianisti che suonavano a New York, fra questi René Hernandez che era il pianista di Machito, un altro che e’ morto, Tommy Garcia, Gilberto Lopez che suonava con Tito Puente e successivamente negli anni sessanta alcuni pianisti cubani che arrivarono dall’isola.

Ha conosciuto il pianista Pedro Justiz Peruchin?

Non l’ho mai conosciuto perche’ aveva registrato sempre a Cuba ed io non sono mai stato nell’isola, pero’ era un incredibile pianista fra i preferiti di mio fratello Charlie.

Quali sono stati i pianisti jazz che l’hanno influenzata maggiormente dal punto di vista dell’armonia. Nel suo modo di suonare mi sembra vicino a quello di Mc Coy Tyner.

Si, Mc Coy Tyner per il legame con John Coltrane ma ci furono anche altri pianisti come Art Tatum, Bill Evans,tutti questi musicisti furono dei geni.
Inoltre Thelonious Monk, Bud Powell, e piu’ recentemente Herbie Hancock, Chick Corea, tutti grandi pianisti no?
E ascoltandoli sono arrivato al mio stile attuale.

Immagine tratta dal concerto di Eddie Palmieri al Teatro delle Muse del 17 Luglio 2012
Immagine tratta dal concerto di Eddie Palmieri al Teatro delle Muse del 17 Luglio 2012

Puo’ parlarci del periodo in cui suono’ con la Harlem River Drive (l’orchestra che suonava latin soul funk)?

Si, questa era l’orchestra di Aretha Franklin.
Ronnie Cuber il saxofonista partecipò a questo progetto speciale per la compagnia Roulette che era la compagnia principale della divisione Tico Records, per la quale io registravo.
E dopo uscì questo LP che fu molto interessante, ovvero Harlem River Drive.

Oltre al piano acustico lei suonava anche il Fender Rhodes( il piano elettrico), ed anche l’organo.

L’organo lo introdusse mio fratello Charlie ed io lo accompagnavo con il piano elettrico.

Quindi l’uso dell’organo elettrico nei suoi dischi fu introdotto grazie a suo fratello?

In realta’ era il suono di quel periodo, si usavano molto l’organo ed il piano elettrico Fender Rhodes che utilizzai per diverso tempo, altrimenti usavo il piano acustico.

Oggi si pensa alla salsa solo come un ballo, almeno in europa e nei paesi occidentali.
In realta’ dietro ci sono una storia ed cultura molto profonde e la salsa non e’ solo un ballo.
Ad esempio a New York si mischiarono radici provenienti da vari paesi dell’america latina. Cos’è la salsa per Eddie Palmieri?

Bene, adesso è molto diversa da come si suonava un tempo, però ci sono ancora orchestre provenienti da Portorico che continuano a seguire la tradizione, così come a New York c’è un’orchestra la Spanish Harlem Orchestra che è molto fedele ai modelli ritmici della salsa dura, però molte cose sono cambiate con l’arrivo del Reggaeton. Quando c’è un ballo nuovo, una musica nuova legata ai giovani, diventa molto difficile da contrastare…

Eddie Palmieri al Teatro delle Muse di Ancona
Eddie Palmieri al Teatro delle Muse di Ancona

Si puo’ dire che sta succedendo la stessa cosa che accadde negli anni 60 con il boogaloo?

Esatto! Quando c’e’ un ballo legato ad un ritmo nuovo e’ sempre un successo.
Pero’ la salsa non muore mai.
Il vero problema e’ che non ci sono compagnie discografiche per registrare la nostra musica da ballo.
Ci sono alcuni artisti che stanno registrando, ma essi non stanno registrando pura salsa, bensì una combinazione di latin pop come per la compagnia Sony.
Inoltre non stanno suonando la musica delle orchestre nelle grandi radio commerciali, e’ possibile ascoltare la nostra musica solo nelle piccole radio delle comunità latine…

Questo e’ un grande problema…

Si, questo non ci ha aiutato ed e’ stato molto dannoso per la salsa.

Questo è un problema che tocca tutta la musica.
Le grandi compagnie investono solo nella musica commerciale…negli anni 70 c’era una grande sperimentazione e si mischiavano diverse armonie, dal jazz al soul e oggi non mi pare di vedere la stessa voglia di andare oltre che c’era in quegli anni.

Bisogna dire che i generi attuali che piacciono ai giovani sono il rap, l’hip pop ed il reggaeton.
Ci sono alcuni artisti a Portorico che stanno registrando con i musicisti che suonano rap e reggaeton, come Daddy Yankee con Andy Montanez, però secondo me non stanno dando buoni risultati.

Hanno tolto l’anima del tambor…

Si,si e’ molto triste…

E’ suonata più al computer che con le persone

Però è molto triste, molto triste.

Quando potremo vedere Eddie Palmieri suonare salsa nel nostro paese?

Bene,vediamo quando registreremo il prossimo cd, perche’ adesso stiamo facendo la promozione del cd di latin jazz (ndr Listen Here), anche perche’ per un periodo di tempo ho preferito suonare latin jazz e adesso penso sia giunto il momento di preparare un nuovo album ballabile di salsa…

Eddie Palmieri
Eddie Palmieri

Ascolta i saluti di Eddie Palmieri a La Salsa Vive!
http://www.lasalsavive.com/audio/saluti_eddiepalmieri.wma

Si ringrazia l’organizzazione dell’Ancona Jazz Festival nella persona del Sig.Massimo Tarabelli senza il quale questa intervista non avrebbe potuto essere realizzata

Un momento del concerto di Eddie Palmieri al Serravalle Outlet del 29 Luglio 2012

Eddie Palmieri live al Serravalle Outlet (AL)

Serravalle Scrivia, 29 luglio 2012

In quest’estate 2012 così avara di concerti di Salsa Classica appare su Facebook un post della nostra Chica che recitava con non-chalance “Hey, a proposito, vi ricordo quanto già anticipatovi tre mesi fa: questo weekend c’è Eddie Palmieri”.

Memori della tournée dello scorso anno, quando il Maestro si era sì presentato ma con il suo Jazz Quartet, questa notizia ha subito scombussolato i piani di molta gente, incredula nell’apprendere di un’occasione così ghiotta in un ambito non uso alla salsa ed oltretutto gratis (nonché a sola metà strada tra Genova, Milano e Torino).

Gli indizi però erano contrastanti e le informazioni difficili da reperire; il concerto era inserito nell’ambito di una rassegna jazz, ma un noto integrante dell’orchestra di Palmieri (Jimmy Bosch, non certo un jazzista) postava in bacheca la propria presenza il 29 al “Seravelle”… un collezionista alessandrino mi informava di avere ricevuto in casella postale un volantino dell’Outlet che parlava di Palmieri come di un jazzista, però La Chica assicurava tramite i propri canali che la Salsa ci sarebbe stata… e come se non bastasse il sito di Palmieri – nelle altre date della tournée europea, munifico di dettagli sul genere proposto – non riportava null’altro che la data e il luogo.
In realtà il dubbio sulla effettiva presenza dell’orchestra di Salsa è perdurato, almeno nel sottoscritto che in quel weekend si è macinato svariati chilometri a rischio, quasi fino all’ultimo sms che mi avvisava – mentre ero a 20 chilometri dalla meta – del montaggio sul palco di timbales e congas!
Lo scenario che mi si è proposto al mio arrivo nella piazza centrale del noto Centro Commerciale era questo:

L'ingresso al concerto di Eddie Palmieri al Serravalle Outlet del 29 luglio 2012
L’ingresso al concerto di Eddie Palmieri al Serravalle Outlet del 29 luglio 2012

Decine, centinaia di sedute, tutte occupate, quasi completamente da persone non avvezze alla Salsa, ma che sarebbero rimaste al loro posto – e applaudendo – fino alla fine del concerto.
Guadagno una sedia abbastanza centrale in quinta fila e parte subito il primo brano, non proprio popolare in quanto non molto ballabile per via dei suoi inserti in Ritmo Mozambique, ma che per una ouverture dal vivo era perfetto: La Libertad Lógico (Revolt), su cui la sezione ritmica dà sfoggio del proprio talento Afro-Cuban per poi lasciare spazio – a 4:15 – all’entrata in Salsa con tutti gli strumentisti dell’orchestra.

Questa la line up completa della Eddie Palmieri’s Salsa Orchestra:
Prima linea “Melodia”: Piano – Eddie Palmieri, Chitarra – Nelson Gonzales, Lead Vocal – Herman Olivera, Chorus Vocal & Maracas – Joseph Gonzalez.
Seconda linea “Ritmica”: Luques Curtis – Contrabbasso, José Claussell – Timbales, Vicente “Little Johnny” Rivero – Congas, Orlando Vega – Bongo & Campana.
Terza linea “Fiati”: Jimmy Bosch – Trombone, Doug Beaver – Trombone, Jonathan Powell – Tromba, Charlie Sepúlveda – Tromba.

Un momento del concerto di Eddie Palmieri al Serravalle Outlet del 29 Luglio 2012
Un momento del concerto di Eddie Palmieri al Serravalle Outlet del 29 Luglio 2012

Il secondo brano è Dame Un Cachito Pa’ Huele, celebre Son Montuno di Arsenio Rodriguez, uno degli artisti cubani più seminali per il genere che vent’anni dopo, fuori da Cuba, si evolse nel genere “Salsa”; il Ritmo Son, tipicamente caratterizzato dal tres cubano, permette qui di mettere in evidenza il chitarrista che si produce in un applauditissimo assolo ad esecuzione ancora in corso.

Il brano dà l’occasione a Palmieri di interrompere un attimo il concerto per esporre la propria opinione sulle origini, la successiva evoluzione nonché il presente attuale del genere che definiamo Salsa: “In principio era Afro-Cuban, poi divenne Afro-Caribbean e adesso è Afro-World”, sintetizzando così in poche ma significative parole l’essenza di questa musica, che trae sì origine dall’incontro dell’Africa con Cuba, ma che poi si sviluppa coi contributi da tutto il Caribe e, ai giorni nostri, financo da altri Paesi.
Il concerto prosegue con una brano richiesto dal pubblico (Azucar Pa’ Ti) e con un altro bel Son Montuno (Lindo Yambu) per poi arrivare ad una delle hit più conosciute anche da chi non sa chi è Palmieri: Malanga.

Su questo brano mi rendo conto che alle mie spalle si son messi a ballare!
Riprendo la Genova Salsera per qualche secondo ma poi torno subito a filmare il palco perché a livello musicale ciò che si può scorgere è veramente interessante; i vari musicisti (inclusi i cantanti) seguono sì una base certamente prestabilita, ma sulla quale cedono la scena agli altri per poi riprendersela, talvolta con un segnale scandito 4 battute prima (quello di Jimmy Bosch è plateale); idem per il direttore musicale, Palmieri, quando decide che la canzone deve terminare, e l’orchestra lo fa all’unisono: questa sorta di programmazione/improvvisazione è per me una delle cose più emozionanti della Salsa dal vivo, e finora mi è capitato come spettatore di goderne ai massimi livelli in occasione di concerti di Salsa Classica, ossia quella Salsa che fra tutte è la più complessa e che quindi più si presta a queste dinamiche.
Il brano di chiusura è una perla che, in epoca di Salsa Romantica, testimoniava che la Salsa Dura, in Palmieri, rimaneva viva: Palo Pa’ Rumba del 1984:

Su questo brano esplosivo (soprattutto nella sua seconda metà) Palmieri chiudeva il concerto nonostante i ripetuti o-tra o-tra che si levavano dal pubblico, ringraziava i tecnici del suono (che invero hanno svolto un lavoro eccellente) e si allontanava veloce dal palco insieme a cinque guardie, proteggendolo da alcuni fans delusi dal mancato bis.
Ciononostante il concerto è stato stre-pi-to-so, quasi due ore di musica eseguita in maniera impeccabile da 12 musicisti, tutti in splendida forma, nessuno escluso; per lavorare con Palmieri il talento non può mancare!
Degni di nota sono proprio tutti, sia nella esecuzione collettiva che negli assoli; in particolare mi ha colpito il cantante Herman Olivera, questo Sonero che lavora con Palmieri dal 1998 (anno d’uscita del bellissimo, ma poco conosciuto CD “Rumbero de Piano”) e che avevo già sentito nel ’99, dove però l’impianto audio non aveva messo in evidenza le sue doti e forse anche lui stesso non aveva sviluppato quella presenza scenica da Front Man che ho invece potuto vedere in questo concerto.
Viene da chiedersi, in presenza di una lunga tournée europea del gruppo, come mai che non sia stato possibile un ingaggio all’interno del noto circuito latino-americano: ma l’importante è che ciò si sia realizzato, anche se altrove.

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Claude
www.facebook.com/salsaclaude

Ray Perez en Londres, Ray Perez a Londra

Directamente de Londres llegan las fotos de Ray Perez con la orquesta Ondatropica.
Ed ecco le foto di Ray Perez a Londra, durante il concerto dell’orchestra Ondatropica.

Ray Perez en Londres - Ray Perez a Londra
Ray Perez en Londres – Ray Perez a Londra
Ray Perez en Londres - Ray Perez a Londra
Ray Perez en Londres – Ray Perez a Londra
Ray Perez en Londres - Ray Perez a Londra
Ray Perez en Londres – Ray Perez a Londra
Ray Perez en Londres - Ray Perez a Londra
Ray Perez en Londres – Ray Perez a Londra
Cristhian Loor el timbalerito

Cristhian Loor, piccoli timbaleri crescono

Era il mese di Aprile del 2008 quando ricevemmo una email dal Sig. Loor in cui ci parlava del talento di suo figlio Cristhian, giovane timbalero di appena 11 anni (ne avrebbe compiuti 12 il 14 maggio 2008), che aveva una grande sogno: suonare il timbales come il grande Tito Puente.
Bene, oggi a distanza di 4 anni, Cristhian è un giovane adolescente di 16 anni che a differenza di tanti coetanei continua ad avere una grande passione per le percussioni e per la salsa.
Ed il suo talento è rimasto immutato, anzi, possiamo dire che si è trasformato in una solida realtà.
Eccolo alla trasmissione televisiva “Ecuador tiene su talento”, format conosciuto in Italia come “Italia’s got talent”.

Cristhian Loor el timbalerito
Cristhian Loor el timbalerito

Ed eccolo qualche anno fa, quando iniziava il suo percorso musicale:

Questo invece è l’articolo tratto dal ns. forum nel quale portammo a conoscenza del pubblico italiano questo giovanissimo timbalero ecuadoriano.


https://www.lasalsavive.org/forum.salsa/index.php?topic=2995.0

Ismael Rivera e Ruben Blades

Il bacio di Ruben Blades a Ismael Rivera

In questo video Ruben Blades racconta la sua storia per avere il permesso di soggiorno negli Stati Uniti.
Nel 1977 Ruben ottenne la residenza dopo essere stato illegale per due anni, la notte prima di riceverla
doveva tornare a Panama e la sua paura era quella di non poter rientrare negli Stati Uniti per continuare il suo lavoro di musicista, qualora il permesso non gli fosse stato concesso.

Ismael Rivera e Ruben Blades
Ismael Rivera e Ruben Blades

Ismael Rivera che viveva nello stesso quartiere si presentò a casa di Ruben con una bottiglia di vino rosso e gli disse di non preoccuparsi, di viaggiare sereno che tutto sarebbe andato bene e che il Nazareno lo avrebbe protetto.
E fu così che Ruben viaggiò e tutto andò bene, per questo alla fine del discorso abbraccia Ismael Rivera e lo bacia.
Un video molto bello che ritrae due fra i più grandi salseri di tutti i tempi.

Ray Perez suonerà a Londra con la Orquesta Ondatropica il prossimo 20 luglio 2012

Ray Perez presenzierà al concerto dei “Los Irreales de Ondatrópica” insieme ad altri artisti fra i quali Alfredito Linares e Michi Sarmiento, il prossimo 20 luglio 2012 per un concerto che si terrà il giorno dell’indipendenza della Colombia a Londra.
Fra i brani scelti ce ne sono due di Ray Perez, uno dei quali è Pal 23.

Ecco un video sul progetto musicale di Ondatrópica:

Español

Esta es la lista de artistas que conforman la orquesta “Los Irreales de Ondatrópica” que estará tocando su 1er concierto internacional el próximo 20 de julio (Día de la independencia de Colombia) en la ciudad de Londres y para su 2do concierto estarán en el escenario de las Americas en BT River of Music.

Ray Perez y la Orquesta Ondatropica

– Nidia Gongora (Voz)
– Wilson Viveros (Timbales)
– Juan Carlos Puello (Percusión,Alegre, Caja)
– Mario Galeano Toro (Bajo)
– Pedro Ojeda (Batería)
– Will Holland (Acordeón, guitarra)
– Alfredito Linares (Piano)
– Ramaya (Flauta de Millo)
– Michi Sarmiento (Saxo Alto)
– Markitos Mikolta (Voz)
– Jorge Gaviria (Trompeta)
– Marco Fajardo (Clarinete y Saxo)

Artistas invitados:
– Ray Perez (Venezuela)
– Casimiro Granillo (México)

Fotografía por: Maria Elisa Duque FOTOGRAFIA / PHOTOGRAPHY — con Juan Carlos Puello e altre 3 persone presso Bogotá.

African Jet

El pianista, il nuovo spettacolo 2012 targato African Jet

Bologna, 18 luglio 2012

Ho appena ricevuto il link con il nuovo spettacolo 2012 degli African Jet in versione a una coppia, con Tarek e Debbie.
Lo spettacolo è veramente molto bello, pulito ed emozionante.
Una prova di grande maturità dei due ballerini del famoso gruppo nato a Parma nel 2006 e che da allora ha saputo rinnovarsi costantemente fino all’ultima esibizione, “El pianista”, che riesce a condensare in quattro minuti l’essenza della tecnica e dell’estro di questi giovani ballerini, ormai consacrati sui palcoscenici internazionali come uno dei principali gruppi emergenti della scena salsera italiana.

di Max Chevere

African Jet
African Jet, El pianista, il nuovo spettacolo 2012 con Tarek e Debbie

El pianista, il nuovo spettacolo del 2012 degi African Jet

Per maggiori informazioni sugli African Jet clicca qui.

64 anni e non sentirli, buon compleanno Ruben!

Ruben compie 64 anni e festeggia con un sacco di progetti che faranno la felicità di tutti i suoi fans.
Fra questi un tour mondiale, ben TRE film di cui due che usciranno a breve e l’idea di tornare a studiare, sì, avete capito bene, Ruben vorrebbe laurersi!
E dopo tutto questo, non esclude nemmeno la possibilità di tornare a impegnarsi in politica…

Ruben Blades
Ruben Blades

“Il compito non termina così come la fede va alla ricerca di un risultato migliore”.
“I codardi si inacidiscono, mentre la maggior parte di noi continua a cercare una risposta”.
Rubén Blades.

16 Luglio 2012

Un essere umano pratico e completamente semplice, estremamente organizzato e geloso del suo tempo, che dice di non cercare la sua felicità sulla base dell’infelicità altrui e suggerisce che per trasformare la società della quale ci lamentiamo, dobbiamo iniziare a modificare i nostri atteggiamenti, imparare dagli errori, essere meno materialisti e più spirituali. Gli sembra assurdo che la società con il migliore accesso alle informazioni di tutti i tempi, scelga di morire nell’ignoranza.

Festeggiando oggi il suo sessantaquattresimo compleanno Blades assicura che gli manca ancora tanto da fare, senza contare che questo instancabile imprenditore ha una fabbrica di progetti che ai più sembrerebbe impossibile realizzare. Fra la registrazione di 15 dischi, un tour mondiale con l’orchestra di Roberto Delgado di Panamá, il suo ritorno al cinema insieme a Denzel Washington in “Safe House”, Andy García in “For Greater Glory: The true Story of Cristiada,” e prossimamente in “The Counselor” diretto da Ridley Scott e con Brad Pitt, Michael Fassbender e Javier Bardem. Ancora trova il tempo per scrivere, pensare di ritornare all’Università per ottenere una laurea e non scarta l’idea di tornare a servire il suo paese con un incarico di governo.

Ruben potrebbe potrebbe essere catalogato come un imprenditore con più sfaccettature che ha sfruttato la preziosa risorsa di influenzare le persone, non solo tramite le riflessioni che provocano le sue lettere non deperibili, ma anche tramite la sua azione capace di materializzarsi con decisioni drastiche come quella di lasciare la carriera di attore e musicista per andare a lavorare come funzionario pubblico.

Sulla crisi finanziaria mondiale racconta che parte del problema è che la nostra eccessiva attitudine al consumismo crea questi mostri. “Mi risulta impossibile credere che la sua colpa non è collegata alla nostra irresponsabilità civile e dal desiderio immediato di consumo. Ricordate quando non esistevano le carte di credito e si comprava quel che si desiderava, certo che potevi farlo, però solo dopo aver trovato il denaro per poterlo fare? Io sì, lo ricordo. Il potere che tengono queste istituzioni glielo diamo noi con la nostra irresponsabilità. A cosa serve l’oro concretamente? Non lo puoi mangiare, non ti cura dalle malattie, perchè lo desideriamo allora? Cosa gli da tanto valore? La nostra vanità e stupidità. Questa è la chiave che ci spinge a mettere un pezzo di minerale giallo che non serve realmente a niente se non ad alimentare la nostra vanità”.

Sull’amministrazione pubblica sostiene che “il problema di un paese non è di un dirigente: è dell’intera nazione. Ogni persona deve essere un cittadino, non un semplice abitante. Per questo non accetto la premessa che la colpa dei mali di un paese è di un tipo e che una volta eliminato il tipo tutto si rimette a posto. Questo è il classico racconto di chi vuole rimpiazzare il tipo per mettersi al suo posto, chissà con quale fine. E’ troppo semplicistico questo argomento. La responsabilità per i dirigenti di qualsiasi paese è di ogni cittadino. Se ci sono ladri o presidenti e politici che non servono allora è solo un riflesso della cattiva cittadinanza, non un’aberrazione. Di conseguenza è dovere di ogni cittadino cercare altre risposte anzichè rieleggere chi sbaglia”.

Rubén dice di avere più passato che futuro ed è convinto che il processo di apprendimento non finisca mai. “Nessuno ha mai saputo di più”. Questo lo porta a continuare osservando e cercando costantemente argomenti e proposte che potranno essere utilizzate per migliorare non solo la forma di amministrare una nazione, quanto la qualità di vita dei cittadini che l’abitano, incluso uno dei suoi progetti, che è quello di scrivere un manuale di amministrazione e pianificazione pubblica a largo raggio che possa essere utilizzato come guida per i governi.

Per quel che riguarda la parte musicale, sta lavorando alla produzione di 15 dischi, fra i quali c’è anche il recente “Eba Say Ajá” insieme a Cheo Feliciano uscito lo scorso 29 Maggio 2012.
Chiunque potrebbe pensare che questo è “nuotare contro corrente” dove oggi giorno il solo pensiero di registrare o lanciare una sola produzione discografica è un processo di grande analisi e rischio a causa della grande mole di pirateria digitale e fisica.

“L’industria del disco non è più come prima, però continua ad operare secondo vecchi schemi. Il problema adesso, per gli indipendenti come il sottoscritto è che i fans scaricano illegalmente la musica che facciamo e questo rende difficile ottenere un’effettiva e sostenuta distribuzione internazionale. Per l’immediato, nelle radio mi ascoltano solo se il dj decide di inserirmi nella programmazione senza chiedere nulla in cambio. Non ho “hits”, non ho una casa discografica, non ho managers. Continuo a fare quel che faccio perchè ci credo. Se non lo facessi non sarei la persona che sono”, sottolinea Rubén, che è produttore esecutivo dei suoi progetti.

Senza dubbio a quanto pare questa “pirateria” digitale unita al lavoro e al suo percorso musicale ha permesso al genere della salsa di continuare a vivere e a farlo ascoltare in tutto il mondo, prova di questo è il successo del suo tour mondiale “Cantos y Cuentos Urbanos” che ha toccato città come Darmstadt, Lugano, Roskilde, Malmoe, Stoccolma, Oslo, Amsterdam, Marciac, diverse città della Spagna come Huelva, Avilés, Coruña, Barcelona, Madrid, inoltre arriva negli Stati Uniti e in vari paesi latino americani.

Al domandare a Rubén sul futuro del genere ci dice: “C’è salsa in Giappone, Lettonia, Israele e Francia, solo per ricordare quattro paesi. Possibilmente c’è un tipo proprio in questo momento in Himalaya che sta sistemando i suoi yaks mentre fischia “Pedro Navaja”. Il punto non è essere popolari: la questione è essere rilevanti e poter definire un argomento urbano con proprietà. Per questo la salsa non ha una data di scadenza. Ci sarà sempre. Avrà i suoi alti e bassi, come qualsiasi genere. Però fino a quando esisteranno le città non sparirà.”

Un altro dei suoi progetti più importanti di quest’anno è la presentazione il prossimo 22 luglio in Venezuela dell’opera di salsa “Maestra Vida” la quale era stata scritta dall’artista 32 anni fa e descrive come la sua opera musicale più completa. Gli chiediamo qualcosa su questa produzione e Rubén riassume, “Maestra Vida, combina musica classica, letteratura e musica popolare, con un argomento imbastito attaverso un diario ed elementi del teatro popolare, suddivisi in tre tempi distinti”. Questo concerto sarà diretto dal prestigioso Gustavo Dudamel e accompagnato dall’Orquesta Sinfónica Simón Bolívar. Si spera che più di 200 mila persone si riuniscano presso “La Carlota” a Caracas domenica prossima e possano essere parte di questo evento senza precedenti.

Possiamo argomentare che Rubén Blades, si è convertito in uno dei personaggi più influenti in America Latina, dove viene riconosciuto come “Il poeta o la Leggenda Vivente della Salsa”, senza dubbio questi appellativi sono molto lonanti dal pensiero di Blades, che preferisce essere ricordato come qualcuno che semplicemente “Trató” (ci provò).

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“La tarea no termina y la fe en un mejor desenlace tampoco”.
“Se amargan los cobardes, los demás seguimos en busca de una respuesta.”
Rubén Blades.

16 de Julio 2012

Un ser humano práctico y complejamente sencillo, extremadamente organizado y celoso de su tiempo, que dice no buscar su felicidad basado en la infelicidad de los demás y sugiere que para transformar la sociedad de la que nos quejamos debemos empezar por cambiar nuestras propias actitudes, aprender de los errores, ser menos materialistas y mas espirituales. Le parece absurdo que nos convirtamos en una sociedad que a pesar de tener el mejor acceso a la información que haya visto el mundo, escoge morir de ignorancia.

Cumpliendo hoy 64 años Blades asegura que todavía le hace falta mucho por hacer, y es que al parecer este incansable emprendedor tiene una fábrica de proyectos que para muchos parecería inconcebible poder realizar. Entre la grabación de 15 discos, una gira mundial con la orquesta de Roberto Delgado de Panamá, su retorno al cine con participaciones junto a Denzel Washington en “Safe House”, Andy García en “For Greater Glory: The true Story of Cristiada,” y próximamente en “The Counselor” dirigida por Ridley Scott y actuaciones de Brad Pitt, Michael Fassbender y Javier Bardem. Todavía busca el tiempo para escribir, pensar en regresar a la universidad para obtener un doctorado, y no descartar la idea de volver a servir a su país desde un cargo gubernamental.

Se podría catalogar a Rubén como un empresario multifacético que ha explotado el valioso recurso de poder influir, no solo por medio de la reflexión que provocan sus letras no perecederas si no por su acción materializando su argumento al tomar decisiones drásticas como dejar la comodidad que produce ser una estrella del cine y la música para irse a trabajar como un funcionario público.

Y es que ¿Qué mejor manera de complementar su argumento crítico, que haciendo y no solo diciendo. Blades en una reciente entrevista expresó: “Me convencí que desde el gobierno efectivamente se puede trabajar a favor del país y de la gente y aportar positivamente a su crecimiento espiritual y físico. Además, enfrenté la necesidad de sustentar con hechos y acciones lo que digo con palabras y música en mi faceta artística. Sin hacer eso estaría simplemente hablando y quejándome, de lejos y no desde la trinchera pública, asumiendo el riesgo de equivocarme haciendo. Trabajar exclusivamente por Panamá me hizo menos egoísta, mejor persona, mejor Panameño, mejor músico, mejor artista, mejor ser humano, mejor persona. Es una de las lo mejores cosas que he hecho”.

Sobre la crisis financiera mundial opina que parte del problema es que nuestra desmedida actitud frente al consumismo crea esos monstruos. “Me resulta imposible creer que su culpa no esta abonada por nuestra propia irresponsabilidad civil y deseo inmediatista de consumo. ¿Recuerdas los días cuando no existían las tarjetas de crédito y comprabas lo que deseabas, si es que podías, pero solo después de haber ahorrado para hacerlo? Yo si lo recuerdo. El poder que tienen esas instituciones se lo damos nosotros con nuestra irresponsabilidad. ¿De qué sirve el oro, concretamente? No te lo puedes comer, no te cura una enfermedad; ¿por qué lo deseamos entonces? ¿Qué le da tanto valor? nuestra vanidad y estupidez. Eso hace que hasta matemos por un pedazo de mineral amarillo que no sirve realmente para nada mas que para alimentar nuestra vanidad”.

Sobre la administración Pública opina que “El problema de un país no es de un dirigente: es de la nación entera. Cada persona debe ser un ciudadano, no un simple habitante. Por lo tanto no acepto la premisa de que la culpa de los males de un país la tiene un tipo y que eliminado a ese tipo todo se arregla. Ese es el eterno cuento de los que quieren reemplazar al tipo y quedarse ellos con la ventaja, quien sabe con cual fin. Es demasiado simplista ese argumento. La responsabilidad por la dirigencia de cada país la tiene cada ciudadano. Si tienen lideres o presidentes o políticos que no sirven entones estos son un reflejo de la mala ciudadanía, no una aberración. Es su deber entonces producir respuestas distintas en vez de reelegirlos”.

Rubén dice tener mas pasado que futuro y está convencido de que el proceso de aprendizaje nunca termina. “Nadie jamás ha sabido de más” Esto lo lleva a continuar observando y buscando constantemente argumentos y propuestas que podrían ser empleados para mejorar no solo la forma de administrar una nación si no la calidad de vida de los ciudadanos que la habitan, inclusive uno de sus planes es poder escribir un manual de administración y planeación pública a largo plazo que pueda ser utilizado como guía por los gobiernos.

En cuanto a su faceta musical, está trabajando en la producción de 15 discos, de los cuales acaba de lanzar “Eba Say Ajá” junto a Cheo Feliciano el pasado 29 de Mayo. Cualquiera pudiera pensar que esto es “Nadar en contra de la corriente” donde hoy en día el pensar grabar o lanzar una sola producción discográfica es un proceso de mucho análisis y riesgo debido al gran auge de la piratería digital y física.

“La industria del disco no existe como antes, pero continua operando bajo otros esquemas. El Problema ahora, para los independientes como yo es que los fans se roban la música que hacemos y esto dificulta lograr una efectiva y sostenida distribución internacional” Por lo pronto, en la radio solo me escuchan si la persona D.J. decide incluirme en la programación sin esperar nada a cambio. No tengo “hits”, no tengo disquera, ni tengo managers. Continuo haciendo lo que hago porque creo en eso. De no hacerlo así no podría ser la persona que soy”, recalca Rubén, quien es productor ejecutivo de sus proyectos.

Sin embargo al parecer esta “piratería” digital unida al trabajo y su trayectoria musical ha permitido que el genero de la salsa continúe vivo y se escuche en todo el mundo, prueba de ello es el éxito de su gira mundial “Cantos y Cuentos Urbanos” que incluye ciudades como Darmstadt, Lugano, Roskilde, Malmo, Stockolmo, Oslo, Amsterdan, Marciac, presentaciones en diferentes ciudades de España como Huelva, Avilés, Coruña, Barcelona, Madrid, además recorre Estados Unidos y varios países de Latinoamérica.

Al preguntarle a Rubén sobre la vigencia de genero dice “Hay salsa en Japón, en Latvia, Israel y Francia para mencionar cuatro países. Posiblemente hay un tipo ahora mismo en el Himalaya arreando sus yaks mientras silba “Pedro Navaja”.El asunto no es ser popular: el asunto es ser relevante y poder definir un argumento urbano con propiedad. Por eso, la salsa no tiene fecha de expiración. Siempre existirá. Tendrá sus alzas y bajas, como cualquier genero. Pero no desaparecerá mientras exista la ciudad, la urbe.”

Otro de sus proyectos mas transcendentales de este año es la presentación el próximo 22 de Julio en Venezuela de la opera de salsa “Maestra Vida” la cual el artista escribió hace 32 años y describe como su obra musical mas completa. Al preguntarle sobre esta producción Rubén resume, “Maestra Vida, combina música clásica, literatura y música popular, con un argumento hilvanado a través de un diario y elementos del teatro popular, abarcando tres etapas de vivencias en tres tiempos distintos”. Este concierto será dirigido por el prodigioso Gustavo Dudamel y acompañado de la Orquesta Sinfónica Simón Bolívar. Se espera que mas de 200 mil personas se congreguen en “La Carlota” en Caracas este próximo domingo y puedan ser parte de este evento sin precedentes.

Podemos argumentar que Rubén Blades, se ha convertido en uno de los personajes mas influyentes de Latinoamérica, donde se le reconoce como “El poeta o la Leyenda Viviente de la Salsa ”, sin embargo muy lejos están estos calificativos a los pensamientos de Blades que prefiere ser recordado como alguien que simplemente “Trató”.