Il cantante portoricano Luisito Ayala è deceduto ieri 11 dicembre 2012 a causa di un aneurisma cerebrale. Aveva sessanta anni.
Luisito Ayala aveva iniziato la sua carriera artistica a 18 anni con uno dei suoi mentori, Roberto Roena, e l’orchestra Apollo Sound.
Collaborò con alcuni fra i principali esponenti della salsa come Rafael Cortijo y su Combo, Tito Puente Orchestra, Machito Orchestra, Joe Cuba, Larry Harlow, The Lebron Brothers, Eddie Palmieri, Carlos “Patato” Valdez, Kako, Bobby Valentin, Santiago Ceron, Ralphi Santi, Ray Santos Orchestra, Orquesta Yambo, Orquesta Tambo, Borincuba, e Johnny Lopez El Bravo.
La redazione de LaSalsaVive si unisce al lutto di tanti salseri che ne avevano apprezzato le grandi qualità di sonero.
A distanza di cinque anni ritorna al festival Latinoamericando un cantante che non ha bisogno di presentazioni: Cheo Feliciano.
Diversamente dall’ultima volta, in cui Cheo aveva suonato con i Mercado Negro, in questa occasione si presenta con la sua orchestra, più qualche inserimento di musicisti locali, come il bassista italiano che si è distinto per l’ottimo tumbao.
Diretti dal grande chitarrista e arrangiatore Luis Garcia, che oramai accompagna Cheo da tanti anni, il gruppo si compone di una sezione ritmica tradizionale con congas,timbales, bongò e campana, basso elettrico, piano elettronico Roland ed una sezione fiati composta da due trombe, due tromboni e un sax baritono.
Alla voce il grande Cheo Feliciano supportato da due coristi.
Ma veniamo al concerto.
Tutta piena finalmente, la piazza antistante il palco, che vedeva prevalere le presenze dei colombiani e peruviani.
Ci avevano detto che aveva un calo di voce, ma questo si è sentito solo in pochissimi momenti e da grande professionista ha portato a termine il concerto alternarnando sapientemente boleros (come la splendida “Amada mia”) a salse travolgenti.
Del resto Cheo è uno dei massimi esponenti del Bolero a dimostrazione della sua voce duttile e versatile in ogni genere come solo ai grandi è possibile, vedi anche Ismael Rivera, Beny Morè, Tito Rodriguez, ecc.
Il concerto ha toccato diverse epoche cominciando dagli inizi con Joe Cuba a suon di pachanga con il brano “A Las Seis” dove il nostro ha improvvisato alcuni passi di pachanga alla bella età di 73 anni!
Cheo Feliciano – A las seis
In questo brano e nei successivi due l’orchestra prende le misure e le trombe cominciano a scaldarsi, mentre anche il fonico migliora e riesce a dare piena potenza all’amplificazione mettendo in evidenza la sezione fiati che appariva sbilanciata nella prima fase del concerto.
Dopo una splendida introduzione nella quale ha raccontato di come Joe Cuba l’abbia portato al successo, si passa a grandissima richiesta a “El Raton”, apparso nel disco del 1964 Hangin’ Out del sestetto di Joe Cuba.
Splendido il botta e risposta tra pubblico e Cheo e altrettanto bello l’assolo di Luis Garcia al tres, strumento in cui è uno dei massimi virtuosi al mondo.
Cheo Feliciano – El Raton
Si arriva quindi all’epoca della collaborazione con Eddie Palmieri, che segue la separazione da Joe Cuba, con un paio di brani tratti dal bellissimo “Champagne” del 1969, disco registrato assieme al grande Cachao Lopez.
Splendida la versione di “Busca Lo Tuyo”, dove il bravissimo pianista Alex si lascia andare ad un assolo da antologia: riprendendo le linee guida dell’assolo originario di Eddie Palmieri nella seconda parte accende il pubblico con ribattute nello stile di Michel Camilo con la mano destra e alternando la mano sinistra in controtempo!
Cheo Feliciano – Busca lo tuyo
Si arriva al periodo di maggiore successo da solista di Cheo, quello con il grande Tite Curet Alonso, che davanti al pubblico definisce il più grande autore di salsa! Tra i brani veramente splendida la versione di “Los Entierros” tratto da “Estampas” del 1979 e senza parole la stratosferica “Anacaona”, con un altro grande assolo del pianista.
Cheo Feliciano – Anacaona
Alla fine come bis richiesto a gran voce, il grande Cheo si congiunge idealmente al più amato cantante della storia della Salsa…Hector Lavoe.
A colui al quale era stato vicino nel periodo della droga, dedica l’ultima meravigliosa canzone: Todo tiene su final.
Anche questo pezzo magistralmente interpretato da Cheo deve una buona parte della resa, come tutti i brani proposti al concerto, a colui che da tanti anni cura i suoi arrangiamenti, ovvero al virtuoso della chitarra Luis Garcia.
Luis ha riarrangiato tutti i pezzi, rispettando l’originale ma aggiungendo il suo punto di vista con sofisticate armonie, sostituendo accordi e modificando alcuni stacchi per i fiati, ecc.
Bellissimo ad esempio il montuno nuovo di zecca per Todo Tiene Su Final.
Cheo Feliciano – Todo tiene su final
Vengono lanciate sul palco magliette con il volto di Hector Lavoe che non mancano mai ad un concerto dove ci sono i latini, che la storia della salsa la conoscono molto bene…
Grazie ancora alla gentilezza di Cheo per l’intervista, al servizio stampa e al Festival Latinoamericando che da tantissimi anni si adopera per portare questi straordinari mostri sacri della musica latina nel nostro paese.
Intervista di Tommy Salsero e Dj Guaci realizzata al Festival Latino Americando il 28 Giugno 2008
L’intervista a Cheo Feliciano
Tommy Salsero: C’è un nuovo disco all’orizzonte con Ruben Blades.
Il disco è un progetto che stiamo portando avanti da molto tempo, però dato che Ruben è molto occupato con il Ministero del Turismo di Panama dobbiamo aspettare che registri la sua parte, mentre la mia è già pronta.
Il concetto del disco è che io canterò i suoi successi e lui i miei.
Spero che il disco sia disponibile alla vendita entro la fine di quest’anno.
Tommy Salsero: Che differenza c’è tra il modo di registrare una canzone oggi e nel passato, quando si registrava con un suono più aggressivo, più duro e tutti suonavano insieme?
C’è da dire che tutto si modifica, le nuove generazioni vogliono utilizzare i loro procedimenti e le nuove forme tecnologiche per registrare cercando la perfezione nel completare un prodotto.
Ai nostri tempi invece si dava la priorità a edificare bene un prodotto e non a come ultimarlo. C’era più sentimento e si cercava di proiettare le emozioni del momento, il calore, e per fare questo si realizzava tutto insieme e non in maniera fredda un pezzo alla volta.
Però alla fine quel che conta è che si continui a far salsa!
Tommy Salsero: Durante il tuo soggiorno presso il centro Hogar Crea (Centro di recupero per tossicodipendenti) hai registrato con l’orchestra Impacto Crea?
Si.
Tommy Salsero: Puoi parlarci del progetto Impacto Crea?
Il progetto nacque da alcuni musicisti che avevano avuto il mio stesso problema, tutti cercavamo un aiuto e per questo creammo il progetto CREA che all’epoca era agli inizi ma che oggi rappresenta un’istituzione fra le maggiori al mondo attiva nella lotta contro la droga, Hogares Crea Internacional. Questi musicisti in quel periodo cercavano di ricostruire la propria vita, esattamente come me, e prima di tutto volevamo lasciare un messaggio per essere d’esempio e far comprendere cosa stava succedendo dentro la fondazione Crea e dentro noi stessi. Fu un progetto molto bello.
Dj Guaci: Attualmente quali sono i musicisti portoricani che stanno facendo la miglior musica, quella che piace a te?
Ti posso dire che recentemente, lo scorso 20 Giugno, abbiamo celebrato i miei 50 anni nella salsa nel Madison Square Garden e mi ha accompagnato la Spanish Harlem Orquesta; quei ragazzi sono incredibili, i migliori che ci sono attualmente, sia come orchestra indipendente che per accompagnare qualsiasi cantante.
The Spanish Harlem Orquesta di Oscar Hernández, incredibili!
Cheo Feliciano con la Spanish Harlem Orchestra
Dj Guaci: È stato un onore e un piacere intervistarla.Può lasciare un saluto per tutti gli italiani che amano la salsa buena?
Io vorrei ringraziare di cuore ai salseri italiani che sono tanti.
A Portorico durante il Congresso della Salsa gli italiani sono stati cinque volte campioni della salsa!
Possiamo dire che l’Italia è la salsa!
Ed io vi voglio molto bene.
Dj Guaci: Un saluto per Salsabox che è il mio programma nella televisione de Lasalsavive.
Amici miei, un saluto dal vostro fratello Cheo invitandoli a guardare Salsabox, perchè questa è salsa, il resto è solo una copia!
I saluti di Cheo Feliciano ai lettori de LaSalsaVive
Il 24 di Ottobre al Colosseo Guillermo Angulo si celebrerà un avvenimento unico nell’ambito musicale e culturale di Portorico: il ritorno del celebre gruppo BATACUMBELE.
Nel 1970 tra New York e Portorico nasce un gruppo unico con una sonorità ed uno stile Afrocaraibico differente da ogni altro.
I Batacumbele prendono il nome da “Bata” che il lingua Yoruba significa “tamburo” e da “cumbele” che deriva da “Kum”, che significa “ginocchio” e “bele”, che è l’azione di piegare il ginocchio.
In pratica sarebbe come dire: “inginocchiato davanti al tamburo.”
Batà è ovviamente anche un riferimento chiaro alla tradizione della Santeria.
Questo gruppo ha cambiato tutta la struttura musicale, rivoluzionando i canoni ritmici utilizzati da altri gruppi dell’isola.
I Batacumbele si possono paragonare per importanza e innovazione agli Irakere, tra l’altro questi gruppi hanno anche collaborato insieme.
Questi straordinari musicisti hanno saputo creare un mix tra la tradizione di Portorico come Bomba, Plena e musica Jibara assieme al Songo utilizzato dai Los Van Van e ai tambores Batà della tradizione santera, arrangiati in chiave jazzistica.
Un mix micidiale che ha segnato un epoca non solo a Portorico ma anche a Cuba, dove i Batacumbele erano letteralmente adorati.
Ecco il video delal partecipazione al festival di Varadero del 1984:
Batacumbele a Cuba nel 1984 suonano la canzone “El Mas Chevere”
Il gruppo nasce a New York alla fine degli anni 70 da Cachete, Eric Figueroa e Eddie “Guagua” Rivera, dalla volontà di creare qualcosa di nuovo e diverso con i migliori musicisti disponibili a lavorare in questa direzione.
Qualcosa che andasse al di là della Salsa, un fusione tra la tradizione africana, i ritmi di Portorico e Cuba.
Il tutto arrangiato con sofisticati arrangiamenti di Jazz moderno, sulla scia di quello che facevano Chick Corea, Herbie Hancock, ecc.
Questo progetto non era indirizzato alla musica ballabile, ma era un vero e proprio progetto artistico alternativo.
Nel 1980 viene formato il gruppo definitivo nell’isola di Portorico.
Questa era la formazione originale: Angel “Cachete” Maldonado (fondatore, congas, batá, timbal), Giovanni Hidalgo (congas), Anthony Carrillo (bongó, cencerro), Jimmy Rivera (batteria), Eric Figueroa (acoustic piano), Eddie “Guagua” Rivera (basso), Héctor Veneros (sax e flauto), Jerry Medina (voce e tromba), Juancito Torres (tromba), Angel “Papo” Vázquez (trombone) e José Luis “Chegüi” Ramos (voce e cori).
Musicisti eccezionali come il pianista Eric Figueroa, il trombettista Juancito Torres, il grande percussionista Giovanni Hidalgo, il bassista Eddie Rivera…vengono tutti da questo incredibile ensamble. Album come “Con un Poco De Songo” del 1981 o “En Aquellos Tiempos” del 1983 sono nella storia della musica latina di sempre.
Un altro video del 1985:
Dopo 3 decadi, ognuno di questi musicisti ha avuto una grande carriera solista, suonando nei migliori locali del mondo e adesso si ritrovano tutti insieme per celebrare il loro trentennale: BATACUMBELE: “El Regreso” – Los Originales
La formazione:
Angel “Cachete” Maldonado (percussioni) Jerry Medina (voce e tromba) Eric Figueroa (pianista, Direttore Musicale) Richie Flores (percussioni) Eddie “Gua-Gua” Rivera (basso) Anthony Carillo (percussioni) Pablo “El Indio” Rosario (percussioni) Jimmy Rivera(Batteria) Endel Dueño (percussioni) José Luis “Chegui “Ramos (voce) Héctor Veneros (Sax Tenor, flauto) Ángel “Papo” Vázquez (Trombone) Piro Rodriguez (Tromba) José “Joe” Cordero (cori) Ricardo Pons (flauto, baritono e clarinetto)
Con loro suonerà anche un altro gruppo tra quelli più innovativi, ovvero Truco Y Zaperoko.
La discografia dei Batacumbele:
1981 Con un Poco De Songo
1983 En Aquellos Tiempos
1994 Afro-Caribbean Jazz
1994 Live at the University of Puerto Rico
1999 Hijos del Tambó
¡El sábado 24 de octubre de 2009 se celebrará un acontecimiento único en el ámbito musical y cultural de Puerto Rico: BATACUMBELE… “El Regreso” – Los Originales – en otro junte para la historia!
En 1979 surgió en Puerto Rico un grupo único con su propio sello y estilo afro caribeño, conformado por un grupo de jóvenes talentosos que se dieron a la tarea de innovar basándose en las más firmes tradiciones afro-latinas y creando una verdadera explosión -BATACUMBELE- quienes cambiaron toda la estructura rítmica de lo que se estaba tocando en la Isla. Fusionaron jazz con los tambores africanos, ritos santeros, el songo cubano y los ritmos tradicionales de Puerto Rico, como la bomba, la plena y la música jíbara.
Al presente… y a través de tres décadas, cada uno de sus integrantes ha mantenido exitosas carreras artísticas recorriendo las mejores plazas del Mundo, y ahora, una vez más se re-encuentran para celebrar su trigésimo aniversario y añadir otra huella en su historia: BATACUMBELE: “El Regreso” – Los Originales.
Batacumbele – “El Regreso” – reunión con los Originales y Grandes Invitados:
Eric Figueroa (pianista, Director Musical) Jerry Medina (voz y trompeta) Angel “Cachete” Maldonado (percusión) Eddie “Gua-Gua” Rivera (bajo) Richie Flores (percusión) Pablo “El Indio” Rosario (percusión) Anthony Carrillo (percusión) Endel Dueño (percusión) Jimmy Rivera,(Batería) José Luis “Chegui “Ramos (voz) José “Joe” Cordero (coro) Héctor Veneros (Sax Tenor, flauta) Ángel “Papo” Vázquez (Trombón) Piro Rodríguez (Trompeta) Ricardo Pons (flauta, barítono y clarinete)
Le invitamos a este evento histórico en una de las mejores plazas de todo Puerto Rico para un evento de este calibre: El Coliseo de Carolina, de los pocos en la Isla que poseen una instalación acústica para eventos musicales. Batacumbele gozará de un montaje técnico insuperable, garantizando a los Artistas y al Público un evento inolvidable.
Fecha: 24 de octubre de 2009
Venue: Coliseo Guillermo Angulo
Ciudad: Municipio Autónomo de Carolina
Hora: 8:00pm – 12:00am
Abriendo: Truco y Zaperoko y las Batu-Chicas
Capacidad: 3,000 personas
Boletos: General $25 – Arena $35
Pre-venta: General $15.00 – Arena $25.00
Disponibles: Ticket Center (787) 792-5000 / www.tcpr.com
Produce : Brigada por la Libre
Información: (787) 562-6760 y (787) 448-1835 / porlalibrepr@gmail.com
Intervista di Tommy Salsero realizzata durante l’Energy Days di Bologna il 3 Gennaio 2009
Il Maestro Leonardo Martinez Moya racconta della prima volta che venne in Italia con il Conjunto Folklorico nacional de Cuba e della storia del ballo cubano.
Intervista a Leonardo Martinez Moya – Bologna 03/01/09
Il concerto della Fania All Stars di venerdì scorso allo stadio Nazionale di Lima in Perù ha visto 15.000 persone paganti presenti allo spettacolo, risultato decisamente molto positivo anche considerando che lo stesso giorno si teneva il concerto di Lady Gaga che ha avuto un risultato di poco superiore e che ha visto gli organizzatori ribassare i prezzi d’ingresso a causa delle vendite al di sotto delle attese.
Anche Ismael Miranda sul suo profilo facebook ha ringraziato i peruviani per aver preferito la salsa al pop!
“Mis hermanos Peruanos me llenan de orgullo al saber que prefirieron ver la Fania en vez de Lady Gaga siendo los dos conciertos el mismo dia. “LATINOS ALREDEDOR DEL MUNDO APOYEMOS LO NUESTRO, APOYEMOS LA SALSA”.
“I miei fratelli peruviani mi riempiono d’orgoglio per aver preferito vedere la Fania anzichè Lady Gaga, dato che i due concerti erano lo stesso giorno. LATINI IN GIRO PER IL MONDO SOSTENIAMO LA NOSTRA CULTURA, SOSTENIAMO LA SALSA”.
Purtroppo ci lascia un altro grande artista di Puerto Rico, Sammy Ayala, è deceduto l’altro giorno presso l’ospedale di San Juan per un tumore.
Nato a Santurce (Puerto Rico) il 17 febbraio del 1933. Aveva 79 anni.
Carlos Samuel (“Sammy”) Ayala Román è ricordato prima di tutto per essere stato il corista dell’orchestra di Rafael Cortijo sin dal 1954.
Succesivamente collaborò con il Sexteto di Gilberto Colon e a partire dal 1972 con Ismael Rivera nel gruppo Los Cachimbos.
Nel 1980 prese parte alla registrazione dell’ultima produzione di Rafael Cortijo “El sueño del maestro” e dopo alcuni anni entrò a far parte del Grupo ABC di Jesús Cepeda, con il quale registrò gli album “La historia se repite” e “Amor de mascarada”.
Una decina di anni dopo, nel 1997, l’artista riapparve con un nuovo progetto musicale conosciuto come Plenarium e nel quale produsse i dischi “Navidad con Plenarium” e “Hacia el nuevo milenio”.
Fra i suoi lavori più conosciuti ricordiamo canzoni come: “Lo dejé llorando”, “Lo mucho que te quiero”, “Dios los cría y ellos se juntan”, “Pónganse duro”, “Lo sabía” e “El que lo hereda no lo hurta”.
Ecco la telefonata “vigliacca” che abbiamo fatto al Maestro Marco Francesconi e a cui ha preso parte anche Francesco Scalvenzi degli Alafia, durante la diretta radio del ns. programma di salsa classica di sabato 3 novembre.
Il 13 novembre è prevista l’uscita di una raccolta di canzoni e video di Ruben Blades e i Seis del Solar.
La confezione comprenderà ben 2 cd e 2 dvd con i maggiori successi live registrati durante i concerti del tour di “Todos Vuelven” in America Latina e negli Stati Uniti.
Un’occasione da non perdere per tutti i fans di Ruben Blades.
La raccolta fa seguito all’uscita del disco di Ruben Blades con Cheo Feliciano, “Eba Say Aja“, che ha già ottenuto un grande successo nelle classifiche internazionali di settore e che è stato nominato al Grammy Latino.
Salve Maestro è un piacere essere qui con lei e vorrei darle il benvenuto nel nostro paese da parte del nostro sito Lasalsavive.org e ringraziarla per questa intervista.
Quando ha iniziato a suonare e quali sono state le sue influenze musicali?
Ho iniziato a suonare a cinque anni grazie ad una fisarmonica che mi regalarono i miei genitori. Sono stato influenzato dai miei familiari, che vantano due generazioni nella musica popolare e classica.
Suonavano anche i miei zii e guardandoli ho imparato molto.
Ci riunivamo tutti a casa dei miei nonni dove c’erano due pianoforti; c’era chi suonava la chitarra, chi il piano e tutti cantavano.
Fu così che mi innamorai del piano, infatti volevo suonarlo sempre.
Però a casa mia non ne avevamo uno e per questo motivo imparai a suonarlo solo più tardi.
Quali sono stati i pianisti caraibici di jazz latino o di musica latina in generale che l’hanno influenzata maggiormente?
Inizialmente c’è un mio antenato Juan Morel Campos che era un grande compositore di danzas portoricane e che era portoricano mentre io sono dominicano.
Lui andava a casa dei miei nonni, questo molto prima che io nascessi.
Perciò si ascoltava e si suonava molta musica sua nella nostra famiglia.
A seguire l’influenza cubana è stata molto importante, Lecuona, Saumel e Cervantes, e anche la contradanza.
Tutta questa musica si suonava molto a casa mia.
Può raccontarci della sua carriera musicale all’inizio e dopo il suo trasferimento a New York?
Dai cinque ai nove anni ho suonato ad orecchio, dopo ho iniziato a suonare il piano e mi sono iscritto al conservatorio nazionale di musica dove ho proseguito gli studi per 13 anni e mi sono diplomato.
A 14 anni ho scoperto il jazz grazie ad un mio zio che faceva un programma radio di due ore tutti i lunedì dedicato al jazz.
Fu lì che ascoltai per la prima volta il grande Art Tatum che suonava “Tea for Two” con un solo piano e fu così che mi innamorai di uno stile nuovo: il jazz.
Fino a quel momento avevo suonato solo musica classica, da lì in avanti avrei iniziato ad approfondire anche la musica popolare e le mie radici latine.
A 16 anni sono entrato a far parte della Orquesta Sinfónica Nacional del mio paese come membro più giovane; i miei maestri del conservatorio, che erano membri della Sinfonica, mi raccomandarono per un provino davanti al direttore che mi ascoltò suonare e mi fece entrare nell’Orchestra.
Successivamente imparai a suonare le percussioni sinfoniche ed entrai a far parte della sezione di percussioni dell’orchestra sinfonica dove rimasi fino alla mia partenza per New York.
Quello fu il mio collegamento con New York, perchè quando si inaugurò il Teatro Nacional di Santo Domingo vennero alcuni musicisti da New York a rinforzare l’orchestra Sinfonica e mi ascoltarono mentre suonavo jazz.
Mi dissero: “Com’è che suoni jazz?” ed io: “mi piace molto suonare questa musica” e loro: “però dovresti andare a New York!”.
Uno di loro mi invitò a New York per guardare e per conoscere l’ambiente jazz.
Dormivo a casa sua e la notte andavo a vedere i club di jazz di New York; fu così che mi innamorai di New York e maturai la decisione di andarci a vivere.
Suonai con alcuni musicisti alcune jam sessions e descargas ma principalmente di jazz e non latine.
Poi ritornai a Santo Domingo e il mio amico continuava a scrivermi invitandomi di nuovo a New York e dicendomi “quando vieni, quando vieni?”.
Finalmente nel 1979 feci il grande salto verso New York e fu lì che il mio modo di suonare jazz cambiò e divenne più latino; non volevo perdere le mie radici caraibiche e per questo incorporai i ritmi e le radici latine nel mio modo di suonare il jazz.
Fu così che iniziò a crearsi il mio stile.
Ci tengo a dire che quando arrivai a New York non fu per lavorare ma per studiare: continuai i miei studi alla Juilliard School e al Mannes College che erano grandi accademie classiche e dove studiai molta musica classica.
Inoltre prendevo lezioni private di jazz da altri maestri.
In queste due accademie importanti ebbi l’opportunità di studiare piano, composizione, orchestrazione e direzione d’orchestra.
Tutto questo a New York!
C’è un nostro amico cubano che ci aveva raccontato di una sua amicizia con Emiliano Salvador, può confermare se ha avuto delle collaborazioni con lui?
Beh, in realtà io non conoscevo Emiliano Salvador, però lui mi conosceva per la mia musica così come io lo conoscevo per la sua, per i dischi che avevamo registrato.
Certamente Emiliano era molto rispettato a New York da tutti i musicisti latini perchè a New York i suoi dischi erano reperibili.
E la vita che è sempre piena di sorprese ha voluto che il mio bassista di oggi, Charles Flores, fosse anche il suo bassista e fece molti tour a livello mondiale con lui.
Ma non ci sono mai state delle collaborazioni dirette?
Dirette, no.
Quello che c’è stato è che quando andai a Cuba conobbi la famiglia e i figli di Emiliano, che era già morto.
In quel periodo stavano girando un film sulla sua vita e mi chiesero una dichiarazione; io naturalmente dissi quel che sentivo per la sua musica e quanto lo ammirassi come musicista.
Come nasce la sua tecnica percussiva che ha nel suonare il piano e che esercizi bisogna fare per poterla imparare?
Come ti ho detto prima io ho una formazione come percussionista classico perchè ho appreso tutte le tecniche dei redoblantes, dei timpani e della gran cassa e di tutta la sezione delle percussioni e non solo il piano e la celesta.
Io suono anche il vibrafono e la marimba e il Tom Tom, tutta la sezione intera.
Questo mi tornò utile successivamente quando a New York iniziai a suonare con i grandi batteristi come Steve Gadd, Dave Weckl, Marvin “Smitty” Smith, Horacio “El Negro” Hernandez, Dafnis Prieto, Cliff Almond, insomma molti batteristi hanno suonato con il mio trio e siccome io conosco lo strumento, potevo parlare lo stesso linguaggio con loro.
E tutta questa tecnica mi è servita per comunicare con loro, per dare un suono speciale al mio trio e per poter applicare questa tecnica delle percussioni al piano, perchè il piano è anche uno strumento percussivo.
E il piano nella grande letteratura classica, ad es. Stravinskij, Berio ecc. ha sempre avuto una grande influenza percussiva.
Il piano moderno nella musica classica necessita di questo tocco percussivo, come in Petruška di Stravinsky o Bernstein.
Come ha conosciuto Tomatito e come è nata la passione per il flamenco? Inoltre può dirci qual è stata l’influenza del tango argentino nel suo lavoro Spain II?
Intanto Tomatito era amico di un gruppo di nuovo flamenco che si chiamava Ketama e che era molto popolare in Spagna.
Loro erano molto appassionati di musica latina e volevano fare un disco con molta influenza di salsa e songo.
Questo disco si chiama “Pa gente con alma”, dove suono anche io.
Io li ho aiutati a produrre questo disco al 50%: ci sono molti ritmi latini ed è come un distacco da quello che stavo facendo io fino a quel momento.
Quando stavamo registrando a Madrid, Tomatito era nel nostro studio di registrazione e gli piacque moltissimo il sound latino con flamenco che stavamo registrando; fu così che diventammo amici.
Cinque anni dopo, durante il festival di jazz di Barcellona, gli organizzatori, che sapevano della mia passione per il flamenco, mi chiesero se volevo fare qualcosa in collaborazione sul flamenco.
Gli chiesi: “e con chi?”.
E loro: “sarebbe bello farla con Tomatito“!
Gli risposi che lo conoscevo e che eravamo buoni amici.
Al che mi dissero: “e lui sarebbe disponibile?”.
La mia risposta fu che non lo sapevo, ma che se lui avesse detto di si io sarei stato d’accordo.
Fu così che nacque la nostra collaborazione al festival di jazz di Barcellona ed ebbe un successo a livello mondiale.
Il problema è che il nostro repertorio era molto limitato, c’erano solo tre pezzi pronti così pensammo di fare un concerto in cui suonavamo la chitarra ed il piano da soli per poi incontrarci nel finale e suonare insieme i tre pezzi.
Il pubblico impazzì e i promotori presenti cominciarono a chiederci di suonare insieme; abbiamo fatto due anni di concerti per il mondo ancora prima di registrare il primo Spain.
Fu un successo clamoroso e dopo quattro anni in tour per il mondo, tra Caraibi, Stati Uniti, Europa e Giappone, decidemmo di fermarci un po’.
Dopo tre anni ci riunimmo e nacque Spain II: l’occasione fu quella di un Festival europeo molto importante, il North Sea Jazz Festival in Olanda.
Fu lì che ci rincontrammo.
Suonammo tre volte, la prima io da solo, poi Tomatito sempre solo e alla fine tutti e due insieme dove suonammo Spain.
La cosa ci piacque tanto, la musica ci sembrava fresca, forse anche per il fatto che era da tempo che non suonavamo insieme.
Così decidemmo che era giunto il momento per realizzare la seconda parte di Spain.
In camerino iniziammo a parlarne, Tomatito mi disse che andava spesso a Buenos Aires, che gli piaceva il tango e che era un fanatico di Piazzolla.
Gli risposi che anche io lo ero!
Fu l’inizio del disco.
Pensammo di fare un tributo a Piazzolla e così nacque la radice del disco, la parte centrale; il resto lo creammo in seguito.
Con Spain II facemmo 42 concerti per il mondo con grande successo.
Suonammo due volte anche in Italia, a Roma, nell’auditorium Parco della Musica.
Girammo tutto il mondo e fu una cosa meravigliosa.
Adesso stiamo pensando alla prossima tappa e forse il prossimo anno realizzeremo un altro album di Spain, il terzo.
Quali sono i suoi pianisti contemporanei preferiti e con chi vorrebbe suonare insieme?
Ti posso dire che ho avuto la fortuna di suonare già con alcuni di loro, ad esempio con Herbie Hancock in un Festival in Giappone e alla fine facemmo una gran descarga, una jam session con la Orchestra de la Luz.
Iniziammo a suonare “So What” di Miles Davis ed io chiamai anche Herbie Hancock e Wayne Shorter che stavano suonando insieme.
Facemmo un gran finale davvero molto speciale suonando per circa mezz’ora “So What” a tempo di salsa!
Fu una follia!
Con loro sono molto amico.
Devo fare una tourneè per tutta l’Europa, gli Stati Uniti ed i Caraibi con Chucho Valdes che è un grande amico. Questa collaborazione è nata per caso quando mi invitò al Festival di Jazz che dirige all’Habana e alla fine del mio concerto mi chiamò per suonare al piano una descarga improvvisata che piacque a tutti quanti e così la portammo in giro per tutto il mondo.
Se andate su youtube potete vedere le immagini.
Abbiamo fatto un incontro fra pianisti dei caraibi con Gonzalo Rubalcaba a Santo Domingo ed è stato fantastico.
Sai che a New York esisteva una serie di concerti chiamata “Latin Piano in concert” che si svolgevano al Lehman College dove si esibivano cinque pianisti latini per volta accompagnati da una band di salsa. Una tradizione importante che non si svolge più.
Lì avevo fatto delle descargas con Eddie Palmieri, Charlie Palmieri, Hilton Ruiz, Chucho Valdes e con tanti altri artisti.
Ognuno suonava alcuni brani del proprio repertorio e alla fine tutti insieme.
Era una vera follia!
Quali sono i progetti futuri che vorrebbe realizzare?
Ho un progetto che non è latino ma di musica classica.
Devo scrivere il mio secondo concerto per pianoforte e orchestra che sarà registrato all’Auditorium di Tenerife (Isole Canarie) il prossimo 13/14 Marzo.(ndr: la data si riferisce al 2009)
Sto scrivendo i pezzi tra un tour e l’altro.
Il primo concerto l’ho scritto nel 1999 e l’ho già suonato almeno 50 volte in tutto il mondo (Danimarca, Spagna, Inghilterra, Stati Uniti, Caraibi), però mi manca ancora l’Italia e spero che presto qualcuno mi inviti a suonare con un’orchestra sinfonica italiana. Michel Camilo saluta LaSalsaVive
Ringraziamo la Sig.ra Maria Savino dell’Ufficio stampa eventiduemila entertainment gruppo ede – Torino, la Sig.ra Sara Soria di Adam e il manager di Michel Camilo, Sig. Toni Lama per averci dato la possibilità di intervistare Michel Camilo.