Ballare in clave

di Enzo Conte

Ballare in clave” è uno dei tanti modi di dire che hanno preso piede nell’ambiente salsero. Bisogna però stare molto attenti nel dare il giusto significato a questo termine perché di fatto è un concetto molto personale e non una regola che è stata messa per iscritto su un manuale di musica da qualche autorità nel campo musicale.

Anche io in passato ho usato con una certa disinvoltura questo termine, ma, essendo una persona che ama andare a fondo delle cose, col passare del tempo ho preso un po’ le distanze da questo termine, che rischia di generare ancora più confusione di quanta oggi non ce ne sia.

Tra l’altro, in vita mia, non ho mai conosciuto un ballerino che ammettesse “Io ballo fuori clave!“.

Di fatto, se balli sull’uno sei simmetrico sui tempi 1-6-7  sulla clave 3/2,

Se balli sul due, sei simmetrico sui tempi 2-3-8 sulla clave 2/3,

Quindi tre tempi nel primo caso, tre tempi nel secondo.

Bisognerebbe semmai far notare che a Puerto Rico si usa molto l’espressione “Tu no estas en nada” quando fai qualcosa di veramente sbagliato.

Quindi in questo caso “bailar en clave” diventa un sinonimo di “stare in clave“, o meglio dentro il ritmo del brano …e non ballare “a lo loco” o alla “come viene viene”…

Per molti portoricani ballare in clave vuol dire, di conseguenza, entrare direttamente in levare, ovvero sul primo del doppio colpo simmetrico della clave, che nella clave 3/2 cade sul sesto tempo  e nella clave 2/3 sul secondo tempo della musica.

Per capire meglio questo concetto bisogna tenere presente che i portoricani, a differenza di noi occidentali, non sono  abituati a contare la musica.

Per loro la cosa importante é ballare sul ritmo a prescindere dai numeri musicali. Di conseguenza per molti di essi non fa nessuna differenza ritrovarsi a ballare sul secondo o sul sesto tempo musicale.

Facendo lezione con Felipe Polanco, uno dei maggiori sostenitori del ballo in clave, ho potuto infatti constatare come lui ballasse sempre seguendo la clave eseguita nel pezzo musicale. Quando nel brano era suonata la clave 3/2, lui entrava direttamente in avanti con il piede sinistro sul sesto tempo musicale. Quando ad essere suonata era invece la clave 2/3 lui entrava, sempre col piede sinistro in avanti, questa volta sul secondo tempo musicale.

Nei casi in cui  la clave cambiava la  direzione, lui eseguiva quella che tecnicamente si definisce transicion (ovvero un calcetto o una ripetizione dello stesso passo), attraverso la quale si può passare dal secondo al sesto tempo musicale o viceversa.

Quando, infine, la clave era sottintesa Felipe entrava spontaneamente sul secondo tempo musicale, perché evidentemente gli diventava più naturale cantarsi la clave 2/3.

A questo punto già mi immagino qualcuno che con fare molto preoccupato si domanderà: “Ma allora chi balla a tempo balla fuori clave?”.

In realtà la risposta é semplice e ce la dà direttamente la studiosa cubana Graciela Chao Carbonero:

Chi balla a tempo balla sulla melodia e non sulla ritmica!”, attitudine quindi niente affatto sbagliata e assolutamente non da biasimare.

C’è da osservare che alcuni insegnanti  asseriscono che anche  per ballare a tempo si può avere come riferimento la clave 3/2, che ha il suo primo battito appunto nel primo tempo musicale. Una teoria assolutamente condivisibile, anche se ci chiediamo  se chi balla a tempo abbia per davvero come principale riferimento la clave e non piuttosto, come d’altra parte sembrerebbe più naturale, la melodia…

In realtà c’è sicuramente differenza tra:

1) ballare contando la musica

2) ballare seguendo la melodia

3) ballare seguendo il tumbao delle congas

4) ballare seguendo la clave

5) ballare seguendo altri strumenti particolari

Se io conto la musica non sto di fatto ballando in clave. Non perché sia fuori clave, ma perchè prendo come riferimento  la melodia o il semplice conteggio metronomico, finendo così col disinteressarmi della ritmica specifica di un pezzo.

Se, al contrario, ballerò sulla conga avrò come riferimento il tumbao delle congas; se ballo sulla clave avrò come riferimento il pattern ritmico della clave e anche laddove non sarà suonata dall’orchestra,  continuerò a cantarmela mentalmente.

Gli accenti musicali, trasportati nell’esecuzione del basico, sono talmente importanti che  c’è una evidente differenza tra il contratiempo (o baile a tiempo di son) che ballano i cubani ed il bailar en clave dei portoricani.

Il cubano infatti accentua molto il passo d’entrata che avviene sul quarto tempo (che corrisponde al terzo battito della clave).

I portoricani accentuano invece il due e il tre, oppure il sei e il sette in base alla clave che l’orchestra sta suonando.

Questo accentuare la musica in maniera diversa (e chi ha padronanza di queste due tecniche conosce e capisce bene la differenza) farà che lo swing dei due basici sarà diverso…

E’ doveroso, infine, sottolineare come in Italia qualcuno  sostenga che ballare in clave vuol dire marcare con i piedi i tempi della clave.

Questo può forse accadere nell’esecuzione dei pasitos ma non avviene certamente nel ballo di coppia.

Infatti, fin dai tempi del danzon, il passo base è sempre stato composto da sei figure musicali perfettamente uguali precedute o seguite da una pausa (della stessa durata).

Ovvero: Pausa-2-3-4 /Pausa-6-7-8 (en contratiempo)

oppure 1-2-3 -Pausa/ 5-6-7-Pausa (a tiempo)

Tutto il resto sono semmai delle varianti ritmiche su un canovaccio consolidatosi nei secoli…

 

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