Nato e cresciuto Rio de Janeiro, studiò con Ivan Serpa tra il 1954, e il 1956 fu parte del Grupo Frente, aderendo poi al movimento Neoconcreto e partecipando alle mostre del 1959 e 1961 a Rio de Janeiro, Salvador e São Paulo. Portò le sue rappresentazioni del Brasile nelle esposizioni internazionali d’arte concreta realizzate nel 1960 A Zurigo, in Svizzera, e e fu presente nelle collettive d’avanguardia Opinione 65 e Opinione 66, Nuova Oggettività Brasiliana e Avanguardia Brasiliana, realizzate dal 1965 al 1967 a Rio de Janeiro e a Bel Orizonte, espose nelle biennali São Paulo (1957, 1959 e 1965) e in quella di Bahia (1966). Nel 1959 Oiticica incomincia a dipingere con tecniche e su supporti tradizionali della storia dell’arte. Ridusse i suoi quadri a effetti cromatici e texture unicamente ottenute da applicazioni di branco che rivelano un asciettismo tale da demistificare i sui lavori successivi.
«Scoprì che quello che faccio è musica e che la musica non è "una delle arti ma la conseguente sintesi della scoperta del corpo.»
I Parangolés, creati negli anni 60, sono starti di materiale plastico, tessuto, juta, sacchi e di variazione cromatiche. Sono creati perché lo spettatore li guadi e balli con essi, proporzionato così ai giochi moderati, i toni sono le varie possibilità dell’opera. Non si tratta di tempo virtuale, ma reale, nella quale il soggetto popola e spiega,rivela e nasconde il colore nel Parangolé
Parangolè è comprende una serie di vestiti che intorno al 1964 l’artista aveva costruito per un’opera dove i collaboratori dovevano danzare con passi di samba che lui aveva imparato nelle scuole della Mangueira
"La mia iniziata evoluzione, diventa la formula di Parangolè , avviene una magica incorporazione degli elementi del lavoro, nella vivencia lo spettatore è chiamato partecipante."