Ecco la riflessione scritta da Sandro Veronesi, scrittore vincitore del Premio Strega e padre di tre figli.
Come ormai tutte le feste, anche quella del papà è un evento di marketing, ma l'impressione è che lo sia meno delle altre. Questo la rende automaticamente meno festa delle altre, ma lascia forse un po' più spazio per riflettere sul suo significato. Chi è questo padre che viene celebrato? Cosa si festeggia, di lui? Se la madre è natura allo stato puro, e il legame con lei è così elementare da instaurarsi ancor prima di possedere un organismo autonomo, il padre è una figura più complicata. Il modo in cui, nei secoli, è stato (e si
è) identificato con il potere non aiuta a celebrarlo con tenerezza. Non è certo a quel padre lì - forzuto, autoritario, padrone - che bisogna guardare.
E non è un caso che il giorno scelto per la sua festa sia quello che il calendario cristiano consacra a Giuseppe.
Che padre, dunque, viene festeggiato? Per quali virtù gli siamo riconoscenti?
Io credo che l'ostinazione con cui si continua a festeggiare il papà il 19 marzo sia una specie di auspicio, affinché i padri stessi si rendano conto di quanto sia sbagliato vivere questo ruolo secondo l'inerzia che si è incrostata sulla tradizione. Giuseppe non ha niente a che fare con la natura, né con la forza, né col potere, e non è protagonista; egli protegge solo e ama, probabilmente più di Maria stessa. Questo è il papà che festeggiamo. Ma se ci guardiamo attorno, vediamo padri iper-impegnati, assenti, attanagliati dal miraggio dell'affermazione economica, schiacciati dal peso della responsabilità, intimamente ancora deboli e immaturi ma costretti a mostrarsi duri e adulti. Tanto che, spesso, il ruolo che oggi viene celebrato - dare amore e protezione - viene in realtà svolto da altri.
Ecco: io vorrei che i padri riflettessero, oggi, guardando i disegni e gli omaggi che i loro bambini porteranno da scuola; quei cuoricini, quelle stelline. Vorrei che pensassero a quanto potrebbero utilmente ridurre il proprio ingombro, per essere degni dei diminutivi che gli pioveranno addosso.
Vorrei che si chinassero, per dare un bacio ai propri bambini, e che, rialzandosi, avessero il coraggio di essere più piccoli.
Sandro Veronesi