Lupe Victoria Yoli Raimondo, al secolo La Lupe, “La Yiyiyi”, “The Queen of the Latin-Soul”
Nasce il 23 dicembre 1936 nel quartiere San Pedrito di Santiago di Cuba, da una famiglia di umili origini. Il padre, Tirso Yoli, impiegato nella locale distilleria Bacardi, decide per lei una carriera da insegnante e come tale si diploma all’Havana, proprio come la sua “antagonista” Celia Cruz prima di lei.
Il richiamo della musica è però per lei irrinunciabile: si era formata ascoltando intrepreti quali Rita Montaner, Olga Guillot e la stessa Celia Cruz.
Nel 1958 si sposa una prima volta con Eulogio “Yoyo” Reyes, leader del gruppo Los Tropicubas, al quale si unisce, e dal quale ebbe un figlio: René Camaño. In queste prime esperienze musicali già affiora il carattere forte della Lupe che da uno scossone alla scena musicale cubana dell’epoca.
Dopo due anni si separa dal marito (a causa della sua infedeltà) e dal suo gruppo, ed intraprende la carriera solista, registrando per la Discuba il suo primo disco Con El Diablo En El Cuerpo che comprende, tra l’altro, famose ballate americane tradotte in spagnolo come Loco Amor, Quiéreme Siempre, e il suo primo vero successo No Me Quieras Asi che i suoi fans hanno ribattezzato La Pared perchè nei concerti era solita cantarla ponendosi di fronte ad una parete.
Sempre a Cuba pubblica altri due dischi: Lo Que Trajo La Hola e Volviò La Lupe, per i quali riceve il Disco d’Oro dalla casa discografica RCA Victor.
Ma quello che maggiormente la caratterizza sono già le sue esibizioni dal vivo (memorabili quelle al La Red dell’Havana), sensuali e disperate, ma dai toni troppo accesi per la neonata rivoluzione cubana (ma già sotto Batista le sue esibizioni erano considerate di cattivo gusto dai benpensanti, non dal popolo), tanto da costringerla a lasciare Cuba, prima per il Messico dove non ha il successo sperato, e poi per NYC, dove si esibisce in un piccolo locale, La Barraca, tra la 51a e l’8a nel West Side.
Qui subito viene notata dal compatriota Mongo Santamaria che la vuole nel suo gruppo ed insieme incidono Mongo Introduces La Lupe (1963), vero trampolino per il lancio internazionale della Lupe. In seguito entra a far parte dell’orchestra di Tito Puente, apportando nuova linfa vitale dopo la crisi delle big band latine dovuta alla chiusura del Palladium. Questa collaborazione sfocia in una lunga e fortunata serie di dischi, a partire da La Excitante Lupe Canta Con El Maestro Tito Puente (1965) che vendette più di 500.000 copie, per continuare con Homenaje A Raphael Hernadez (1966) e The King And I (1967), tutti per la Tico Records.
La collaborazione con Tito Puente aveva fruttato per la Lupe una maggior disciplina vocale ed artistica, sempre all’interno di una capacità interpretativa fuori dal comune, che spaziava fra tutti i generi musicali caraibici, portandola ad essere, alla fine degli anni ’60 la più grande star della musica latina insieme a Celia Cruz. In questo periodo esegue anche diverse covers , tra cui America da West Side Story e Fever.
Una brusca frenata alla carriera della Lupe si verifica quando alla fine del 1968 Tito Puente la licenzia (evento da cui la Lupe trae la canzone Ay, Ay, Ay, Tito Puente Me Botò), e quando la ormai onnipossente Fania acquista la Tico Records: si dice che Jerry Masucci avesse deciso di spingere la sua protetta e più affidabile Celia Cruz, lasciando l’ingestibile Lupe al suo destino. Nel ’71 poi, il suo secondo marito Willie García, dal quale aveva avuto sua figlia Rainbow, si ammala di schizofrenia e muore quattro anni dopo (secondo alcune fonti invece Willie García sarebbe ancora vivo – 05/2007).
Nonostante ciò si riebbe ben presto grazie alla sua innata forza d’animo e nel ’71 prende parte alla piéce teatrale Two Gentleman From Verona e per tutti gli anni ’70 continua la sua ascesa verso il mito, grazie anche all’incontro col portoricano Tite Curet Alonso, e nel ’74 pubblica Un Encuentro Con La Lupe che segna l’apice della sua fama.
Continuano a renderla unica i numerosi concerti dal vivo nei più grandi centri di NYC, dove i fans adoranti la vedono totalmente immersa nel suo inno artistico alla disperazione.
Sono anche gli anni del suo grande benessere economico che la porta ad acquistare una magione nel New Jersey del valore di 185.000 $ appartenuta a Rodolfo Valentino. Automobili e gioielli sono la sua passione che riesce a soddisfare per tutti gli anni ’70.
La Lupe allo “show del gallo”
Nel ’78 Jerry Masucci fa marcia indietro e le offre un contratto per ricongiungersi con Tito Puente con cui registra La Pareja.
L’arrivo degli anni ’80 segna il declino irreversibile della Lupe, la quale cade in disgrazia anche a causa del suo fanatismo religioso. La Lupe aveva infatti sempre seguito la sua religione originaria della Santeria; in seguito ad un incidente domestico che le lede la colonna vertebrale, rimane paralizzata alle gambe; un guaritore Evangelico la convinse di aver contribuito alla sua guarigione, in realtà dovuta all’intervento donatole dalla Città di New York, insieme ad un appartamento.
Da quel momento la Lupe si vota completamente a questa confessione, incidendo diversi dischi a tema, fino a vivere di elemosine negli ultimi anni di vita.
Muore per cause naturali il 28 febbraio del 1992, a soli 56 anni. I suoi figli decidono di seppellirla nel cimitero di St. Raymond nel Bronx, ma senza dotare la sua tomba di una lapide, per evitare che i fans ne facciano scempio; proprio un fan ha fatto invece una campagna di raccolta fondi per acquistarne una, la qual cosa si è avverata grazie anche alla munifica donazione dell’attrice portoricana Miriam Colon.
L’incrocio tra East 140th Street and St. Ann’s Avenue nel Bronx (dove la L. visse i suoi ultimi giorni) è stato rinominato in suo onore La Lupe Way.
Ritratto
Non c’è un genere musicale che la identifichi del tutto perché spaziò un po’ in tutti i generi: certamente diede un forte risalto ad un genere un po’ in ombra ai suoi tempi, il bolero.
Chi l’ha potuta vedere dal vivo, dice che la Lupe incantava con la sua voce graffiante, si strappava i vestiti, lanciava via le scarpe, era un fiume inarrestabile che rendeva il pubblico partecipe della sua lucida follia. Lo scrittore cubano Guillermo Cabrera Infante la descrive come “un tremore demente, un’incursione trepidante, un vero attacco… sembra posseduta dal demonio del ritmo… Oggi ho il diavolo nel corpo –dice- … poi inizia a colpirsi, a graffiarsi ed a mordersi le mani e le braccia”. Non soddisfatta di questo esorcismo musicale si avventa contro la parete al fondo assestando colpi con i pugni ed uno o due colpi con la testa, trovando finalmente quiete. Dopo il martellamento della scenografia attacca il pianoforte ed aggredisce il pianista con furia rinnovata. Tutto questo senza smettere di cantare e senza perdere il ritmo…”
Queste sue caratteristiche l’hanno spesso fatta assimilare a Judy Garland, anche a causa del suo seguito fra gli omosessuali in Spagna ed in Latino-America.
Un ulteriore omaggio all’arte di questa grande artista fu l’inclusione del suo brano Puro Teatro all’interno del film Donne Sull’Orlo Di Una Crisi Di Nervi di Pedro Almodòvar (1988).
Il 2 marzo 2007 è uscito a Miami un documentario sulla Lupe intitolato La Lupe: The Queen Of The Latin Soul in cui la regista Ela Troyano ripercorre tutta la parabola della Lupe, da Cuba al Bronx, tracciando di fatto un disegno complessivo di quel periodo musicale latino compreso tra gli anni ’50 e gli anni ’80.
Discografia completa
• “Con el Diablo en el Cuerpo”, 1960.
• “La Lupe is Back”, 1961.
• “Mongo Introduces La Lupe”, 1963.
• “The King Swings, the Incredible Lupe Sings”, 1965.
• “Tú y Yo”, 1965.
• “Homenaje a Rafael Hernández”, 1966.
• “La Lupe y su Alma Venezolana”, 1966.
• “A mí me llaman La Lupe”, 1966.
• “The King and I”, 1967.
• “The Queen Does Her Own Thing”, 1967.
• “Two Sides of La Lupe”, 1968.
• “Queen of Latin Soul”, 1968.
• “La Lupe’s Era”, 1968.
• “La Lupe is The Queen”, 1969.
• “Definitely La Yiyiyi”, 1969.
• “That Genius Called The Queen”, 1970.
• “La Lupe en Madrid”, 1971.
• “Stop, I’m Free Again”, 1972.
• ¿Pero Cómo va ser?, 1973.
• “Un Encuentro con La Lupe”, 1974.
• “One of a Kind”, 1977.
• “La Pareja”, 1978.
• “En Algo Nuevo”, 1980.
I cantanti Gilberto Santa Rosa e Tony Vega saranno alcuni fra gli ospiti che renderanno omaggio al Maestro Willie Rosario per i suoi 55 anni di carriera.
Il concerto intitolato “55 anni di Mr. Afinque” si terrà sabato 20 aprile 2013 al Colosseo Roberto Clemente di Portorico e renderà tributo alla carriera del famoso timbalero e direttore d’orchestra.
Gilberto Santa Rosa e Tony Vega furono cantanti dell’orchestra di Willie Rosario insieme a Chamaco Rivera, che farà parte della lista degli invitati al concerto insieme a Pupy Cantor, Guillo Rivera, Primi Cruz e Rico Walker, fra i tanti.
Edit 14 luglio 2013
Ieri sera si è svolto il concerto di Ray Perez, Teo Hernandez e i Los Dementes italiani.
Ecco i primi video che abbiamo ricevuto!
Presto pubblicheremo altri video e le foto…
Grande novità per gli amanti della musica di Ray Pérez e i Los Dementes.
Il pianista venezuelano leader dei Los Dementes sarà ospite dell’Amburgo Salsa Festival il prossimo 13 Luglio 2013, dove si esibirà insieme a Teo Hernandez e i Los Dementes italiani, orchestra con cui si era già esibito in alcuni concerti in Italia e a Ginevra.
No me preguntes que me pasa
tal vez yo mismo no lo se
prestame unas horas de tu vida
si esta noche esta perdida
encontremonos los dos.
No me preguntes ni mi nombre
quiero olvidarme hasta quien soy
piensa que tan solo soy un hombre
y si lloro no te asombres
no es por falta de valor.
No se, quien eres tu y no interesa
solo se que mi tristeza necesita tu calor
y al esconder mi cara en tu cabello
pensare que solo es bello
este instante del amor.
Pero no, no me preguntes nada
hazlo si quieres por favor
bebamos en la copa de la aurora
y esta noche pecadora
emborrachame de amor.
No se, quien eres tu y no interesa
solo se que mi tristeza necesita tu calor
y al esconder mi cara en tu cabello
pensare que solo es bello
este instante del amor.
Non mi chiedere cosa mi succede
A volte nemmeno io stesso lo so
Prestami alcune ore della tua vita
se questa notte è persa
Incontriamoci noi due.
Non mi chiedere nemmeno il mio nome
voglio dimenticarmi perfino chi sono
Pensa soltanto che sono un uomo e se piango non ti stupire
non è per mancanza di coraggio.
Non so chi sei tu e non importa
so solo che la mia tristezza ha bisogno del tuo calore
e nel nascondere il mio viso tra i tuoi capelli
penserò solo che è bello
questo istante dell’amore.
Però no, non mi chiedere nulla
non farlo, sei vuoi, per favore
beviamo dalla coppa dell’aurora
e questa notte peccatrice
Ubriacami di amore!
Non so chi sei tu e non mi importa
so solo che la mia tristezza ha bisogno del tuo calore
e nel nascondere il mio viso tra i tuoi capelli
penserò solo che è bello
questo istante dell’amore.
Ecco le foto del concerto della Charanga Moderna all’Adelaide!
A breve pubblicheremo anche i video.
Clicca qui per vedere le foto
Ed ecco un video della Charanga Moderna interpretando “Mama Guela”:
Volevo ringraziare tutto lo staff dell’Adelayde e Beto dj per la splendida serata. Tutti gli amici provenienti da tante regioni che sono venuti ad ascoltare il nuovo repertorio della Charanga Moderna, GRAZIE A VOI che ci supportate riusciamo sempre a crescere e a correggere gli errori. Un grazie anche a tutti i maestri che portano gli allievi ad ascoltare la musica dal vivo….VI RINGRAZIO A NOME DI TUTTA L’ORCHESTRA! Un grazie a Max Chevere che lavora da dietro le quinte perchè tutto fili liscio..però presto gli faremo una sagoma che lo sostituirà nelle occasioni che contano!!!
Tommy Salsero
La CHARANGA MODERNA sabato 26 Gennaio ritorna in Emilia-Romagna, questa volta all’ADELAYDE di Tamara (FE) per un nuovo concerto!
Durante la serata si alternerà alla musica del dj resident BETO per un evento interamente dedicato alla SALSA CLASSICA.
Ed ecco il commento di Tommy Salsero del concerto di Roberto Roena al Festival Latino Americando del 28 giugno 2009 tratto dal forum LaSalsaVive:
Grande Beppe!
Confermo le tue impressioni.
Aggiungo anche alcune cose che faranno capire meglio come sono andate le cose.
Entro un paio di giorni finirò la mia recensione,perchè stò aspettando alcuni dati sui musicisti che mi devono inviare via mail e poi andrà nel portale con le foto del concerto.
Io e Max eravamo gli unici sul palco, a parte gli altri addetti del festival, tra quelli sul palco assieme a Jorge Santana e la moglie di Roberto Roena!
Lavoriamo con l’ufficio stampa del festival e facciamo sempre le recensioni,video e foto oramai da 5 anni.
Sono sempre gentilissimi, però sul palco non si può stare e questa è stata la prima volta anche per noi!!!
A volerci sul palco è stata la moglie di Roena che si è ricordata delle volte che uscivamo insieme per San Juan.
Non pensavo che dopo 4 anni si ricordasse di noi e quando ci ha chiesto di salire ci siamo rimasti di sasso.
Lo ammetto da qui il concerto era stratosferico, i cantanti si sentivano benissimo e tutto era splendidamente bilanciato.
Sezione voci davanti, sezione ritmica perfetta e la SUBLIME sezione dei fiati indietro, assolutamente la migliore sezione fiati che ho sentito al Festival con tre trombe, un trombone ed un sax che si alternava al flauto.
Un grandissimo peccato che tutta questa meraviglia sia stata rovinata dal missaggio esterno.
Quindi il problema era oltre le spie, ed infatti anche i nostri amici mi hanno detto che sotto il palco i cantanti non si sentivano.
Il problema del concerto però è arrivato purtroppo a metà concerto per un malore del timbalero ufficiale del gruppo Endel Dueño.
Un GIGANTE dei Timbales che alla fine del suo assolo si è sentito male, ha avuto un problema ai tendini delle braccia ed un piccolo problema cardiaco.
Abbiamo temuto il peggio io ero proprio li davanti a lui quando lo hanno portato via, per fortuna c’era il Chato, un grandissimo percussionista peruviano che suona nei Mercado Negro e che era lì sul palco per omaggiare Roena.
Il Manager gli ha chiesto di continuare il concerto e lui ha accettato.
Da quel momento però nonostante la bravura di Chato, il gruppo era con la testa al loro compagno e questo si è percepito molto chiaramente.
Dopo tre pezzi, se non ricordo male, hanno chiuso il concerto.
C’erano alcuni brani che necessitavano di Endel tra cui il pezzo finale con il ballo di Roena assieme a Jorge Santana e non era possibile continuare.
Hanno portato via Endel con il gruppo, io ero li con loro Endel che tremava come una foglia con ghiaccio sul cuore.
Sono scappati tutti via con lui,è rimasto solo Roena per 5 minuti a fare i saluti alla radio e poi è andato via anche lui con il resto del gruppo.
Pochi minuti fa mi hanno avvisato che stà meglio e che per fortuna dopo le cure si è ripreso.
Oggi suonavano in Spagna e poi andavano in Svizzera.
A presto con altre notizie.
E’ stato un grandissimo concerto… e che bello rivedere tanti amici sotto il palco!
P.S. Gli altri sul palco erano i due ballerini appassionatissimi, Giacomo Frassica e Alessandra Ferri che hanno ballato per tutto il tempo dietro le quinte e che conoscevano a memoria tutti i pezzi.
Tra tanti ballerini interessati solo al ballo fatemi fare i complimenti a loro due che hanno dimostrato di amare tantissimo la musica di Roena.
Era la nostra prima esperienza a Treviso nella bellissima discoteca Odissea.
Volevo ringraziare tutto lo staff Odissea, Beto dj che ha voluto questo reincontro dopo tanti anni, Max che è rimasto a casa per forza di causa maggiore, al sassofonista della Charanga Moderna Valentino presente con una la mitica Livia e gli amici di Bergamo.
Ai miei compagni di viaggio in macchina, oltre a Beto, el Barrio dj che ci ha deliziato con 3 interventi di salsa buena e le bellissime Sabrina “Salsamemucho” Babini e la giovanissima Gaia.
Nonostante una nebbia fitta e dopo il rinvio causa ghiaccio della volta scorsa non so come chiamarvi…capitani coraggiosi? Siete giunti da tanti posti lontani Lombardia,Emilia Romagna,Veneto,Friuli,Trentino e persino amici e amiche dall’Austria!
Grazie a tutti i maestri e gli appassionati che seguono queste serate con lo spirito giusto di condividere un momento di cultura musicale e divertimento SENZA divisioni.GRAZIE!
P.S. se ho dimenticato qualcuno…ho dormito 3 ore…e sono fuso. ^___^
Tommy Salsero
Per vedere le foto dell’evento clicca qui oppure sulla foto a seguire.
Tanti auguri a tutti i nostri amici appassionati di salsa classica con l’augurio che il nuovo anno vi possa portare tanta salute, serenità in compagnia dei vostri cari e naturalmente tanta ma tanta salsa classica!
Intanto ecco le foto della bellissima festa di ieri al New York Salsa Club di Mozzo (BG), dove la Charanga Moderna si è esibita in un concerto diviso in ben tre set alternandosi alla musica di Vanny dj Capoferri!
LaSalsaVive ringrazia tutte le persone che hanno preso parte all’evento ed in particolare gli organizzatori nella persona di Vanny, dei suoi soci e del loro splendido staff!
di Tommy Salsero:
Alzato da poco….e dopo aver divorato (che fame) Lenticchie e zampone, devo fare i miei ringraziamenti per il bellissimo capodanno passato a suonare con la Charanga Moderna. E’ stato il concerto più lungo diviso in tre parti! GRAZIE a Vanni e Walter per averci invitato,è stata la ciliegina sulla torta di questi primi 4 mesi al N.Y. salsa club. Nel 2013 la collaborazione continuerà e da Febbraio faremo il Sabato! Grazie a tutti gli amici che ci sono venuti a trovare da Lombardia,Veneto,Toscana,Emilia,Svizzera. E’ stato davvero bello rivedere tanti amici e brindare al nuovo anno. Grazie a Max per aver lanciato la diretta radio in contemporanea, chi non è potuto venire ci ha ascoltati nel web! I dj Claude e Patrick che sono venuti a trovarci. E poi gli amici e compagni di viaggio i Charangueros..moderni!!! Grazie a tutti e BUON 2013!
Se ci fu un cantante ritmico, carismatico ed istrionico che lasciò uno stile molto definito nei locali dove si esibiva, nella decade degli anni sessanta e settanta in quei vecchi club situati nella vecchia zona del Paraíso, nelle feste private a Caracas o nell’interno del paese, questo fu senz’altro Carlos Rafael Perdomo Yánez, meglio conosciuto nell’ambiente artistico come “El Negro Calaven”, che salì alla ribalta grazie a Fedérico Betancourt y su combo latino.
Il suo modo di cantare, secondo quanto affermato dagli specialisti del canto afrocaraibico, era caratterizzato dall’uso dello “scat-singing”, ovvero di quella tecnica fonetica dove si utilizza la poliritmia avanzata come quella usata nella musica africana occidentale, al posto dei convenzionali soneos afrocubani.
esempi di scat-singing
Lo stile fonetico progressivo e ritmico del Negro Calaven era caratteristico perchè possedeva una grande varietà ritmica e poteva essere riconosciuto istantaneamente, cosa che divise la critica fra chi lo definì come un geniale innovatore e chi lo etichettò come un inusuale e radicale cantante di cattivo gusto.
Calaven realizzò le sue prime registrazioni discografiche con “Anguera y sus Muchachos”, musicista di orgine spagnola che viveva nel quartiere Los Castores a San Antonio de los Altos. Fece parte anche dei gruppi “Los Kenyas”, “Los Calvos” e “Los Dementes” diretti dal pianista Ray Pérez. A seguire registrò altri dischi nel 1967, nel 1981 con il pianista Jesús “Chuíto” Narváez il disco “Calaven y Yo”. Inoltre collaborò con: “Pipo y sus Estrellas”, l’orchestra “Los Caciques” diretta da Leonardo Pedroza e “Las Estrellas Latinas” insieme a Canelita Medina, Joe Ruiz e Carlín Rodríguez.
Calaven nacque a Caracas il 29-2-1940 e passò la sua infanzia nel quartiere Tiro al Blanco, parrocchia Candelaria adiacente a Sarría in cui negli anni cinquanta venne costruita la moderna urbanizzazione Simón Rodríguez, vicina alla collina El Avila (Guaraira Repano) durante la dittatura di Marcos Pérez Jiménez, del quale resta solo un settore conosciuto come il barrio Luís Hurtado, vicino alla strada Andrés Bello a Caracas.
La sua ispirazione verso Vicentico Valdez:
Da uomo di origine popolare qual’era, cantava con molto sentimento e veniva spesso paragonato da alcuni suoi amici dell’epoca al cantante cubano Vicentico Valdés, che era anche il suo cantante preferito. Il suo modo di cantare sul palco in modo contorto e gestuale, nacque a seguito di un incidente che ebbe sul finire degli anni cinquanta, quando un signore salì sul palco dove cantava tangos in un omaggio a Gardel a Caño Amarillo e lo spinse facendolo cadere per terra facendogli battere violentemente la testa. El Negro Calaven era un ragazzo che vendeva mango per le strade e al quale piaceva cantare. Era il secondo di nove fratelli e dimostrò di avere un grande talento musicale già in giovane età.
Iniziò la sua carriera artistica insieme ai suoi amici d’infanzia nel “Tiro al Blanco” come cantante di Boleros, che furono la sua principale fonte d’ispirazione e che gli permisero d’interpretare classici come: “Vendrán-Parece Mentira” e successivamente di utilizzare la sua voce melodiosa in canzoni come “Nadie se Salva de La Rumba” e “El Carbonero” (de Iván Linares) che ebbero un grande impatto fra gli appassionati di ballo; però fu con Federico Betancourt che raggiunse la grande popolarità nella metà degli anni sessanta, quando partecipò a numerose trasmissioni televisive in Venezuela, Curacao e Colombia. El Negro Calaven aveva uno stile molto personale, influenzato dal lirismo che lo caratterizzava rispetto agli altri cantanti della sua generazione: era realmente fantastico osservarlo e apprezzarlo dal vivo.
Andando avanti con la sua carriera nel 1981 Calaven registrò con il pianista Jesús “Chuito” Narváez la produzione “Calaven y Yo”. Il Negro Calaven morì a Caracas il 3 maggio del 2003, due anni dopo aver sofferto di un’aneurisma cerebrale, forse causato dall’abuso di alcol e lo stato d’indigenza nel quale era caduto.
Anche se non ricevette mai il riconoscimento che avrebbe meritato, è indubbio il suo grande apporto al genere della musica popolare afrocaraibica, così come lo dimostrano le registrazioni che ci ha lasciato, anche se le prove del suo grande talento sono limitate a pochi dischi.
I critici considerano la registrazione con la Orquesta La Amistad come il lavoro in cui el Negro Calaven mise in evidenza il suo stile particolare ed il suo modo unico di cantare. Il tema con il quale apre l’Lp ci invita già alla festa e alla baldoria sfrenata: con la canzone “Carbonero” del cubano Iván Fernández e arrangiato da uno dei fondatori della Dimensión Latina di Chuito Narvaez cosa abbastanza abituale in queste produzioni degli anni sessanta e settanta.
Un assolo di tromba prima dell’ingresso del montuno; l’assolo del piano a cui mancava solo il tipico grido del Negro Calaven “Chuiiiito”; l’assolo del bongó ed i cori dove si sente la voce di Rodrigo Mendoza; il bolero NO VENDRAS (D.D); il bellissimo NADIE SE SALVA DE LA RUMBA di Ciro Rodríguez con gli arrangiamenti del dominicano Carlos D’ León. Un altro bolero PARECE MENTIRA di Pepe Robles con gli arrangiamenti di Gerardo Alonzo; il merengue UN DIA NOCHE (D.D) e arrangiato da Carlos D León; la canzone HONEY (D.D), arrangiata da Isaías Urbina e resa famosa dall’argentino Sandro, e una splendida plena dal titolo PLENAVEN scritta dallo stesso Carlos Yánez e arrangiata da Carlos D Leó. Sono tre canzoni antologiche interpretate dalla voce del Calaven: Carbonero, Nadie se Salva de la Rumba e Plenaven, esempi assoluti del modo in cui il “moreno del barrio Tiro al Blanco” dimostrò una vera maestria e doti non comuni grazie al suo particolare e originale modo di interpretare le canzoni.
Nell’Lp “CALAVEN Y YO”, (LPV 1969), prodotto dalla casa discografica Velvet e con la copertina stampata a nome dell’Orquesta La Amistad di Chuito Narvaez, la tessitura della banda, il suono, gli arrangiamenti e la presenza di Jesús “Chuito” Narváez, Carlos D León e Gerardo Alonzo como arrangiatori, oltre a Rodrigo Mendoza e Alex Martínez che compaiono nei cori, rendono facilmente percebile il talento e la qualità della sua musica.
Los Calvos, Los Kenya y Calaven:
“Lo conobbi nell’urganizzazione 23 de enero, a Caracas. Ci vedevamo durante i fine settimana perchè io lavoravo per la ditta distributrice delle macchine Remington. A lui piaceva cantare fin da quando era un bambino e a me piaceva suonare il piano. Ci incontravamo e passavamo molto tempo insieme; andavamo nei club notturni a suonare e cantare. Lo facevamo per l’amore che avevamo nei confronti della musica e non per soldi. Fu così che iniziò la nostra amicizia” racconta Ray Pérez, fondatore di tre gruppi venezuelani: Los Kenya, Los Calvos e Los Dementes. “Lui era veramente un uomo con molto calore umano e spettacolare”.
Non aveva una grande educazione formale quando iniziò il suo grande successo; tutti lo chiamavano affinchè cantasse nei club venezuelani e all’estero. Dopo i Los Calvos, cantò con Federico y su Combo. Purtroppo beveva molto, nonostante il medico gli avesse proibito di farlo, e alla fine questo vizio lo avrebbe ucciso. Cercai di convincerlo a smettere ma non mi diede retta, morì il 28 maggio del 2003.
Ray Pérez inizia a ricordare i musicisti dell’orchestra che formò per registrare con el Negro Calaven: El Pavo Frank alle percussioni, Pedro García alla congal – percussionista di origine cubana già scomparso, conosciuto come Pedro Guapacha; Miguel Silva al basso, Araujo al trombone ed il negro Lewis alla tromba. Ovviamente al piano c’era Ray Pérez, compositore e arrangiatore del disco.
Con l’orchestra Los Calvos – continua il suo racconto Ray Pérez – eravamo indubbiamente molto avanti rispetto ai nostri tempi. Ci divertivamo molto nello studio di registrazione con i Los Calvos, e anche con i Los Dementes. El Negro Calaven era stato anche cantante dell’orchestra Pedroza y sus Caciques, però senza registrare nessun disco. Entrambi i dischi dei Los Calvos furono registrati con la casa discografica RCA Víctor. (Estos Son los Calvos y …¡Y Qué Calvos! 1967 e Aquí Estoy de Nuevo 1971 (Palacios).
Calaven con Fedérico y su Combo Latino:
L’LP, Psicodélico con salsa (1968) segna l’ingresso del Negro Calaven nel Combo Latino di Fedérico Betancourt. E’ qui che inizia veramente il successo grazie alle trasmissioni radiofoniche di questo cantante senza uguali e che gli permetterà di presentarsi nel massimo splendore dell’onda pre-salsera nel periodo compreso fra il 1965 ed il 1971. Era l’epoca della psicadelia, del pop e del rock, la stessa epoca, all’inizio degli anni sessanta, in cui il boogaloo proveniente da New York influenzò lo spettacolare Combo Latino di Federico Betancourt, iniziando a segnare una netta differenza rispetto alle altre orchestre che suonavano lo stesso genere. La decisione da parte di Fedérico Betancourt dì’incorporare nella sua orchestra la voce molto particolare e lo stile unico del Negro Calaven, si rivelò vincente.
Lo stesso Betancourt confessò che la voce caratteristica di questo “crooner” creolo che puntava al successo, gli permise insieme al suo produttore discografico di scoprire varie canzoni conosciute nel folclore latinoamericano come: “El Alacrán”, “Que dichoso es”; il classico di Juan Vicente Torrealba, “Campesina” e una stupenda versione del bolero di Armando Manzanero “No” , con la voce del Calaven e la guaracha con boogaloo, “Aunque no tengo dinero”. Ancora più boogaloo possiamo ascoltare in “Oh baby”. Grazie alla combinazione ritmica e vocalistica trasformarono alcuni grandi classici del pop-rock degli anni sessanta come “Sunny” e “El amor es azul” di Paul Muriat in canzoni afro caraibiche. L’altro cantante del Combo Latino, Dimas Pedroza, si mise in luce in questa produzione con le canzoni “Campesina” e “Ha llegado la pachanga”.
Fu un’epoca dai forti contrasti musicali, con le vecchie ville trasformate in club, come nella zona Paraíso, il club della Contraloría o l’INOS a San Bernardino e nei quali i liceali di Caracas organizzavano le loro feste per raccogliere fondi per i loro studi con il Combo Latino di Federico ed i suoi cantanti Dimás Pedroza, Carlín Rodríguez e l’eclettico Calaven.
Ringraziamo il sito Salsabrava.com.ve per averci concesso l’autorizzazione a pubblicare e tradurre questo articolo.
Español
Si hubo un cantante rítmico, carismático e histriónico y que dejó un estilo muy definido en los bailes donde se presentaba, por allá en la década de los años sesenta y setenta en esos viejos clubes de las añejas casonas del Paraíso, en bailes privados en Caracas o hacia el interior del país, ese precisamente fue Carlos Rafael Perdomo Yánez cariñosamente llamado en el ambiente artístico el “ Negro Calaven”, quien salta a la fama de manos de Fedérico Betancourt y su combo Latino. El estilo al cantar de Calaven se caracterizaba, en opinión de especialistas en canto afrocaribe, por el uso del “scat-singing”, técnica fonétia vocal donde se utilizan poliritmias avanzadas semejantes a las usadas en la música Africana Occidental, en lugar de los convencionales soneos afrocubanos.
El estilo fonético progresivo y rítmico de Calaven era característico porque poseía una gran diversidad rítmica y podía ser reconocido instantáneamente en cualquier escenario, lo que lo llevo a ser calificado por críticos musicales de innovador y genial por unos y de radical e inusual o de mal gusto por otros.
Calaven realizó sus primeras grabaciones con “Anguera y sus Muchachos”, músico de origen español residenciado en Los Castores, San Antonio de los Altos. Participo también en las agrupaciones “Los Kenyas” y “Los Calvos” y “Los Dementes” dirigidos por el pianista Ray Pérez. Posteriormente en 1967 grabó En 1981 grabó con el pianista Jesús “Chuíto” Narváez la producción “Calaven y Yo”. Además participó en: “Pipo y sus Estrellas”, la orquesta “Los Caciques” dirigida por Leonardo Pedroza y “Las Estrellas Latinas” junto a Canelita Medina, Joe Ruiz y Carlín Rodríguez, fallecidos estos dos últimos.
Calaven nació en Caracas el 29-2-1940 y se crió en el barrio Tiro al Blanco, parroquia Candelaria adyacente a Sarría y que dio paso en la década de los años cincuenta del pasado siglo XX a la moderna urbanización Simón Rodríguez, cercana al cerro El Avila( Guaraira Repano) en la gestión del dictador Marcos Pérez Jiménez, del cual solo queda un sector hoy conocido como el barrio Luís Hurtado, adyacente a la avenida Andrés Bello, en Caracas.
Su inspiración hacia Vicentico Valdez:
Como hombre de extracción popular cantaba con mucho sentimiento, y lo comparaban algunos de sus amigos de la época con el cantante cubano, Vicentico Valdés, quien era su cantante preferido; siempre se lo manifestó a sus amigos. No obstante él era un vocalista natural. Su manera de cantar contorsionado muy gestual en tarima, surgió a raíz de un golpe, a finales de los años cincuenta que sufrió en la cabeza, cuando un sujeto subió a la tarima en donde cantaba tangos, en un homenaje a Gardel en Caño Amarillo y lo empujó para caer al piso y se golpeó en el cráneo Era un muchacho que vendía mangos en la calle, le gustaba cantar, y era del barrio. Era el segundo de nueve hermanos, Calaven demostró un gran talento musical a muy temprana edad.
Se inicia en la música junto a sus amigos de infancia en el “Tiro al Blanco” cantando Boleros su fuente de inspiración verdadera que le permitió interpretar clásicos como: Vendrán-Parece Mentira, para después cantar sus guarachas y descargar. Su melodiosa voz en temas como “ Nadie se Salva de La Rumba Y El Carbonero ( de Iván Linares)”, fueron de gran impacto en la audiencia bailadora; pero fue con Federico Betancourt fue cuando alcanzo gran popularidad a mediados de la década de los años 60, cuando hizo numerosas presentaciones en vivo y en televisión en Venezuela, Curazao y Colombia. Poseía un estilo muy personal, influenciado por el lirismo que lo caracterizaba frente a otros cantantes de su generación, era realmente fantástico observarlo y disfrutarlo en vivo, Siguiendo su ruta artística nos encontramos que en el año de 1981
Calaven grabo con el pianista Jesús “Chuito” Narváez la producción “Calaven y Yo”. Calaven falleció en Caracas el 03/05/2003, dos anos después de haber sufrido un aneurisma cerebral, quizás generado por la ingesta de alcohol y el estado de indigencia en la que cayó. Aunque nunca recibió el reconocimiento que se merecía, es indudable su gran aporte al género de la música popular afrocaribeña así. como lo demuestran las grabaciones que nos dejó, aunque no numerosas son prueba palpable de su gran talento.
Los críticos consideran que cuando grabó el Lp con el respaldo de La Amistad. “Calaven” se destacó su estilo bien particular, su cantar original que por ende en este trabajo discográfico y aquí no iba a ser la excepción. El tema con el que abre el Lp ya nos invita al bochinche y a la farra desenfrenada: con el tema CARBONERO del cubano Iván Fernández y arreglo de uno de los fundadores de la Dimensión Latina de “Chuito Narvaez” con lo que era una fija en esas producciones de la década de los años 60 y 70.
Un solo de trompeta antes de ingresar al montuno; el solo de piano en donde lo único que faltó fue que “Calaven” diera el grito característico para identificarlo “Chuiiiito”; el solo de bongó y los coros donde se identifica la voz del marabino Rodrigo Mendoza a leguas; el bolero NO VENDRAS (D.D); el sabroso NADIE SE SALVA DE LA RUMBA de Ciro Rodríguez y arreglos del dominicano Carlos D’ León. Otro bolero de nombre PARECE MENTIRA de Pepe Robles y arreglo de Gerardo Alonzo; el merengue UN DIA NOCHE (D.D) y arreglo de Carlos D León; el tema HONEY (D.D), arreglo de Isaías Urbina, popularizado en la voz del argentino Sandro y una sabrosa y exquisita plena identificada como PLENAVEN escrita por el propio Carlos Yánez y arreglo de Carlos D Leó. Son tres temas antológicos en la voz de Calaven: Carbonero, Nadie se Salva de la Rumba y Plenaven. Allí el moreno del barrio Tiro al Blanco derrocho verdadera maestría y sabrosura con esa particular originalidad la forma de interpretar las canciones.
En el Lp de nombre “CALAVEN Y YO”, LPV 1969, bajo el sello Velvet con el respaldo de la Orquesta La Amistad de Chuito Narvaez la tesitura de la banda, el sonido, los arreglos y la presencia Jesús “Chuito” Narváez, Carlos D León y Gerardo Alonzo como arreglistas, aparte de Rodrigo Mendoza y Alex Martínez que aparecen en los coros, se derrochó talento y calidad.Así como también del maestro Isaías Urbina, quien tiempo después pasó a ser director musical de la empresa Venevisión y participante en muchos festivales de música a nivel internacional.
Los Calvos, Los Kenya y Calaven:
Lo conocí en la urbanización 23 de enero, en Caracas. Nos veíamos durante los fines de semana, porque yo trabajaba en la distribuidora de máquinas Remington. A él le gustaba cantar desde muy temprana edad, y a mí tocar el piano. Nos encontrábamos y pasábamos ratos juntos; íbamos a los clubes nocturnos y tocábamos, y él cantaba. Lo hacíamos por amor a la música y no por dinero. Así comenzó nuestra amistad-apuntó Ray Pérez, fundador de tres Agrupaciones venezolanas, Los Kenya, Los Calvos y Los Dementes.- El era de verdad un hombre con mucho calor humano y espectacular.
No tenía mucha educación formal. Cuando triunfó en grande, todo el mundo lo llamaba, para que cantara aquí y allá. Cantó en los barrios, en la calle, con cualquier banda disponible. Después de Los Calvos, cantó con Federico y su Combo.El bebía licor, y el alcoholismo al final lo mató. Aunque el médico le prohibió la bebida, Pero hacía caso omiso. Le traté de decir: “Mira no sigas en eso…” Murió en mayo 28 de 2003.
Pérez comenzó a rememorar los integrantes de la orquesta que formó para grabar con Calaven y los uintegrantes fueron :El Pavo Frank en la percusión, Pedro García en la conga – percusionista de origen cubano ya fallecido, conocido como Pedro Guapacha; Miguel Silva en el bajo, Araujo, en el trombón y el negro Lewis en la trompeta. (Ray Pérez, compositor y arreglista, en el piano).
Con la orquesta Los Calvos-apuntó Ray Pérez- estábamos adelantados a nuestra época, sin lugar a dudas-apuntó. Nos divertiamos mucho en el estudio de grabación con Los Calvos, y también con Los Dementes. Y, aunque Calaven había sido cantante de la orquesta de Pedroza y sus Caciques, él nunca había grabado. Ambos LPs de Los Calvos los hice para RCA Víctor, sello que queaba por el Valle. (Estos Son los Calvos y …¡Y Qué Calvos! 1967) Eso fue en 1971. Regresamos para grabar. Aquí Estoy de Nuevo (Palacios) fue alrededor de ese periodo.
Calaven con Fedérico y su Combo Latino:
El LP, Psicodélico con salsa (1968) viene a marcar el ingreso del moreno Calaven al combo Latino de Fedérico Betancourt.Aquí es cuando verdaderamente comienza a sonar duro en la radio y el salto a la fama respectivo. De este sin igual cantante que le permtió presentarse con todo el esplendor de la onda pre-salsera en la etapa comprendida entre los años de 1965 y 1971. Era la época que la ola psicodélica con el pop y el rock abrumaba al público, sin embargo a otros los cautivaba. Precisamente en esa década de comienzos de los años sesenta, cuando el bogaloo proveniente de New York hace retumbar e influencia al espectacular Combo Latino de Federico Betancourt, de allí que marcan una diferencia con otras orquestas de su estilo. Esa acertada decisión, de Fedérico Betancour, de incorporar a su banda esa voz muy particular y de estilo único como la de Calavén, reimpulsa una vez más su orquesta.
Señaló Fedérico que la voz característica de este “ crooner” criollo que apuntaba hacia el éxito le permitió a él y su productor discográfico escoger varias versiones de temas conocidos en el folklore latinoamericano como El Alacrán, Que dichoso es; el clásico de Juan Vicente Torrealba, Campesina y una estupenda versión del bolero de Armando Manzanero “ No “ , en la voz de Calaven y la guaracha con boogaloo, Aunque no tengo dinero. Más boogaloo tenemos en Oh baby. Toda una combinación rítmica y vocalistica para versionar, al estilo afrocaribe instrumentales de los clásicos del pop-rock norteamericano de la década de los años sesenta como, Sunny y El Amor es azul, de Paul Muriat .El otro cantante del Combo Latino Dimas Pedroza se destacó en esa producción con solvencia y calidad en Campesina y Ha llegado la pachanga.
Fue una época de mucho colorido músical, idílica en las viejas quintas convertidas en clubes de la urbanización Paraíso o el club de la Contraloría o el INOS en San Bernardino y en la que los liceístas de Caracas, organizaban sus verbenas para recoger finanzas de los comités de Pro-graduación con el combo Latino de Federico y sus cantantes, Dimás Pedroza, Carlín Rodríguez y el ecléctico Calaven.
Saliendo del hospital
despues de ver a mi mamá,
luchando contra un cáncer que no se puede curar,
vi pasar a una familia,
al frente iba un señor de edad,
una doña, dos muchachas,
y varias personas más…
de la mano del señor,
un hombre joven caminaba,
cabizbajo
y diciendo arrepentido:
que él era la causa de una discusión familiar,
de la que nos enteramos
al oir al señor gritar:
aunque tu seas un ladrón
y aunque no tienes razón,
yo tengo la obligación de socorrerte,
y por más drogas que uses
y por más que nos abuses,
la familia y yo tenemos que
atenderte.
oooh, oooh
Sólo quien tiene hijos entiende
que el deber de un padre
no acaba jamás,
que el amor de padre y madre,
no se cansa de entregar,
que deseamos para ustedes,
lo que nunca hemos tenido,
que a pesar de los problemas
familia es familia,
y cariño es cariño.
oooh, oooh
Los vi marcharse con su llanto
su laberinto enfrentando
en la buena y en la mala
juntos caminando,
y pensé mucho en mi familia,
los quise tanto auel momento
que sentí que me ahogaba el sentimiento,
aquel muchacho,
y mi pobre madre,
dos personas distintas,
pero, dos tragedias iguales,
oooh, oooh
Cuanto control y cuanto amor tiene que haber en una casa
mucho control y mucho amor para enfrentar a la desgracia
Por mas discuciones que haya dentro en tu casa
por mas que creas que tu amor es causa perdida
ten la seguridad de que ellos te quieren
y que ese cariño dura toda la vida
Cuanto control y cuanto amor tiene que haber en una casa
mucho control y mucho amor para enfrentar a la desgracia
Manten amor y congracia frente la pena
dominando la esperanza y el sentimiento
dando la espalda nose van los problemas
ni la impaciencia resuelve los sufrimientos
Cuanto control y cuanto amor tiene que haber en una casa
mucho control y mucho amor para enfrentar a la desgracia
Uscendo dall’ospedale
dopo aver visitato mia madre
lottando contro un cancro che non si può curare
ho visto passare una famiglia
davanti c’era un uomo
una donna, due ragazze
più altre persone…
di fianco all’uomo
camminava un giovane
avvilito
che diceva pentito:
che lui era la causa di una discussione familiare,
della quale noi abbiamo appreso
quando abbiamo sentito l’uomo gridare:
anche se tu sei un ladro
e anche non hai ragione,
Io ho l’obbligo di soccorrerti
e per quante droghe userai
e per quanto abuserai di noi,
la famiglia ed io dobbiamo servirti (aiutarti),
oooh, oooh
Solo chi ha figli può capire
che il dovere di un padre
non finisce mai,
che l’amore di un padre e di una madre
non si stanca mai
che desideriamo per voi,
quel che non abbiamo mai avuto,
che a passare dai problemi
famiglia è famiglia,
e tenerezza è tenerezza.
oooh, oooh
Li ho visti camminare con il loro pianto
affrontando il loro labirinto
nella buona e nella mala sorte
camminano insieme,
ed ho pensato molto alla mia famiglia
ho atteso tanto quel momento
che sentivo affogare il sentimento,
quel ragazzo,
e la mia povera madre,
due persone distinte,
però, due tragedie uguali,
oooh, oooh
Quanto controllo e quanto amore deve esserci in una casa
molto controllo e molto amore per affrontare la disgrazia
Per quante discussioni che ci siano dentro la tua casa
per quanto tu creda che il tuo amore è una causa persa
hai la sicurezza che loro ti vogliono bene
e che questo affetto dura tutta la vita
Quanto controllo e quanto amore deve esserci in una casa
molto controllo e molto amore per affrontare la disgrazia
Mantenete l’amore e affrontate la pena in grazia
dominando la speranza ed il sentimento
dando le spalle non si risolvono i problemi
nè l’impazienza risolve le sofferenze
Quanto controllo e quanto amore deve esserci in una casa
molto controllo e molto amore per affrontare la disgrazia