Sabor y Control rappresenta una delle orchestre più interessanti del panorama salsero peruviano, un gruppo che ha la capacità di suonare allo stile delle orchestre degli anni settanta, senza tanti fronzoli e con un suono netto e graffiante, esattamente come dovrebbero fare sempre le orchestre di salsa dura.
Bruno Macher leader della band ha annunciato l’uscita della loro sesta produzione, Cruda Realidad, che sarà presentata ufficialmente il 27 ottobre 2012.
Il tema principale dell’album è quello della sofferenza delle persone che vivono nei grandi quartieri popolari di Lima, capitale del Perù.
Canzoni che parlano di droga, violenza, povertà, per un disco che ha anche un aspetto di denuncia dei problemi sociali del Paese e che dimostra come anche oggi sia possibile realizzare una produzione con testi impegnati e con uno stile musicale come quello degli anni settanta.
Il nuovo disco vede la partecipazione di due musicisti molto apprezzati come Alex Torres alla chitarra e Angel Huamaní alla tromba.
Finalmente una produzione di salsa classica realizzata nel 2012 da proporre nelle serate dedicate agli appassionati di questo genere!
Direttamente da Lima (Perù) arriva una bellissima notizia.
Il prossimo 22 novembre, Ruben Blades, uno dei più grandi cantautori di salsa di tutti i tempi, suonerà di nuovo con la Fania All Stars.
Era dal 2001 che non accadeva.
Ruben suonerà allo stadio Nazionale di Lima insieme ad altri grandi musicisti come Richie Ray e Bobby Cruz, Johnny Pacheco e la Spanish Harlem Orchestra.
Era da tempo che non ascoltavo una canzone tanto coinvolgente e al tempo stesso suonata allo stile “viejo” come “El Solar de Bertha” della Charanga La Contundente.
La Charanga La Contundente ci fa tornare al suono delle “Charangas” cubane ma non solo, come ci spiegano sul loro sito web, la loro proposta musicale è basata principalmente sui ritmi afro-antigliani come: il Son, la Pachanga, il Danzon, il Guaguanco, la Guajira, il Songo, il Cha cha cha e il Bolero fra gli altri.
Con “El Solar de Bertha” ci riportano indietro negli anni ma lo fanno mantenendo un gusto musicale fresco e moderno, un misto di sabor antico e recente che è perfettamente equilibrato e che ci fa venir voglia di andare subito a ballare!
Altre canzoni tratti dall’ultima produzione della Charanga La Contundente:
Ed ecco alcune cover realizzate dalla Charanga La Contundente:
Integranti:
Mónica Hurtado (Violino): Laura Castrillón (Violino) Hernán Montoya (Piano) Oscar Andrés Gómez (Timbales) César Restrepo (Voce Leader e Guiro) Alex Londoño “Chumby” (Tumbadoras)
Esteban Pajon (Tres cubano) Alexis Gaviria (Flauto e Cori) Erwin Renaldy Ramírez (Voce e Basso)
Da sempre i ritmi e i generi latini si sono sviluppati anche alla parallela evoluzione dei formati musicali, ovvero la combinazione di musicisti e strumenti in base allo stile suonato.
Un tempo, almeno fino agli anni 50, ogni formato musicale veniva rispettato anche se ogni gruppo lo personalizzava cambiando o sostituendo un dato strumento, per cui si sentivano realmente delle differenze marcate, poi, dagli anni 60 in avanti, le cose cambiarono.
Ma iniziamo dal principio e nella seconda parte vedremo anche gli esempi dell’ evoluzione musicale.
I tipi di orchestre si dividono per numero di musicisti e strumentazione impiegati.
E’ stata un’ evoluzione continua dai primi trovadores che giravano di paese in paese fino alle sofisticate orchestre degli anni 50.
Dai formati più semplici come Duo, Trio e Cuarteto, si è passati al Quinteto, Sexteto, Septeto e Conjunto (ovvero più di 7 musicisti) fino al Combo.
Poi ci sono le orchestre: l’Orquesta Tipica, la Charanga e la Big Band.
Ma andiamo a vedere qualche esempio.
DUO:
Uno dei più importanti e celebri duo è quello dei Los Compadres, ovvero Francisco Repilado alias Compay Segundo, al tres e seconda voce e Lorenzo Hierrezuelo, alias Compay Primo, prima voce e chitarra.
Il nome dei Los Compadres fu anche ripreso da J.Pacheco e Pete El Conde Rodriguez ai tempi della Fania per il titolo di un disco.
Compay Segundo diventerà poi immensamente popolare gazie al progetto Buena Vista Social Club.
TRIO:
Un trio fondamentale per la diffusione del Son e del Bolero composto da 3 voci, chitarra,tres, maracas e clave è il Trio Matamoros.
CUARTETO:
Si aggiunge un altro strumento, alcuni usano i Bongos, altri la classica Botija, utilizzata in funzione di basso.
Altro strumento caratteristico di quel periodo di origine africana, era la Marìmbula, utilizzato sempre in funzione di basso. Antonio Machin rese celebre il son negli stati Uniti nei primi anni 30, sia con l’orchestra di Don Azpiazu che con il suo Cuarteto.
QUINTETO:
Formazione estremamente variabile per il quinto musicista. In questo video un gruppo contemporaneo di Son formato da chitarra, tres, bongos, contrabbasso, maracas e voce.
SEXTETO:
Aumentando il numero di musicisti era possibile arricchire la sezione ritmica, così si arriva al Sexteto, che è stata una delle formazioni più utilizzate all’epoca negli anni 20, composto da chitarra, tres, contrabbasso o marimbula, bongos, maracas e clave.
Al Sexteto (in italiano sestetto) si deve l’incorporazione nel Son della Tumbadora da parte di Vidal Benitez, conguero del Sexteto Afrocuba di Santos Ramirez, strumento che poi sarà popolarizzato dal Conjunto di Arsenio Rodriguez.
Anche i Timbales vennero utilizzati in una formazione sonera da Manuel Sanchez nel 1924, strumento invece tipico delle Charangas.
Tantissimi sono i Sextetos a Cuba e nei caraibi come il Sexteto Habanero, Sexteto Oriental, Sexteto Occidente, Sexteto Boloña, ecc.ecc.
A Portorico diventa popolare il celebre Sexteto Borinquen del grande Mario Hernandez.
SEPTETO:
Nel 1927 nasce il Sexteto Nacional e di lì a pochi mesi con l’arrivo del trombettista Lazaro Herrera, diventa il celebre Septeto Nacional, del grande contrabbassista e compositore Ignacio Pineiro.
La tromba aggiunse colore e la possibilità di fare assoli, del resto era ispirata al grande Luis Armstrong!
In questo video la formazione è allargata ad otto musicisti con due chitarristi:
CONJUNTO:
Il Conjunto è una formazione che comprende da 8 a 14 musicisti (il numero non è rigido e varia da conjunto a conjunto).
Questo è in assoluto il formato più popolare ancora oggi. Arsenio Rodriguez rese celebre questo formato, aggiungendo nel 1940 al formato del septeto tradizionale, una seconda tromba (3 dal 1949), una tumbadora e un pianoforte!
Questo formato rivoluzionerà completamente la scena musicale.
La risposta al Conjunto di Arsenio, arriverà dal Conjunto Casino, formazione con maggiori influenze jazzistiche e che porterà a tre il numero di trombe(4 a partire dal 1954), aumento necessario per le armonie più sofisticate e che influenzeranno anche il grande Papo Lucca.
Assieme a loro, la Sonora più celebre di Cuba (con questo termine venivano chiamati generalmente i gruppi o Conjuntos con solo trombe) e che rivoluzionerà l’arrangiamento musicale con le due trombe, è la Sonora Matancera!
Questo gruppo è accreditato come il primo ad usare i timbales nel formato Conjunto, in realtà Manuel Sanchez, timbalero della Sonora li utilizzò a partire dal 1924 già dal Sexteto.
A Portorico il 1954 fu un anno strepitoso, nacque il Conjunto più importante, la Sonora Poncena fondata da Enrique “Quique” Lucca, papà del famoso pianista Papo.
Simile al Conjunto, un altro formato importante è il Combo.
Il Combo è la versione portoricana (in pratica un piccolo Conjunto) delle Combinactions nord americane, dove la formazione vede un musicista per strumento, quindi un sax, una tromba, una chitarra, un piano, un basso, una percussione, una batteria, ecc.ecc.
Questo formato era perfetto per i piccoli night club che non potevano permettersi un’orchestra più grande.
Alla fine degli anni 50, il Combo diventa celebre anche a Cuba.
La vita di Chamaco Ramirez, uno dei più importanti soneros di Puerto Rico e cantante dell’orchestra di Tommy Olivencia, sarà raccontata in un documentario in fase di realizzazione che si chiamerà “Alive and Kicking” e che dovrebbe uscire nelle sale americane per l’estate del 2013.
El documental Alive and Kicking presenta una investigación a fondo sobre el sonero puertorriqueño Chamaco Ramírez, quien dejó una huella imborrable en la historia de la salsa y murió de forma trágica en marzo de 1983. Esta película se encuentra en proceso de filmación.
Ci aspettano 13 ore di viaggio per la nostra vacanza.
Bolzano Monaco, Monaco Atlanta, Atlanta Panama City.
Siamo appena arrivati, ma il freddo di Bolzano è già un ricordo lontano; l’impatto con la città di Panama è molto positivo, ma noi questo lo sapevamo già: infatti entrambi parliamo bene spagnolo, entrambi amiamo i climi caldi, la cultura e la musica latinoamericana e ovviamente la salsa. Insomma, ci sentiamo subito a casa…….
Prima di partire Oreste ha parlato con alcuni amici e so che abbiamo delle missioni da compiere: cercare dei dischi che in Italia non si trovano e comprare un libro scritto da un musicista di nome Bush.
Entrando nella prima libreria scopriamo subito che il libro non è così facile da trovare, nemmeno a Panama: è un libro per intenditori, non è un prodotto commerciale a larga diffusione, dobbiamo cercarlo in una libreria che abbia una più marcata sensibilità storico culturale. La nostra ricerca ci porta in via España e sembra che questa volta la libreria sia quella giusta.
Dietro il bancone ci sono due uomini e una signora formosa che in un primo momento rimangono stupiti che una coppia di turisti italiani cerchi proprio quel libro.
In un attimo l’atmosfera diventa famigliare: ci dicono orgogliosi e fieri che la loro libreria è l’unica ad avere il libro che cerchiamo e che l’autore, il musicista Bush, lì è uno di casa e che noi siamo proprio nel posto giusto.
Quando Oreste spiega la sua passione per la musica e che gli piacerebbe incontrare Bush di persona, subito la signora dice che tutti i giorni alle ore 17.00 egli va in un Bar che si chiama Minimax.
Oreste è felice e stupito per aver ottenuto con tanta facilità un’informazione così preziosa, ma a quel punto succede qualcosa di ancora più sorprendente e straordinario: uno dei due uomini si rivolge alla signora formosa e dice: “Dai chiamalo!” lei è un pò perplessa, non sa che fare, probabilmente anche se lo conosce teme di disturbarlo.” Chiamalo, chiamalo!”
Questa volta l’esortazione convinta dell’uomo toglie dagli impicci la signora. “Ciao Francisco (Bush), come va? Ho qui in negozio una coppia di italiani appassionati della tua musica…”.
Dopo un pò di convenevoli la signora porge il telefono a Oreste. E’ un po agitato, ma l’emozione del primo impatto si scioglie in un attimo. Adesso sento la sua voce tranquilla, i due parlano di musica naturalmente e ormai sembrano vecchi amici. Quando Oreste chiude la telefonata un sorriso entusiasta gli dipinge il viso e mi dice che Bush ci ha invitato al concerto dei suoi figli, ma che prima vuole conoscerci di persona!
Il giorno dopo ci viene a prendere in albergo: è un uomo sulla sessantina molto distinto e cordiale, sia io che Oreste abbiamo la sensazione di aver incontrato un vecchio amico, c’è un clima di rilassata confidenza che lo stesso Bush sottolinea dicendo che tra di noi scorre un’energia positiva.
Ci porta nel suo Bar preferito, il Minimax, ci sediamo a un tavolo e com’è ovvio che sia Oreste e Bush hanno tante cose da dirsi.
Lui ci spiega che adesso è in pensione e che prima faceva il contabile, non suona più, ora dedica tutto il suo tempo alla scrittura del secondo libro e segue i suoi tre figli, come lui musicisti.
Proprio stasera c’è un loro concerto al quale naturalmente siamo nuovamente invitati. Il nostro amico ora si guarda intorno e si accorge che in un’altro tavolo sono seduti i suoi amici. E’ una banda di vecchietti vispi ed energici che discutono vivacemente sull’origine della salsa! Il tavolo è diviso in due fazioni: quelli che sostengono che la radice della salsa sia portoricana e quelli che sostengono che sia cubana. Io e Oreste rimaniamo stupiti e divertiti da questo fervore intellettual-musicale e ovviamente interveniamo nel dibattito.
Ora Francisco vuole portarci a casa sua, vuole che conosciamo i suoi figli. Durante il tragitto in macchina Oreste gli regala uno dei suoi dischi di salsa, quella che si ascolta in Italia che Bush inserisce immediatamente nell’autoradio rimanendone entusiasta.
Arriviamo in una bella casa, semplice ma spaziosa ed egli ci presenta due dei suoi ragazzi, Francisco Jr. e Andrés, entrambi sono percussionisti e hanno studiato musica in Costarica, Francisco Jr. suona anche il vibrafono.
Tutti sembrano essere molto felici della nostra presenza e soprattutto stupiti che la musica di “Bush y su nuevo sonido” sia conosciuta anche in Italia. Con loro passiamo una giornata davvero speciale chiacchierando e guardando video di musicisti percussionisti dai quali Oreste cerca di capire qualche segreto.
Francisco Jr. esprime tutto il suo orgoglio per il padre dicendoci che Bush nei anni migliori suonava il timbal con grandi musicisti quali Eddie Palmieri e Bobby Valentin.
E’ tardi e noi dobbiamo andare. Stasera c’è il concerto.
Entrambi vestiti eleganti entriamo in una taverna molto “in” del “Casco viejo” nel centro storico della capitale. I ragazzi sono pronti per suonare e Bush ci presenta anche il terzo figlio Rodolfo e il resto dell’orchestra.
Il suono degli strumenti accompagnati da una voce carismatica riempie il locale: è “son cubano” alternato da canzoni tratte dal repertorio di “Ismael Rivera”.
Io e Oreste ci godiamo la serata concedendoci anche qualche ballo. Quando torniamo nell’albergo sappiamo entrambi che la nostra vacanza non poteva incominciare in un modo migliore. Domani partiremo per visitare il resto del paese.
Durante i venti giorni successivi Oreste e Bush sono rimasti sempre in contatto telefonico, egli ci ha fornito indicazioni preziose sui luoghi più interessanti e meno conosciuti del paese. Visitando Panama abbiamo spesso ripensato al nostro incontro con Bush, un personaggio che pur avendo contribuito a scrivere la storia della salsa, è rimasto una persona umile, semplice e capace di dare a due sconosciuti un’accoglienza calorosa e sincera.
Ruben Blades e Cheo Feliciano hanno ricevuto la prestigiosa candidatura alla XIII consegna annuale dei Latin Grammy, premiazione che si svolgerà a Los Angeles al Mandalay Bay Events Center il prossimo 15 novembre 2012.
La categoria nella quale sono stati nominati è quella per il miglior album di Salsa, per la recente produzione “Eba Say Ajá”, uscita lo scorso 29 maggio 2012, e che è già in testa alle classifiche settoriali.
Español
En la ciudad de Los Ángeles se dieron a conocer las nominaciones para la XIII Entrega Anual del Latin Grammy. Premios que dan reconocimiento a lo mejor de nuestra música latina, y es por eso que orgullosamente celebramos la nominación de “Eba Say Ajá” en la categoría de Mejor Álbum de Salsa.
Esta reciente producción de Rubén Blades y Cheo Feliciano sigue haciendo historia. Desde su lanzamiento el pasado 29 de Mayo, se ha situado en los primeros lugares de venta en el género tropical y su primer sencillo ha tenido miles de descargas digitales.
La premiación se llevará a cabo el próximo 15 de noviembre en el Mandalay Bay Events Center de Las Vegas, Nevada.
“Eba Say Ajá” Es una producción de Rubén Blades Productions
distribuida por Ariel Rivas Music.
“Ballare in clave” è uno dei tanti modi di dire che hanno preso piede nell’ambiente salsero. Bisogna però stare molto attenti nel dare il giusto significato a questo termine perché di fatto è un concetto molto personale e non una regola che è stata messa per iscritto su un manuale di musica da qualche autorità nel campo musicale.
Anche io in passato ho usato con una certa disinvoltura questo termine, ma, essendo una persona che ama andare a fondo delle cose, col passare del tempo ho preso un po’ le distanze da questo termine, che rischia di generare ancora più confusione di quanta oggi non ce ne sia.
Tra l’altro, in vita mia, non ho mai conosciuto un ballerino che ammettesse “Io ballo fuori clave!“.
Di fatto, se balli sull’uno sei simmetrico sui tempi 1-6-7 sulla clave 3/2,
Se balli sul due, sei simmetrico sui tempi 2-3-8 sulla clave 2/3,
Quindi tre tempi nel primo caso, tre tempi nel secondo.
Bisognerebbe semmai far notare che a Puerto Rico si usa molto l’espressione “Tu no estas en nada” quando fai qualcosa di veramente sbagliato.
Quindi in questo caso “bailar en clave” diventa un sinonimo di “stare in clave“, o meglio dentro il ritmo del brano …e non ballare “a lo loco” o alla “come viene viene”…
Per molti portoricani ballare in clave vuol dire, di conseguenza, entrare direttamente in levare, ovvero sul primo del doppio colpo simmetrico della clave, che nella clave 3/2 cade sul sesto tempo e nella clave 2/3 sul secondo tempo della musica.
Per capire meglio questo concetto bisogna tenere presente che i portoricani, a differenza di noi occidentali, non sono abituati a contare la musica.
Per loro la cosa importante é ballare sul ritmo a prescindere dai numeri musicali. Di conseguenza per molti di essi non fa nessuna differenza ritrovarsi a ballare sul secondo o sul sesto tempo musicale.
Facendo lezione con Felipe Polanco, uno dei maggiori sostenitori del ballo in clave, ho potuto infatti constatare come lui ballasse sempre seguendo la clave eseguita nel pezzo musicale. Quando nel brano era suonata la clave 3/2, lui entrava direttamente in avanti con il piede sinistro sul sesto tempo musicale. Quando ad essere suonata era invece la clave 2/3 lui entrava, sempre col piede sinistro in avanti, questa volta sul secondo tempo musicale.
Nei casi in cui la clave cambiava la direzione, lui eseguiva quella che tecnicamente si definisce transicion (ovvero un calcetto o una ripetizione dello stesso passo), attraverso la quale si può passare dal secondo al sesto tempo musicale o viceversa.
Quando, infine, la clave era sottintesa Felipe entrava spontaneamente sul secondo tempo musicale, perché evidentemente gli diventava più naturale cantarsi la clave 2/3.
A questo punto già mi immagino qualcuno che con fare molto preoccupato si domanderà: “Ma allora chi balla a tempo balla fuori clave?”.
In realtà la risposta é semplice e ce la dà direttamente la studiosa cubana Graciela Chao Carbonero:
“Chi balla a tempo balla sulla melodia e non sulla ritmica!”, attitudine quindi niente affatto sbagliata e assolutamente non da biasimare.
C’è da osservare che alcuni insegnanti asseriscono che anche per ballare a tempo si può avere come riferimento la clave 3/2, che ha il suo primo battito appunto nel primo tempo musicale. Una teoria assolutamente condivisibile, anche se ci chiediamo se chi balla a tempo abbia per davvero come principale riferimento la clave e non piuttosto, come d’altra parte sembrerebbe più naturale, la melodia…
In realtà c’è sicuramente differenza tra:
1) ballare contando la musica
2) ballare seguendo la melodia
3) ballare seguendo il tumbao delle congas
4) ballare seguendo la clave
5) ballare seguendo altri strumenti particolari
Se io conto la musica non sto di fatto ballando in clave. Non perché sia fuori clave, ma perchè prendo come riferimento la melodia o il semplice conteggio metronomico, finendo così col disinteressarmi della ritmica specifica di un pezzo.
Se, al contrario, ballerò sulla conga avrò come riferimento il tumbao delle congas; se ballo sulla clave avrò come riferimento il pattern ritmico della clave e anche laddove non sarà suonata dall’orchestra, continuerò a cantarmela mentalmente.
Gli accenti musicali, trasportati nell’esecuzione del basico, sono talmente importanti che c’è una evidente differenza tra il contratiempo (o baile a tiempo di son) che ballano i cubani ed il bailar en clave dei portoricani.
Il cubano infatti accentua molto il passo d’entrata che avviene sul quarto tempo (che corrisponde al terzo battito della clave).
I portoricani accentuano invece il due e il tre, oppure il sei e il sette in base alla clave che l’orchestra sta suonando.
Questo accentuare la musica in maniera diversa (e chi ha padronanza di queste due tecniche conosce e capisce bene la differenza) farà che lo swing dei due basici sarà diverso…
E’ doveroso, infine, sottolineare come in Italia qualcuno sostenga che ballare in clave vuol dire marcare con i piedi i tempi della clave.
Questo può forse accadere nell’esecuzione dei pasitos ma non avviene certamente nel ballo di coppia.
Infatti, fin dai tempi del danzon, il passo base è sempre stato composto da sei figure musicali perfettamente uguali precedute o seguite da una pausa (della stessa durata).
Ovvero: Pausa-2-3-4 /Pausa-6-7-8 (en contratiempo)
oppure 1-2-3 -Pausa/ 5-6-7-Pausa (a tiempo)
Tutto il resto sono semmai delle varianti ritmiche su un canovaccio consolidatosi nei secoli…
Lunedì 17 settembre mi chiama un amico per dirmi che era morto Chaparro, gli dico: “chi, il trombettista?”, non avevo sentito nulla a tal riguardo, nè letto alcunchè sul web, così decido di attendere tranquillo in attesa di saperne di più.
A distanza di una settimana non ricevo altre notizie sul trombettista Pedro Rafael Chaparro, pertanto decido di pubblicare una nota sulla mia pagina facebook dalla quale non ricevo nessuna risposta.
A quel punto preso dalla curiosità decido di contattare l’amico Alejandro Jackson, il quale mi da il numero di telefono di sua moglie, Rita Chaparro, la chiamo nella sua abitazione in California e francamente ho la netta impressione che non si aspettasse nessuna telefonata da persone legate al mondo della salsa. Con la voce triste mi da la conferma della scomparsa di suo marito Pedro Rafael Chaparro la settimana precedente. Rimango senza parole per alcuni secondi e non so per quale motivo la prima cosa che mi viene in mente è il motto che dice: “nessuno è profeta in patria”… maledizione, ma com’è possibile che un personaggio che ha avuto un peso così importante nello sviluppo della musica latina e soprattutto della salsa negli anni sessanta e settanta, sia morto senza che nessuno dicesse nulla? Quel che è certo, amici melomani, è che questo gran trobettista venezuelano che per molti di noi ha rappresentato fonte di grande ispirazione, Pedro Rafael Chaparro, è scomparso domenica 16 settembre 2012 in California, nella città dove viveva con sua moglie Rita.
Alla sposa, alla sua famiglia e agli amici, vanno le nostre più sentite condoglianze.
PEDRO RAFAEL CHAPARRO, nacque a San Fernando de Apure, Venezuela il 27 aprile del 1927 e verso la fine degli anni cinquanta emigrò negli Stati Uniti. In Venzuela Pedro Chaparro era era uno dei trombettisti della famosa orchestra del maestro Luis Alfonso Larraín, questa orchestra nel periodo di massimo splendore si alternava all’orchestra di Mario Bauzá “Machito y su Afrocubans”, chissà, forse proprio da questo incontro nacque l’entusiasmo di Chaparro nel cercare fortuna nella terra dello Zio Sam, anche perchè dobbiamo ricordare che la prima orchestra che gli diede l’opportunità di suonare a New York fu proprio quella di Mario Bauzá e Machito alla fine degli anni cinquanta.
Successivamente suonò anche con altre orchestre come quella di Tito Puente, Tito Rodriguez, Israel Cachao, Richie Ray y Bobby Cruz, fra le altre. Quel che è certo è che è stato uno fra i migliori trombettisti della storia della salsa, sfortunatamente per tutti quelli che ne hanno ammirato il talento e le produzioni musicali, da molti anni era ormai uscito completamente dal mondo della salsa, e si dedicava al suo gruppo di mariachi in California. E non ho nulla contro i mariachi, solo che Chaparro apparteneva alla Salsa e avrebbe voluto tornare a suonarla, anche perchè sono certo che nelle sue vene fino al momento della sua morte scorreva il sangue di un salsero.
Insieme al suo collega, il già ricordato trombettista Doc Cheetham, diede vita ad una delle coppie più esplosive di trombettisti nella salsa degli anni sessanta. In un documento scritto dal musicologo venezuelano Luigi De Lelli, si legge: “In un’intervista che feci a Bobby Cruz si parlò di Doc Cheetham. Ricordo che Bobby menzionò che Chaparro era un trombettista dal potere esplosivo – come richiesto dallo stile dell’orchestra di Richie Ray – però non era solista. A seguito dell’assenza di un trombettista solista, Chaparro, che già aveva suonato nell’orchestra di Machito, dice a Bobby di conoscere un trombettista in grado di sostituirlo. E’ così che va dal leggendario Doc Cheetham a Broadway. Chaparro lo convince a venire a suonare per il conjunto di Bobby&Richie. L’impatto dello stile di Cheetham sarà talmente forte da permettere l’immediata realizzazione di “Mr.Trumpet man“. E’ a partire da questo momento che inizia la tappa della coppia Cheetham e Chaparro. Ricordo che Bobby segnalò che Chetham suonava come seconda tromba e così restava “fresco” per gli assoli. Chaparro, invece era la prima tromba. Rimasero insieme nel Conjunto di Richie Ray quasi 4 anni fra il 1966 e il 1970.”
In effetti come raccontato dall’amico De Lelli, questa coppia si mantenne fino al 1970, momento in cui Chaparro decide di formare la sua orchestra, con la quale registrerà tre dischi, oggi giorno gioia di tutti i collezionisti.
Non posso evitare di menzionare anche quegli eccellenti lavori che Chaparro fece con l’altro musicista venezuelano Juan Sedes, durante la sua permanenza a New York.
Per tutti questi motivi desidero esprimere la mia tristezza per la scomparsa di questo leggendario trombettista venezuelano, Pedro Rafael Chaparro, che sarà sempre ricordato per averci lasciato un’eredità musicale per l’eternità.
Un amigo me llamó el día lunes 17 de Septiembre para decirme; Cheo es cierto que murió Chaparro, el trompetista?? Le conteste que no había escuchado nada al respecto y tampoco había leído nada en la web, por lo que decidí quedarme tranquilo hasta que alguien se pronunciara, pero transcurrió una semana completa y no tenía ninguna noticia acerca del trompetista Pedro Rafael Chaparro, por lo que no me quedo otra opción que colocar una nota el muro de mi facebook, pero igualmente ninguno se pronunció. La curiosidad me llevo a seguir investigando y gracias a mi pana Alejandro Jackson, obtuve el numero telefónico de Rita Chaparro, esposa del trompetista. La llamé hoy a su residencia en California, y francamente creó que estaba esperando alguna llamada de alguien ligado a la música, a la salsa que preguntará por su esposo Pedro Chaparro. Con la voz triste me dijo Pedro Rafael murió hace siete días. Me quedé unos segundos en silencio y que vaina no se porque lo primero que me pasó por la mente fue aquel conocido refrán que dice; “Nadie es profeta en su tierra”, carajo pero como es posible que un personaje que tuvo tanto peso en el desarrollo de la música latina y sobre todo en la salsa de los años 60 y 70, haya fallecido y su muerte pase por desapercibido. Lo cierto amigos melómanos es que ese gran trompetista venezolano que ha sido influencia notoría para muchos otros, PEDRO RAFAEL CHAPARRO, falleció el pasado domingo 16 de Septiembre de 2012, en California ciudad en la cual residía con su esposa Rita…Vayan mis mas sentidas palabras de condolencias a su esposa, familiares y amigos.
PEDRO RAFAEL CHAPARRO, nació en San Fernando de Apure, Venezuela el 27 de abril del año 1927, ya es sabido que Chaparro emigró a los Estados Unidos a finales de los años 50…En Venezuela Pedro Chaparro era uno de los trompetista de la famosa orquesta del maestro Luis Alfonso Larraín, esta orquesta por cierto en su época de esplendor alternó con la banda que dirigía el maestro Mario Bausa “Machito y su Afrocubans”, quizás a partir de este roce, vendría el entusiasmo de Chaparro en probar suerte en tierras del Tío Sam, ya que hay que recordar que la primera agrupación que le da la oportunidad a Chaparro de tocar en Nueva York, es precisamente la de Mario Bausa y Machito finalizando los años 50, luego vendría su paso por las bandas de Tito Puente, Tito Rodriguez, Israel Cachao, Richie Ray y Bobby Cruz, entre otras…Lo cierto es que se trata de uno de los mejores trompetistas en la historia de la salsa, que lamentablemente para los que admiramos su talento y trabajo musical desde hace varios años se encontraba desligado totalmente de la salsa, dedicado a su grupo de mariachis en California. Y no tengo nada en contra de los mariachis sino que Chaparro pertenece a la Salsa y particularmente ansiaba que algún día volviera a ella, sin embargo estoy bien seguro de que por sus venas hasta el momento de morir lo que corría era la sangre salsera.
Junto a su otra colega el también recordado trompetista Doc Cheetham, conformó una de las duplas más explosivas en cuanto a trompetas se refiere, en la salsa de los años 60. En un fragmento escrito por el musicólogo venezolano Luigi De Lelli, dice: “En una entrevista que sostuve con Bobby Cruz se habló de Doc Cheetham. Recuerdo que Bobby mencionó que Chaparro era un trompetista de poder explosivo -como lo demanda el estilo Richie Ray Orchestra-, pero no era solista. Ante la ausencia de un trompeta solista bien solvente, Chaparro, quien ya había pasado por la orquesta de Machito, le comenta a Bobby que él (Chaparro) conocía al trompeta indicado. Y fue a buscar al legendario Doc Cheetham a Broadway. Chaparro lo convence de venir al conjunto de Bobby&Richie. Fue tal el impacto del estilo de Cheetham que inmediatamente le montaron el “Mr.Trumpet”. Es a partir de ese momento en que comienza la etapa de la dupla Cheetham y Chaparro. Recuerdo que Bobby señaló que Chetham hacía la segunda trompeta y así se mantenía “fresco” frente a los “solos”. Chaparro, lógicamente una potente primera trompeta. Esa dupla se mantendría con el conjunto Richie Ray de 3 a 4 años…entre 1966 y 1970.”
En efecto tal y como lo escribió el amigo De Lelli, esa dupla se mantuvo hasta el año 1970, ya que luego Chaparro decide formar su propia orquesta, con la cual grabaría 3 Lps hoy por hoy joyas de colección invalorables.
No puedo dejar de mencionar también aquellos excelentes trabajos que hizo Chaparro con el otro venezolano Juan Sedes, cuando este estaba radicado en Nueva York.
Desde esta humilde trinchera nuevamente expreso mi pesar por la desaparición física de este legendario trompetista venezolano Pedro Rafael Chaparro, el cual siempre será recordado porque nos dejo un legado musical para posteridad.
I ns. amici Lillo, Mambored e Marco l’hanno rifatto!
Per il quarto anno consecutivo hanno organizzato “Conspirando Salsa per Roma“, un modo simpatico per ballare salsa per le strade di Roma e per stare in compagnia divertendosi con il ballo.
Questo il commento di Lillo, uno degli organizzatori:
Ed eccoci tornati a casa…Cos’è la notte Clandestina? bhè in poche parole:
scarpe da ginnastica,piste fatte di san pietrini, acustica a volte pessima, dolori ai piedi, km di camminate, la fotografia di un istante raccontata all’orecchio di chi ti sta accanto, il vigile che arriva,ti spegne lo stereo e ti chiede i documenti, un cha cha a 40 gradi sotto terra…insomma detta così, se uno ci pensa, potrebbe non sembrare il massimo… e forse non lo sarebbe se tutto ciò non accadesse nella Città Eterna… Forse non sarà perfetta…ma forse e dico forse, è proprio questo suo essere così imperfetta che la rende tremendamente Unica…
Ed ecco alcuni video dell’evento!
Gli ULTRA’ del CHACHACHA colpiscono ancora…per la 4° volta consecutiva e stavolta la banchina della metro a momenti non era lunga abbastanza,CHE SPETTACOLOOOOO!