Autore Topic: slang bolognese  (Letto 11927 volte)

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Offline alebsb

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slang bolognese
« il: Novembre 06, 2006, 04:39:11 pm »
Corso on-line ad uso e consumo per chiunque voglia restare lessicalmente giovane e bolognese.
(aggiornamento 2006)


Alla vecchia: sottinteso “maniera”. Locuzione che esprime la caratteristica peculiare di persone o luoghi non troppo appariscenti e sofisticati nel senso positivo del termine. Negli ambienti felsinei si sentiranno spesso frasi del tipo “un posto alla vecchia” o “una tipa alla vecchia”. Nondimeno la locuzione può esprimere il significato equivalente di ”senza porsi il problema”. Esempio: “Quest’estate coi miei amici abbiamo preso la macchina e siamo partiti alla vecchia!”.

Bagaglio: sostantivo che può indicare indifferentemente qualsiasi oggetto (o persona) con accezione negativa. Definisce sinteticamente la condizione di attrezzo inutile il cui unico attributo è quello di possedere un peso senza, nonostante tutto, svolgere correttamente la propria funzione. Esempio: “Cos'è quel bagaglio lì?” domanderà con aria di superiorità il giovane felsineo additando il vecchio cellulare dell'amico dalle dimensioni di un cabina telefonica.
Termini correlati: zavaglio.

Balotta (o ballotta): compagnia, insieme di amici. E’ usato anche come verbo “fare balotta” ossia chiacchierare, fare conoscenza con qualcuno. Esempi: “Soccia, leilà c’è rimasta (vedi)! Si è messa a frequentare una balotta di tossici!”, “Per fortuna che in treno ho fatto balotta con una tipa, senò il viaggio non passava più!”.

Bamba: personaggio di precario aspetto fisico e a volte scarse capacità mentali. Abbreviazione del termine nazionale “bambascione”. Esempio: il giovane fighetto bolognese esclamerà commentando una compagnia di ragazzi poco appariscenti e scarsamente introdotti nell’ambiente: “Quella lì si che è proprio una balotta (vedi) di bamba!”.

Batedo: letteralmente equivalente alla locuzione “una gran quantità di”. Il termine, pur nella sua sinteticità estrema, esprime con disarmante successo l'immagine onomatopeica del tamburellare incessante di qualcosa che si abbatte senza concedere tregua alcuna. Esempio: “Ho preso un batedo d'acqua!” esclamerà correttamente l'ignaro cicloturista appena rincasato fradicio dopo l'ennesimo temporale di stagione.

Bazza: intrallazzo, conoscenza tattica. Generalmente volta all'ingresso in disco senza sottostare a code di ore o allo sconto all'atto di un acquisto. Esempio: “Ehi, regaz, stasera ho trovato le bazze per entrare!”

Bella…(soggetto): desinenza di saluto amichevole generalmente utilizzata tra persone che si conoscono. Esempi: “Bella Walter, come stai?”, “Oh, bella te, come va?”.

Berta: pistola, rivoltella. Si pronuncia esclusivamente con la “e” molto aperta.
 
Beverone: bevanda alcolica, cocktail. Esempio: il giovane felsineo dopo il quinto cuba libre dirà all’amico dentro al disco pub: “Quasi quasi mi faccio un altro beverone, tanto anche se mi incasso (vedi) domani sono in branda!”.

Boccheggiare (da cui il sostantivo boccheggio): cogliere sul fatto, sgamare, scoprire. Esempio: il giovane ingenuo bolognese non si dà pace perché si è fatto scoprire con l’amante: “Merda, ieri sera non ho controllato il cellulare e la morosa mi ha boccheggiato in pieno i messaggi con la tipa!”

Bona lè: basta. Locuzione sintetica ma esaustiva per sancire il termine di qualsiasi attività o discussione. Esempio: “Bona lè! riga (vedi)! non ne voglio più mezza (vedi)!” affermerà perentoria la fanciulla-bene all'incipiente quarantasettesimo tentativo di intomellamento (vedi) ad opera del maldestro maraglio (vedi) di turno.
Termini correlati: riga.

Bresco (da cui il sostantivo bresca e il verbo imbrescarsi): ubriaco, sbronza, ubriacarsi. Esempio: il giovane timido felsineo dopo il terzo negroni commenterà: “Adesso che sono bresco riesco finalmente a intomellare (vedi) le tipe!”.

Broda: benzina, carburante. Esempio: il giovane, accortosi che la spia della riserva sul cruscotto della sua auto si è accesa, sbotterà: “Merda, prima di arrivare a casa devo ricordarmi di fare broda!”.

Bulbo: capelli. Esempio: il bolognese veramente giovane affermerà al suo amico scapigliato dalla corrente: “Con questo vento hai un bulbo che non si affronta!”

Busone: termine conosciuto anche a livello nazionale che in genere ha più significati: letteralmente significa omosessuale, ma si attribuisce spesso anche ad una persona che ha molta fortuna. Detto al femminile (busona) invece significa prostituta. Esempi: “Merda, siamo capitati in un locale frequentato solo da busoni!”, “Non mi dire che sei te quel busone che ha vinto al superenalotto l’altro giorno!”, “Oh, stasera sui viali non c’è neanche una busona!”.

Bussare: col significato di picchiare, menare, dare le botte a qualcuno. Esempio: “…quelli erano in tre e quel poveretto l’hanno bussato di brutto!…”.

Buzza: pancia, gonfiore addominale. Esempio: tipica affermazione di quando due amici si vedono di rado: “…è da un tot che non ti vedo, vedo che hai messo su un po’ di buzza…”.

Cagare la mossa (non): ascoltare, prestare attenzione. Locuzione utilizzata principalmente nella versione negativa incentrata al disinteresse e all’indifferenza nei confronti di una qualsiasi situazione o avvenimento. Esempio: “Lei continuava a parlare ma io non cagavo la mossa…”.

Califfo: definizione simile a quella di “sborone” (vedi) solamente intesa con un significato meno dispregiativo e più scherzoso. Esempio: “Luilà, adesso che ha la macchina nuova fa il califfo!”.

Campanare: capire, comprendere. Esempio: dopo un’ennesima cazziata nei riguardi del povero moroso sottomesso, la giovane donna bolognese domanderà lui: “Allora, hai campanato quello che ti ho detto oppure no?!?”.

Canàppia: naso di notevoli dimensioni e sproporzionato rispetto al resto del viso.

Carnaccio: film pornografico. Esempio: “Luilà non fa altro che guardarsi dei gran carnacci!” esclamerà il giovane commentando le abitudini non proprio da playboy dell’amico sfigato.

Càrtola: tipo giusto, molto fico, di un'altra (vedi). Se si “ha la càrtola” significa che si possiedono tutte le caratteristiche sia fisiche che comportamentali per fare colpo sull'universo femminile. Esempio: “Soccia, vestito così ho una gran càrtola!” esclamerà il giovane bolognese guardandosi allo specchio dopo aver comperato l’ultimo modello di camicia Armani Jeans.

Cassa: o meglio “essere in cassa”. Definisce lo stato comatoso conseguente ad abuso di sostanze alcoliche e depone a grande sfavore del soggetto in quanto assolutamente incapace di intendere e di volere. Esempio: “Ieri sera mi sono preso una cassa pesissima!” esclamerà il morigerato fanciullo, la giornata susseguente ad una bravata con gli amici.
Termini correlati: cariola. Ha lo stesso significato anche se meno diffuso e conosciuto.

Cioccàta: rimprovero, cazziatone. Esempio: "Ho preso una cioccàta pazzesca" asserirà lo studente ripreso e ridicolizzato di fronte alla platea di compagni di corso dal prof che lo ha sgamato mentre copiava la soluzione del problema di Analisi 2 dalla fotocopia ridotta del libro.

Dare la molla: mollare, scaricare. Utilizzato principalmente nel senso di liberarsi della persona con cui si era soliti accompagnarsi. Esempio: alla domanda "dove l'hai messa la morosa?" il giovane bolognese che vorrà distinguersi per eleganza e modernità risponderà convenientemente "cioé, le ho dato la molla, mi aveva troppo zagnato (vedi) i maroni!".

Dargliela su: locuzione finale di una frase che significa terminare, abbandonare un azione che si stava compiendo precedentemente. Esempio: il giovanotto dopo aver preso il ventisettesimo due di picche dalla stessa fighetta ostinata esclamerà rassegnato: “Ho provato a intomellarla (vedi) per un po’, ma alla fine gliel’ho data su!”.

Della serie...: incipit per eccellenza che prelude ad una categoria di cui l'evento che viene commentato si ritiene faccia parte. Fondamentale la “s” sibilante e la “e” molto aperta affinché la locuzione sia effettivamente giovane ed efficace.

Essere di un'altra, o di prima, o di primissima, o di ultima: sottointeso “categoria”. Locuzione utilizzata per esprimere entusiasmo e felicità (le prime tre) o disapprovazione (la quarta) per qualcosa. L'oggetto dell'espressione viene immediatamente posto al di sopra di ogni confronto con oggetti simili ma banalmente e tristemente più scadenti. Esempio: “vecchio, sei di un’altra!”  esclamerà il giovane all’amico riuscito nell’intento di ottenere il numero di telefono di una bella ragazza in disco. Esempio: “Comunque vestito così sei di ultima!” dirà la fighetta bolognese al suo ragazzo il quale si è appena messo un paio di Clark e un vecchio maglione comprato in piazzola.

Fanga: scarpa. Esempio: tendenzialmente schivo e scarsamente esibizionista il giovane felsineo apostroferà il suo interlocutore appoggiando un lieve: “ho comprato delle fanghe in centro che sono di prima (vedi)”.

Fare il proprio numero (non...): locuzione di rimprovero che colpisce la giovane mente bolognese fin dalla più tenera età e che lo accompagna nel corso della sua esistenza. Esempio: pronunciata ora dall'amico di turno ora dalla dolce consorte la quale, prontamente avvedutasi dell'imminente, ricorrente, fragorosa digestione del compagno nel corso del pranzo di nozze della sorella, lo apostroferà così: “Non farai mica di nuovo il tuo numero?!”.

Farsi il viaggio (non…): darsi delle arie. Locuzione probabilmente utilizzata anche a livello nazionale ma con significati diversi. Chi si ”fa il viaggio” assume un atteggiamento superiore nei confronti delle persone che gli stanno intorno, spesso peccando di egocentrismo e presunzione.
Esempio: dirà il classico single deluso dal difficile mondo femminile bolognese all’amico: “Io una fighetta che si fa un viaggio così, non la prendo neanche in considerazione!”.

Fattanza: definisce lo stato di semi-incoscienza (in diversi casi anche piacevole) derivato dall’abuso di sostanze stupefacenti e/o alcool. La “fattanza” perdura per tutto il periodo di tempo nel quale la sostanza fa effetto ed è spesso seguita da una pesante cassa (vedi) il mattino dopo. Esempio: il giovane bolognese che se la ride in compagnia degli amici facendosi le canne e bevendo litri di birra biascicherà: “Oh regaz non ce la posso fare, c’ho una fattanza che non si affronta (vedi)!”.

Fècola: cocaina. Esempio: “Ieri sera sono stato a una festa dove tiravano tutti di fècola...”.

Ferro: auto, moto o qualsiasi apparato tecnologico di notevole potenza e bellezza. Esempi: “Anche a me piacerebbe andare in giro con un ferro del genere!” commenta il plebeo bolognese di fronte al passaggio della cartola (vedi) di turno su una potente BMW. “Ho comprato un gran ferro di cellulare!” esclama lo sbarbino (vedi) all’amico fiero del suo nuovo acquisto.

Flòbert: gay, omosessuale. Esempio: il giovane felsineo apostroferà all’amico prendendolo in giro:“E’ da un po’ che non ti vedo con della gnocca, non starai micca diventando un po’ flòbert?”.

Fresca: vedi pilla.

Gaggia: mento di notevoli dimensioni e sproporzionato rispetto al resto del viso.

Gancio (tirare il…): dall’italiano corrente “tirare il bidone”. Più diffusa a Bologna è l’espressione “tirare il pacco”, ma è conosciuta e usata anche il di fuori dei confini territoriali lessicali.

Gangia: marijuana. Esempio: il consumatore abituale di cannabis chiederà agli amici: “Raga, nessuno sa dove posso trovare anche un po’ di gangia?”.

Geppo (o geppetto, o gebbo): scarso, maldestro, personaggio di scarso spessore. Aggettivo dispregiativo utilizzato per additare persona sfigata di cui si nutre scarsa considerazione. L'espressione può essere rafforzata ulteriormente da specificazioni peggiorative. Esempio: “Leilà si è messa insieme a un geppo di ultima!”.

Ghello (non avere un…): è l’equivalente di non avere un soldo. Esempio: il classico geppo (vedi) tirchio chiede all’amico se gli può offrire da bere e lui con grande disapprovazione gli risponde: “Oh sei davvero un plumone (vedi “pluma”)! Ma è mai possibile che esci sempre senza un ghello?”.

Gubbiare (o ingubbiarsi): dormire, addormentarsi. Esempio: il giovane troverà la classica scusa per evitare di essere cazziato dall’amata per il notevole ritardo al rendez-vous: “Scusa amore, mi ero ingubbiato sul divano…”.

Guzzare: termine volgare che ha vecchie origini e che significa scopare. Esempio: il giovane marpione felsineo si vanterà con gli amici delle sue performance sessuali della sera prima con la ragazza di turno: “Cioè, regaz, questa qua è una maiala di prima (vedi), le ho tirato una guzzata da paura!”.

Imballato: detto di posto o locale strapieno di gente. Si usa più frequentemente “murato” ma è un termine usato anche al di fuori dei confini territoriali lessicali.

In culo ai lupi: lontano, molto distante. Esempio: il giovanotto parlando all’amico della fighetta impezzata (vedi) la sera prima sbotterà: “Mi sa che con leilì non ci esco micca, abita troppo in culo ai lupi!”.

Impalugare: allappare, invischiare. Esempio: il giovane bolognese che tronfio estrarrà dal suo zainetto il mitico “tortino porretta” o il non meno temibile “buondì classico” (privi dell'effetto lubrificante della marmellata o della copertura di cioccolato) per la merenda si troverà irrimediabilmente impalugato e quindi bisognoso di ettolitri di liquido amalgamante.

Ingallonare (o ingallonarsi): inchiodare, smettere di funzionare. Esempio: il giovane impiegato di banca incazzato urlerà esausto: “Non ne posso più, ‘sta settimana è già la terza volta che mi si ingallona il computer!!”. Invece il giovane che si sveglia in cassa (vedi) sul divano col braccio addormentato commenterà: “Merda, mi si è ingallonato il braccio!”.

Intappo: abbigliamento particolare, look. Utilizzato in modo particolarmente efficace per riferirsi a travestimenti o agghindature finalizzate alla partecipazione a feste a tema (intappo anni '70). Esempio: l'arrivo di un amico dotato di zampa di elefante e stivaletto in pelle con cerniera laterale verrà convenientemente salutato con un efficacissimo: “Merda, che intappo! Sei di un'altra! (vedi)”.

Intortare (da cui il sostantivo “intorto”): circuire, ammansire con discorsi possibilmente lunghi e fastidiosi a fini persuasivi. La pratica dell'intorto è tipicamente attuata dal giovane di tendenza che, sfoggiando camicia “di primissima” e sorseggiando il dodicesimo calice di frizzantino, dà prova di prorompente logorrea alla fanciulla di turno al fine palese di ottenere favori di natura sessuale.

Intrippare (o intripparsi): perdersi in pensieri strani, farsi viaggi mentali. Da notare la derivazione direttamente dal termine inglese”trip”. Esempio: “Ieri sera mi sono intrippato di brutto a guardare quel film!”.

Làinz: canna, hashish. Termine che definisce sia il singolo spinello che il fumo in generale. Esempio: nelle balotte (vedi) bolognesi si sentiranno spesso le espressioni: “Raga, facciamo su un làinz?”, “C’è qualcuno che ha un po’ di làinz?”.

Landra: puzza, cattivo odore. Esempio: il giovane incredulo racconta all’amico delle non proprio apprezzabili caratteristiche della ragazza conosciuta il giorno precedente: “Merda vecchio, non puoi crederci, ieri sera sono uscito con una che faceva una landra di ascella che non le si stava vicino!”.

Lesso: tipo scarsamente sveglio. Esempio: “Luilì è lesso!” esclamerà la sagace fanciulla bolognese additando il giovane di passaggio il quale, la sera precedente, alla visione della suddetta in soli autoreggenti e sandali con tacco vertiginoso, non ha compreso le malcelate intenzioni sessuali della focosa compagna.

Maraglio: aggettivo sostantivato utilizzato per identificare ragazzi/e abbastanza grezzi che si mettono in mostra in modo vistoso e cafone. Esempio: il giovane della Bologna bene affermerà “che gran maraglio!” indicando platealmente il possessore della vecchia Renault 5 turbo con ruote iperlarghe e adesivi sul genere “Turbo”, “Rabbit”, “O'neill”.

Masagno: oggetto di notevoli massa e dimensioni. Esempio: il giovane apostroferà all’amico possessore di un vecchio modello di cellulare: “Non è ora che cacci via quel masagno di telefono?”.

Musta: espressione del viso, faccia. Esempio: “Soccia, ma che cassa (vedi) hai preso ieri sera? Stamattina hai una musta che non si affronta (vedi)!”.

Non c'è pezza: locuzione ermetica che affonda le radici ai tempi di vacche magre in cui le pezze potevano sancire la salvezza di un capo di abbigliamento ormai logoro. Quando “non c'è pezza” significa che non vi è modo di recuperare lo strappo e, per traslato, sottolinea l'ineluttabilità di un evento senza che si possa fare niente per evitarlo o per negarlo. Esempio: “Devo mettermi a dieta, non c'è pezza!” esclamerà, non senza una nota di tristezza, il giovane imbolsito da vagonate di tigelle e crescentine.

Non si affronta: locuzione atta ad indicare situazioni o immagini al limite della gestibilità o comunque sgradevoli a qualunque dei cinque sensi. Esempio (vedi esempio precedente): “Hai ragione, non ti si affronta!”, risponderà l'amico).

Non volerne (più) mezza: essere saturo di una cosa al punto di non volerne nemmeno più sentire parlare. Appare evidente il superiore impatto emozionale della locuzione felsinea al confronto del ben più prolisso ed inefficace corrispondente italiano. Esempio: “Come mai hai mollato la tipa?”, “Perché non ne volevo più mezza, mi aveva fatto scendere la catena (vedi)!”.

Orello: espressione volgare per definire il buco del culo. Esempio: emblematica discussione di alto livello tra amici: “Preferirei farmi fare l’orello piuttosto che andare a lavorare domani!”.

Paglia: sigaretta. Esempio: tipica l'espressione del galantuomo bolognese il quale, dopo avere sorseggiato il quinto mohito, si rivolge elegantemente al tavolo accanto al proprio biascicando: “Oh, raga, avete una paglia?”.

Paglione: gran quantità di gente rumorosa. Termine in genere riferito a feste o locali. Esempio: “Merda che paglione che c’è in ‘sto locale!”.

Panno: coperta (del letto). Esempio: viene chiamato a gran voce dal galantuomo bolognese al sopraggiungere dei primi freddi apostrofando così la signora: “Oh, Cesira, tira fuori il panno!”.

Para: abbreviazione del termine “paranoia”. Esempio: “Lo so che non dovrei mettermi tutte queste pare, ma non ci riesco!”.

Pèrsonal: spinello rollato e fumato da solo, non in compagnia. Esempio: “Ieri sera prima di ingubbiarmi (vedi) ho fatto su un pèrsonal!”.

Pezza (da cui il verbo “impezzare”): uso della dialettica per chiudere all'angolo un altro individuo contro la sua volontà. Esempio: l’individuo, dopo alcune ore sbotterà “Cioé, mi stai tirando una pezza allucinante! Non ti si affronta più (vedi)! Bona lè (vedi)!”.
Termini correlati: tomella, intomellare.

Pilla: soldi, denaro. Esempio: sostantivo generalmente utilizzato per sottolineare le capacità economiche famigliari che permettono al vitellone di sfilare di fronte al locale sull'ultima spider in compagnia della gnocca di turno “Merda, che ferro (vedi)! Luilì si che ha della gran pilla!”.
Termini correlati: fresca.

Polleggio (da cui il verbo polleggiarsi): riposo, tranquillità, stare calmi. Esempio: stasera non ho voglia di uscire, voglio stare in polleggio” dirà il giovane bolognese all’amico che gli chiederà cosa fare la sera. Viene utilizzata spesso la forma imperativa del verbo in tono intimidatorio per raffreddare i bollori del maraglio (vedi) di turno che spinge per non fare la coda all'ingresso della disco: “Oh, polleggiati subito!”.

Polo: vedi zanio.

Pluma (avere della…): essere tirchio, taccagno. Tipica espressione bolognese di antiche origini usata per definire non solo chi non vuole mai spendere soldi, ma anche chi non li possiede. Esempio: il giovane irritato dall’amico “plumone”: “Oh, ma che pluma c’hai!? Non vuoi entrare nel locale perché c’è la consumazione obbligatoria?”.
Termini correlati: rana.

Rana: vedi pluma.

Riga: vedi Bona lè.

Rimastanza: sostantivo derivato dalla situazione dell’“esserci rimasti”: definisce lo stato mentale precario di quelle tipologie di persone che possiedono strani comportamenti e che comunque si differiscono dalle normali abitudini o modi di vivere. Può anche definire uno stato momentaneo nel quale un individuo può avere una mancanza mnemonica o un’abitudine comportamentale singolare. Esempio: “Ehi, ti sei dimenticato un’altra volta di portar dietro il libro? Ma che rimastanza c’hai?”. Esempio: “Luilà deve esserci rimasto! Guarda con che musta (vedi) e che vestiti va in giro!”.

Rusco: pattume, spazzatura. Esempio: “Cacciala nel rusco!” si sentirà dire l’omarino giunto al passo della Raticosa con mezz'oretta di ritardo rispetto agli altri amici dotati di moto ben più moderne e prestazionali.

Sacagnare (o zacagnare): colpire violentemente, fare male. Esempio: “Ieri durante la partita di calcetto ho preso una pallonata che mi ha sacagnato i maroni!”.

Sbarbino o sbarbo: ragazzo/a di piccola di età, in genere dai 12 ai 19 anni. Esempio: “Quella disco il sabato sera è frequentata solo da sbarbi!” affermerà convinto il trentenne bolognese agli amici, sconsigliando di frequentare locali con gente troppo giovane.

Sbobba: minestra, pietanza dall’aspetto poco invitante simile agli omogeneizzati per bambini. Esempio: l’operaio medio bolognese commenterà ai colleghi al ritorno in reparto: “Oggi in mensa ci hanno dato una sbobba che non si affrontava (vedi)!”.

Sboccare: vedi stracciare.

Sbocciare: verbo che definisce l’improvvisa quanto inaspettata azione verbale o fisica da parte di una persona nei confronti di chi gli sta intorno. Esempio: il giovane incartolato (vedi) parla all’amico dell’episodio capitatogli la sera prima in un pub: “Ero lì in polleggio (vedi) che parlavo con la morosa, quando questa tipa che ti dicevo sbuca all’improvviso e sboccia dicendomi che si è innamorata di me!”.

Sborone: esibizionista, personaggio che si fa notare rumorosamente, privo del benché minimo senso di misura, tatto ed eleganza. La diffusione del malcostume nazional-popolare di stampo catodico tipico di questo periodo storico ci offre continui esempi di “sboroni” che spaziano dagli ostentatori di status simbol (auto, moto, abiti griffati, accessoristica elettronica di vario genere) accomunati dalla caratteristica di avere elevati prezzi senza possederne corrispondenti contenuti, ai più classici autocelebratori di prestazioni sportive, sessuali nonché spacciatori di falsissime amicizie altolocate.

Sbrozzo (di…): gran quantità di…, marea di… Non rara è l’espressione negli ambienti bolognesi “un sbrozzo di gente”.

Scendere la catena: tipica espressione che comunica il disarmo finale nei confronti di qualsivoglia evento al punto da non “volerne più mezza”. Esempio: le due espressioni si rafforzano spesso in un confronto sintattico che porta il giovane ingegnere alla settima ora di scritto dell'esame di stato ad affermare: “bona lè, riga! Mi è scesa la catena! Non ne voglio più mezza!”. Esempio: il giovane che continua a subire le ripetute lamentele da parte della classica morosa rompicoglioni sbotterà: “Non ne posso più! Mi hai fatto scendere la catena!”.

Sdozzo: aggettivo che definisce persona o cosa di scarso valore, soprattutto dal punto di vista estetico. Esempio: ”…non ricordo come si chiama, ma so che sta insieme ad una tipa sdozza…”, “Come si chiama quel posto sdozzo dove siamo stati l’altra sera?”.

Sfrombolare: gettare via, lanciare. Verbo che ben descrive gesti plateali e definitivi volti all'eliminazione fisica di qualsiasi oggetto divenuto inutile o comunque sgradito. Esempio: “Soccia che stereo!” dirà il felsineo appena saggiata la potenza sonora dell'ultimissimo ritrovato acustico situato in camera dell'amico ”...e che ne hai fatto di quello vecchio?”, “L'ho sfrombolato giù dalla finestra!”.

Sgargiolino: definizione simile a quella di “sborone” (vedi) e “califfo” (vedi). Esempio: “Con sto freddo, luilà fa lo sgargiolino e va in giro in maniche corte!”.

Sghetto (andare di): espressione volta all'identificazione di contesti fortunosi che hanno consentito il concretizzarsi di eventi altrimenti improbabili. Esempio: tipico l'incipit dello studente universitario nullafacente che, all'ingresso dell'aula dove si tiene l'esame, con la fiata ancora turbata dall'alcool ingerito la notte precedente esclama: “Oh raga, se passo questa mi va fatta di sghetto!”.

Slumare: verbo atto ad indicare un gioco di sguardi fra due persone che non si conoscono, ma che all’apparenza si guardano con interesse. Esempio: il giovanotto bolognese in disco col suo amico potrà così constatare la piacevole situazione: “Oh, hai visto, quelle due tipe? Secondo me slumano! Perché non le impezziamo (vedi)?”.

Spanizzo: persona che si fa notare, che non si tira indietro, che osa in maniera evidente ma comunque degna di ammirazione. Tipico esempio di spanizzo è colui che non ha problemi ad offrire da bere a tutti per restare comunque al centro dell’attenzione. L'immagine, per quanto possa sembrare somigliante ad una prima lettura superficiale, differisce sensibilmente da quella dello “sborone” in quanto non comprende l'accezione negativa caratteristica di quest'ultimo.

Stracciare: vomitare. Il giovane felsineo che, come al solito, avrà esagerato coi cuba libre e i gin lemon si ritroverà fuori del locale a “stracciare” magari di fianco ai bidoni del rusco (vedi).
Termini correlati: sboccare.

Tabàna: aria irrespirabile, puzzolente o malsana. Esempio: “Dentro quel locale là tra fumo e sudore c’era una tabàna inaffrontabile!”.

Taffiare (da cui il sostantivo taffio): mangiare, cibo. Esempio: il giovanotto appurerà dopo l’uscita dal ristorante dove avrà abusato di crescentine e tigelle: “Soccia, stasera ho taffiato a dei livelli esagerati!”. Oppure l’amico plumone (vedi “pluma”) che chiede informazioni sulla festa serale più dettagliate in modo da organizzarsi per evitare di cenare a casa: “Oltre al bere sai se stasera c’è anche del taffio?”.

Tamugno (o tamunio): aggettivo probabilmente di origine dialettale che accentua e rafforza in maniera decisa le caratteristiche del sostantivo in questione. Esempio: il galantuomo riferirà all’amata al termine della cena al ristorante indiano: “Merda, comunque ‘sto maiale al curry deve essere veramente tamugno da digerire!”.

Telaio: fisico, corporatura. In genere riferito al sesso femminile, ne definisce l’insieme delle forme fisiche escludendone il viso. Esempio: l’arrapato giovane bolognese commenterà con l’amico al passaggio di una ragazza conosciuta: “Leilà in faccia fa cagare, ma c’ha veramente un gran telaio!”.

Telare: andare via immediatamente, abbandonare un luogo. Verbo in genere usato nei contesti dove una o più persone devono abbandonare una situazione disagevole e scomoda. Esempio: “Guarda che facce, secondo me è meglio telare da ‘sto posto!” dirà all’amico l’ignaro personaggio entrato per sbaglio in un bar di periferia frequentato da ex-galeotti ed extracomunitari.

Tiro: è l'azione di schiacciare il bottone che apre il portone del palazzo. Esempio: quando il gentiluomo bolognese si troverà ai piedi del condominio dell'amata suonerà il campanello pronunciando la frase: “Ciao, sono io, mi dai il tiro?”.

Tomella: sostantivo derivato dal verbo “intomellare”: riversare fiumi di parole sul prossimo cercando di convincerlo delle cose più disparate. Esempio: “Cioé, mi hai fatto una tomella assurda, mollami subito!” dirà elegantemente il personaggio di classe alla pretendente fanciulla affascinata da tanto potere e denaro.
Termini correlati: pezza, impezzare.

Zagnare: rompere, infastidire. Forma verbale tipicamente utilizzata nella più ampia locuzione “zagnare i maroni” dove l'azione si eleva ad una forma catartica ed universale che colpisce inevitabilmente le parti più intime e sensibili della corporalità maschile.

Zanio: freddo. Esempio: la ragazza infreddolita esclamerà durante una giornata del severo inverno bolognese: “Oggi è veramente un gran zanio!”.
Termini correlati: polo.

Zavaglio: vedi bagaglio.

dura la vita in pianura col gringo che conosce una legge sola , la sua ...

Offline chevere

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Re: slang bolognese
« Risposta #1 il: Novembre 06, 2006, 05:15:42 pm »
Bella dove l'hai trovata?
Ti confermo che rusco pensavo fosse una parola usata abitualmente ovunque e quando
mi hanno detto che bidone del rusco esisteva solo a Bologna non ci credevo!  :tongue:
Stessa cosa per dai il tiro?
Adesso lo dice anche Cafè che è di Torino...chissà come mai?  :coolsmiley:


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Re: slang bolognese
« Risposta #2 il: Novembre 06, 2006, 05:48:06 pm »
Citazione da: chevere
e quando
mi hanno detto che bidone del rusco esisteva solo a Bologna non ci credevo!  :tongue:

Il bidonde del rusco esiste anche in Romagna!  :2funny:
Yo tengo un jueguito que te va a gustar
Te meto en el cuarto, te quito la ropa
Y te hago cosquillas!

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Re: slang bolognese
« Risposta #3 il: Novembre 06, 2006, 05:54:31 pm »
Citazione da: chevere
e quando
mi hanno detto che bidone del rusco esisteva solo a Bologna non ci credevo!  :tongue:

Il bidonde del rusco esiste anche in Romagna!  :2funny:

Cioè vuoi dire che anche in Romagna dite rusco?
Pensa che a Bologna ci sono molti posti dove invece che bidone della spazzatura c'è scritto bidone del rusco.

Offline LaChica

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Re: slang bolognese
« Risposta #4 il: Novembre 06, 2006, 05:59:45 pm »
Citazione da: chevere
Cioè vuoi dire che anche in Romagna dite rusco?
Sì sì!

Citazione da: chevere
Pensa che a Bologna ci sono molti posti dove invece che bidone della spazzatura c'è scritto bidone del rusco.
:2funny:
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Offline alebsb

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Re: slang bolognese
« Risposta #5 il: Novembre 06, 2006, 06:37:56 pm »
Ciao Max , me l'ha mandato un amico di via del timavo ....

Ciao ne'

dura la vita in pianura col gringo che conosce una legge sola , la sua ...

Offline LaChica

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Re: slang bolognese
« Risposta #6 il: Novembre 06, 2006, 06:43:36 pm »
Citazione
Bagaglio: sostantivo che può indicare indifferentemente qualsiasi oggetto (o persona) con accezione negativa.
[cut]
Termini correlati: zavaglio.

Anche que si utilizza "bagaglio" come sinonimo di "cosa"
Però non si usa zavaglio (che io sappia) ma zavagliare sì.... e ci si riferisce al parlare senza senso (come agitarsi e parlare nel sonno).

Citazione
Dare la molla: mollare, scaricare. Utilizzato principalmente nel senso di liberarsi della persona con cui si era soliti accompagnarsi.
Qua invece si utilizza più nel senso di "lasciar correr via"... es. porto il cane a fare un giro al rivalino e, appena arrivati, (sgancio il guinzaglio) gli do la molla.

Citazione
Farsi il viaggio (non…): darsi delle arie.
In Romagna uno che si fa dei viaggi... si fa delle seghe mentali!

Citazione
Flòbert
GIURO che mi piacerebbe sapere da dove deriva questo termine!  :grin:

Citazione
Gangia
Beh, questo non è slang... è la pronuncia di GANJA!  :wink:
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Offline tommy salsero

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Re: slang bolognese
« Risposta #7 il: Novembre 06, 2006, 08:39:42 pm »
Bellissime!
QUi poi abbiamo il re del dialetto e slang bolognese.....Ticorobert! :tickedoff:
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Offline ivanbajo

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Re: slang bolognese
« Risposta #8 il: Settembre 30, 2008, 01:09:01 am »
di grande utità codesto manuale a no'artri immigrati toscani che quando ' bolognesi parlano un ci si capisce 'na sega e a vorte ci pare longobardo.....

da noi il rusco ll'è: i' sudicio


bona
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Offline chevere

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Re: slang bolognese
« Risposta #9 il: Settembre 30, 2008, 09:47:27 am »
di grande utità codesto manuale a no'artri immigrati toscani che quando ' bolognesi parlano un ci si capisce 'na sega e a vorte ci pare longobardo.....

da noi il rusco ll'è: i' sudicio


bona

ah ah ah...comunque anche a Bologna il rusco è il sudicio.

Offline Luna y Sol

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Re: slang bolognese
« Risposta #10 il: Settembre 30, 2008, 12:21:42 pm »
Io (di provenienza brianzola, ma di tutt'altre origini) rusco :shocked: l'ho scoperto e imparato a Reggio Emilia...
Credo quindi che sia di "proprietà" ed uso dell'intera regione!
  :smiley:
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Offline chevere

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Re: slang bolognese
« Risposta #11 il: Settembre 30, 2008, 01:03:36 pm »
Io (di provenienza brianzola, ma di tutt'altre origini) rusco :shocked: l'ho scoperto e imparato a Reggio Emilia...
Credo quindi che sia di "proprietà" ed uso dell'intera regione!
  :smiley:

A quanto pare anche in Toscana.
Pensa che a Bologna il bidone della spazzatura si chiama "bidone del rusco".
Io ero convinto che fosse italiano e quando un mio amico mi disse che si usava solo dalle nostre
parti ci rimasi male!  :grin:
Però bidone del rusco è molto più bello e continuo ad usarlo!

Offline Daikil

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Re: slang bolognese
« Risposta #12 il: Settembre 30, 2008, 01:04:15 pm »
Non so sia anche bolognese ma io conosco solo questa... quella al sec. 40 :2funny:

[yt=425,350]9IqjCh8-DPY[/yt]
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Offline chevere

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Re: slang bolognese
« Risposta #13 il: Settembre 30, 2008, 01:18:09 pm »
Ehm...quella è un po' piu' pesa...Cat vegna un...  :grin:

Offline ivanbajo

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Re: slang bolognese
« Risposta #14 il: Settembre 30, 2008, 02:28:11 pm »
gli Appennini impediscono la diffusione del Rusco in terra toscana, ma vedo con piacere che la tradizionale accoglienza emiliana fa si che parole chiave del toscano (bischero, fava.....) stanno lentamente prendendo piede in pianura.....
Aspetto con impazienza che arrivino anche i coloritissimi termini livornesi.....
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